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Autore: Lhea    09/04/2010    3 recensioni
[Seguito de “Il gioco dello Scorpione”]
Sono passati due anni da quando lo Scorpione è finito dietro le sbarre, due anni da quando Irina è tornata a essere una ragazza normale e due anni da quando tutto nella sua vita ha iniziato a prendere la giusta piega… Ma si sa che il passato è sempre difficile da dimenticare, e lei lo sa meglio di tutti.
Il passato si può nascondere, si può rinnegare, si può anche cercare di dimenticarlo, ma non si può cancellare. Perché rimane lì, a ricordarti ciò che sei stata e ciò che sei diventata; rimane lì a farti capire cosa hai perso e cosa hai guadagnato… Il passato torna. E quando torna, un motivo c’è sempre.
E se all’improvviso Fenice tornasse? E se all’improvviso se le venisse offerta la possibilità di correre ancora per una giusta causa, di passare dalla parte “giusta” e coniugare due cose che non aveva mai pensato di poter riunire? E se all’improvviso si rendesse conto che alla fine il suo passato non lo hai mai dimenticato, che ha sempre vissuto all’ombra di ciò che era stata?
Questa volta Irina deve fare una scelta che può cambiare definitivamente il suo mondo, il suo modo di vedere e di vivere… Una scelta che la dividerà da tutto e da tutti, e che sarà la sua unica possibilità per lasciarsi veramente il suo passato alle spalle. Per poi scoprire che in due anni molte cose cambiano, comprese le persone che hanno fatto parte della sua vita.
Questa volta, il passato torna per sconvolgere tutti, per dimostrare che si cade e ci si rialza; per dimostrare che si perde e si vince; per dimostrare che il bene e il male sono solo due visioni relative… Per dimostrare che alle volte le parti si invertono, e ti mostrano quello che veramente c’è da vedere.
[Nota dell’autrice: lasciatemelo dire: questo non sarà il solito seguito. Se torno, torno per stupirvi… E’ una promessa]
POSTATO ULTIMO CAP + EPILOGO
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Gioco dello Scorpione'
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Capitolo VII

Capitolo VII

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 14.00 – San Francisco, Sede F.B.I.

 

Irina guardò la pistola che Xander teneva in mano, l’espressione seria e quasi arrabbiata. Le fece cenno di entrare nel cubicolo del poligono di tiro, il bersaglio a forma di sagoma umana a una trentina di metri da loro, e si piazzò dietro di lei. Il suono di un proiettile riverberò tra i muri della stanza, facendola sussultare.

 

<< Ti ricordi ancora come si spara? >> chiese Xander, puntando la pistola per farle vedere la posizione corretta.

 

Irina annuì. << Sì, ma non so se sono ancora capace… >> rispose, ricordando che dall’ultima volta che aveva impugnato una pistola dovevano essere passati più o meno tre anni, e che non aveva mai davvero sparato a nessuno. A parte quella volta che si era trovata faccia a faccia con William, con intenzioni tutt’altro che amichevoli nei suoi confronti…

 

Xander le passò l’arma, e lei imitò la sua posizione: braccia tese, gambe larghe e sguardo puntato sul bersaglio. Per un momento si sentì stupida, ma gli occhi di Xander erano serissimi e non sembravano vedere quanto dovesse essere ridicola.

 

<< Spara >> ordinò secco, << Cerca di colpirlo a una gamba >>.

 

Irina prese per bene la mira, sperando di non andare a colpire qualche lampadario, o ancora peggio, una delle sagome degli altri tiratori. Era il caso di metterci un po’ di impegno, visto che le sarebbe sicuramente tornato utile saper maneggiare un’arma…

 

Deglutì, poi alzò il dito e premette il grilletto.

 

La sala venne invasa dal suono dello sparo, rimbombando per qualche istante sulle pareti grigie. Sentì il contraccolpo tentare di spingerla indietro, ma tenne ferme le gambe e riuscì a non muoversi. Non guardò nemmeno il bersaglio, per paura di scoprire di non averlo nemmeno sfiorato.

 

<< Bé, almeno hai un po’ di mira… >> commentò Xander.

 

Irina gli rivolse un’occhiata interrogativa, e lui le fece cenno di guardare il bersaglio. Con suo grande stupore, notò di aver colpito in modo perfetto la gamba della sagoma, dove campeggiava un bel buco rotondo proprio sopra il ginocchio.

 

<< Oh… >>. Sorrise, soddisfatta. Non era proprio una schiappa, allora.

 

<< Colpisci l’altra >> ordinò Xander, forse convinto che si trattasse tutto di un caso fortuito.

 

Irina tornò a puntare l’arma sul bersaglio, e colpì esattamente i punti che Xander le chiese, senza sbagliare o comunque mancandoli appena, con crescente soddisfazione.

 

<< Bé, non sono andata male… >> disse lentamente, un piccolo sorriso sulle labbra.

 

<< L’importante è che tu sappia colpire per difenderti >> commentò Xander, togliendole la pistola dalle mani, ormai scarica, quasi seccato, << E’ meglio che eviti di ammazzare qualcuno… A quello ci penso io. E in ogni caso ricordati che sparare da fermi e in tutta tranquillità come adesso è molto più facile >>.

 

Irina sbuffò, leggermente contrariata dal fatto che continuava a essere scontroso. << Ok… >>.

 

<< Non dimenticare di mettere la sicura quando non usi la pistola, e cerca di non tenerla a vista >> disse lui, ignorando il suo sbuffo. Le mostrò come fare e rimise in tasca l’arma, , guardandola stranamente. << La tua macchina è a posto >> continuò, << Puoi andare a prenderla, se vuoi >>.

 

Irina sorrise: era una settimana che la vedeva, e si era chiesta con una certa apprensione cosa stessero combinando i meccanici di Xander. << Davvero? Cosa le hai fatto? >> chiese, seguendolo lentamente fuori dal poligono, diretti alla macchinetta del caffè disposta alla fine del lungo corridoio bianco, dove riecheggiavano ancora i rumori attutiti degli spari.

 

<< Solo qualche modifica >> rispose laconico Xander, mettendole una mano dietro la schiena per spingerla verso le scale. << Andiamo di sotto >>.

 

Tornarono nel garage sotterraneo, dove la Punto era stata parcheggiata in un angolo in mezzo a due alte colonne di cemento, tirata a lucido. Le quattro frecce si illuminarono mentre Xander la apriva, e Irina cercò di capire dove fossero le modifiche di cui aveva parlato.

 

<< Sembra uguale a prima… >> mormorò, passando la mano sul cofano.

 

Xander fece una smorfia. << Sembra, appunto >> disse lui. Diede un colpo con la mano al finestrino e commentò: << Vetro antiproiettili >>.

 

Irina fece come lui, accorgendosi che in effetti il parabrezza era più spesso di quanto ricordasse, e anche leggermente più scuro, come se il vetro fosse di una tonalità di grigio chiarissimo.

 

<< Ho fatto montare un antifurto satellitare e una microspia >> disse compiaciuto Xander, << Sapremo sempre dov’è la macchina e cosa viene detto all’interno. Abbiamo cambiato gomme e liquidi del motore, e sotto il sedile anteriore del passeggero c’è un kit di emergenza: pistola e telefono cellulare in caso di evenienza. E un paio di microspie se decidi che possano servirti >>.

 

Irina girò intorno all’auto. << Perché avete cambiato gomme e liquidi? >> chiese.

 

<< In Russia la temperatura è molto diversa da quella che c’è qui >> rispose Xander, << Fa molto più freddo e l’olio e la benzina potrebbero congelarsi. E c’è sempre molta neve, quindi hai bisogno di pneumatici che tengano di più la strada in quelle condizioni >>.

 

<< Oh >>. Irina si diede della sciocca: avrebbe dovuto pensare lei, a quello. << Grazie… >>. Esaminò le nuove gomme Goodyear, notando che erano molto più dentellate delle precedenti, in modo da far scolare via l’acqua e i detriti durante la marcia.

 

Xander fece un’altra smorfia. << Non mi ringraziare >> borbottò, << Era il minimo che potessi fare per renderti le cose un po’ meno pericolose… Ti sto cercando un compagno >> aggiunse all’ultimo.

 

Quando le avevano “proposto” Dimitri, aveva ritenuto che potesse essere utile, anche se aveva ammesso che la cosa la turbava abbastanza. Ora però che sapeva che non sarebbe stato la sua spalla, si sentiva sollevata: non era sicura di essere in grado di tenergli testa, né tantomeno di riuscire a evitare che scappasse o facesse di testa sua. Era meglio qualcuno di meno utile, ma decisamente più collaborativo.

 

<< Hai trovato qualcuno? >> chiese, curiosa. Non aveva problemi a stare con qualcuno che non conosceva, e sperava solo fosse una persona con la testa sulle spalle.

 

<< No >>.

 

Xander sembrava piuttosto scocciato: evidentemente non c’era nessuno che rispondesse ai suoi gusti. Le lanciò le chiavi dell’auto, e lei le prese al volo.

 

<< Andare laggiù non è una passeggiata >> continuò, << E non posso farti accompagnare da qualcuno che potrebbe peggiorare la situazione. E’ tutta gente che non conosci, e potresti anche trovarti male… Ci va una certa conoscenza reciproca, altrimenti finireste per fare due cose diametralmente opposte nello stesso momento. Perché credi che io preferisca lavorare da solo, quando la missione è difficile? >>.

 

<< Se non c’è nessuno, posso anche andare da sola >> propose Irina, avvicinandosi alla Punto. << Desterei meno sospetti, forse… >>. Visto che era l’unica che si era salvata dalla polizia, sarebbe anche stata l’unica a presentarsi a Mosca con l’intento di liberare Challagher.

 

Si aspettava che Xander dicesse subito no, invece lo vide storcere il naso e voltarsi nervosamente, quasi stesse cercando di trattenersi dal dire qualcosa di cui si sarebbe pentito.

 

<< Potrei darti ragione >> borbottò, << Ma ho ancora tempo per pensare a una cosa >>.

 

<< A cosa? >> domandò Irina.

 

Xander scosse il capo. << Ho un’idea, ma non sarebbe da me fare una cosa del genere… >> commentò, << Finché non ho deciso non se ne fa nulla >>.

 

Notando che parlare di quella cosa lo innervosiva ancora di più, Irina decise di lasciar perdere. Sperava solo che Xander non avesse in mente qualche piano folle o avventato che era sicuramente in grado di mettere in atto. Sarebbe tornata all’attacco in un altro momento, quando fosse stato più tranquillo. Aprì la porta della Punto e fece per salire.

 

<< Vorrei provare la macchina. Posso? >> chiese.

 

Xander si avvicinò e si abbassò alla sua altezza, e un piccolo ghigno gli si disegnò sul volto. Doveva avere qualcosa in mente, perché la sua espressione mutò in lampo.

 

<< Anche io ho voglia di sverniciarti >> sussurrò, << Ti meriti una bella lezione, per tutto quello che mi stai facendo passare… >>.

 

Irina sorrise e lo afferrò per il mento, avviluppandolo in un bacio piuttosto passionale.

 

<< Non essere troppo cattivo, però >> soffiò un attimo dopo, solleticandogli la barba corta corta.

 

<< Invece lo sarò >> disse, allontanandosi e raggiungendo la Ferrari, << Chi arriva primo al casello di Livermore vince. E tanto tu mangerai la mia polvere >>. Ghignò.

 

Irina fece rombare il motore della Punto. << Dici? Ti aspetto lì, carino >>.

 

Schizzò avanti, raggiungendo l’uscita del garage. Le ci volle un attimo per imboccare la statale, e ritrovarsi i fari della Ferrari 458 di Xander nello specchietto retrovisore. Quella macchina era dannatamente veloce…

 

Si spostò a destra, cercando di bloccargli la strada e intanto guardava le indicazioni stradali. Per guadagnare qualche metro non aveva avuto modo di impostare il navigatore che le aveva lasciato McDonall. Raggiunse il casello, la Ferrari rossa che andava in quello alla sua sinistra per poter partire fianco a fianco. Lo vide fermarsi poco dopo la barra, in attesa.

 

Irina fermò la Punto alla sua stessa altezza: non era quello che intendeva, dicendo di voler provare la macchina, ma non si sarebbe mai tirata indietro. In fondo, era lì per correre…

 

<< McDonall ci ucciderà >> disse, abbassando il finestrino e lasciando entrare nell’auto un soffio di aria fredda.

 

Xander fece altrettanto, l’espressione furba e provocante quanto faceva finta di fare il duro con lei. << Non ha importanza. Pensa a dimostrarmi che sei ancora brava a guidare >> disse sorridendo.

 

Si stava divertendo anche lui, soprattutto perché sapeva di essere più forte di lei. Merito di tutto l’allenamento che faceva durante le sue missioni… Si sfidavano sempre così, quando affittavano un circuito privato per correre. Ma ora che la gara era veramente clandestina, su una strada pubblica, Irina si sentiva ancora di più nel suo ambiente.

 

<< Non ho mai smesso di esserlo >> ribatté lei, stringendo il volante. Si accorse che il casellante li stava guardando perplesso, intuendo probabilmente cosa avevano intenzione di fare.

 

<< Cosa ci giochiamo, carina? >> domandò Xander, facendole il verso.

 

<< Quello che vuoi >> rispose Irina, ghignando.

 

<< Bene… Se vinco, stasera tu vieni a casa mia >> propose Xander, << E ci rimani tutta la settimana, finché non sarà ora di partire. Tutta a mia disposizione, senza marmocchi di mezzo >>.

 

Irina annuì, trattenendosi dal ridere. << D’accordo >> disse, << Ma se vinco io… Se vinco io mi regali una Ferrari California bianca, ci stai? >>. Era una richiesta eccessiva, ma sapeva che non avrebbe vinto, e lo faceva apposta per rendere tutto più divertente.

 

Xander ammiccò. << D’accordo, carina. Ci vediamo al traguardo >>.

 

Irina affondò il piede sull’acceleratore, facendo scattare avanti la Punto, il rombo inconfondibile della 458 al suo fianco. Avevano già gareggiato l’uno contro l’altro, ma questa volta la competizione aveva lo stesso sapore di quando si erano sfidati due anni prima, quando Xander stava scalando la Black List e le aveva chiesto di non farlo vincere troppo facilmente…

 

Quando affrontò un sorpasso, si accorse della differenza di tenuta dovuta alle gomme diverse: sull’asfalto perfettamente asciutto scivolavano leggeremente, e facevano più rumore mentre rotolavano. Vide il rosso della Ferrari baluginare alla sua sinistra, la mano di Xander stretta sul volante, gli occhi puntati sulla strada.

 

“Eh no, non ci sto a farmi battere così facilmente…”.

 

In un attimo, Irina sentì scorrere di nuovo tutta l’adrenalina che l’aveva sempre accompagnata durante le gare, l’incoscienza che aveva sempre fatto parte di lei e che l’aveva aiutata a diventare la numero tre della Black List. E anche quell’orgoglio che sapeva appartenere a Fenice, che non le avrebbe mai permesso di regalare la vittoria a nessuno.

 

Accelerò e inserì la marcia, il cambio rapissimo e i piedi che si muovevano suoi pedali di alluminio alla velocità della luce. La Punto schizzò ancora in avanti, la lancetta del contagiri che girava impazzita.

 

<< Ora ti faccio vedere io… >> disse tra i denti, gettando uno sguardo verso Xander.

 

Zigzagò tra le poche auto che percorrevano tranquille l’autostrada, il cielo limpido sopra la sua testa. La Ferrari la seguiva a ruota, facendole i fari per provocarla.

 

Se era tornata a essere Fenice per vivere quello, avrebbe dovuto farlo molto prima. Sorrise mentre superava un furgone, fianco a fianco alla 458 di Xander, la radio sparata a tutto volume.

 

“Forse vincerai tu, ma ti assicuro che sarà la vittoria più difficile che tu riuscirai a conquistare…”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 13.00 – San Francisco, Sede F.B.I.

 

“E’ contro ogni logica. Non posso sperare che mandare lui migliori le cose… E dire che ero stato anche categorico: rimarrà nella sua cella…”.

 

Xander lanciò la pallina di carta che aveva fatto con la lista dei possibili compagni per Irina e la lanciò verso il cestino abbandonato in un angolo dell’ufficio, facendo canestro. Teneva i piedi appoggiati alla scrivania come al solito, il monitor del pc spento e senza vita. Il riscaldamento ronzava impercettibilmente e faceva da sottofondo.

 

Dieci giorni. In dieci giorni non aveva trovato nessuno che faceva al caso suo, esattamente come la prima volta. Lasciò vagare lo sguardo per la stanza, innervosito dalla piega che aveva preso quella storia.

 

Alla fine aveva dovuto pensarci, e valutare la proposta: mandare Dimitri insieme a Irina. Era da pazzi, da stupidi, ma era arrivato a porsi quella domanda: meglio mandarla da sola, oppure con il russo che in fin dei conti gliela aveva fatta trovare viva due anni prima?

 

Sicuramente Dimitri conosceva Mosca e i suoi abitanti, ed era oltretutto il nipote di Goryalef: con lui, la strada verso la fantomatica “Lince” era quasi spianata. Ma era anche l’ex braccio destro di Challagher, aveva cercato di ammazzarlo quando avevano gareggiato insieme e non si era mai rivelato molto collaborativo.

 

Però ricordava molto bene il discorso che il russo gli aveva fatto dopo essere stato arrestato: aveva deciso di tradire Challagher perché in qualche modo lo considerava migliore dello Scorpione, come se il nuovo numero uno della Black List fosse lui. Aveva parlato di orgoglio, di fedeltà, e anche di compassione verso di Irina che aveva patito tanto solo perché aveva avuto la sfortuna di imbattersi in Challagher. Gli aveva dato l’idea di non essere poi così male come aveva creduto…

 

“Non è così idiota da lasciarsi sfuggire la possibilità di scappare. Potrebbe mentire e poi approfittare per darsela a gambe… Rimane pur sempre un ex pilota, e dopo due anni in cella sarà disposto a tutto pur di fuggire”.

 

In ogni caso non aveva altra possibilità: l’unico che gli rimaneva era Dimitri. Aveva bisogno di qualcuno che assicurasse Irina di una certa protezione, che conoscesse l’ambiente e che fosse abbastanza bravo da riuscire a cavarsela là in mezzo. Il russo rispondeva a quei requisiti: era stato il numero due della Black List, era nato a Mosca e non sembrava proprio il tipo da dover temere qualcosa stando là in mezzo.

 

Xander sbuffò e prese il telefono fisso in mano, guardando la porta chiusa. Andava contro ogni logica e anche contro il suo orgoglio, e nonostante trovasse Dimitri adatto per quella cosa non si fidava certo di lui. Gli era stato in qualche modo grato per la faccenda di Irina, ma risaliva tutto a due anni prima, e il russo poteva aver benissimo cambiato atteggiamento.

 

“E’ inutile che rimanga qui a filosofeggiare su tutta questa storia. Non mi rimane che andare a parlare con lui, e vedere come reagisce”.

 

Compose il numero interno che corrispondeva all’ufficio di McDonall e attese che il Vicepresidente rispondesse.

 

<< Cosa c’è, agente Went? >> gracchiò il microfono del telefono.

 

<< Devo parlare con Dimitri Goryalef >> rispose Xander, neutro, << Ho bisogno della sua autorizzazione per avere un colloquio privato con lui >>.

 

McDonall tacque per qualche istante, preso alla sprovvista.

 

<< Va bene, passi a ritirarla da me adesso >> disse, << Ma come mai, se non sono indiscreto? >>.

 

<< Le spiegherò tutto più tardi, se questo incontro mi convincerà abbastanza >> rispose Xander, << E’ un problema per lei se vado ora? >>.

 

<< No, no, vada pure >> disse McDonall, << Ma venga a riferirmi il suo piano, perché sono curioso di sapere cosa le passa per la testa >>.

 

<< D’accordo >>.

 

Xander chiuse la telefonata e prese le chiavi dell’auto.

 

“Questa è al conferma che stiamo diventando tutti pazzi, compreso me”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 14.30 – Carcere di Sacramento

 

<< Devo vedere Dimitri Goryalef >> disse Xander, mostrando il tesserino alla guardia che gli sbarrava la strada, davanti alla porta a due battenti che li separava dal corridoio delle celle. << Ho il permesso per una conversazione privata >>. Gli passò il foglio firmato di McDonall e attese.

 

Il poliziotto esaminò il documento, poi tirò fuori un mazzo di chiavi e gli aprì la porta. Il corridoio dal pavimento marrone e poco illuminato si stagliò davanti a loro, desolante, un rumore metallico di qualcosa che sbatteva faceva da sottofondo.

 

<< Ultima cella a sinistra >> disse la guardia, riconsegnandogli il foglio. << Il mio collega le aprirà le sbarre >>.

 

Xander varcò la porta e percorse il corridoio, ignorando tutti gli altri detenuti rinchiusi nei loro buchi, lo sguardo puntato in fondo. Non gli piaceva essere lì, vista la situazione, e odiava il modo con cui i carcerati lo fissavano quasi fosse venuto da un altro mondo. Non se la passavano bene, lo sapeva, ma non provava niente per loro tranne che disprezzo: se erano là dentro, significava che avevano commesso degli errori che dovevano pagare.

 

Arrivò davanti alla cella, l’altro agente che aspettava in piedi nella sua uniforme verde bottiglia, il manganello appeso alla cintura. Attese un istante prima di guardare dentro.

 

Dimitri Goryalef, occhi grigi e capelli castano-ramati, esattamente uguale a come lo ricordava, era sdraiato per terra, le mani dietro la nuca, a fare i piegamenti che forse gli servivano per non perdere del tutto la sua prestanza fisica. Appena il russo lo vide, stagliato in piedi davanti alla sua cella, si bloccò e fece una smorfia.

 

<< Quanto tempo, Went >> disse, il tono di voce roco come sempre, ma stranamente più profondo. Con un mezzo salto si rimise in piedi, e si asciugò il collo con un asciugamano appoggiato al letto singolo che era incastrato in un angolo. Nella cella non c’era quasi nient’altro, a parte la porta del minuscolo bagnetto e un armadio con una sedia.

 

<< Già, è un po’ che non ci vediamo… >> disse Xander, fissandolo poco amichevolmente.

 

Dimitri si voltò di spalle, gettando da parte l’asciugamano, una chiazza di sudore sulla maglietta grigia e stropicciata. << Cosa ci fai qui nei bassi fondi? >> chiese, il tono strafottente.

 

<< Lo sai, perché sono qui >> rispose Xander, e fece cenno alla guardia di aprire le sbarre.

 

Quando Dimitri sentì scattare la serratura si voltò di colpo, e sul viso gli si dipinse un’espressione divertita. Rimase fermo mentre il poliziotto gli metteva le mani dietro la schiena e lo portava fuori, sotto lo sguardo di Xander. Sembrava trovare la sua visita come una sorta di scherzo, ma non accennava a muoversi per tentare qualche gesto strano.

 

Vennero condotti fino a una stanzetta che di solito era usata per gli interrogatori, senza finestre né altro arredamento se non due sedie divise da un tavolino metallico quadrato. Al soffitto era appesa una misera lampadina che illuminava il tutto, gettando bagliori sulle crepe nel muro bianco.

 

Xander scostò la sedia, rompendo il silenzio con lo stridere dei piedini sul pavimento. Senza una parola, Dimitri venne fatto sedere, e la guardia se ne andò in silenzio, facendogli un cenno per dire che se aveva bisogno doveva solo chiamare. Si chiuse la porta alle spalle, e Xander rimase in piedi, lo sguardo fisso sul russo. Era ora di tirare fuori di nuovo le sue doti di mediatore.

 

<< Un certo White è venuto a parlare con te >> disse, << A farti una proposta… >>.

 

Dimitri allungò le gambe, apparentemente disinteressato. Sembrava divertito da quella cosa, come se dentro di sé li stesse prendendo in giro.

 

<< Mi ricordo perfettamente cosa mi ha chiesto >> borbottò, << Immagino tu sia venuto qui per dirmi che non se ne fa nulla… >>. Si stiracchiò il collo, facendo scrocchiare le ossa sinistramente.

 

Xander andò a sedersi di fronte a lui, per nulla stupito dal suo atteggiamento distaccato.

 

<< Infatti McDonall non ti vuole nella missione >> rispose, << E se White non ha la sua autorizzazione deve per forza rinunciare. In poche parole, sei fuori da questa cosa, perché né io né McDonall ci fidiamo abbastanza di te >>.

 

<< Allora perché sei venuto? >> domandò Dimitri, seccato.

 

<< Perché io ti voglio in questa cosa >> ringhiò Xander, fissandolo minaccioso.

 

Il russo gli rivolse un’occhiata, il sopracciglio inarcato davanti al controsenso.

 

<< Cosa vuoi dire? >> biascicò.

 

<< Devi accompagnare Irina in Russia, ma non lo devi fare per White o McDonall. Lo devi fare per me >>.

 

Dimitri fece una smorfia. << Per te? E per quale motivo? >> chiese, sprezzante.

 

<< Lo stesso per il quale hai deciso di aiutarmi quando dovevo prendere Challagher >> rispose Xander.

 

Dimitri sembrò leggermente sorpreso. << Irina? Non sapevo che centrasse anche lei… >> disse.

 

<< Non te lo avevano detto, chi avresti dovuto accompagnare? >> chiese Xander, perplesso e stupito. Dall’espressione del russo capì che non stava mentendo.

 

<< No >>.

 

Forse White non aveva voluto dargli l’idea che il suo compagno era qualcuno che non avrebbe potuto ostacolarlo più di tanto, in modo da non spingerlo ad accettare con l’idea di potersi sbarazzare facilmente dell’agente dell’F.B.I. che avrebbe accompagnato…

 

<< Irina è il nostro agente >> spiegò Xander, << E’ lei che andrà in Russia >>.

 

Dimitri sembrò divertito. << Fenice? Non aveva chiuso, con tutto questo? Non era uscita dal giro? >>.

 

Xander arricciò il labbro. << Sono sorpreso quanto te, da questa cosa >> ammise, << Ma non sono venuto per parlare di lei. Ti sto proponendo di farle da guardia del corpo mentre sarete a Mosca; in cambio, ti faccio dimezzare la pena >>.

 

<< Dovrei rimanere in carcere almeno altri dieci anni >> ribatté Dimitri, << E’ troppo poco per allettarmi per davvero, non credi? >>.

 

Quel russo era furbo. Se gli spettavano trent’anni, ne avrebbe scontati comunque quindici. Erano ancora troppi per indurlo a non fuggire.

 

<< E’ il massimo che posso offrirti >> disse Xander, per vedere come avrebbe reagito.

 

Dimitri si appoggiò allo schienale della sedia, le braccia incrociate.

 

<< Perché dovrei fare da guardia del corpo alla tua ragazza quando lei ci ha fatti sbattere qui dentro? >>. Fece segno con il dito verso il soffitto. << Ha molti più nemici adesso di quando era la cocca dello Scorpione >>.

 

<< Appunto per questo. Se ci sarai tu a darle una mano, rischierà molto di meno >>.

 

Dimitri ghignò. << Ti ringrazio per il complimento, Went, ma non mi sento tentato >> rispose, << Se devo fare da balia a Irina, preferisco starmene qui a farmi i fatti miei. Non ci guadagnerei poi molto >>.

 

<< Ma avresti modo di uscire di qui per un po’, di rimetterti al volante >> ribatté Xander, << Potresti tornare a vivere… Non è una proposta che ti alletta? >>.

 

Dimitri fece una smorfia, e puntò gli occhi grigi su di lui. << Per poi vedermi di nuovo chiuso qui dentro? >> ringhiò, << Vivrei un mese libero e poi verrei riportato in cella. E’ come dire che mi dai altri due giorni di vita e poi mi ucciderai ancora peggio di come avresti fatto prima… Tu cosa sceglieresti, Went? >>.

 

Per quando fosse odioso, in fondo il russo non aveva tutti i torti: sarebbe comunque tornato in carcere, dopo. Perché scomodarsi per fare da spalla a quella che lo aveva fatto arrestare?

 

<< Ti sto offrendo la possibilità di uscire di qui per un paio di mesi, di farti tornare a correre in mezzo alla tua gente e nel tuo paese, e l’unica cosa che ti chiedo è di aiutare Irina >> disse Xander, << In cambio gli anni che ti rimangono da scontare scenderanno a dieci… Non mi sembra un brutto accordo, no? >>.

 

<< Di preciso cosa vuoi che faccia? >> domandò Dimitri.

 

Xander gli rivolse un’occhiata di sottecchi: forse iniziava a essere tentato. Magari avrebbe dovuto scontare ancora dieci anni, ma erano comunque molti meno di quelli che gli spettavano. Se non fosse riuscito a fuggire, e lui si sarebbe assicurato che quello non accadesse, ci avrebbe guadagnato qualcosa in ogni caso.

 

<< Devi tenere d’occhio Irina >> rispose, << Fare in modo che concluda al più presto la sua missione senza farsi male. Sai meglio di me come agiscono i tuoi amici russi… >>.

 

Dimitri arricciò il labbro. << Non definirli miei amici >> ringhiò infastidito, << Se lo fossero stati, a quest’ora forse non sarei qui… >>.

 

<< Perché dici questo? >> chiese Xander, perplesso.

 

<< Avrebbero già provveduto a farmi uscire >> rispose il russo, << Ma non faccio veramente parte del loro giro, siccome lavoravo per Challagher, e quindi hanno ritenuto più saggio lasciarmi qui dentro… >>.

 

C’era una nota amara nella voce di Dimitri, quasi di disprezzo. Era chiaro che i rapporti con suo zio non dovevano essere così idilliaci come li aveva immaginati White.

 

<< Vuoi dire che se ti considerano una sorta di traditore? >> chiese.

 

Dimitri fece un’altra smorfia, questa volta a simboleggiare un sorriso che non campeggiava mai sul suo volto. << Non sono così idiota da farmeli nemici >> rispose, << Non sono un traditore, né loro mi considerano tale. Mi accoglieranno bene, ma non sono uno di loro, quindi potrebbero decidere di trattarmi con diffidenza… >>.

 

<< Tuo zio è uno dei referenti >> disse Xander, << Era anche amico di Challagher… Perché trattarti da straniero? >>.

 

<< Informato, eh? >> commentò il russo, sarcastico, << Boris sarà anche mio zio e uno dei referenti, ma non è l’unico. Per lui è sempre stato indifferente che io me ne sia andato, ma gli altri non si fidano di me… Soprattutto se mi vedranno arrivare con l’ex-ragazza dello Scorpione >>.

 

Xander fece una smorfia davanti all’espressione usata per definire Irina, ma non fece commenti.

 

<< Perché te ne sei andato? >> domandò, incuriosito. Dimitri non era il tipo da scappare davanti al pericolo…

 

<< Perché chiedi a me di fare una cosa del genere? >> ribatté il russo, per sviare la sua domanda.

 

Si fissarono in silenzio per qualche istante. Non voleva rispondere, e doveva aver un buon motivo per farlo…

 

<< Sei l’unico che risponde alle miei caratteristiche >> ringhiò Xander.

 

Dimitri si sporse verso di lui, e il tavolino metallico scricchiolò. Puntò gli occhi grigi nei suoi, gelido.

 

<< Mettiamo in chiaro le cose, Went >> disse, << Potrei anche pensare di accettare, ma sappi che non lo farei né per te, né per la tua ragazza. E non credere che in qualche modo io ti sia fedele per via del fatto che hai battuto Challagher: quella spiegazione te l’ho data due anni fa, e le cose erano completamente diverse. Se lo faccio, è solo perché mi va di farlo >>.

 

<< Allora io ti dico non prendermi per stupido >> ribatté secco Xander, << Se accetti solo per avere la possibilità di scappare, pensaci due volte, perché prenderò tutte le precauzioni possibili e se avrò anche il sentore che tu stia facendo qualcosa di strano ti vengo a prendere personalmente… >>.

 

<< Di solito rispetto i patti >> commentò sarcastico il russo.

 

“Ha tradito Challagher, che era la persona per cui lavorava, figuriamoci se si fa qualche problema a fregare me…”.

 

Gli gettò un’occhiata minacciosa, tenendosi quel pensiero per sé, e poi aggiunse: << E, cosa più importante, Irina non si tocca >>.

 

Dimitri ridacchiò, ora più rilassato. << Se hai paura che cerchi di ammazzarti la ragazza, puoi anche stare tranquillo >> disse, << Non l’ho voluta far fuori quando ne ho avuto la possibilità, e non la farò fuori adesso, anche se ci ha mandati tutti dietro le sbarre. Oltretutto, ti ricordo che sono stato io a permetterti di trovarci >>. Alzò il mento, come a sfidarlo a trovare qualcosa da ribattere.

 

Xander strinse il pugno, innervosito. Sapere che in qualche modo la vita di Irina era dipesa anche da quel russo lo infastidiva. Qualche volta ci aveva pensato, e forse senza Dimitri non l’avrebbe mai trovata in tempo.

 

<< E perché non l’hai mai voluta uccidere? >> chiese.

 

<< Non mi piace prendermerla con chi non si può difendere >> rispose caustico Dimitri, << E anche perché non passo tutto il tempo a pensare alla tua ragazza… Non sono Challagher, io >>.

 

“Cerca di provocarmi in tutti i modi…”.

 

<< White cosa ti aveva chiesto? >> domandò Xander, deciso a evitare quel terreno di scontro.

 

<< Di seguire in Russia uno dei vostri agenti e farlo arrivare il prima possibile alla Lince >> rispose Dimitri, << In cambio mi avrebbe ridotto di un terzo la pena >>.

 

Aveva di fronte due diverse offerte, simili ma non uguali. In una gli veniva chiesto di meno, ma gli veniva anche dato di meno. L’altra lo metteva di fianco alla persona che lo aveva fatto arrestare per salvaguardarne l’incolumità…

 

<< Quale offerta accetti? >> chiese Xander, << La mia, o la sua? >>.

 

Dimitri scosse il capo. << Come fai a sapere che seguirò i tuoi ordini? >> domandò.

 

<< Anche se non sarò con voi, questo non vuol dire che non ti terrò d’occhio >> rispose Xander, << Un passo falso e sei fuori. Ti chiedo di più di White, ti ricompenserò anche di più ma non sono stupido né sprovveduto. Mi servi, questa è la verità, e farò di tutto per incrementare le possibilità di Irina di farcela nella missione… >>.

 

<< Quindi anche se non ti fidi di me sei disposto a mettermi di fianco alla persona a cui tieni di più? >> fece Dimitri, fintamente colpito, << Sapevo che eri un pazzo, Went, ma non così tanto. Se a te va bene così, io accetto. Rispetterò le condizioni che mi detterai, ma non chiedermi di fare da guardia del corpo alla tua ragazza perché non lo farò. Cercherò di non farla ficcare nei guai, è il massimo che mi impegno a fare >>.

 

Non era esattamente quello che voleva lui, ma doveva accontentarsi: già era riuscito a convincerlo, ed era molto. Dimitri gli serviva perché era convinto che in qualsiasi frangente sarebbe stata la persona in grado di prendere la decisione migliore e di metterla anche in atto. Non c’era nessuno più indicato di un pilota clandestino per prevedere le mosse di un altro pilota clandestino.

 

Xander gli porse la mano, l’espressione seria e determinata.

 

<< Allora siamo d’accordo. Si parte tra una settimana. Qualcuno verrà a portarti tutto il necessario >>. Raggiunse la porta, poi aggiunse: << Da domani sei libero. Ti farò trasferire in una stanza d’albergo, per darti tempo di riprendere contatto con la vita normale >>.

 

“E anche per tenerti buono…”.

 

<< E’ un piacere fare affari con te, Went >> lo salutò sarcasticamente Dimitri, mentre lasciava la stanza, l’orgoglio a pezzi e i nervi a fior di pelle.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 20.00 – Casa di Xander

 

Irina si sedette lentamente sul divano, lo sguardo fisso sul tavolino, l’espressione preoccupata.

 

<< Alla fine mi accompagnerà Dimitri… >> disse lentamente, la gola leggermente asciutta.

 

In effetti, era stata contenta quando aveva capito che le possibilità che il russo venisse con lei erano davvero remote, e ora Xander le diceva che invece Dimitri le avrebbe fatto da spalla… Ormai era entrata nell’ottica di dover fare tutto da sola, e sapere di avere il Mastino come compagno la preoccupava un po’. Avrebbe dovuto imparare a trattarlo per il verso giusto…

 

<< Perché hai cambiato idea? >> domandò, guardando Xander mentre si sedeva di fianco a lei. In fondo, sembrava voler uccidere White, quando aveva proposto quella cosa…

 

<< Per quanto mi costi ammetterlo, è quello che sa meglio cosa bisogna fare e cosa non bisogna fare laggiù >> rispose Xander, mettendole una mano sulla spalla, << Potrà dare concretamente una mano… >>.

 

Irina conosceva Xander, e sapeva bene che lui non cambiava mai idea se non ce n’erano fondati motivi: se prima non avrebbe fatto uscire Dimitri dal carcere per tutto l’oro del mondo, e ora accettava che fosse lui ad accompagnarla, sicuramente qualcosa era cambiato. E ancora più chiaro era non le voleva dire nulla.

 

<< Ok, va bene >> disse lei lentamente, << Sono pronta anche a questo, se serve. Però immagino cambierà la tattica, ora che Dimitri sarà con noi… >>.

 

A pensarci bene, con il Mastino dalla loro, potevano sperare in un approccio più rapido con i referenti, perché suo zio era uno di loro.

 

<< Dovrete presentarvi dicendo di essere fuggiti dagli Stati Uniti perché siete ricercati >> rispose Xander, << Che hai saputo che Dimitri era riuscito a fuggire e lo hai voluto incontrare per chiedergli aiuto per far fuggire Challagher… In linea di massima rimarrà tutto uguale a prima, ma dovremo creare per Dimitri l’illusione che sia davvero scappato dal carcere. E’ stato lui a tradire Challagher, ma farà il pentito esattamente come te… Mi è parso di capire che i russi non amassero troppo lo Scorpione, quindi non dovrebbero considerarlo un traditore >>.

 

Doveva ammettere che quei russi erano davvero strani: in due anni non aveva mai capito niente di Dimitri. Era di una freddezza assoluta con tutti, l’aveva sempre disprezzata e poi aveva contribuito a salvarle la vita. Ora si dichiarava pronto a tradire i suoi connazionali in cambio di uno sconto sulla pena… Chissà quante altre sorprese gli avrebbe riservato, in quei due mesi.

 

<< Se hai paura che possa farti qualcosa, non devi temere niente perché ho intenzione di tenerlo d’occhio anche a distanza >> disse Xander.

 

Irina si riscosse. << Oh, no >>. Sorrise. << No, non ho paura di quello. Mi chiedo solo cosa gli passi per la testa. Non lo capisco >>.

 

Xander si appoggiò allo schienale del divano, stanco. << Nemmeno io lo capisco >> disse, << Ma gli auguro di essere stato sincero, perché se cerca di fregarmi se ne pentirà per il resto dei suoi giorni… >>.

 

Irina sorrise, accomodandosi di fianco a lui. Non sarebbe mai cambiato, lo sapeva.

 

<< McDonall cosa ne pensa? >> chiese.

 

Xander sbuffò. << E’ perplesso come tutti >> rispose, << Ma non parliamo di questo… Piuttosto cosa hanno detto gli altri quando gli hai raccontato la tua ingegnosa balla? >>. Alzò gli occhi al cielo, riferendosi alla bugia del soggiorno studio in Europa.

 

<< Mio padre non si è fatto troppe domande >> disse lei, accoccolandosi contro la sua spalla, << Sa che mi sarebbe piaciuto andare all’estero per studiare… Max sembra averci creduto, ma era parecchio sorpreso… E Jenny sa benissimo che le sto nascondendo qualcosa, ma starà al gioco e mi coprirà >>.

 

<< Tanto verrà comunque a saperlo da Jess >> disse Xander, fissando il soffitto, << Basta che non vada a spifferarlo ai quattro venti, poi mi va bene. La prossima settima parti, lo sai? >>.

 

Irina annuì. << Tu quando parti, invece? >>.

 

<< Due giorni dopo >>.

 

Gli venne più angoscia a pensare che doveva andare in missione anche lui, che il fatto di avere Dimitri come spalla. L’unica nota positiva era che almeno sarebbero stati relativamente “vicini”: stavano con i piedi nello stesso continente…

 

<< Che macchina ti danno? >> chiese, per allentare l’apprensione. Era sempre curiosa di scoprire quale supercar si beccasse Xander ogni volta che partiva: sembrava che McDonall gli avesse messo a disposizione un garage infinito, anche se ultimamente non se lo meritava proprio, visto il comportamento che aveva tenuto nei confronti suoi e di White.

 

<< Non lo so, ma se mi rifilano una California bianca cerco di farmela mettere da parte >> disse sorridendo sornione, avvicinando il viso al suo. << Avrai anche perso la nostra gara, ma ti sei rifatta ieri sera… >>.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio Autrice

 

Chi si sarebbe mai aspettato che fosse Xander a volere Dimitri nella missione? Invece sì, ha capito che i vantaggi sarebbero stati maggiori dei pericoli: il russo è tra la “sua” gente, sa come muoversi ed è abbastanza pronto e sfrontato per mettere in atto anche le soluzioni più scomode, che di sicuro ci saranno. Il rischio maggiore è che voglia tentare di fuggire, ma Xander ha i suoi metodi, e li sfrutterà fino in fondo.

A parte questo, il prossimo capitolo si va a Mosca… E non anticipo assolutamente nulla. Sappiate solo che ci sarà modo di conoscere molto di Dimitri… Non mi dilungo sull’addestramento di Irina, perché ritengo sia inutile e magari anche noioso: è facile immaginare di cosa si tratta.

 

Naturalmente ringrazio di cuore pinkgirl e Supermimmina per aver espresso la loro preferenza nel concorso “Storia con i migliori personaggi originali” per Il Gioco dello Scorpione: grazie ragazze, non credo vincerò mai, ma mi fa tanto, tanto piacere. Se qualcuno vuole darmi una mano ad arrivare almeno tra i finalisti… Scherzo, non pretendo niente!

 

Pinkgirl: grazie mille per la preferenza! Non me lo aspettavo proprio! Per il resto, preparati perché dal prossimo capitolo ci sarà un po’ più di azione. Fino ad ora non è stato molto avventuroso, ma una volta a Mosca si cambia registro… E, ovvio, sono contenta che ti piaccia! Un bacio grande!

 

EmilyDoyle: cambiano le carte: Dimitri va a Mosca. E cambierà tutto. Eh eh, fammi sapere che ne pensi. Bacio!

 

CriCri88: Xander ha accettato, ma hai visto cosa ha combinato. Ha ingaggiato Dimitri… E Irina la prende molto alla leggera

 

 

 

 

  
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