The belly has no ears
Il ventre non ha orecchi
Vidi accader talvolta alle persone, disgrazie fra la bocca e il boccone.
Proverbio Popolare
Da quando le figlie l'avevano trascinato in quel maledetto ospedale, la vita era diventata un inferno. Solo una stupida parola e tutte le sue abitudini erano andate a farsi benedire, ma la cosa peggiore era che le gemelle si erano schierate contro di lui, in una strenua battaglia.
Aveva sperato di essere appoggiato da Jacob; il suo unico figlio maschio: lui gli avrebbe dato il giusto supporto contro quelle femmine tiranniche. Invece lo aveva tradito e tanti cari saluti alla sua ultima speranza, che lo avrebbe portato almeno in una situazione di parità numerica...
E adesso lui, Billy Black, membro del Consiglio, uomo rispettabile e rispettato, era prigioniero in casa sua, sorvegliato a vista dalle figlie diciassettenni.
Si avviò a passi pesanti verso il salotto, dove si lasciò cadere sul divano a guardare i Seattle Mariners, unica distrazione in quel momento di sconforto.
La porta della camera delle gemelle si aprì, lasciando uscire la voce di Rebecca.
-Papà!-
Billy si voltò verso le figlie: -Sì?-
-Io e Rachel usciamo. Torneremo per cena, ok?-
-Va bene.- rispose il padre, tornando a concentrarsi sul lancio di Jeff Nelson.
-Grazie papà: ci vediamo più tardi.-
-Ciao ragazze, divertitevi.-
La porta si aprì pochi minuti dopo ed entrò Jacob, seguito da Embry e Quil. Indossavano una canottiera nera e avevano i capelli legati, segno che stavano lavorando all'automobile.
-Non c'è bisogno di dire nulla – lo anticipò Billy – So che ti hanno detto di controllarmi. Non sono un bambino! Vai forza, smettiamola con questa farsa. Puoi chiudere la porta a chiave: non mi muoverò da qui.-
Visibilmente sollevato, Jacob uscì e si chiuse la porta alle spalle.
Quando i loro passi non furono più udibili, Billy si alzò di scatto dal divano e corse verso la sua camera, per quanto glielo permettevano le gambe, di giorno in giorno più deboli e doloranti.
Dopo essersi gettato un'occhiata alle spalle, chiuse la porta e tirò le tende.
Aprì l'armadio e ne estrasse una vecchia scatola da scarpe; la aprì, rivelando una seconda scatola di biscotti al cioccolato, quelli che mangiava sempre a colazione e che le gemelle, quando gli era stato diagnosticato quel maledetto diabete, avevano fatto sparire; o almeno questo era ciò che credevano. Era stata gelosamente custodita nell'armadio, in attesa del giorno in cui i suoi carcerieri avrebbero abbassato la guardia. Giorno che era finalmente giunto!
Con immensa gioia aprì la scatola e addentò un biscotto: il sapore dolce del cioccolato gli riempì la bocca e gli sembrò la cosa più deliziosa del mondo.
Ne mangiò un altro, e un altro, e un altro e un altro ancora finché perse il conto.
La luce che filtrava attraverso le tende si faceva sempre più fioca. Ad un tratto una parola, pronunciata da tre bocche diverse, lo bloccò: -Papà!-
Alzò lo sguardo e vide se stesso riflesso nello specchio, con in mano un grosso biscotto; dietro di lui i suoi figli, che lo fissavano con occhi spalancati.
-Che c'è? Adesso un pover uomo non può neanche più mangiare in pace?-
Note: La flashfiction è ambientata prima delle vicende di Twilight, difatti le gemelle Black hanno ancora diciassette anni e non se ne sono andate ancora via di casa.
La ff ha toni più spiritosi e leggeri delle precedenti, difatti è stata messa in mezzo, per spezzare e sdrammatizzare i toni della raccolta.