Ka93:
Ciao!! Ahaha XD tranquilla il mollusco sparirà… Ma
farà un grande casino... Ora non ti svelo più niente se no
sai tutta la storia XD hihi quindi trattieni gli istinti omicidi (che reprimo
anche io) XD spero che il capitolo ti piaccia!! Buona lettura! ^^
Luna_07: Ciao!! Ahah da quello che ho capito qui tutti odiano
Yamcha XD e non vi biasimo ^^ vedrai poi cosa combinerà! Eh sì, la mamma di
Vegeta è davvero una cara donna ^^ povera Bulma ^^ era davvero tanto
imbarazzata XD spero ti piaccia il capitolo! Ciao! :*
_marghe 96 xD_: Ciao! Una nuova lettrice!! ^^ ahahah grazie per i complimenti. Buona lettura! Spero ti
piaccia! ^^
fashionelle09: Ciao!!
Chi si rivede! Ahah lo so che lo smalto si deve dare poche volte XD ma volevo descrivere
Bulma come la classica ragazza che non bada a questa cose
XD ahahaha cerebroleso!! XD ahah mi fai morire quando
insulti Yamcha XD …. O.o hihi ok metterò anche gli
orari scritti in numeri U_U” spero ti piaccia il capitolo!! In bacione!! ^^ :*
AL
LICEO
Il nostro angolo di paradiso
La voce narrante sarà
Vegeta
Mi
carico il borsone in spalla e, dopo averla presa per
mano, usciamo dal cancello
“Dove
mi porti?” Le chiedo sorridendo
“Vedrai…”
Risponde al sorriso e salendo leggermente sulle punte dei piedi mi dà un bacio,
al quale rispondo subito. Sono curioso di vedere cos’ha in mente. Camminiamo
per le vie affollate della città tenendoci per mano. Non so
dove diavolo mi stia portando, noto solo che stiamo uscendo dalla città.
“Bulma…
Forse non dovremmo allontanarci troppo… Dove stiamo andando?” Lei ride
“Oh
non ti preoccupare… Siamo quasi arrivati” Decido di fidarmi e continuo a
seguirla. Siamo in un sentiero, ormai in periferia. Intorno a noi ci sono poche case
“Vieni,
passiamo di qui” Mi dice. Giriamo a destra, percorrendo una salita strettissima
e ripida. Non c’è più cemento, solo terra. Alla fine
della salita riesco a intravedere un alto albero in fiore. Finiti gli ultimi metri ci ritroviamo in un piccolo spiazzo, di gran lunga
elevato rispetto alla città. C’è un grande albero e sotto i nostri piedi ci
sono solo soffici fili d’erba. Lei si gira verso di me sorridendo
“Siamo
arrivati…” Mi dice. Io mi guardo intorno. È davvero un posto carino, ma non
capisco perché mi abbia portato qui. Come se mi avesse letto nel pensiero,
risponde alla mia domanda
“Io
adoro questo posto… Ci venivo da piccola con mio papà…” Mi si avvicina,
appoggiandosi poi al mio petto e mettendo le mani sulle mie spalle “… Volevo che
diventasse il nostro posto… Ti piace?” Alza il viso e sorridendo felice aspetta
la mia risposta
“Sì! Mi piace” Rispondo al sorriso. Mi
abbasso di poco con la testa, raggiungendo le sue labbra. Le appoggio sulle sue
delicatamente, quasi si potessero rompere. Lei mi avvolge il collo con le
braccia, intensificando il bacio. La stringo forte a me. Vorrei che questo
momento durasse all’infinito.
Dopo
un po’ ci stacchiamo, sedendoci ai piedi del grande albero. Lei si accoccola a
me, guardando poi in direzione della città
“C’è
una vista bellissima qui, non è vero?” Mi chiede
“Già…”
Le dico nell’orecchio. Mi avvicino di poco sfiorandole con le labbra la
guancia, provocandole solletico. Lei sorride, girandosi poi verso di me,
trovandosi a pochi millimetri dal mio viso. Arrossiamo entrambi e io le sorrido. Mi sporgo nuovamente verso di lei,
raggiungendo le sue labbra. Riprendiamo a baciarci e dopo circa mezz’ora ci
sdraiamo sotto l’ombra delle fronde dell’albero. È davvero rilassante qui. Il rumore
delle macchine non si sente e l’aria sembra quasi più pura, pulita, priva d
smog.
Metto
l’avambraccio destro sotto la testa e lei si appoggia al mio petto, lasciandosi
accarezzare i soffici capelli. Senza che ce ne accorgiamo ci addormentiamo
entrambi.
Quando
apro gli occhi siamo ormai illuminati dall’arancione
tramonto che colora il panorama. Mi sollevo, mettendomi seduto.
“Bulma…
Bulma svegliati…” La chiamo. Lei fa una smorfia leggermente infastidita, ma non
si sveglia
“Avanti…” La scrollo delicatamente, ma i suoi occhi rimangono
ermeticamente serrati. Decido di usare l’unico metodo che mi viene in mente. Mi abbasso
su di lei e le sfioro le labbra con le mie. In meno di un secondo lei spalanca
gli occhi. È rossa in viso e mi fissa imbarazzata
“…
Ma… Che…” dice
“Ci
siamo addormentati… Credo siano le sei…” Lei mi imita
mettendosi seduta sull’erba. Si passa stancamente una mano sugli occhi.
Prendo
il cellulare dalla tasca dei jeans e guardo l’ora. Come immaginavo
“Infatti…
Sono le sei e un quarto… Dobbiamo tornare a casa…” Mi alzo porgendole poi una
mano per aiutarla. Lei la prende e dopo essersi sollevata
si spolvera i pantaloni. La prendo per mano e ci
incamminiamo verso casa.
In
dieci minuti raggiungiamo il cancello di casa sua. Ci baciamo un ultima volta e
la vedo sparire dentro casa. Mi aggiusto il borsone sulle spalle e riprendo a
camminare. Attraverso la strada scendendo poi le scale che portano alla
spiaggia. Entro in casa e trovo mia madre sul divano, intenda a guardare
distrattamente un programma in televisione.
“Ciao,
sono tornato…” Lei si gira e mi sorride
“Ciao…
Ti sei divertito?”
“Sì…”
La supero salendo poi in camera mia per posare il
borsone, con dentro ancora le scarpe da calcio e la divisa della squadra. Dopo averlo
messo sotto la finestra torno al piano inferiore, raggiungendo mia madre sul divano
“Io
inizio ad avere fame… Che c’è per cena?” Lei sorride
“Possibile
che tu abbia sempre fame?” Mi dice divertita
“Avrò
preso da te!” Rispondo. Le si spegne il sorriso e
credo di aver capito il motivo
“No…
Hai preso da tuo padre… Anche lui era un mangione…” Dice con un sorriso
malinconico sul viso. Io sposto lo sguardo sul pavimento. Non ho mai conosciuto
mio padre, so solo che salvò me e mia madre dall’esplosione del nostro pianeta
d’origine. Io non sono un terrestre. Da quello che mi ha raccontato mia madre,
appena fui nato un tiranno, di nome Freezer, prese di
mira il mio pianeta, con l’intento di fare degli abitanti degli schiavi. Mio padre,
il re, cercò di imporsi, ma fu tutto inutile. Freezer decise di sbarazzarsi di
noi, temendo che un giorno potessimo ribellarci, lanciando contro il pianeta un’enorme sfera di energia, ma mio padre mise me e
mia madre su una navicella, spedendoci qui prima che saltasse tutto in aria.
Ho
vissuto come un terrestre da sempre, ma io sono un alieno. Non lo sa nessuno,
specialmente Bulma. Non so se avrò mai il coraggio di dirglielo. Di sicuro non
mi crederebbe…
“Dopo
cena ci alleniamo?” Le chiedo. Lei mi sorride
“Certo…
È da troppo tempo che non combatti, scommetto che ti batterò dopo cinque
secondi…”
“Non
ne sarei così sicura…” Da quando sono sulla Terra mi
sono sempre allenato nelle arti marziali con mia madre. Mi ha insegnato tutto
quello che sa, perché gli abitanti del mio pianeta, i Sayian, sono conosciuti
in tutto l’universo come un popolo di guerrieri.
Lei
si alza dal divano e va ai fornelli. Ceniamo in silenzio, ascoltando
distrattamente la voce del televisore. Dopo aver finito
andiamo sulla spiaggia.
Mi
metto in posizione. Scatto in avanti e carico un pugno. Arrivato alla giusta distanza cerco di colpirla, ma senza fatica lei lo schiva. Si
abbassa e, dopo essersi girata, alza velocemente il ginocchio. Metto entrambe
le mani davanti allo stomaco, parando così il suo colpo. Spingo verso l’alto e
dopo una mossa agile, cado in piedi. Mia madre mi dà il tempo di appoggiare i
piedi sulla soffice sabbia, che parte a tutta velocità verso di me. Con una
buona dose di fortuna schivo il pugno indirizzato al
volto e un secondo dopo mi sento immobilizzato. Mi giro e vedo che mi tiene da
dietro, bloccandomi il braccio destro. Senza ragionare sulla mossa, alzo il
piede destro cercando di allontanarla, ma lei mi fa lo sgambetto alla gamba
sinistra, facendomi cadere goffamente sulla sabbia. Cerco
di alzarmi ma mi si mette sopra con il ginocchio, impedendomi ogni movimento. Dannazione!
Non ho retto nemmeno cinque minuti! Lei ride
“Hmhmhm
battuto!”
“Non ridere! Grrr lasciami!”
“Liberati
da solo…” Mi incita. Mi sfida? Bene. Inizio a
divincolarmi, cercando di liberare il polso destro dalla sua presa, senza successo
“Grrr
mollami!!” Lei ride di più e, soddisfatta di avermi immobilizzato
a terra, si alza, lasciandomi libero. Mi rialzo, scrollandomi dai vestiti la sabbia
“Ti avevo detto che ti avrei battuto… Devi fare più esercizio. Se fosse il caso di
difendersi, tu non ne saresti in grado attualmente…”
Mi limito ad annuire. Ha ragione.
“Sì…
D’ora in poi faremo allenamento ogni sera, ok?” Le chiedo
“Va
bene… Dai, adesso entra…” La seguo in casa, salgo in camera mia e accendo il pc
CONTINUA…