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Autore: Kyaelys    14/04/2010    0 recensioni
["Insano affascinante" è colui che mi tormenta; che mi ossessiona, ed ogni volta cambia volto. Spesso troppo spesso, lo vedo mutare da ragazzino a uomo,da angelo a diavolo; eppure il suo sguardo è sempre il medesimo; mi perfora l'anima! Finirò per sprofondare...]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lei si sentiva triste.

Nemmeno conosceva la ragione;

ma stava là, immobile, idealizzando il suo riflesso.

 

 

[Reflusso].

 

 

 

Vomitava pensieri astratti, tramutandoli in bile e sangue.

Piangeva lacrime invisibili,

nascondendole sotto i sassi.

 

 

[Pensava più ad un regalo per i posteri.]

 

 

 

Lei; viveva nell’incertezza;

non sapendo mai cosa fosse giusto, cosa fosse sbagliato.

 

[Che buffo! é affogato il gatto!]

 

Piangeva.

 

Nemmeno conosceva i desideri;

infranti nella pelle di porcellana sbeccata.

 

Non sapendo cosa volere, cosa cercava tra le ceneri d’una cosa mai bramata;

ed, a volte,durante un plenilunio;

osservava oltre il tunnel delle memorie,

vedendo dipanarsi d’innanzi a lei un futuro vuoto, vacuo, e distante;

inquietantemente squallido.

 

 

[Sembrava quasi un missile; oppure un elefante.]

 

 

 

Lei, nell’imperfezione; Illudeva le persone,

circondandosi di burattini per non sentire la solitudine che le ustionava la pelle;

lasciandole cicatrici profonde e deridendola affabile.

Persino la sua ombra, talvolta la osservava ridendo.

E la sua risata, un suono gutturale!

 

 

[E se ne và.]

 

 

 

A fumarsi una sigaretta fantasma sul balcone, lasciandola languire tra le ceneri;

come una carcassa in putrefazione.

Inutile e ridicola.

 

 

Talvolta poi, osservando l’insano affascinante, qualche volta aveva pensato:

 

[“Con quale coraggio giudico, nonostante tutto, il suo essere così deviato?”]

 

 

 

Non è forse la stessa cosa,

credeva di pensare,

usare le persone per il piacere personale?

 

[“Anche se io non mi scopo la gente!”]

 

 

Urlava!

 

 

[“Mi scopo le parole, usurate dal tempo,

la forza vitale, ed a volte persino il vento!

Mi scopo l’idea del non essere speciale.

Mi scopo l’anima altrui e poi la getto; come una puttana sulla statale.

Oppure, un cadavere, anche se sa galleggiare,

lo getto incurante nel fondo del mare!”]

 

 

 

Ed immaginava il suo peggiore nemico, con un sasso legato alla caviglia; affondare.

 

E si leccava le labbra dal piacere.

 

 

 

E la sua psiche aveva contratto un virus mortale,

da ogni singolo inter-rapporto personale; che la infettava, lentamente,

bruciandola ed anestetizzandole la mente.

 

 

[“Ed ora, rifletto su ciò che sono e mi disprezzo.”]

 

Questo è quello che nessuno capiva,

quando le chiedevano perché non si piaceva.

Non rispondeva, ed intanto pensava distratta

[“non mi piaccio, perché mi piacevo troppo, ma mi sento inadatta.”]

 

 

 

Paradossale!

 

[subdolo, paradosso mortale!]

 

 

 

Ma voi.

 

Idioti.

 

Vi avvicinate;

ed è solo il suo aspetto il problema; lo è sempre stato.

 

Cosa sapete di lei?

 

Cosa volete davvero da lei?

 

Vedete, se lei si disgusta c’è una ragione;

vorrebbe sfregiarsi il volto,

distruggersi, dentro e fuori; bruciare – è divenuta un’ossessione!

 

Così poi almeno avreste una buona ragione per evitarla, fuggire da lei terrorizzati.

 

 

[Lo avete mai visto un fantasma?]

 

 

 

Chi di voi ha mai almeno tentato di vedere la sua anima?

 

Ipocriti.

 

Se la vedeste l’ avreste abbandonata sul ciglio d’una strada.

 

Immondizia.

 

Si sente un mostro, lei;

come una sirena che con la sua ultraterrena soave voce attira il marinaio,

e poi lo stupra a sangue e ne divora le viscere e il cuore.

 

Lei. Così dannatamente debole, e fragile.

La solitudine la terrorizza!

 

Per questo inganna il mondo,

per questo piange lacrime di sangue.

 

Come un deja vu;

ho seguito il consiglio, ho vomitato pensieri inutili.

 

E poi, sapete.

Lo dico a voi, che già sapete ciò che c’è da sapere.

Ha infranto il sigillo, l’insano affascinante.

 

Ed ora mi sento sporca;

e sono io, come una bambola infranta.

 

Ma continuo a desiderar di sguazzare nel fango,

nonostante le brucianti ed infette ferite.

Lascio raccontarmi menzogne perché le verità più dolorose,

purtroppo o per fortuna, già le ho sentite.

 

   
 
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