Lei
si sentiva triste.
Nemmeno
conosceva la ragione;
ma
stava là, immobile, idealizzando il suo riflesso.
[Reflusso].
Vomitava
pensieri astratti, tramutandoli in bile e sangue.
Piangeva
lacrime invisibili,
nascondendole
sotto i sassi.
[Pensava più ad un regalo per i posteri.]
Lei;
viveva nell’incertezza;
non
sapendo mai cosa fosse giusto, cosa fosse sbagliato.
[Che buffo! é affogato il gatto!]
Piangeva.
Nemmeno
conosceva i desideri;
infranti
nella pelle di porcellana sbeccata.
Non
sapendo cosa volere, cosa cercava tra le ceneri d’una cosa
mai bramata;
ed,
a volte,durante un plenilunio;
osservava
oltre il tunnel delle memorie,
vedendo
dipanarsi d’innanzi a lei un futuro vuoto, vacuo, e distante;
inquietantemente
squallido.
[Sembrava quasi un missile; oppure un
elefante.]
Lei,
nell’imperfezione; Illudeva le persone,
circondandosi
di burattini per non sentire la solitudine che le ustionava la pelle;
lasciandole
cicatrici profonde e deridendola affabile.
Persino
la sua ombra, talvolta la osservava ridendo.
E
la sua risata, un suono gutturale!
[E se ne và.]
A
fumarsi una sigaretta fantasma sul balcone, lasciandola languire tra le
ceneri;
come
una carcassa in putrefazione.
Inutile
e ridicola.
Talvolta
poi, osservando l’insano affascinante, qualche volta aveva
pensato:
[“Con quale coraggio giudico, nonostante
tutto, il suo essere così deviato?”]
Non
è forse la stessa cosa,
credeva
di pensare,
usare
le persone per il piacere personale?
[“Anche se io non mi scopo la gente!”]
Urlava!
[“Mi scopo le parole, usurate dal tempo,
la
forza vitale, ed a volte persino
il vento!
Mi
scopo l’idea del non essere
speciale.
Mi
scopo l’anima altrui e poi la
getto; come una puttana sulla statale.
Oppure,
un cadavere, anche se sa
galleggiare,
lo
getto incurante nel fondo del
mare!”]
Ed
immaginava il suo peggiore nemico, con un sasso legato alla caviglia;
affondare.
E
si leccava le labbra dal piacere.
E
la sua psiche aveva contratto un virus mortale,
da
ogni singolo inter-rapporto personale; che la infettava, lentamente,
bruciandola
ed anestetizzandole la mente.
[“Ed ora, rifletto su ciò che
sono e mi
disprezzo.”]
Questo
è quello che nessuno capiva,
quando
le chiedevano perché non si piaceva.
Non
rispondeva, ed intanto pensava distratta
[“non mi piaccio, perché mi
piacevo troppo,
ma mi sento inadatta.”]
Paradossale!
[subdolo, paradosso mortale!]
Ma
voi.
Idioti.
Vi
avvicinate;
ed
è solo il suo aspetto il problema; lo è sempre
stato.
Cosa
sapete di lei?
Cosa
volete davvero da lei?
Vedete,
se lei si disgusta c’è una ragione;
vorrebbe
sfregiarsi il volto,
distruggersi,
dentro e fuori; bruciare – è divenuta
un’ossessione!
Così
poi almeno avreste una buona ragione per evitarla, fuggire da lei
terrorizzati.
[Lo avete mai visto un fantasma?]
Chi
di voi ha mai almeno tentato di vedere la sua anima?
Ipocriti.
Se
la vedeste l’ avreste abbandonata sul ciglio d’una
strada.
Immondizia.
Si
sente un mostro, lei;
come
una sirena che con la sua ultraterrena soave voce attira il marinaio,
e
poi lo stupra a sangue e ne divora le viscere e il cuore.
Lei.
Così dannatamente debole, e fragile.
La
solitudine la terrorizza!
Per
questo inganna il mondo,
per
questo piange lacrime di sangue.
Come
un deja vu;
ho
seguito il consiglio, ho vomitato pensieri inutili.
E
poi, sapete.
Lo
dico a voi, che già sapete ciò che
c’è da sapere.
Ha
infranto il sigillo, l’insano affascinante.
Ed
ora mi sento sporca;
e
sono io, come una bambola infranta.
Ma
continuo a desiderar di sguazzare nel fango,
nonostante
le brucianti ed infette ferite.
Lascio
raccontarmi menzogne perché le verità
più dolorose,
purtroppo
o per fortuna, già le ho sentite.