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Autore: JimmyHouse    14/04/2010    1 recensioni
Storia AU e OOC. Voldemort è davvero morto dopo aver ucciso i Potter. Qualcuno dovrà prendere il suo posto, così la storia si ripete.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Durante l'infanzia di Harry
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Scusate il ritardo ma ho avuto molto da fare… grazie per i commenti!

L’odore di una serra è il classico misto di erba calda e umidità al cento per cento. Riley sembrò non fare caso al fatto che gli sarebbe potuta mancare l’aria da un momento all’altro.
Stava cercando, accucciato sul pavimento, una botola, un qualunque passaggio segreto. Il problema era che non aveva disposizione nessuna luce, e non poteva nemmeno accenderne una, per non attirare sguardi sospetti nella sua direzione.
Sembrava quasi che si stesse rotolando nel fango. Le sue mani, tutta la sua pelle ed il pigiama avevano assunto una colorazione innaturale. Ormai aveva fango ovunque.
Ad un tratto capì di aver messo la mano nel posto sbagliato. Sentì che qualcosa cercava di tirarlo nella sua direzione, così cercò di tirarsi indietro e di resistere, finché non finì addosso a quella pianta, che probabilmente era carnivora. Un improvviso dolore sulla spalla segnalò che era successo qualcosa, dopo di che un calore che colava sul suo braccio. Sangue.
Rabbrividì mentre pensava a cosa sapeva di piante carnivore, pensando che doveva ancora frequentare la prima lezione di magia.
Se fosse riuscito a farla addormentare- pensò- non ci sarebbero più stati problemi. Ma come si fa ad addormentare una pianta?
Quello era un bel problema. In ogni caso decise che doveva bloccarla, così procedette scorrendo velocemente tutti gli incantesimi che aveva in testa fino a trovare quello più adeguato. Con il senno di poi non era stata una mossa così brillante come ci si potrebbe aspettare da lui, ma in un momento di tensione bisogna saper reagire in un qualche modo.
-Pietrificus totalus.
Sussurrò una volta, per poi ripeterlo a voce più alta mentre la pianta aveva cominciato ad avvolgersi attorno alle sue gambe e tutto il suo corpo. Improvvisamente si sentì ancora più intrappolato di prima perché, anche se la pianta si era fermata, in quel momento era legato da una statua. Cominciò a dimenarsi invano, non riuscendo a rompere nemmeno un rametto.
Chiuse gli occhi e sentì che una rabbia incontrollata gli stava salendo nel petto come una bolla pronta a esplodere. Non poteva più fermarsi, dopo aver iniziato a tremare. Fino a che non scoppiò.
Una luce accecante improvvisamente uscì dal suo corpo distruggendo ogni singola traccia della pianta che si era trasformata in una prigione rocciosa.
Incredibile pensò alzandosi mentre guardava i piccoli mucchietti di polvere sparsi per il pavimento. Si sarebbero sicuramente accorti che mancava qualcosa. Ma infondo lui era solo uno studente al suo primo giorno, avrebbero incolpato qualcun altro, no?
Sentì quella strana sostanza appiccicosa ormai raggrumata sul suo braccio, e guardò la ferita di sbieco. Il pigiama nero era già aperto e macchiato, per non parlare le chiazze di polvere e terriccio umido. Avrebbe dovuto trovare un incantesimo per la pulizia.
Controllo ogni centimetro quadrato del pavimento trovando ogni cosa, dal semplice lombrico che tentava di muoversi indisturbato a qualche foglio strappato dai libri di testo. Finalmente, quando ormai aveva quasi rinunciato all’idea per il colore marrone che aveva assunto il suo viso, vide una botola sul muro, in verticale così, senza pensarci neanche un attimo, la aprì e s’infilò velocemente nel cunicolo buio.
Ho bisogno di luce si disse molto piano mentre strisciava per quel passaggio scomodo e inutilizzato da tempo. Sentì alcune fragili ragnatele circondargli la faccia e appiccicarsi a tutto il suo pigiama, ormai ridotto ad un sudicio brandello.
Dopo aver strisciato per circa cinque metri notò che si apriva un’apertura, un corridoio dove si poteva tranquillamente camminare e cominciava un’infinita discesa di scale.
Tutto il tragitto era illuminato da fiamme azzurre, quelle che non si consumavano mai, riflettendo sulle pareti un inquietante riflesso. Gli scalini erano piccoli e, per un adulto, poteva essere difficile non inciampare ogni tre passi. Per Riley non sembrò così terribile, però cominciò a chiedersi che ora fosse, pensando che doveva ancora sistemare diverse faccende, come ad esempio il suo aspetto, ormai paragonabile a quello di un barbone.
Arrivò nei sotterrai continuando a pensare che quel luogo doveva essere disabitato da molto tempo, finché non sentì in lontananza un rumore. Non appena si fermò stranamente anche l’altro suono cessò. Inizialmente pensò fosse l’eco dei suoi stessi passi, ma era troppo prudente per cadere in un simile errore da principianti, perciò aspetto nel silenzio più totale per qualche attimo.
Fortunatamente non s’era mosso in quanto, proprio mentre stava per riprendere l’avventura, sentì che “l’eco” aveva prodotto nuovamente dei rumori. Rimase immobile, come quando aveva tre anni e dopo un incubo terribile si faceva piccolo piccolo temendo perfino di respirare. Se lo beccavano la sua carriera di mago era finita ancora prima di cominciare.
Sentì i passi dirigersi nella sua direzione, poi vide delinearsi la sagoma illuminata a mala pena dalle fiamme azzurre:
-Vieni fuori immediatamente.
Riconobbe subito la voce del severo professore con il quale aveva diviso lo scomparto. La sua luce argentata non meglio definibile era unica nel suo genere. Non sapeva ancora cosa fare, però pensò che arrendersi forse sarebbe stata la cosa più giusta, perciò uscì allo scoperto, cercando di immedesimarsi nei panni di un ragazzo sperduto.
Il professore sicuramente si aspettava qualcuno di più grande ma, anche se era piuttosto sorpreso, non lo diede per niente a vedere anzi, sfoderando la sua espressione più neutrale, squadrò il ragazzino con disappunto.
-Cosa ci fai tu qui?
Sibilò lasciando intendere che era seccato e che sarebbe stato meglio per Riley collaborare, se non voleva andare incontro ad una tortura lenta e dolorosa.
-Io- cominciò il ragazzo sperando di dare l’idea di essere molto spaventato- mi sono perso.
L’uomo alzò severamente un sopracciglio e con aria ancora più cattiva chiese:
-E dove stavi andando alle quattro di notte?
Il primo pensiero di Riley fu che erano già passate due ore, così passò i primi venti secondi a soppesare sul tempo che vola, dopo di che iniziò a pensare ad una scusa.
-Stavo curiosando per il mio dormitorio e mi sono ritrovato in giardino.
Non mosse un singolo muscolo per lasciar intendere che era completamente disinteressato, però fece un’altra domanda:
-E come sei arrivato fin qui?
Doveva esitare e fingere di essere un bambino normale oppure rivelare il suo vero essere? Forse era meglio continuare con la sceneggiata del bimbo impacciato, lasciando trasparire la sua incredibile intelligenza.
-Non volevo entrare dal portone, avevo paura che mi trovassero, così ho pensato che- si fermò un secondo per controllare l’espressione del professore- forse avrei trovato una via per arrivare a scuola nelle serre.
Intelligente pensò Severus ancora una volta senza scomporsi. L’avrebbe dovuto tenere d’occhio, ma doveva pensare anche ad una punizione adeguata. Pulire calderoni? Troppo banale. Per una mente così sarebbe stato necessario qualcosa di meglio progettato.
-Con me. Ora.
Riley chiuse gli occhi mentre seguiva il suono dei suoi passi. Poteva essere la sua prima/ultima notte ad Hogwarts.

Ragazzi un commento… Forza e coraggio, basta una singola parola, anche un “ok” fa il suo effetto! xD
  
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