Questi personaggi non mi appartengono,
ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun
scopo di lucro.
Eccomi qui con un altro aggiornamento. In questo capitolo ci sarà un
passo avanti, diciamo che capiremo qualcosa in più su Bella e su quelli che
sono i suoi sentimenti, sperando che presto il suo cuore di ghiaccio si
sciolga. Non aggiungo altro. Vi lascio al capitolo. Buona lettura a tutti.
Capitolo 11
Sorprese inaspettate
POV BELLA
Scivolo
giù dalla cima della mia angoscia,
dall'abisso che
ho creato scavando nel terreno della mia vita
fino
a fare buche che non si possono più coprire.
Dentro
di me c’è solo un grande vuoto e in questo mio buio annaspo
senza riuscire a
trovare la luce.
Il
faro è lontano ed irraggiungibile nel porto della mia esistenza
e in questo
mare scuro annego.
Solo
tu mi salvi,
quando ascolto la
tua voce che viene da lontano,
e come torcia
illumini la mia strada smarrita.
Un'oasi
nel deserto del mio cuore,
acqua fresca che
è solo miraggio
e che non
abbevera l'arida mia bocca.
Sento dei rumori provenire dal piano inferiore e questo basta a
svegliarmi.
Di solito non è così facile, sono sempre l’ultima a svegliarsi, ma
stanotte non ho chiuso occhio.
Ho dormito poco e male, girandomi e rigirandomi nel letto come una
forsennata.
Incubi hanno impregnato la mia mente e per un attimo,
risvegliandomi nel cuore della notte con la fronte sudata e il terrore negli
occhi, mi è sembrato di tornare indietro di un secolo e mezzo, di tornare
indietro a quando in quella stessa cittadina, ma in una casa diversa mi
svegliavo la notte in preda agli spasmi per l’incubo che ogni notte tornava a
farmi visita.
L’abbandono di Edward.
Ma oggi è diverso, oggi non sono più la bambina che ero allora.
Sono finiti i tempi in cui permettevo al suo ricordo di torturarmi, di farmi male talmente forte da non
riuscire a respirare. Sono andata avanti esattamente come voleva lui anche se non sono rimasta la ragazza che lui aveva
conosciuto.
Nonostante tutta la
sofferenza che mi ha causato, però, non posso fare a meno di ringraziarlo per
quello che mi ha dato, qualcosa di così grande che nessuno può comprendere e
oggi più che mai vivendolo attraverso gli occhi delle persone che per me sono
più importanti non posso fare a meno di sentirlo in qualche modo vicino.
A volte, la presenza di
qualcuno la senti lo stesso anche se non è con te
fisicamente e io la sua l’ho sentita ogni giorno di tutti questi anni, anche se
ho imparato a mostrarmi indifferente a tale ricordo.
E’ passato così tanto
tempo e così tante cose sono cambiate che sarebbe sbagliato correre ancora
dietro a quel periodo della mia vita, un periodo talmente lontano da rischiare,
ormai, di cadere nella dimenticanza.
Questo pensavo fino a due settimane fa, ma adesso è tutto
cambiato.
Averlo costantemente attorno non fa che farmi rivivere ricordi
passati che pur volendo non sono riuscita mai a cancellare.
Scaccio via questi pensieri, non posso pensarci, non voglio
pensarci.
Decido che è ora di
alzarmi e così dopo essermi legata i capelli in una coda alta mi dirigo sotto
dentro il mio grande pigiamone rosa e le mie pantofole dello stesso colore con
disegni più scuri, non prima, però, di essermi infilarmi una vestaglia in pile
fucsia a pois bianchi (à il link del pigiama di Bella: http://yfrog.com/eudfsdfshp ).
Scendo le scale e mi
dirigo subito in cucina (à il link con la cucina: http://yfrog.com/6xcucinasj ) intuendo
che i rumori che avevo sentito prima provenissero proprio da lì.
Nell’isola della cucina
c’erano seduti tutti e stavano facendo colazione mentre mamma preparava latte,
caffè e cappuccino.
- Buongiorno famiglia –
salutai non appena varcai la soglia della stanza.
Tutti mi sorrisero e dopo
essermi avvicinata per dare un bacio a papà e uno alla mamma mi sedetti anch’io
in mezzo a loro.
- Cos’è volevi
mimetizzarti con la cucina? – mi disse Nate non appena mi accomodai sulla
sedia.
- Mi spieghi come fai a
essere così spiritoso di prima mattina? – gli chiesi mentre affondai i denti in
un cornetto appena sfornato.
- Idiota, la cucina è
viola, lei è vestita di fucsia – lo rimproverò Blair dandogli uno scappellotto.
- Bella, fa qualcosa, mi
ha insultato – mi esortò Nate a intervenire.
- Mi spiace, ma stavolta
devo concordare con lei – gli risposi.
- Mamma? – chiese Nate per
avere l’aiuto di mamma.
- Niente da fare. Te lo
meritavi, hai fatto una battuta stupida – gli rispose la mamma.
Nate ci guardò e sbuffò.
Era sempre il solito.
- Tesoro come mai questa
mattina già sveglia? Di solito ti ci vogliono le bombe per farti alzare – mi
domandò papà con il suo solito fare gentile.
Dan è molto diverso dal
mio vero papà, anzi direi che è proprio l’opposto.
A differenza di Charlie,
Dan è molto più affettuoso ed espansivo. Se deve dirti qualcosa anche di
personale lo fa senza fare troppi giri di parole e riesce a manifestare i suoi
sentimenti in modo semplice e affettuoso.
E’ il papà che tutti
vorrebbero, quello che si vede in alcuni film sognando di poterlo avere e io ho
avuto la fortuna di averlo.
Ho avuto la fortuna di
avere due padri diversi, ma entrambi capaci di amarmi e di darmi tutto ciò di
cui io avevo bisogno.
- Non ho dormito molto
bene stanotte. Incubi – gli risposi sincera.
- Che genere di incubi? –
mi domandò Blair.
- Come se tu non lo
sapessi. Smettila di fare quella che cade dalle nuvole e cresci una buona volta
– le rispose di rimando Jenny.
Mi sembrava strano che
ancora non avessero litigato.
- Smettetela prima ancora
di cominciare – le rimproverò mamma.
- Ti sei divertita ieri a
La Push? – mi domandò papà per deviare il discorso e, quindi, evitare che
quelle due riprendessero i loro battibecchi.
- Tantissimo. I ragazzi
hanno organizzato una festa a sorpresa per Jared che faceva il compleanno e mi
hanno invitato a restare – gli risposi.
- Sei tornata tardi? – mi
chiese Jason.
- Le tre e mezzo
all’incirca – gli risposi.
- Appunto. Perché ti ho
aspettato sveglio fino alle due, ma visto che non arrivavi mi sono messo a
letto – intervenne Nate.
- Avevo avvisato che
facevo tardi – gli ricordai.
Lui si limitò a sorridermi
prima di addentare un pancake.
- Vado a vestirmi, ci vediamo
fra venti minuti che siamo già in ritardo per la scuola. Bella muoviti – mi
disse Kyra prima di uscire dalla cucina e dirigersi verso la sua stanza.
Finì di mangiare in fretta
e poi salì in camera.
Mi buttai dentro la doccia
dove vi restai solo per dieci minuti, non volevo fare tardi altrimenti chi
l’avrebbe sentita Kyra?
Quando uscì mi asciugai i
capelli lasciandoli mossi e poi andai in stanza a vestirmi.
Indossai un paio di jeans
scuri, una maglietta nera senza maniche con la scolla
a boccale e una cintura grigia. Indossai un paio di scarpe dal tacco
vertiginoso grigie e poi andai a truccarmi.
Quando fui pronta tornai
in stanza e mi misi un orologio, un paio di orecchini, alcuni bracciali
argentati, due anelli e una collana argentata molto lunga, poi presi la borsa
grigia e gli occhiali dello stesso colore e mi diressi sotto (à il link con i vestiti di
Bella: http://www.polyvore.com/cgi/set?id=17071361
).
Ad attendermi c’erano già
i ragazzi, tutti rigorosamente pronti prima di me.
- Non ti smentisci mai –
mi disse Nate ridendo a causa del mio ritardo.
Scoppiammo tutti a ridere
prima di uscire fuori e salire in macchine in direzione “Forks Hight School”.
Jason era al volante e io,
seduta dietro dal lato del finestrino, osservavo la cittadina muoversi.
Gli alberi perdevano la
loro forma a causa della velocità, le nuvole nel cielo sembravano muoversi
inesorabili e i miei pensieri vagarono a tanti anni prima, quando dentro una Volvo grigio metallizzata mi godevo la guida pazza del
mio ragazzo mentre gli stringevo la mano.
Amavo guardarlo guidare
perché sembrava felice davvero di poter sfrecciare sulla strada come se
volasse.
All’inizio ricordo che avevo
il terrore della sua guida, andava troppo veloce, poi, però, tutto passò, ci
feci l’abitudine.
Quando ero con lui mi
sentivo al sicuro, protetta da tutto e tutti.
Ricordavo ancora la prima
volta che ero salita con lui in macchina.
INIZIO FLASHBACK
- Santo cielo rallenta – gli urlai controllando il
contachilometri.
- Cosa c’è? – mi chiese stupito, però senza
decelerare.
- Stai andando a centosessanta – gli risposi non
smettendo di gridare.
Lanciai un’occhiata di panico dal finestrino, ma
c’era troppo buio per decifrare il panorama.
La strada era illuminata soltanto dalla lunga
striscia di luci bluastre dei fari delle vetture.
La foresta che la costeggiava era un muro nero,
solido come una barriera d’acciaio.
Se fossimo usciti di strada a quella velocità non
osavo pensare a cosa sarebbe potuto succedere.
- Rilassati, Bella – mi disse lui alzando gli occhi
al cielo senza decelerare.
- Stai cercando di ucciderci? – gli domandai.
- Non usciremo di strada – mi fece notare.
- Perché tutta questa fretta? – gli chiesi cercando
di modulare meglio la mia voce.
- Guido sempre così – mi rispose voltandosi verso
di me e sorridendomi ammiccante.
- Guarda avanti – urlai.
- Non ho mai fatto incidenti, Bella. Non ho mai
preso nemmeno una multa. Segnalatore radar incorporato – mi disse
picchiettandosi la fronte con la mano.
- Divertente – risposi irritata – Charlie è un
poliziotto, ricordi? Da piccola mi è stato insegnato di rispettare il codice
della strada. Inoltre, se ci trasformi in una ciambella di Volvo arrotolata a un
albero, l’unico in grado di uscirne senza un graffio sei tu – continuai io.
- Probabile – concordò con una risata secca e breve
– tu, invece, no – sospirò e con mio gran sollievo la lancetta iniziò a
spostarsi attorno ai cento – contenta? – mi chiese infine.
- Quasi – gli risposi.
- Odio andare piano – bofonchiò lui.
- Così è piano? – gli domandai stranita mentre
dalla sua espressione dedussi che avevamo una diversa percezione della
velocità.
FINE FLASHBACK
Scacciai via quei
pensieri, ma sentì Kyra stringermi la mano con vigore.
Possibile che si fosse
accorta del mio cambio repentino di umore?
Vidi la sua mano
avvicinarsi al mio viso e asciugarmi una lacrima che si era fermata nell’incavo
delle labbra.
Solo in quel momento mi resi
conto di aver iniziato silenziosamente a piangere.
Calde lacrime solcavano i
miei occhi raggiungendo veloci le mie guance.
Ringraziai me stessa per
aver messo gli occhiali da sole, almeno nessuno se ne sarebbe accorto ad
eccezione di Kyra che era vicino a me e guardandomi se ne era resa conto.
- Tesoro che succede? - mi chiese mia sorella telepaticamente.
La ringraziai per non aver
parlato a voce alta, non avevo voglia che tutti sapessero che c’era qualcosa
che non andava.
- Niente. E’ tutto apposto – gli risposi cercando di essere convincente.
- Raccontalo a qualcun altro. Stai piangendo ed
entrambe sappiamo che era parecchio che non succedeva – mi disse lei.
In
effetti aveva ragione.
Era parecchio tempo che
non piangevo, o meglio che non mi facevo vedere piangere da loro.
Sapevo che soffrivano con
me e non volevo che succedesse.
- E’ stato solo un attimo. Davvero adesso va tutto
bene – le confermai.
- Bella lo so che quello che sta succedendo è
difficile da affrontare. So che non ti aspettavi di rivederlo, ne tanto meno che ti dicesse ciò che prova, ma fare finta
che tutto ciò non sia successo non ti aiuterà. Credevi che fosse un capitolo
passato della tua vita, invece, oggi ti rendi conto che non lo
è. Non c’è nulla di male in questo. Sappiamo tutti cosa
lui ha significato per te e cosa significa tutt’ora – mi disse con la classica dolcezza che la
contraddistingueva.
Stavo per risponderle, ma
Nate non me ne diede il tempo.
- Arrivati – disse mentre
Jason posteggiò la macchina.
Sorrisi a Kyra facendole
capire che non era quello il momento di parlare e dopo essermi asciugata le
lacrime senza farmi vedere da nessuno scesi dalla macchina.
Conversare telepaticamente
non era il massimo, per questo, se dovevo affrontare l’argomento con Kyra
preferivo farlo chiuse in camera e parlando come persona
normali.
Tutti insieme ci
incamminammo verso l’ingresso della scuola, ma nemmeno il tempo di entrare che
ebbi la sensazione che qualcuno mi stesse fissando.
Mi voltai e notai i Cullen
al completo che mi guardavano con insistenza.
Cercai di non fargli
capire che li avevo visti e continuai a camminare, ma Blair fece fallire
miseramente il mio piano.
- Ciao ragazzi – gli urlò
a distanza mentre quelli spostarono il loro sguardo da me a lei.
Non le risposero, ma tutti
le fecero un sorriso talmente sincero da lasciarmi basita.
Vidi Blair allontanarsi da
noi e avvicinarsi a loro saltando sulle spalle di Emmett e grattandogli la
testa.
- Hey orso come va oggi? –
gli chiese Blair mentre lui la guardò con uno sguardo di chi la sa lunga
facendo ridere tutti i suoi fratelli.
- Male. Per colpa tua
ieri, la mia Rosalie mi ha lasciato in bianco – gli rispose lui mentre gli
altri scoppiarono a ridere perfino Rose.
Non l’avevo mai vista
ridere in quel modo e ne fui gelosa.
Con me non aveva mai avuto
un atteggiamento del genere.
Non gli avevo mai visto
fare un sorriso, men che meno ridere sguaiatamente.
Nonostante questo sarei
voluta andare da Emmett e tirargli uno scappellotto in testa.
Non mi sembrava il caso di
parlare di queste cose davanti a Blair.
Era pur sempre una
bambina.
Una bambina?
Ma Bella che diavolo dici?
Blair non è una bambina da ormai un sacco di tempo.
Eccola la mia coscienza,
eccola pronta a intervenire.
Ok, sarà pure che Blair adesso
era grande, ma per me sarebbe rimasta sempre una bambina.
Anche io e il resto della
mia famiglia ci avvicinammo ai Cullen e quando gli fummo vicini ci fermammo.
- Bella, ottimo gusto oggi
– mi disse Alice appena fui vicino a loro.
Non ci voleva un genio per
capire che si riferisse al mio abbigliamento.
Sentirla parlare in quel
modo faceva intendere che tra noi fosse tornato tutto normale, ma non era
cambiato proprio nulla.
- Ti ringrazio, posso dire
lo stesso di te – mi limitai a risponderle sarcastica.
Dalla sua espressione capì
che aveva intenso il mio sarcasmo, ma nonostante questo non smise di guardarmi
con quel sorriso stampato sul viso, quel sorriso dannatamente sincero.
- Blair andiamo? –
continuai rivolgendomi stavolta alla peste.
- Entro con loro, ho la
prima ora in comune con Rose. Ci vediamo a mensa – mi rispose lei scendendo in
quel momento dalle spalle di Emmett.
- Tutto questo è ridicolo.
Sai una cosa, rimani con loro pure a mensa. Facciamo a meno di te – le disse
Jenny con espressione triste.
Sapevo che la situazione
le pesava parecchio, ma non potevo aiutarla in nessun modo.
Non potevo costringere
Blair a non frequentare i Cullen.
- Mamma mia, sei proprio
pesante – le rispose quest’ultima.
Questi battibecchi stavano
diventando fastidiosi, molto più di quanto credevo.
Decisi di non farci caso e
insieme agli altri entrai dentro la scuola considerato che era appena suonata
la campana.
Una volta dentro ci
separammo e io mi diressi in aula.
Avevo un’ora di
trigonometria.
Quando entrai in classe mi
diressi verso il mio banco, ma qualcosa colpì la mia attenzione, qualcosa che
non credevo mai e poi mai di trovare.
Appoggiata al mio banco
faceva bella mostra una rosa arancione bellissima e profumatissima.
Accanto ad essa c’era un
biglietto con su scritto il mio nome.
Mi sedetti e notai che
tutti erano intenti a guardarmi, forse curiosi di scoprire chi avesse fatto un
gesto tanto carino.
Aprì il biglietto e subito
notai una calligrafia elegante, una calligrafia che conoscevo bene.
Non sapevo cosa pensare
così mi feci coraggio e lessi:
Le rose
sono una sorta di vocabolario vegetale. A seconda del colore, infatti, possono
portare un'infinità di messaggi diversi.
Ed è
quello che oggi voglio fare con te.
Chissà, magari
il loro linguaggio ti farà capire meglio ciò che sento.
La rosa
dai petali arancioni rappresenta il fascino e il desiderio.
Il
fascino è ciò che ti contraddistingue da tutte le altre. Sei stata l'unica che
nella tua semplicità, nel tuo fascino sottile sei riuscita a conquistare il mio
cuore.
Il
desiderio è ciò che rappresenti per me. Non c'è cosa al mondo che vorrei più di
te, più delle tue braccia strette al mio petto, più del tuo profumo a cullare
le mie notti.
Non si era firmato, ma non
ci voleva un genio per capire il mittente di quel messaggio.
Una cosa era certa, mi
aveva stupita.
Non mi sarei mai
immaginata che avrebbe fatto una cosa del genere.
Ero contenta?
Potevo davvero esserlo?
Non mi fu difficile capire
che la mia indifferenza stava mano a mano scemando, molto più difficile mi fu,
invece, seguire la lezione.
Sentivo gli occhi di tutti
puntati addosso e la mia testa pensava a tutt’altro che alla trigonometria.
Quando l’ora passò
raccolsi le mie cose e conservai il biglietto in borsa.
Presi la rosa e la posai
nell’armadietto, pronta ad affrontare una nuova lezione.
Controllai l’orario e mi
resi conto che avevo letteratura inglese.
Mi diressi in aula e anche
lì ad attendermi c’era una sorpresa.
Nel mio banco faceva
capolinea un’altra rosa, questa volta bianca.
Stesso biglietto, stessa
destinataria.
Mi sedetti e aprì il
biglietto leggendone il contenuto:
La rosa
dai petali bianchi rappresenta la purezza, la segretezza e la fedeltà.
La
purezza è la dote che ti rappresenta in pieno. Niente al mondo può competere
con la tua straordinaria purezza, niente può comparare con la tua autenticità
vera.
La
segretezza è ciò che ti avvolge. Tutto di te mi è segreto. I tuoi pensieri, le
tue parole e adesso anche il tuo cuore, quello stesso cuore che un tempo batteva
all'impazzata per me, quello stesso cuore che adesso non mi fa capire quanto
ancora di mio ci sia in te.
La
fedeltà è ciò che ho per te. Prima di te non mi sono mai interessato a nessuna,
non credevo nell'amore, o forse non credevo che un essere abbietto come me
meritasse di amare. Poi sei arrivata tu e hai cambiato tutte le mie certezze.
Da quando sei entrata nella mia vita nessuna è mai riuscita a prendere il tuo
posto. Non ho mai guardato e mai guarderò qualcuna al di fuori di te.
Quando terminai di leggere
non potei fare a meno di sorridere.
Spiegarmi il perché non fu
facile, perché farlo mi implicava ammettere che il fatto che per lui esistessi
solo io era la gioia più grande che potessi provare.
Mi chiesi se nelle
restanti lezioni ci fosse qualcos’altro ad attendermi e la parte irrazionale di
me lo sperava.
La lezione passò in
fretta, ma anche stavolta non prestai la minima attenzione.
Quando la campana suonò
feci la stessa cosa che avevo fatto l’ora prima e poi mi diressi nella prossima
aula.
Avevo un’ora di chimica.
Sul banco trovai un’altra
rosa, stavolta gialla.
Quel gioco stava iniziando
a piacermi, anche se forse non lo avrei mai ammesso a voce alta.
Mi sedetti e senza dare importanza
a tutte le ragazze e non che mi guardavano lessi il biglietto a me indirizzato:
La rosa
dai petali gialli rappresenta la gelosia e la vergogna.
La
gelosia è ciò che provo nei tuoi confronti. Un sentimento che credevo non avrei
mai potuto provare, ma che adesso è forte dentro di me. Sono geloso se qualcuno
si avvicina per chiederti qualcosa, sono geloso se qualcuno ti tocca, sono
perfino geloso della tua famiglia che può stare con te, può parlarti,
sorriderti, stringerti senza che tu gli dica niente. Tutte cose che io non
posso fare. Sono marcio di gelosia.
La
vergogna è ciò che provo verso me stesso. Mi vergogno pensando a ciò che ti ho
fatto passare, mi vergogno a pensare di averti lasciata sola quando ciò che
volevo di più era starti accanto, mi vergogno di guardare la persona che sei
diventata e non poter essere fiero di esserti stato accanto, di aver
contribuito alla tua crescita e al tuo diventare così matura.
Quando terminai di leggere
il bigliettino corrente nessun sorriso nacque sulle mie labbra.
Potevo scorgere attraverso
quelle parole la sua sofferenza.
Che stupida che ero.
Accecata dal mio dolore,
non avevo preso in considerazione nemmeno per un momento che anche lui avesse
potuto soffrire, che anche lui per anni era stato logorato dal dolore.
Che diritto avevo di
accusarlo in quel modo?
In fondo tutto quello che
aveva fatto l’aveva fatto per me, per proteggermi, per farmi vivere con
normalità la quotidianità.
Nonostante ammettevo
questo, non potevo eliminare dentro di me tutto il dolore che mi aveva causato,
ma soprattutto non potevo dimenticare che lui aveva deciso da solo, che aveva
deciso per tutti e due senza chiedermi nulla, che mi avesse mentito facendomi
credere per anni e anni di essere inadeguata.
Con questi pensieri
affrontai la lezione di chimica e delle formule spiegate dal professore capì
ben poco.
In quel momento nella mia
testa c’erano altre tipologie di formule.
Quando la lezione finì,
posai la rosa nell’armadietto e mi diressi nell’altra aula dove ero convinta mi
avrebbe atteso un altro bigliettino.
Non mi sbagliai.
Sul mio banco faceva bella
mostra una rosa questa volta rosa e un bigliettino accanto.
Lo lessi senza perdere
tempo, ormai, la curiosità si era impossessata di me:
La rosa
dai petali rosa rappresenta la freschezza, l’ammirazione e la gratitudine.
La
freschezza è ciò che vedo quando ti guardo. Sei come una ventata di aria fresca
in un mondo che si ostina a voler apparire per quello che non è.
L'ammirazione
è ciò che sento nei tuoi riguardi. Ti ammiro per ciò che sei, per ciò che fai e
per il modo in cui lo fai. Ammiro la tua voglia di vedere del buono in tutti,
ammiro la tua voglia di affrontare la vita fregandotene di tutto e tutti,
ammiro la passione che metti in ogni cosa che fai, ammiro la tua testardaggine
e la tua voglia di averla sempre vinta.
La
gratitudine è ciò sento nei tuoi confronti. Ti sono enormemente grato per ciò
che hai fatto per me, per essermi stata accanto quando ogni cosa ti diceva di
non farlo, per avermi amato anche contro la mia natura dannata. Ti sono grato
per avermi fatto scoprire dei sentimenti che non credevo di poter provare, ma
soprattutto ti sono grato perchè mi hai fatto capire che essere mostri non
dipende dalle creature che siamo, ma da ciò che facciamo, non dipende da ciò
che appariamo, ma da ciò che siamo dentro.
Mostro, continuava a
definirsi un mostro.
Peccato che io non lo
avessi mai considerato tale.
Per me, lui, era ciò che
di più bello la vita avesse potuto donarmi, era il mio cuore, la mia anima, il
mio amore.
Rappresentava il mio tutto
e per questo tutto avrei rinunciato a qualunque cosa.
Avrei rinunciato alla mia
umanità e a tutto ciò che essa comportava, ai miei affetti e anche alla mia
anima se davvero gli esseri come era lui non l’avessero.
Sapere di aver contribuito
a fargli capire che dentro di sé non era il mostro che appariva mi rendeva
orgogliosa di me stessa, perché mi faceva capire che qualcosa di buono nella
mia vita dovevo averla fatta.
- Chi è lui? – mi domandò
una voce al mio fianco.
Mi voltai e mi accorsi che
seduta di fianco a me c’era una ragazza dai lunghi capelli biondi e gli occhi
verdi.
Era molto bella, ma a
pelle mi sembrava una persona molto superficiale.
Mi chiedevo come avesse
potuto farmi una domanda del genere.
Praticamente non sapeva
neppure come mi chiamassi, ma si permetteva a chiedermi queste cose.
La sua domanda aveva solo
una funzione.
A domanda serviva risposta
e la mia di risposta gli serviva per avere qualcosa di cui spettegolare a mensa
con altre persone superficiali tanto quanto lei.
La guardai con sguardo
totalmente indifferente e notai il suo cambio d’espressione.
- Nessuno – mi limitai a
risponderle tornando a guardare davanti a me e mettendomi in ascolto del
professore che stava spiegando.
- Non credo che nessuno
possa fare un gesto del genere. Qualcuno deve essere stato per forza – continuò
lei insistente.
La cosa mi diede un
fastidio enorme.
Come si permetteva
un’estranea a volersi fare i fatti miei quando io non avevo intenzione di farle
sapere niente?
- Hai ragione, non mi sono
spiegata bene. Non sono affari tuoi, e adesso se non ti dispiace gradirei
ascoltare la lezione – le risposi glaciale voltami di nuovo verso la cattedra.
Non mi piaceva rivolgermi
così a qualcuno, ma quella ragazza era di una invadenza
senza eguali.
La sentì sbuffare per poi
smettere di guardarmi e concentrarsi nella lezione, cosa che io, invece, non
feci.
Quando la campanella suonò
mi diressi nell’aula di economia anche se avrei
preferito di gran lunga saltare quell’ora.
Come nelle classi
precedenti una rosa faceva bella mostra sul mio bianco, una rosa rossa.
Il biglietto era come al
solito indirizzato a me. Lo aprì e ne lessi il contenuto:
La rosa
dai petali rossi rappresenta il rispetto e l'amore.
Il
rispetto è ciò che, forse, con la mia partenza non ti ho dato, ma non è così
perchè non c'è persona al mondo che io rispetti più di te. Ti rispetto in tutto
ciò che fai e in quello che non fai e lo sai, dentro di te so che lo sai.
L'amore è
ciò che sei per me. Sei tutto ciò che di bello la vita potevi darmi, anzi sei
molto di più di questo. Perchè un essere dannato come me non meritava un angelo
come te, ma sei stata mia e Dio solo sa quanto ti ho amato e quanto ti amo. In
tutti questi anni mi sono maledetto giorno e notte per la decisione che avevo
preso, ma l'ho fatto per te, per proteggerti, per darti la vita che io non ho
avuto e che spesso avrei tanto voluto. Ho sbagliato. Mi sono reso conto che a
volte la cosa giusta non è sempre la migliore, ma ti amo e questo lo so da
sempre.
Come immaginavo eravamo
arrivati alla rosa rossa, quella che per antonomasia rappresenta l’amore.
Era stato breve, ma conciso e la parte irrazionale di me non potevo
negare che stesse facendo le capriole.
La parte razionale,
invece, si ostinava a restare glaciale a ciò che avevo letto.
Parole, erano solo parole.
I fatti erano stati
diversi e io avevo bisogno di fatti non di parole.
L’ora stranamente passò in
fretta e mi apprestai ad affrontare l’ultima lezione prima della pausa pranzo.
Avevo storia e mi diressi
nell’aula con più calma rispetto alle precedenti ore, perché ero convinta che
le sorprese fossero finite, invece, mi sbagliavo e me ne resi conto quando
entrai in aula.
Seduto a qualche banco dal
mio faceva capolinea quello che in passato era stato per me un fratello.
Emmett mi guardava
sorridendomi felice e sincero e la mia parte irrazionale avrebbe voluto
rispondere a quel sorriso, ma in quel momento la parte razionale aveva avuto il
soppravvento.
Andai a sedermi nel mio
banco e solo allora mi resi conto che c’era un’altra rosa appoggiata ad esso,
una bellissima e splendida rosa blu.
Adoravo le rose blu.
Non sapevo spigarmi
nemmeno io il perché, ma le adoravo.
Avevano un significato
profondo per me, un significato che sentivo mio, ma che non avrei mai ammesso
nemmeno a me stessa.
Aprì il bigliettino e mi
apprestai a leggerne il contenuto curiosa di sapere che significato Edward gli
avesse dato, ma sentì gli occhi di Emmett puntati addosso.
La cosa mi imbarazzava non
poco, ma feci finta di nulla e lessi:
E,
infine, c'è la rosa dai petali blu.
Questa
rosa non esiste in natura, il blu è un colore fittizio, un colore artificiale
per creare una rosa di un colore diverso.
Quindi ti
chiederai, perchè ho scelto una rosa blu?
Semplice.
La rosa
blu è contro natura e per me rappresenta noi due.
Dicendo
questo non penso che la nostra storia sia stata una finzione, perchè entrambi
sappiamo che non è così, ma la nostra storia è stata qualcosa che è andato
contro natura.
Un
vampiro e un'umana, ma ci pensi?
Siamo
andati contro ogni legge, abbiamo superato ogni ideale, ma siamo stati felici.
In tanti
dicono che alla rosa blu ognuno attribuisce il suo significato e io gli ho dato
il mio.
La rosa
blu rappresenta, per me, l'amore eterno.
E cos'è
il nostro se non un amore eterno?
Sono
totalmente, incondizionatamente innamorato di te e so che anche tu lo sei.
Una
piccola parte dentro di te prova i miei stessi sentimenti, lo so, perchè il
nostro amore è stato troppo grande per essere cancellato.
Il blu
rappresenta il colore del cielo, quello del mare, un colore che visto così
rappresenta l'infinito ed è questo quello che provo
per te.
Amore
infinito.
Ti amo
come non avrei mai creduto di poter fare, ti amo talmente tanto da impazzire al
solo pensiero di avere un’eternità davanti a me senza di te, senza il tuo dolce
sorriso, senza il tuo sguardo innamorato, senza il tuo cuore.
Ho
sbagliato lo so, e non mi pentirò mai abbastanza per ciò che ho fatto, ma l’ho
fatto per te, per proteggerti perché l’amore che provo per te non ha regole ne
confini.
Ti amo
Bella, non puoi nemmeno immaginare quanto.
Lo so, è
una giustificazione banale per quanto ho fatto e per quanto faccio, ma è
sincera.
Tu
sei…non esattamente l’amore della mia vita perché mi aspetto di amarti molto
più a lungo. Tu sei l’amore della mia esistenza.
Ti
amo…Edward
Quando terminai di leggere
il biglietto dovetti dare le spalle ad Emmett per non mostrare le lacrime che
stavano sgorgando dai miei occhi.
Poteva davvero essere possibile
che avesse trovato nella rosa blu lo stesso significato che per anni gli avevo
trovato io?
Amore eterno.
Ecco cosa rappresentava
per me.
Mi asciugai di fretta le
lacrime continuando a dare le spalle ad Emmett.
Non volevo mi vedesse
così.
Per lui, per loro io ero
indifferente al loro ritorno, non potevo permettermi di fargli capire che non
era così, non potevo permettergli di capire che bastava una piccola parola
pronunciata da Edward per farmi sciogliere come neve al sole, non doveva capire
che suo fratello aveva su di me lo stesso effetto che aveva in passato.
Edward aveva detto di
amarmi, ma io…io lo amavo?
Potevo davvero amarlo
ancora?
Era una domanda che non mi
ero mai posta in quegli anni, forse, perché pensare ad un possibile ritorno dei
Cullen mi era sempre sembrata un’utopia, invece, eccoli lì a pochi passi da me
che mi imploravano di perdonarli.
Potevo davvero perdonarli?
Potevo tornarmi a fidarmi
di loro? Di lui?
Quando riuscì a riprendere
un minimo di lucidità tornai a guardare Emmett, ma me ne
pentì alla grande perché ciò che lessi nel suo sguardo non mi piacque
per nulla.
Aveva lo sguardo di uno
che la sapeva lunga, lo sguardo di uno che aveva appena fatto una scoperta
sensazionale.
Che si fosse reso conto
dell’effetto che quel gesto di Edward aveva avuto su di me?
Che si fosse accorto che
quell’indifferenza che tanto declamavo non era altro che una maschera per non
farmi più del male.
Cercai di non pensare a
lui e di attenzionare le parole del professore, ma ben presto mi accorsi che la
lezione era finita considerato che la campana era appena suonata.
Raccolsi le mie cose e mi
diressi verso l’uscita della classe, ma qualcuno mi bloccò per il polso.
Non ci volle un genio per
capire che era stato Emmett.
Avrei riconosciuto quella
presa vigorosa fra mille e il fatto che la sua mano a contatto con il mio polso
sembrasse gelida non fece che confermare la mia tesi.
- Che vuoi Emmett? – gli
chiesi senza nemmeno voltarmi a guardarlo.
- Ti ho vista sai – mi
rispose portandosi davanti a me visto che io non mi ero girata.
- E sentiamo, cosa avresti
visto? – gli domandai cercando si riacquistare quell’indifferenza che doveva
contraddistinguermi.
- La tua reazione.
Continua a dire quello che vuoi, continua a comportarti come vuoi, ma sappiamo
entrambi qual è la verità – mi disse sicuro di sé.
- E quale sarebbe? – gli
chiesi.
- Tu ami Edward
esattamente come un tempo. Puoi continuare a ripeterti all’infinito il
contrario, ma sai che non è così. Puoi mentire a me, alla tua famiglia, a
Alice, perfino a lui, ma non puoi farlo con te stessa. Non puoi cancellare la
vostra storia, il vostro amore solo per uno sbaglio. Sbagliare è concesso. Lo
faccio io, lo fai tu, lo fa lui, lo fanno tutti. Il perdono è da pochi perché
non tutti sono capaci di darlo. Non riesco a credere che tu non ne sia in grado
– mi disse guardandomi fisso negli occhi.
Sincerità e tristezza vi
leggevo e sentivo come tanti pugnali colpirmi il cuore.
- Forse non riesci a
crederlo perché hai una concezione diversa di me. Non sono più la Bella che hai
conosciuto, non sono più la fragile umana che ti divertivi a prendere in giro –
gli risposi sincera.
- Non mi importa cosa tu
sia diventata, non mi importa se tu sia una Fata Immortale, non mi importa se
tu puoi assumere tutte le fattezze che vuoi, non mi importa nulla di tutto
questo. Tu per me resterai sempre la mia sorellina e continuerò a volerti
sempre lo stesso bene e so che anche tu me ne vuoi – mi spiegò lui mentre
ancora mi teneva per il polso.
- Lasciami andare Emmett –
gli dissi mentre lui allentò la presa dal mio braccio.
- Pensaci a quello che ti
ho detto, abbiamo ancora una partita alla play-station da finire – mi fece
notare sorridendo.
Non potei fare a meno di
sorridere.
Emmett non sarebbe mai cambiato,
sarebbe rimasto sempre il solito burlone.
Ancora si ricordava di
quella partita.
Ricordavo quel giorno come
se fosse ieri.
INIZIO FLASHBASK
- Bella sei proprio una frana – mi disse Emmett
mentre entrambi stavano giocando davanti alla televisione alla play-station.
Una partita di basket e io non avevo ancora nemmeno
capito quali erano i pulsanti giusti, ma pur di fare contento il mio fratello orso avrei fatto di tutto.
- Non sarebbe male se anche solo per una volta
facessi finta di farmi vincere – gli risposi sarcastica.
- Io ci provo, ma con te è impossibile. Ti lascio
campo libero e tu che fai? Invece di tirare a canestro passi la palla agli
avversari – mi fece notare lui ridendo come un pazzo.
- Ma come agli avversari? La mia squadra è quella
in rosso – gli risposi io.
- No Bella, la tua squadra è quella in blu – mi
spiegò lui mentre si era contratto in due per le forti risate.
Potevo essere talmente imbranata?
- Potevi dirlo prima. Adesso vedrai come ti batto –
gli dissi consapevole, però, che avrei inesorabilmente perso un’altra volta.
- La speranza è l’ultima a morire – mi rispose lui
ancora ridendo mentre segnava un altro punto.
- Bella posa quel joystick e vieni subito con
me – mi urlò Alice entrando in salotto.
- Hey io ancora ci sento bene – le risposi
riferendomi al fatto che non c’era bisogno che urlasse in quel modo.
- Direi di no visto che sei ancora seduta su quel
divano. Ti ho detto mezz’ora fa di andarti a preparare perché dovevamo andare a
fare shopping – mi fece notare lei.
- Ti prego Alice, io passo stavolta e poi non mi
sembra educato lasciare una partita in sospeso – le risposi cercando di
inventare una scusa plausibile.
- Non se ne parla proprio. Finirai la partita
un’altra volta, adesso devi venire con me. Dobbiamo andare a comprare il
vestito per la festa del tuo diciottesimo compleanno – mi disse lei con un tono
che non prevedeva repliche.
- Ma… – stavo iniziando a dire.
- Isabella Marie Swan alzati da quel divano subito
– mi disse con sguardo malefico.
Se c’era una cosa che avevo imparato era di non
fare arrabbiare Alice Cullen. Motivo per cui appoggiai il
joystick sul tavolino del salotto e mi alzai pronta per affrontare un
pomeriggio di shopping sfrenato.
- Aspetta almeno che finiamo la partita – disse
Emmett alla sorella.
- Non se ne parla proprio – gli rispose lei.
- Emmett sta tranquillo, la partita è solo sospesa.
La continueremo domani anche perché questa è la volta buona che ti batto – gli
dissi sorridendogli mentre lui ricambiava il mio sorriso e a voce bassa
imprecava contro il folletto.
- E’ inutile che parli piano, ti sento lo stesso e
se non la smetti dico a Rose di lasciarti in bianco per una settimana – gli
disse Alice mentre Emmett la guardò preoccupato.
- Ti ho già detto che sei la sorella migliore del
mondo? – disse lui al folletto con aria innocente.
Io e Alice scoppiammo a ridere e poco dopo anche
lui si unì a noi.
Dopodichè noi uscimmo mentre lui rimase in salotto
a giocare alla play-station contento per la promessa che
gli avevo fatto, una promessa che, però, non avrei mai mantenuto.
FINE FLASHBACK
Lo vidi allontanarsi verso
la mensa con il sorriso sulle labbra, forse aveva notato che gli avevo sorriso,
anche se dentro di me sperai che non fosse così.
Non avevo voglia di andare
a mensa, non avevo voglia di vedere Edward.
La paura che potesse
leggere nei miei occhi il fatto che fossi contenta per il gesto che aveva fatto
mi metteva paura così mi diressi verso il mio armadietto, presi tutte le rose
che Edward mi aveva regalato e poi mi diressi in cortile, pronta per tornare a
casa.
Non appena mi avvicinai
alla macchina sentì una presenza dietro di me e sperai con tutta me stessa che
il profumo che sentivo non era quello giusto.
- Dov’è che vai? – mi
chiese una voce dietro di me.
Non mi ci volle un genio
per capire a chi appartenesse e mi resi conto che il mio olfatto funzionava
ancora bene.
Quel profumo che sentivo
era di Edward, così come quella voce era la sua.
- A casa – gli risposi
senza neanche girarmi.
- Piaciuta la sorpresa? –
mi chiese posizionandosi di fronte a me e costringendomi così a guardarlo.
- Perché l’hai fatto? –
gli domandai evitando accuratamente di rispondere alla sua domanda.
- Perché era l’unico mezzo
disponibile per farti sapere cosa penso, cosa provo
visto che parlare con te è impossibile – mi disse guardandomi negli occhi.
- Non ti sei chiesto che
se non volevo parlare con te probabilmente era perché non volevo sapere cosa tu
avessi da dirmi? – gli domandai.
- Certo che me lo sono
chiesto, ma ciò non cambia le cose. Io avevo bisogno di farti sapere queste
cose e ho trovato il modo di farlo – mi disse.
- Non hai pensato che
potesse infastidirmi il tuo gesto? – gli chiesi.
- Si,
ma se davvero fosse stato così non saresti qui con queste rose in mano, ma
soprattutto se fosse stato così una volta capito che il mittente dei biglietti
ero io avresti evitato di leggere gli altri, invece, non lo hai fatto – mi
spiegò.
- E cosa te lo fa credere?
– gli chiesi.
- Il fatto che so leggere
nel pensiero e ho letto i pensieri di tutti quelli che stamattina erano in
classe con te. Hai letto quei biglietti e hai sorriso per alcuni, non puoi
negarlo – mi rispose.
- Ti sbagli – mi limitai a
rispondergli mentendo spudoratamente.
- Sarai pure cambiata, ma le bugie continui a non saperle dire. Ti viene così
difficile dire che hai apprezzato il gesto? Ti viene così difficile dire che
non ti sono del tutto indifferente? – mi domandò avvicinandosi pericolosamente
a me, talmente pericolosamente che avevo paura di quelle che potevano essere le
sue intenzioni.
- Grazie – mi limitai a
rispondergli spiazzandolo.
Non si aspettava una
risposta del genere, non in quel momento ne in
seguito.
Ne approfittai per
allontanarmi da lui e avvicinarmi alla mia macchina aprendola con il telecomando.
- Di cosa? – mi domandò
fermandomi per il polso.
- Di questo gesto e di ciò
che hai scritto – gli risposi voltandomi a guardarlo.
- Cosa significa questo?
Mi stai dicendo che ho delle speranze? – mi domandò con sguardo implorante.
- Ti prego, fatti bastare
quello che ti ho detto – gli dissi guardandolo intensamente negli occhi.
Sembrò recepire il
messaggio perché mi lasciò andare il polso e mi fece il sorriso sghembo che
tanto amavo.
Gli fui grata che non
avesse fatto altre domande.
Aprì lo sportello e dopo
aver posato le rose sul sedile posteriore entrai abbassando il finestrino.
Misi in moto e uscì dal
parcheggio mentre Edward era ancora lì fermo che mi guardava con ancora
stampato in faccia il suo sorriso sghembo.
Uscì dal cortile della
scuola e mi diressi verso casa.
Non riuscivo a capire
nemmeno io perché mi fossi comportata in quel modo, non riuscivo a capire
perché gli avessi detto in quel modo.
Con un semplice “grazie”
seguito da qualche altra parola avevo buttato all’aria tutta l’indifferenza nei
suoi confronti che avevo faticosamente costruito in tutti quegli anni.
Era stato un bene questo?
Non ne ero convinta, ma
una cosa era certa.
Oggi aveva vinto la parte
irrazionale di me.
Potevo permettere che
fosse sempre lei a vincere?
Non riuscivo più a capirci
molto di quella situazione.
Mentre guidavo verso casa
ripensai allo sguardo implorante di Edward e al suo sorriso sghembo e sentì
come uno squarcio al cuore.
Ebbi una paura
fottuttissima di ciò, perché quello squarcio al cuore poteva essere dovuto solo
ad una cosa.
La vecchia Bella, la Bella
innamorata di Edward, quella stessa Bella che con forza e coraggio ero riuscita
a imprigionare nel fondo del mio cuore stava lottando con tutte le sue forze
per risalire e per farlo doveva squarciare il mio cuore, doveva riaprirlo e
permettergli di battere ancora.
Non sapevo quanto ci
avrebbe messo, non sapevo neppure se glielo avrei permesso, ma forse la sua
fuoriuscita non dipendeva da me, forse quella Bella unita all’amore che provava
era molto più forte di quella ragazza che ero
diventata.
La cosa che mi spiazzava
di più era che Edward era riuscito a dare la forza a quella Bella di ritornare
in superficie solo con poche semplici parole scritte su alcuni pezzettini di
carta.
A questo punto quanto
davvero potevo essere forte io?
Mi resi conto che ero una
Fata Immortale, la Fata Immortale più potente in assoluto, ma i miei poteri
adesso non mi servivano a niente.
Adesso non potevo prendere
in considerazione i miei poteri, adesso c’ero solo io, una Fata Immortale
piegata in due dal sentimento più naturale e più forte del mondo: l’amore.
…Adry91…
Risposte alle vostre recensioni:
- caramellina20: Beh diciamo che Bella è sicuramente più matura e in tutti questi
anni gli sono successe tante cose che l’hanno fatta cambiare, ma in fondo non
si cambia mai del tutto.
- vanderbit: Capisco che non concepisci il
comportamento di Blair che, se pur inconsapevolmente fa soffrire Bella, ma
vedrai che tutto sarà chiarito più in là. Con il tempo capirai il motivo di
questi suoi comportamenti. I Cullen sono convinti che Bella non voglia avere
più nulla a che fare con loro, questa potrebbe essere una possibile spiegazione
al suo comportamento. Non posso dirti se Renesmee nascerà o
meno. Diciamo che per adesso bisogna pensare al fatto se questi due
torneranno insieme oppure no.
- DiamondDior: Beh diciamo che lo scorso capitolo
come hai detto tu non ha portato sviluppi, ma era per far capire meglio il
punto di vista di Bella e soprattutto per far capire il legame che la lega
ancora ai licantropi.
- Sbrilluccica: Non preoccuparti per lo scorso
capitolo, comunque sono felice che sei tornata. Non
posso dirti nulla sulle gemelle, nessuna conferma e nessuna smentita. Ti
rivelerei troppo.
- BaBa88: Beh in effetti la scena di Blair con
Edward è piuttosto intima e Bella l’ha capito. Magari è gelosa e non lo mostra,
oppure non lo è. Non posso dirtelo. Farei capire
troppo, altrimenti.
- pami2812: Mi fa piacere sapere che la storia ti piace, sono molto
contenta.
- elvira910: Sono contenta che la storia ti sia piaciuta e ti abbia
coinvolto, e sono ancora più felice che i miei nuovi personaggi siano di tuo
gradimento. Si, Blair è molto simile a Alice, proprio
tanto tanto. Quanto al fatto che le ragazze dei
Quileute sono immortali c’è una spiegazione dietro, ma non posso dartela ora.
Si capirà tutto, comunque.
- Sognatrice85: Beh, in effetti Bella ha sofferto
davvero tanto senza Edward. Non posso dirti se la sua sia una maschera o meno,
ma come Edward ha detto a lei “il loro amore è troppo forte per essere
svanito”.
bellina97:
Mi fa piacere proprio tanto sapere che Jenny ti piace. Per adesso è un
personaggio molto silenzioso e molto restio con i Cullen e ad essere sincera
ero convinta che non sarebbe piaciuta a nessuna,
almeno non inizialmente, ma mi fa piacere scoprire il contrario. Quanto a Blair
non posso dire nulla per giustificare il suo comportamento, ma c’è una
spiegazione. A tutto c’è una spiegazione, basta solo essere pazienti.
- ClaudiaSv16: Si, come hai detto tu dietro il
comportamento di Blair c’è una spiegazione, si capirà tutto in seguito. Quanto
alla tua domanda riguardo alle ragazze Quileute non posso risponderti come hai
già pensato tu. Dovrebbero essere passate a miglior vita, ma il
dovrebbero dice già tutto. Loro ci sono e saranno importanti per la
storia. Dietro la loro “non morte” c’è una spiegazione che per adesso non posso
dare, fa parte del mistero.
- Saretta_Trilly_: Beh diciamo che i Pov Edward sono un
po’ tristi nel senso che lui soffre parecchio, soprattutto a causa della
freddezza di Bella. Sappi che dietro il comportamento di Blair c’è una
spiegazione, così come c’è dietro il comportamento di Jenny.
- Tatydanza: Non posso dirti se le gemelle sono
le figlie di Bella, così come non posso dirti se la mia storia ha seguito
fedelmente quella del libro. Le tue ipotesi devo dire che sono molto
interessanti, mi sono piaciute parecchio. Potrebbero essere delle belle idee da
usare, complimenti.
- eliza1755: Beh diciamo che entrambe le gemelle hanno un carattere tutto da
scoprire, e c’è ne sarà da scoprire. Non posso dirti perché Blair vuole a tutti
i costi che Edward e Bella tornino insieme, ma tutto si scoprirà, sta
tranquilla.
- Amalia89: Si, lo so che Emily e tutte le ragazze
Quileute erano ragazze umane e che a quest’ora sarebbero dovute passare a
miglior vita, ma c’è una spiegazione anche a questo. Non è stata una
dimenticanza metterle, ma c’è una spiegazione. Lo scoprirai presto.
- Isotta: Due piccioncini? Beh in effetti la
scena poteva lasciare fraintendimenti, ma ti assicuro che Edward ama solo ed
esclusivamente Bella e non vuole nessuna al suo fianco che non sia lei, quindi,
sta tranquilla.
- Austen95: Sono felice che ti piace, spero di non
deluderti.
- reny82: Mi fa piacere che la mia storia ti sia piaciuta, spero che
continuerai a seguirla e a trovarla interessante.
- amanecer: Beh ho notato che, forse, hai un po’
poca pazienza, ma davvero non ti posso dire nulla sulle gemelle. Ti rovinerei
il resto della storia. Tutto si deve scoprire passo passo.
- Ed4e: Chissà, potrebbe essere che hai ragione. Tutto può essere. Beh
in effetti Bella non è stata indifferente alla scena che ha visto tra Blair e
Edward, ma lei ne sa più di noi, lei sa cosa gli passa davvero per la testa e
cosa dice il suo cuore.
Un grazie di tutto
cuore a tutti voi che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia
tra i preferiti e nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi
hanno inserita tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di
vostro gradimento e recensite. Un bacio.
!?...Quando l’amore ti cambia la vita…!?
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L’odio è amore
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Bisogna sbagliare per conoscere la verità
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Uniti dal destino
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