Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Julia Weasley    17/04/2010    15 recensioni
Argomento di questa storia è la vita di Regulus Black, dal momento della sua nascita a quello della morte. La crescita in una famiglia Purosangue piena di pregiudizi, il difficile rapporto con il fratello Sirius, i sette anni trascorsi a Hogwarts, la decisione di unirsi ai Mangiamorte fino al suo completo riscatto, tutto raccontato in 50 capitoli.
[ Altri personaggi: Famiglia Black, Kreacher, Barty Crouch jr, Rachel Queen (originale), Severus Piton, i Malandrini, Emmeline Vance, Voldemort, Mangiamorte ]
Storia vincitrice del primo turno dell'Harry Potter Final Contest
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Regulus Black
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'R.A.B.' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
efp
Fandom: Harry Potter

Personaggio: Regulus Black

Prompt: 15: Bambola

Rating: verde


Note: immagine di piratekitty

Disclaimer: Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.

Tabella: http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/


Incontri inaspettati

Photobucket

Upper Flagely era un tranquillo villaggio circondato da colline verdeggianti. Sembrava un normale borgo Babbano ma in realtà vi abitava una comunità magica molto numerosa. Nessuno di quei maghi aveva mai causato problemi agli ignari Babbani e, anzi, ultimamente alcuni di loro si erano preoccupati di sorvegliarli, nel caso in cui i Mangiamorte fossero arrivati fin là.
In una strada un po' malmessa si ergeva una catapecchia, che faceva un leggero contrasto con le abitazioni vicine.
In piedi dall'altra parte della strada, Regulus era appostato, in attesa di cogliere di sorpresa Mundungus Fletcher mentre tornava a casa.
Tuttavia era dalla mattina che quel ladruncolo da due zellini non si faceva vivo e ora il sole stava calando dietro le cime dei colli.
Regulus andava su e giù davanti alla casupola, sbuffando con impazienza. Il Signore Oscuro gli aveva ordinato di portargli Fletcher vivo, nella speranza di potergli estorcere informazioni sull'Ordine della Fenice; a quanto pareva, sarebbe stato più facile corrompere Fletcher che qualsiasi altro membro dell'Ordine.
Stanco per la lunga attesa, Regulus andò a sedersi su una panchina del parco, in una posizione tale da poter controllare tutta la via senza essere visto a sua volta. Aveva una fame tremenda e inoltre doveva lottare per mantenersi sveglio.
Era stato felice di ottenere un incarico che non prevedesse altri omicidi, ma quello era veramente noioso e stancante. Non vedeva l'ora che arrivasse Severus a dargli il cambio ma mancavano ancora due ore.
Stava cercando di resistere ad uno sbadiglio più potente del solito, quando udì alle proprie spalle dei piccoli passi di corsa, poi uno strilletto acuto e un tonfo sordo.
Si voltò all'indietro, allertato, la bacchetta pronta.
Una bambina di circa sei anni era appena inciampata in una radice ed era caduta lunga distesa sul selciato della stradina principale del parco. Tuttavia si era rialzata come se nulla fosse stato. Nel cadere si era sporcata tutti i vestiti di terra ma non vi fece molta attenzione.
Dopo essersi guardata intorno per alcuni istanti, intercettò lo sguardo di Regulus. Lui la ignorò, tornando a fissare la casa di Fletcher.
Con sua grande sorpresa, la bambina lo raggiunse e – dopo un secondo scivolone che non le fece sbattere la tempia contro lo spigolo della panchina per puro miracolo – si sedette proprio accanto a lui.
Regulus avrebbe continuato a ignorarla se non si fosse accorto che la bambina lo stava fissando con insistenza. All'inizio fece finta di niente, continuando a guardare davanti a sé.
Tuttavia, più tempo passava, più quella non accennava a distogliere lo sguardo e più lui si innervosiva.
Le lanciò un'occhiata truce, nella speranza che si impaurisse, ma lei non mostrò alcun segno di timore.
Sbuffando, stava già cominciando a valutare la possibilità di liberare il mondo da un Babbana molesta in più, quando all'improvviso la bambina esordì:
“Ciao!”
Regulus voltò la testa molto lentamente, come se rivolgerle lo sguardo un po' per volta fosse meno traumatico; una Babbana gli aveva rivolto la parola! Il solo pensiero era rivoltante.
Per la prima volta fece caso al suo aspetto: aveva gli occhi azzurri e i capelli castani erano raccolti in due codini laterali.
“Come ti chiami?” chiesa quella, esibendo un sorriso sdentato: le mancavano due incisivi da latte.
Regulus non rispose, convinto che qualsiasi moccioso normale si sarebbe intimorito.
Evidentemente quella non era una bambina normale. Visto che lui non le dava retta, fece spallucce e si iniziò ad impiastricciare le mani per togliere la terra dai pantaloni.
Regulus si spostò verso l'orlo della panchina, portando a distanza di sicurezza i propri costosi abiti. Purtroppo per lui, quel movimento indusse la bambina a guardarlo di nuovo. Stava diventando proprio irritante: adesso lo fissava con gli occhi ridotti a fessure, come per vederlo meglio.
Prima che Regulus potesse mandarla al diavolo, lei parlò un'altra volta:
“Ma noi ci conosciamo?”
Lui invocò la pazienza.
“Non ti ho mai vista in vita mia. Ora sei pregata di levarti dai piedi. Sto lavorando” sbottò.
“Che strano lavoro stare seduto tutto il giorno a guardare la gente che passa. Non ti annoi dopo un pochino?” esclamò quella, perplessa, mentre Regulus si passava una mano sugli occhi. Un attimo dopo lei assunse un'espressione estasiata, come se avesse avuto un'idea straordinaria. “Ti posso fare compagnia?”
Non è possibile...
“Senti, mocciosa” la minacciò lui, digrignando i denti. “O te ne vai da sola o ti spedisco dall'altra parte del villaggio in volo”.
La bambina s'incupì.
“Ma io mi sento sola...”
“Non li hai dei genitori?”
“Sì che ce li ho. Però non posso tornare da loro: mi ucciderebbero perché sono scappata di casa”.
Eccone un'altra. Cos'è, una nuova moda?
“Affari tuoi. Ci pensavi prima”.
“Non l'ho fatto apposta... Cioè, mi hanno rimproverata perché dicono che mi sono comportata male. Ma non è colpa mia se a Vicky Bennet sono spuntate quelle bolle blu sulla faccia. Hanno incolpato me solo perché ci stiamo antipatiche”.
Regulus non sapeva nemmeno perché le stava rispondendo.
“Senti, non me ne importa un accidente. Ora vattene, altrimenti...”
Non proseguì, perché aveva notato qualcosa di strano davanti alla casa di Fletcher. Era come se l'aria si fosse mossa, increspata...
Aveva tutta l'aria di essere un Incantesimo di Disillusione malriuscito: i contorni della persona nel giardino pieno di erbacce si distinguevano lo stesso, nonostante l'uomo fosse invisibile.
Quando la porta d'ingresso della catapecchia si aprì e si richiuse di scatto, Regulus si alzò in piedi, la mano già sotto la giacca.
“Te ne vai?” chiese la bambina, delusa.
“Fuori dai piedi” rispose lui, irritato. Quella rimase immobile per la sorpresa.
Senza rivolgerle più neanche uno sguardo, Regulus si incamminò in direzione della baracca, il cuore che batteva forte per l'eccitazione.
Alohomora” sussurrò, e la porta si aprì.
Cercando di non fare alcun rumore, entrò nell'ingresso, la bacchetta levata.
Non appena fu dentro, il suo naso fu assalito da un fastidioso tanfo di chiuso. Quello che doveva essere una sottospecie di salotto mostrava qualche sbilenca sedia di legno e una poltrona rattoppata. Tuttavia, in un angolo c'erano parecchi oggetti d'oro e d'argento, chiaramente rubati.
Dalla stanza accanto provenivano dei rumori. Regulus attraversò il soggiorno ammuffito e si affacciò alla camera da letto.
Mundungus Fletcher, liberatosi dell'Incantesimo di Disillusione, stava infilando dentro l'armadio un sacco il cui contenuto tintinnava.
Era un uomo piccolo e sporco, con sudici capelli rossi e una pipa incrostata in bocca.
Regulus gli puntò la bacchetta alle spalle, pronto a Schiantarlo...
In quel momento, una voce acuta e squillante risuonò dietro di lui:
“Che fai?”
Fletcher si voltò di scatto, spaventato. Non appena vide Regulus, si buttò a terra con un urlo rauco, schivando lo Schiantesimo che il ragazzo gli aveva lanciato.
Regulus provò ad attaccarlo di nuovo, ma Fletcher stava già roteando su se stesso e, prima che potesse colpirlo, si era Smaterializzato.
Rimase immobile per parecchi secondi, senza riuscire a credere a quanto fosse appena accaduto. Se l'era fatto scappare. Stava per catturarlo e invece gli era sfuggito da sotto il naso. E tutto per colpa di...
“Tu!” sbottò, voltandosi verso la bambina dai codini che lo aveva seguito, furibondo. La afferrò per la collottola, sollevandola e appiccicandola al muro, e le puntò la bacchetta alla gola. “Io ti...!”
Rimase di stucco.
Strano, era convinto che avesse i capelli castani, non neri... Probabilmente non la aveva guardata bene prima, o forse all'interno della casa la luce era diversa...
Lei sembrava spaventata. Regulus esitò. La rabbia che gli era esplosa dentro stava per indurlo a farle del male: in fondo era una Babbana, che cosa gli importava? Ma era una bambina: non avrebbe mai avuto il coraggio di punirla.
Frustrato, si ritrovò a pensare che cosa avrebbe riferito all'Oscuro Signore. Chiedo perdono, mio Signore, ma il ladro Fletcher mi è sfuggito per colpa di una mocciosa Babbana di sei anni...
Forse Lord Voldemort non lo avrebbe neanche punito, non ne sarebbe valsa la pena: lo avrebbe direttamente mandato a fare l'assistente di Gazza a vita.
Mentre elaborava quelle riflessioni, non si era mosso di una virgola. La bambina guardò con curiosità la bacchetta e, alla fine, esclamò:
“Anche tu sei un mago?”
Accantonando per un attimo la propria disperazione, Regulus ricambiò il suo sguardo, inquieto.
“C-cosa?”
“Hai la bacchetta” rispose lei. “Anche i miei genitori sono maghi”.
“Oh...” fece lui con stupore, posandola di nuovo per terra. “Allora non sei Babbana”.
“No, anche io sono una strega” rispose lei, e all'improvviso i suoi capelli cambiarono colore, assumendo una tonalità rosa shocking. Lei sorrise, soddisfatta. “E sono anche un Metamorfomagus!”
Regulus ringraziò la propria esitazione nel punirla. Se fosse stata la figlia di qualche mago importante avrebbe combinato un doppio guaio.
“Sei Purosangue?” le chiese, scrutandola con aria indagatrice.
“Che?” fece lei, con l'aria di non aver mai sentito quella parola.
“Non sei Purosangue” concluse lui, disgustato. “Ringrazia il cielo che ho deciso di risparmiarti, mocciosa”.
Senza guardarla più, la superò, tornando nel salotto. Era preoccupato per quello che sarebbe successo dopo quel fallimento. Quando l'Oscuro Signore lo avrebbe saputo...
Per la stizza, diede un calcio rabbioso ad una delle sedie, che cadde a terra con un tonfo: ci era andato così vicino!
“Mi lasci qui?” chiese la Metamorfomagus con voce lamentosa.
Regulus si voltò.
La bambina era sulla soglia del salotto, con due dita in bocca e uno sguardo supplichevole.
“Cosa dovrei fare, accompagnarti a casa?” fece lui, sardonico. Forse quella non aveva ancora imparato a riconoscere l'ironia.
“Davvero lo faresti?” esclamò, correndogli incontro. “Grazie!”
“Non l'ho mai detto! Non ho nessuna intenzione di fare da babysitter ad un soldo di cacio. E poi non sei nemmeno Purosangue” aggiunse, come se quello chiudesse la faccenda.
Un attimo dopo, i capelli della bambina diventarono di un rosso stupefacente e lei scoppiò a piangere.
Regulus rimase con i piedi piantati sul pavimento, sconvolto.
Ridicolo, che situazione assurda, pensò. Sono un Mangiamorte, un Mangiamorte! Non posso bussare alla porta e dire che ho deciso di compiere una buona azione e riportare a casa una mocciosa insopportabile.
“Senti, se sei arrivata fin qui da casa tua, saprai anche tornarci” provò a dirle, ma lei continuò a versare tutte le sue lacrime.
Regulus sbuffò. Era davvero la cosa più assurda che gli fosse mai capitata.
“Smettila di piangere” le disse, cercando di non apparire troppo arrabbiato.
Lei obbedì e si stropicciò gli occhi, facendo solo qualche singhiozzo.
“Come ti chiami?” le chiese lui.
“Il mio nome è orrendo: Ninfadora” rispose quella con una smorfia disgustata. “Mio papà mi chiama Dora, e io lo preferisco”.
A Regulus quello strano nome gli pareva vagamente familiare: doveva averlo già sentito da qualche parte. Tuttavia non gli interessava.
“Non mi importa niente del tuo nome. Intendevo il cognome”.
“Tonks, perché?”
Se in quel preciso istante fosse crollato il tetto o fosse eruttato un improbabile vulcano nelle vicinanze o fosse sopraggiunto il più grosso tornado mai esistito, Regulus non se ne sarebbe neanche accorto.
Tonks. Aveva detto Tonks.
Era assolutamente certo di aver sentito bene, nonostante il ronzio alle orecchie si fosse presto trasformato in un rombo. Sentiva il calore del sangue che gli affluiva al cervello, riempiendolo di furia.
Non poteva crederci. Aveva a disposizione la figlia Mezzosangue di Andromeda e Ted Tonks, indifesa e ignara del pericolo che stava correndo.
Gli tornò di colpo in mente quello che, mesi prima, Voldemort aveva detto a lui e a Bellatrix: “Voglio che facciate fuori chiunque insidi la purezza della vostra famiglia. Non mi importa come lo farete né quando succederà, ma quel lurido Sanguesporco di Tonks deve morire. Potete lasciare in vita Andromeda, se volete. Quanto ai figli che avranno messo al mondo... sta a voi decidere se risparmiarli o no”.
Con suo grande rammarico, Bellatrix non li aveva ancora trovati. Se Regulus fosse riuscito in quell'impresa, forse l'Oscuro Signore lo avrebbe perdonato per non aver saputo catturare Mundungus Fletcher.
Sentiva crescere dentro di sé la convinzione che quella volta sarebbe stato capace di uccidere. Non avrebbe avuto il coraggio di toccare la bambina, ma Ted Tonks non avrebbe avuto scampo.
Emozionato, la bacchetta stretta nel pugno, Regulus tornò a rivolgersi a Ninfadora.
“E va bene, ti accompagnerò a casa” disse, cercando di mantenere il controllo e di mostrarsi più gentile del solito.
Lei gli rivolse un'occhiata entusiasta.
“Davvero?! Oh, grazie! Però ci parli tu con i miei genitori, vero?” aggiunse, spaventata. “Non voglio che si arrabbino con me...”
“Certo, ci penso io” la tranquillizzò lui. “Anche se non ti posso assicurare che non ti rimproverino: saranno preoccupati. Di questi tempi è pericoloso vagare da soli alla tua età”.
“Anche la mia mamma lo dice sempre” confermò la piccola Tonks. “Dice che mi devo guardare dagli estranei... a proposito, di te mi posso fidare, vero?”
“Certo” rispose Regulus, immaginandosi un ragno che braccava e imprigionava il moscerino nella propria tela.
Lei sorrise, sollevata.
“Lo sapevo! Mi sei stato subito simpatico!” esclamò, e Regulus sentì una strana sensazione di disagio, ma la represse subito.
“Basta che tu mi faccia vedere dove abiti” disse.
È fatta, pensò, mentre si incamminavano fuori dalla catapecchia di Fletcher. Anche se casa Tonks avesse avuto tutti gli incantesimi di protezione del mondo, questi si sarebbero infranti non appena la bambina ve lo avrebbe condotto.
La strada era immersa nel crepuscolo e i lampioni erano già accesi. Ninfadora trottava allegramente al suo fianco, inciampando almeno ogni cinque passi, mentre Regulus si guardava intorno con prudenza.
La bambina si dimostrò subito estremamente logorroica.
“Lo sai che somigli tantissimo a mio cugino? In realtà non è mio cugino di primo grado, ma di secondo. Mi viene a trovare, a volte. Io prima non lo conoscevo; l'ho incontrato per la prima volta quando ero piccola! Dovevi vedere la faccia della mia mamma quando l'ha ritrovato: pensa che non lo vedeva da secoli. Mio cugino mi veniva a trovare più spesso, prima, adesso però ha da fare, anche se non ho capito cosa...”
“Qualcuno ti ha mai insegnato a respirare?” le chiese Regulus, che sentiva già arrivare un potente mal di testa.
“Certo, se no non sarei viva, giusto? Ti dicevo, io adoro mio cugino, però ultimamente sento la sua mancanza, così lui mi ha fatto un regalino per il mio compleanno. Guarda, te lo faccio vedere...”
Regulus frenò l'impazienza quando Ninfadora si fermò ed estrasse qualcosa dallo zainetto che portava sulla schiena.
Era una bambola, la più orrenda che avesse mai visto, per la precisione. Non che Regulus avesse una grande esperienza nel settore, ma quella bambola era veramente inguardabile. I capelli sembravano fili di paglia attaccati con un incantesimo di Adesione Permanente malriuscito e gli occhi erano troppo grandi.
“Brutta, eh?” convenne Ninfadora, scuotendo la testa e sospirando. “Sirius è proprio negato nel regalare giocattoli femminili. Io gli avevo detto che era meglio una scopa, ma mia mamma glielo ha impedito. Però le sono affezionata, ormai. Si chiama Elizabeth. Ti piace questo nome?”
“Bah... è banale” rispose lui, alzando gli occhi al cielo.
“Appunto! L'ho scelto proprio per questo. Beata lei che può avere un nome banale! Non volevo che soffrisse come me”.
“D'accordo, adesso però mettila via e andiamo” tagliò corto lui.
Lei obbedì. Non aveva fatto neanche un passo che inciampò di nuovo e non andò a sbattere la faccia sull'asfalto solo perché Regulus la afferrò istintivamente per un braccio.
“Ma insomma, sai reggerti in piedi?” le chiese, irritato più per il proprio gesto che per la sua mancanza di equilibrio.
Ninfadora lo guardò con un'aria imbarazzata e divertita al tempo stesso.
“Veramente no. Inciampo dovunque, anche nell'aria. Faccio cadere continuamente tutto quello che mi circonda. Una volta ho distrutto un piatto di porcellana di mia madre... “rabbrividì. “Faceva paura. Lei sembra buona e gentile ma quando si arrabbia è tremenda”.
“Immagino” bofonchiò lui, ricordandosi improvvisamente di una volta in cui Andromeda aveva litigato con Bellatrix: uno spettacolo spaventoso.
A quel proposito, cominciò a chiedersi che cosa avrebbe fatto una volta arrivato a casa Tonks. Il suo obiettivo era solo il Sanguesporco, ma non aveva ancora pensato a cosa avrebbe fatto se si fosse trovato davanti Andromeda. Sarebbe riuscito a mantenersi impassibile?
Stava già cominciando ad esitare quando le sue riflessioni furono interrotte nuovamente da Ninfadora, anche gli chiese:
“Che cosa ci facevi a casa di Fletcher?”
Regulus ricambiò il suo sguardo, preoccupato.
“Lo conosci?”
“I miei genitori me ne hanno parlato. Sei andato a salutarlo prima che partisse? Ho sentito dire che oggi voleva trasferirsi a Tinwarth... Tinwirth... o qualcosa del genere”.
“Tinworth?” disse lui, sentendosi improvvisamente più leggero. “Bene...”
Ora sapeva dove poteva essere andato quel Fletcher. Forse si sarebbe risparmiato la Maledizione Cruciatus, pensò con sollievo. Che la fortuna avesse iniziato a girare a suo favore?
Avevano appena svoltato un angolo, sbucando nella piazza principale del villaggio, quando Ninfadora proruppe in un'esclamazione di giubilo.
“Il parco giochi!”
Poi alzò lo sguardo verso Regulus con una strana espressione implorante. A lui quel labbro inferiore sporgente non piacque affatto.
“Cosa c'è?”
“Posso andarci?” chiese lei, con la voce più lagnosa che potesse utilizzare.
“No” rispose lui, secco.
“E dai!”
“Ho detto no”.
“Ti prego!”
“Scordatelo”.
“Allora non ti dico dove abito!”
Regulus dovette adoperare tutto il proprio autocontrollo per non lanciare una Imperius alla mocciosa. Mancava solo che si mettesse a fare i capricci. D'altra parte non vedeva soluzioni.
Dentro di sé si ripromise che quando avrebbe avuto dei figli suoi sarebbe stato molto più autoritario perché così non funzionava proprio.
“E va bene, però dieci minuti al mass-” esordì, senza riuscire a completare la frase perché Ninfadora fece un gesto inatteso: dopo aver esclamato un “Grazie!” eccitato, lo abbracciò con entusiasmo.
Regulus rimase immobile, come pietrificato: chi aveva dato a quella Mezzosangue il permesso anche solo di toccarlo?
La sensazione di disagio che aveva sentito poco prima tornò, ma questa volta era più forte e lui non riuscì a scacciarla.
“Be', muoviti” disse, imbarazzato e desideroso di allontanarla da sé il prima possibile.
Ninfadora corse verso un'altalena, inciampando un'altra volta, mentre Regulus restava all'entrata del 'campo-giochi', o come diamine si chiamava.
Che impertinente! pensò, irritato. Ma come si è permessa?
Non riusciva a capacitarsene: stava facendo da babysitter alla figlia Mezzosangue della sua cugina rinnegata e non solo si era fatto mettere in scacco da quella mocciosa di sei anni, ma le aveva addirittura concesso di abbracciarlo.
Quando Ninfadora lo salutò allegramente dalla cima di uno scivolo, Regulus si rifiutò di rispondere per non darle ulteriore confidenza ma fu preso dal panico quando lei – non si sa come – iniziò a scivolare a testa in giù.
Lui evitò che si facesse male evocando un enorme cuscino che le attutì la caduta.
“Adesso basta” tagliò corto, raggiungendola e facendo Evanescere il cuscino. “Hai già tentato il suicidio troppe volte”.
Lei ridacchiò: sembrava molto divertita. Tuttavia lo seguì fuori dal parco giochi senza protestare.
“Allora” disse, mentre lui si mordeva la lingua per sfogare l'irritazione, “non mi hai ancora detto come ti chiami”.
“Regulus” rispose lui senza pensare, certo che Andromeda non si fosse mai data la pena di parlare di lui con sua figlia e, a quanto pareva dall'espressione di Ninfadora, era proprio così.
“Forte! Allora non sono l'unica ad avere un nome assurdo!”
“Il mio nome non è assurdo” replicò lui, piccato. “È adatto ad un mago Purosangue, ma tu queste cose non puoi capir-”.
Si interruppe, guardando in basso: Ninfadora stava sfoggiando i suoi poteri di Metamorfomagus, facendo assumere al proprio naso le più svariate forme.
“Hai finito?” le chiese lui.
“Tanto non mi vede nessuno” rispose lei, lanciandogli un sorriso smagliante.
Regulus provò una sensazione fastidiosa che ultimamente si faceva sentire fin troppe volte e che aumentò non appena lei disse: “Siamo quasi arrivati. Casa mia si trova in fondo a quella strada”.
Ninfadora lo guardò, perplessa.
“Perché ti sei fermato?”
Lui esitava. Ora che aveva quasi raggiunto l'obiettivo, non era più sicuro di volerlo fare. Era disgustato di se stesso: voleva davvero approfittare della fiducia di quella bambina per poi renderla orfana?
“Io ti lascio qui” disse infine. “Tu torna a casa”.
“Ma avevi detto che mi avresti difesa dai miei genitori!” si lamentò quella.
Regulus non fece in tempo a replicare perché in quel momento la bambina gli si aggrappò alla mano con quasi tutto il peso del corpo.
“Oh-oh...” gemette, preoccupata, guardando qualcuno in fondo alla strada. Regulus imprecò mentalmente.
Un uomo molto giovane – non doveva avere neanche trent'anni – si stava avvicinando di corsa, col fiatone. Aveva un'aria molto disordinata; i capelli biondi e gli occhi chiari gli conferivano un aspetto fanciullesco, anche se al momento il suo sguardo era preoccupato e arrabbiato.
“Dora!” esclamò quando vide la figlia.
Regulus avrebbe voluto Smaterializzarsi all'istante, ma non riuscì a resistere alla voce dentro di sé, che invocava vendetta. In un solo secondo il suo volto assunse un colore livido mentre qualcosa di molto simile ad un uragano si scatenava dentro di lui.
Ninfadora si diresse riluttante verso il padre e inciampò, finendo dritta tra le sue braccia già protese: probabilmente lui se l'era aspettato.
“Dove ti eri cacciata? Ti sembrano scherzi da fare?” disse, alterato.
“Scusa, papà, non lo faccio più... mi perdoni?”
L'uomo ricambiò per alcuni secondi lo sguardo della figlia, nel chiaro sforzo di apparire furibondo, ma si arrese nel giro di poco tempo.
“Oh, d'accordo... ma non credere che con la mamma sarà così facile”.
“Papà, papà, guarda!” esclamò lei, trascinandolo e indicando Regulus. “Lui mi ha riaccompagnata. Ed è pure un mago come noi, lo sai?”
Regulus si sforzò di mantenere il controllo mentre Tonks, sorpreso, alzava lo sguardo – quel lurido sguardo da Sanguesporco – su di lui. Temeva di essere infettato solo così.
Senza avere la più pallida idea di cosa Regulus stesse pensando, l'uomo gli si rivolse con gratitudine.
“Io... non so cosa dire, ragazzo. Grazie per avermi riportato mia figlia. Ho avuto paura che le fosse successo qualcosa, sai, di questi tempi... Dora, non dovresti dire qualcosa anche tu?” aggiunse poi, rivolto alla figlia.
Lei si avvicinò a Regulus, stringendo la sua bambola sotto il braccio, e lo ringraziò sorridendo.
Lui si sentì a disagio, non sapendo se cedere alla rabbia che gli ribolliva dentro o andarsene in fretta.
“Vai ad avvertire tua madre che sei sana e salva” continuò Ted Tonks. Ninfadora annuì, poi si rivolse a Regulus.
“Mi verrai a trovare nei prossimi giorni? Voglio farti vedere la mia collezione di bambole parlanti!”
“Ehm, ci proverò” rispose lui, maledicendo se stesso per non essersene andato prima.
“Che bello! Allora ti aspetto!” esclamò lei; poi corse verso una delle villette lì vicino.
Ted Tonks tornò a rivolgersi a lui, cordiale.
“Sei nuovo nella zona? Non ti ho mai visto prima d'ora. Comunque...” gli tese la mano e si presentò: “Ted Tonks”.
Fu più forte di lui. Regulus fece un passo indietro, disgustato, chiudendo la mano destra a pugno con tanta forza da infilarsi le unghie nella carne, mentre un odio profondo lo assaliva.
“Ehm... ho detto qualcosa di male?” chiese ingenuamente Tonks, turbato a causa dell'immobilità di Regulus che, a giudicare dalla ferocia dello sguardo, sembrava aver visto il diavolo in persona.
Nel frattempo Ninfadora aveva varcato la porta d'ingresso ed era rientrata in casa.
Fu in quel momento che gli occhi di Tonks si soffermarono sui capelli neri del ragazzo che aveva davanti e, subito dopo, sulle inconfondibili iridi grigie.
Regulus lo vide sbiancare di colpo.
Se aveva capito chi era, ormai non poteva più tirarsi indietro. In ogni caso, la consapevolezza di averlo terrorizzato per lui fu motivo di grande soddisfazione.
“Non è possibile...” sibilò l'uomo, mentre Regulus avvicinava la mano alla bacchetta.
Accadde tutto in pochi secondi. Ted infilò la mano in tasca ma Regulus fu più veloce: la bacchetta di Tonks fu scagliata lontano e il suo proprietario cadde in ginocchio.
Reprimendo il proprio tremito, Regulus gli puntò la propria dritta al cuore. Una tensione palpabile si diffuse nell'atmosfera circostante, mentre la piazza tornava silenziosa. Il ragazzo poteva sentire i battiti accelerati e il respiro affannato di Tonks, esattamente come i propri.
Regulus lo guardò dall'alto verso il basso: era a quell'altezza che quelli come lui dovevano stare, pensò, stringendo la bacchetta così forte che le nocche gli divennero bianche.
L'uomo aveva perso quel minimo di colorito che gli era rimasto, ma trovò comunque la forza per parlare.
“Se sei venuto per vendicarti, fallo” disse, disperato, “ma non toccare la mia famiglia, ti prego...”
Regulus si sarebbe dovuto ritenere felice di sentirlo implorare in quel modo, ma in realtà era in preda a decine di sentimenti contrastanti, nessuno dei quelli riusciva ad emergere.
Cercò di concentrarsi sull'odio che provava nei suoi confronti. Tuttavia non si decideva a tornare alla sua precedente risoluzione di finirlo perché una forza misteriosa lo tratteneva.
“Abbassa lo sguardo, Sanguesporco” ordinò, infastidito dal fatto che Tonks lo stesse fissando.
“Eh no, Black!” rispose quello in uno slancio d'orgoglio. “Se vuoi uccidermi, abbi il coraggio di farlo guardandomi negli occhi”.
Nonostante il proprio sforzo di mostrarsi indifferente, per Regulus quella sfida fu come ricevere un Bolide sulla testa.
“Tu non sei degno di pronunciare il mio nome” disse a denti stretti. Avrebbe voluto fargli pagare quell'affronto, ma ormai aveva già cancellato dalla propria testa l'intenzione di finirlo.
Lo odiava a morte, certo, ma assassinarlo era tutto un altro discorso.
Non poteva più mentire a se stesso: non era capace di uccidere, nemmeno la persona che odiava più al mondo. Forse lo aveva sempre saputo, anche se non lo aveva mai ammesso.
In quel momento, dalla casa dei Tonks si levò la voce di Andromeda, che iniziò a chiamare il marito con un tono preoccupato.
Regulus si sentì invadere dal terrore: non voleva farsi vedere in quella situazione né voleva essere costretto a combattere con lei.
Lanciò un'occhiataccia a Tonks e con un incantesimo lo scagliò il più lontano possibile, tanto per sfogare la propria rabbia.
Fece appena in tempo a Smaterializzarsi e ricomparire dietro l'angolo di un edificio lì vicino. Affacciandosi con prudenza, osservò Andromeda raggiungere di corsa Ted, che si stava rialzando.
La vide molto cambiata: non era più la ragazza che aveva conosciuto. Sembrava molto più adulta e decisa, anche se al momento stava tremando per la paura. Per il resto, i lunghi capelli castani e il viso così simile a quello di sua sorella, erano sempre gli stessi.
“Ted, cos'è successo?” ansimò, abbracciando il marito. “Dora mi ha detto che...”
“Dobbiamo trasferirci” la interruppe lui, che a mala pena si reggeva in piedi per lo shock. “Subito. La tua famiglia ci ha trovati”.
Seguì una pausa di silenzio, durante la quale Regulus interruppe addirittura di respirare. Infine Andromeda riuscì a dire qualcosa.
“Allora è vero? Quello che si è Smaterializzato...”
“Credo che fosse tuo cugino, sì”.
Ancora silenzio. Regulus non aveva più il coraggio di guardare. Se ne rimaneva con le spalle al muro, accontentandosi di sentire, mentre il cuore gli batteva all'impazzata.
“Che cosa ti ha fatto?” chiese Andromeda, sconvolta.
“Be'...” Era evidente che Ted non volesse dirle proprio tutto per non provocarle altro dolore. “Alla fine non mi ha fatto nulla, anche se... insomma, Sirius ha detto che è un Mangiamorte, perciò...”
Andromeda gemette.
“Lui non ti avrebbe mai ucciso” disse. Doveva essere un'affermazione ma suonò più come una domanda.
Regulus si rese conto di avere gli occhi gonfi. Come poteva aver pensato anche solo per pochi minuti di uccidere quell'uomo? Non avrebbe riportato indietro Andromeda mentre sarebbe servito solo a rovinarle la vita.
“No, sono sicuro che non lo avrebbe fatto” le stava rispondendo quello. “Non ha alzato un dito su nostra figlia. Ma devi renderti conto che non è più il bambino che ti ricordi dall'ultima volta che vi siete visti. Potrebbe riferire a Bellatrix dove abitiamo. Dobbiamo andarcene in fretta”.
Regulus sentì Andromeda tirare su col naso e provò un folle desiderio di uscire dal suo nascondiglio e chiederle scusa per averla fatta spaventare in quel modo. Invece rimase immobile, incapace di spostarsi.
Non sentiva già più le loro voci e ne dedusse che fossero rientrati in casa.
Per la prima volta si rese davvero conto di quanto quella vita non facesse per lui. Il solo pensiero gli fece ribollire il sangue nelle vene come un acido.
Da un lato Tonks aveva detto bene: era cambiato da quando era un bambino. Da quando era diventato così? Si sentiva diverso, più malvagio, ma questo nuovo Regulus non gli piaceva per niente.
Dall'altro lato invece non era neanche simile agli altri seguaci di Lord Voldemort. Loro non si creavano tutti i suoi problemi.
Per un attimo invidiò quella piccola Metamorfomagus che aveva appena conosciuto. Lei era così spensierata e serena. E pensare che lui era stato sul punto di privarla di quella serenità.
Si sentiva esattamente come un corda tesa al massimo e che rischiava di spezzarsi da un momento all'altro. Non aveva più idea di cosa fosse giusto fare.
Sapeva che un vero Mangiamorte avrebbe ucciso Tonks senza esitazioni o rimorsi.
Ma forse, pensò con frustrazione, mentre guardava l'altalena del parco giochi mossa dal vento, lui non sarebbe mai stato un vero Mangiamorte.

01. Addio. 02. Ricordi. 03. Speranza. 04. Bellezza. 05. Fotografia.
06. Gatto. 07. Cane. 08. Musica. 09. Fuochi d'artificio. 10. Cioccolato.
11. Carta. 12. Paura. 13. Sole. 14. Sangue. 15. Bambola.
16. Ali. 17. Cuscino. 18. Candela. 19. Dolce. 20. Amaro.
21. Pelle. 22. Ghiaccio. 23. Sogno. 24. Incubo. 25. Risveglio.
26. Incontro. 27. Vertigine. 28. Lacrime. 29. Attesa. 30. Noia.
31. Felicità. 32. Dolore. 33. Solitudine. 34. Silenzio. 35. Campanello.
36. Nascosto. 37. Gelosia. 38. Nodo. 39. Caldo. 40. Freddo.
41. Tempo. 42. Bacio. 43. Sorriso. 44. Desiderio. 45. Illusione.
46. Specchio. 47. Latte. 48. Caffè. 49. Potere. 50. Strada.

*Angolo autrice*

Voi mi ucciderete, lo so! ^_^". Questo capitolo doveva essere divertente e invece non ho potuto fare a meno di concluderlo con un finale triste... Ma del resto le scene che frullavano nella mia testa da quest'estate erano solo quelle riguardanti Dora, le altre le ho volute adattare al clima cupo a cui vi sto purtroppo abituando.
D'altra parte ci tenevo che Regulus conoscesse la sua cuginetta di secondo grado (secondo me già la adora, ma ovviamente deve restare un segreto). Non mi illudo di avervi fatto una gran sorpresa perché purtroppo Dora ha un modo tutto suo di annunciarsi: la suspence con lei non si può mantenere! XD In teoria avevo pensato di fargli incontrare anche Andromeda, ma il finale del capitolo si è praticamente scritto da solo e ho deciso di lasciarlo spontaneo come era venuto, senza forzare troppo.Questo capitolo è dedicato a lyrapotter e alla sua fantastica storia Babysitter per caso che ormai mi ha inculcato l'idea che la nostra Metamorfomagus preferita da piccola dovesse essere per forza così pestifera, e penso che nessuno potrà farmi cambiare idea!
Prossimo aggiornamento: 24 aprile (capitolo molto pesante... io ho odiato scriverlo)
Alohomora: in effetti la scena in cui Barty evoca il Marchio Nero l'ho scritta proprio pensando a quella del Calice di Fuoco, mi sembrava "carino" fare una citazione dal futuro! Meno male che il capitolo non ti è sembrato troppo morboso, perché avevo ancora qualche dubbio sulla scena in cui Malocchio perde metà naso! Sapevo che avresti indovinato subito chi fosse stato a salvare Regulus! A proposito, nel prossimo capitolo potrai goderti il ritorno in grande stile di Sirius, contenta?
Mirwen
: uff, mi sa che Benjy Fenwick sia stato quello che ha subito la morte più atroce nell'Ordine della Fenice, anche se non sappiamo cosa sia accaduto veramente a quelli spariti nel nulla... Regulus sta finalmente capendo che non è aria, esatto.

Hale Lover
: in effetti mi piace descrivere tutti i dubbi e le indecisioni di Regulus, e spero di dare del mio meglio quando Kreacher gli racconterà della caverna e lui ci rifletterà su. Comunque, l'idea di permettere le Maledizioni senza Perdono ai Mangiamorte non l'ho inventata io! ^_^ Non mi ricordo la pagina, ma nel capitolo 27 del Calice di Fuoco Sirius spiega a chiare lettere che Crouch aveva investito gli Auror di poteri speciali, come quello di uccidere i Mangiamorte, appunto, e che Moody si rifiutava di ucciderli. Quindi ho preso ispirazione da là!
Circe: grazie, come al solito mi sono preoccupata inutilmente per le scene di violenza! Regulus di sensi di colpa ne avrà fin troppi nei prossimi capitoli, e già in questo ha cominciato a sentire i rimorsi di coscienza... Hai ragione, non mi ricordavo che Voldemort parla tranquillamente del suo periodo all'orfanotrofio! In effetti non è che sia stato molto attento anche agli Horcrux, figuriamoci le altre cose secondarie! Grazie ancora per le bellissime recensioni!
vulneraria
: Barty ormai ce lo siamo giocato, Regulus invece sta cominciando lentamente a cambiare, anche se per ora non se ne rende conto nemmeno lui. Sirius avrà l'occasione di dira la sua su Regulus prossimamente, anzi molto presto, anche se non sarà gentile e comprensivo come sono stati i Tonks!

_Mary
: anche questo capitolo ora che l'ho pubblicato è più soft della prima stesura, non mi sembrava il caso di creare così tanta differenza tra la prima parte e la seconda. Sono contenta che la scena d'azione del capitolo scorso non mi sia venuta troppo confusionaria: sempre nella prima stesura avevo messo molti più Mangiamorte, poi ho deciso di farne restare a casa un bel po'! Eh, ormai non riesco a vedere Kreacher se non dal punto di vista di Regulus, ma penso che con lui fosse davvero così gentile!
Vodia: grazie per il consiglio: Kreacher è una delle possibilità, comunque sto già iniziando ad avere le idee molto più chiare su come salvare Regulus. In effetti nel Calice di Fuoco non si capisce bene se l'autorizzazione di uccidere i Mangiamorte sia come dici tu o no... io ho pensato che un annuncio generale sarebbe servito a spaventare di più i Mangiamorte! Sì, Rachel è lo stesso personaggio comparso in "Slytherin love", ormai mi ero affezionata e non volevo abbandonarla! Sui coniugi Potter... be', sì, ci sarà qualche sorpresina! Anche se non è che mi facciano proprio impazzire... ^_^" Riguardo Nagini, errore mio, avevo letto in una fanfiction che la aveva conosciuta fin da piccolo, ma in effetti l'ha trovata solo nell'estate del 1994... comunque, ho cancellato l'accenno a Nagini dal capitolo precedente, grazie per avermelo fatto notare!
Bella_Cissy_BlackSisters: in effetti adesso che ho scritto tanto su Barty non riesco a farmelo stare antipatico come prima, insomma, dispiace anche a me che si illuda di essere il preferito di Voldemort (come un po' tutti, del resto!). Rachel risalterà fuori nel prossimo capitolo, mentre Emmeline spero di riuscire ad inserirla in uno degli ultimissimi. Comunque nel seguito comparirà molto di più che in questa storia!
deaselene: nel capitolo scorso Malocchio ha perso un pezzo di naso, l'occhio mi sa che lo aveva già perso in precedenza! Sì, comunque non deve essere un'esperienza piacevole! Voldemort è bravo a raggirare la gente, peccato che poi non si sa mantenere gli alleati, a parte qualche fanatico in particolare! Insomma, per giocarsi la fedeltà dei Malfoy doveva solo far rischiare la vita al figlio, per Regulus è bastato tentare l'omicidio di Kreacher! Si sente un po' troppo sicuro di sé e forse è proprio questo che alla fine lo ha fregato.
fuckinmind
: ti ringrazio molto per il voto, sono stra-felice che Rachel ti piaccia! Ormai la considero quasi una figlia e vederla apprezzata anche da altre persone mi dà un'immensa soddisfazione!

DubheBlack
: almeno secondo me, Voldemort per ora si è sforzato di ingraziarsi soprattutto Barty perché teme che in qualche modo possa ripensarci e tornare dalla parte del padre, invece della fedeltà di Regulus si sente più sicuro, perché conosce le idee dei Black e dà per scontato che tutti loro condividano i suoi metodi. E poi diciamo che Barty, proprio perché è figlio di Crouch senior, gli fa molto più comodo come infiltrato nella stessa casa di uno dei nemici più acerrimi! Comunque proverà ad ingraziarsi anche Regulus, anche se non sortirà lo stesso effetto...

  
Leggi le 15 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Julia Weasley