Dolcezza infinita. Era questo ciò che Remus scorgeva in quei
due sfavillanti smeraldi. Due gemme incastonate in un viso da
fata. La sua piccola fata dai capelli rosso rubino
e gli occhi verde smeraldo. Solo sua. Ma lei non lo
sapeva.
Lei non sapeva quanto un suo dolce sorriso avrebbe potuto
fargli dimenticare le occhiaie della notte precedente.
Lei non sapeva come Remus agognasse
di sentire i suoi morbidi passi sul vialetto quando riceveva una visita di
James.
Lei non sapeva perchè lui rifuggisse
il suo sguardo per trovare improvvisamente attraente lo sporco e consumato
pavimento.
Lei non sapeva niente di tutto ciò. A lui, invece, tutto
questo pesava come un macigno sul cuore.
Quel cuore che batteva all’impazzata
quando cadeva assordante il silenzio dopo un suo intervento. Lui
arrossiva sotto la sua dura pelle, pregando perchè lei non sentisse
quel continuo e cupo battere che sembrava non rallentare mai.
Lui avrebbe fatto di tutto per lei.
Aveva rinunciato a comprare la pozione per mesi per poterle
acquistare il regalo che lei desiderava. Ora portava i segni di
altro dolore e nuove svariate cicatrici lo deturpavano, ma in cambio
aveva visto i due smeraldi inumiditi da lacrime argentee e aveva avuto il suo
caldo sorriso solo per lui.
Solamente per lui.
Aveva deciso di continuare a non bere la pozione e
infliggersi mille altre ferite e morsi se questo significava avere anche un
solo altro suo sorriso.
Alla fine l’aveva dovuto ammettere anche a se stesso. Era
amore.
L’amore più puro che avesse mai provato.
Ma il suo cuore rinnegava violentemente questa
purezza. Anzi si sentiva sporco fin nella più remota e intima
particella del suo infimo essere.
Lei non era sua. Non lo sarebbe mai stata.
Lei era l’unica donna che James avesse mai
amato. E per questo Remus si sentiva sporco. Amava la donna del suo migliore amico e invidiava maledettamente e
sconsiderevolmente James. Ma non riuscendo a reprimere questi
deplorevoli sentimenti che attanagliavano il suo animo
come una morsa, li aveva dovuti mettere in un cantuccio del suo cuore pensando
che prima o poi lo avrebbero lasciato, che li avrebbe dimenticati. E così stava facendo anche quel giorno: il giorno del
matrimonio di Lily e James.
Remus si era allontanato dai suoi amici che riempivano la
chiesa e si era rifugiato in un confessionale vuoto e lì si era sentito
improvvisamente molto piccolo e vulnerabile. Una calda lacrima era sgorgata dai
suoi occhi color ambra quando in lontananza un “sì, lo voglio” sussurrato con
voce tremante dal suo angelo stava rimbombando nella sua testa.
Era uscito dalla chiesa per primo, poco prima che il
sacerdote pronunciasse la fatidica e irrevocabile sentenza, seguita dal
consueto, casto ma dolce bacio che ormai da tanto, troppo tempo gli feriva gli
occhi.
Era sul sagrato della piccola chiesetta. La piazzetta era
deserta davanti a lui. Come il suo futuro. Non avrebbe aspettato gli altri.
Gli occhi spenti.
Le lacrime percorrevano copiose le sue guance.
Aveva incominciato a correre come se volesse fuggire dagli
istanti appena vissuti e dai ricordi che lo insediavano come ombre maligne.
Aveva raggiunto la casa che Lily e James avevano
scelto di abitare una volta diventati marito e moglie.
Marito e moglie...
Come gli suonava strano. Ma in fin dei conti l’aveva sempre saputo che sarebbe finita così. La speranza non
aveva mai neanche osato posare gli occhi su di lui. Era
sempre vissuto assaporando la completa disperazione.
La casa era ancora in costruzione ma il sublime gusto e
stile di Lily trsparivano ovunque.
L’avrebbero terminata in pochi mesi. Forse Remus non ci
sarebbe stato quando l’avrebbero inaugurata: James avrebbe sollevato Lily con
grazia e con lo sguardo pieno d’amore e perso nei due verdi smeraldi di lei,
avrebbe varcato la soglia della loro nuova dimora.
Forse si sarebbe perso quella romantica scena.
Era salito al piano superiore, dove i due sposini avevano
pensato di fare una stanza per i futuri figli: Harry se fosse stato un
maschietto, Mary se fosse stata una femminuccia.
Ormai aveva raggiunto il balcone.
Mille pensieri e ricordi di una vita vorticavano senza sosta
nella sua mente. Aveva scosso la testa come per scacciarli via, ma non
riusciva.
Non riusciva.
Continuava a vedere il suo dolce sorriso, ma non era rivolto
a lui, era per James. I due smeraldi brillavano carichi d’amore mentre
fissavano l’oggetto del loro desiderio. Lui, Remus, si riscopriva sempre in un angolino, mentre assisteva come spettatore inosservato e
impotente a queste scene, che rappresentavano una pugnalata al cuore ogni
volta.
Ma non sarebbe più stato così.
Il suo cuore non avrebbe retto altre pugnalate.
Il suo cuore non avrebbe più potuto sopportare il peso del
macigno che lo schiacciava e soffocava.
Il suo cuore martoriato non era più un cuore.
Era stanco di sorridere fuori e piangere dentro.
E lì fu tutto un attimo.
Si era agevolmente issato sul tetto.
Una goccia di pioggia si era unita alle sue incessanti
lacrime.
Un sospiro.
Le unghie nella carne.
Si era lanciato.