«Capisci?! Quello… Quello parlava come se mi stesse facendo un favore!» Hatshepsut, cercando inutilmente di scacciare i demoni di Sekhmet dal suo cuore, camminava avanti e indietro nello spazio piccolo e sporco di quell’umile capanna, lievemente illuminato dai sottili fili dorati di Ra che entravano attraverso il buco che serviva da finestra. «Ha osato chiedermi, anzi, ordinarmi di cacciare Senmut!»
«Credo fosse nel giusto» Teti, per niente irritata
dal fatto di essere stata svegliata ancora prima del parto di Nut1
dalla visita della sua vecchia amica, che, durante quegli anni, raramente
l’aveva cercata se non per lamentarsi dei suoi problemi, si risistemò il
leggero perizoma, unica cosa che indossava. «Dopotutto, l’adulterio è una grave
colpa nella società egizia»
«Tu non l’hai mai condannato» Hatshepsut le scoccò
un’occhiata omicida.
«Io no, ma la legge di Maat si» replicò calma Teti
porgendogli una ciotola sbeccata piena di latte bianco. «O meglio, Maat sulla
terra, poiché dubito che la Verità sia tanto ipocrita»
«Quindi sei dalla mia parte» La regina bevve
avidamente, senza preoccuparsi che il cibo non le fosse stato servito in una
coppa d’oro. «Non ne dubitavo!»
«Cosa pensi di fare adesso?» La pittrice si infilò
un bocca un pezzettino di pane rappreso, succhiando per renderlo più morbido.
Hatshepsut si pulì la bocca sporca di latte con il
dorso della mano. «Veramente… Pensavo di chiedere consiglio a te…» Teti si
limitò ad osservarla aspettando che si spiegasse meglio. «Non posso rinunciare
a Senmut, ma nemmeno al mio lavoro come regina… E non vorrei che Senmut
pensasse che io… Che io…»
Teti prese in braccio il piccolo Miu-Miu, figlio
dell’anziano Miu, fuggito in Occidente2 l’anno precedente. «Se lo
pensasse, sarebbe un bastardo» Aveva espresso un’opinione, seppur al
condizionale. «Però sarebbe meglio che lo cacciassi via, spiegandogli prima la
situazione»
«Così non risolvo molto» Hatshepsut fece
un’espressione da bambina capricciosa, che le riusciva bene nonostante avesse
già passato lo stadio di giovane donna.
«Non devi irritare troppo sua maestà» spiegò
sospirando Teti. «Lo so che è noto come un sovrano buono, ma… Se si arrabbiasse
non credo avrebbe particolari difficoltà ad avvelenare il tuo cibo e a
nascondere il suo misfatto sotto la sabbia del deserto»
Al solo pensiero di poter venire uccisa da
quell’ominide che non aveva nemmeno il valore per essere un Faraone, Hatshepsut
avvampò dalla rabbia. «Oh, no! Lo farò prima io!» Voltò di scatto la testa,
ondulando dolcemente la chioma nera, per osservare i contenitori dei colori che
Teti usava per il suo lavoro. «Sono velenosi?»
«No» Teti riflettè un attimo prima di dare la
risposta. «Ma procurarsi veleno è più semplice di quello che si pensi»
«Mi stai suggerendo di uccidere Tuthmosis II, oppure
no?» domandò Hatshepsut, fissandola come se desiderasse leggere i suoi più
intimi pensieri. «Spiegati!»
«Io vorrei solo che tu non facessi cose di cui
pentirti» Scandì bene le parole perché avessero un maggiore impatto. «Solo
questo»
«Come sempre…» Hatshepsut sospirò. Infine,
riafferrando nuovamente la ciotola del latte, si preparò a chiedere ciò che per
anni si era domandata. «Amavi Senmut?» Teti non rispose, limitandosi ad
accarezzare il suo gatto magro, che cercava di sfuggire al suo abbraccio
muovendo le zampine. «Rispondimi! Non puoi sottrarti ad un ordine della tua
sovrana!»
«Si…» Ed era una risposta così flebile da sembrare
solo un lieve sospiro di Shu3 durante la notte fresca. Avrebbe
potuto mentirle, certamente, ma Hat non era più la sua amica con la quale avere
una conversazione da pari a pari. Quella semplice parola devastante sarebbe
uscita naturalmente, anche se Teti avesse cercato di trattenerla con tutte le
sue forze. E lei, invece, era solita lasciarsi trascinare dagli avvenimenti
invece che opporsi al destino. Si domandava spesso a cosa le sarebbe servito,
in fondo. Tutto ciò che era umano non poteva opporsi al fato avverso.
«E lui? Si è mai dichiarato?» Hatshepsut cercava di
controllare il suo respiro affannoso, mentre le mani le tremavano, rischiando
di far rovesciare il latte dalla ciotola in terracotta.
«Mi ha… Baciata, una volta» Teti nascondeva gli
occhi sotto la frangetta ricciola.
«Niente di più vicino a una dichiarazione» commentò
asciutta la regina. «Perché, allora, voi due… Cos’hai fatto tu?!»
«Niente…»
«Niente?» Hatshepsut la afferrò duramente per il
mento e la fissò seria negli occhi. «Perché? Perché niente? Perché me lo hai
lasciato?»
«Io lo amo…» mormorò debolmente Teti. Perché lei era
così crudele da torturala in quel modo? Non era contenta di ciò che aveva?
Avrebbe potuto lasciarla stare, sola, nel suo piccolo cantuccio… Non le dava
fastidio, non l’aveva mai fatto… «Ma amo anche te allo stesso modo…»
Hatshepsut si allontanò da lei. «Bugiarda!» Le gettò
addossò il resto del latte, quindi infranse la ciotola scaraventandola
violentemente a terra. «Maledetta vigliacca!!» Respirava con la bocca aperta
per la rabbia. «Non ti sopporto! Non sopporto quel tuo sguardo sempre passivo!
Me lo hai lasciato?! Come ti sei permessa?! Non sono uno scarto, io!»
«Non è così…» Ma nulla avrebbe potuto fermare la
furia della Grande Sposa Reale.
«Non dire nulla! È meglio così!» Aprì la porta,
inondando di calda luce mattutina la misera capanna. «Ti odio, Teti. Spero
vivamente di essere divorata da Ammit, in modo da non doverti rincontrare in
Occidente!»
Teti rimase in piedi, immobile, con lo sguardo fisso
sulla porta, senza che i raggi di Ra le dessero fastidio. Avrebbe pianto in
ogni modo. Era finita. Sapeva che prima o poi sarebbe accaduto, perciò perché
si sentiva così triste? Aveva già prolungato troppo a lungo la loro amicizia,
che avrebbe dovuto terminare anni prima, con la venuta di Senmut. Forse,
sarebbe stato meglio così. Non badò al tempo che passava, si limitò ad
aspettare ferma davanti alla porta, come se sperasse di rivederla, mentre il
latte le colava giù per i capelli ricci e per le guance, mescolandosi all’acqua
salata delle lacrime.
Si riscosse solo quando sentì una voce fin troppo
familiare entrale nelle orecchie. «Hat è stata qui, vero?» Senmut entrò
lentamente nella capanna, lasciandole il tempo di voltarsi e asciugarsi
velocemente gli occhi con il palmo della mano. Il latte che vi entrò con questa
mossa le fece bruciare le pupille. «Avete litigato?» chiese lui notando i cocci
della ciotola ancora sparsi scompostamente a terra.
«No» mentì lei guardandolo.
«E il latte…?» Senmut la osservò sorpreso. Aveva
un’espressione troppo allegra per la Teti abituale, di solito così seria.
Doveva esserci qualcosa che non andava.
«Un consiglio della vecchia saggia, per impedire la
formazione delle rughe» commentò lei massaggiandosi le guance, ancora
perfettamente lisce nonostante le ventisette inondazioni che aveva trascorso.
«Figuriamoci…» scosse la testa lui. «E’ stata colpa
mia?»
«Affatto» Teti alzò le spalle. «Non è colpa di
nessuno, se non del destino. Hatshepsut si sarebbe separata da me se io avessi
accettato di diventare tua moglie. Adesso, mi ha lasciata comunque, perché io
non ho accettato. Come vedi, non vi era nessuna scelta alternativa»
«E’ colpa mia…» Rincarò Senmut. «Hat dev’essersi
sentita una seconda scelta…»
«Ma non è così» Teti lo guardò duramente. «Tu, alla
fine, avresti scelto comunque lei. Se fossi stata tua moglie, mi avresti
tradita»
«Non puoi dirlo» negò lui, quasi offeso.
«Posso, invece» ribattè Teti tranquilla. «Per fare
un esempio semplice, io sono come la raccolta. Senza imprevisti, tutti sanno
già ciò che otterranno. Hat, invece, è come l’inondazione. Ogni anno, nessuno
può prevedere come sarà. È imprevedibile» Teti si morse un labbro. «Tu non hai
mai amato la tranquillità, per questo da giovane eri sempre in viaggio. Per
questo, so che avresti scelto lei comunque»
«Probabilmente hai ragione» convenne infine Senmut.
«Ma certe volte mi domando se ne sia valsa la pena. Sembra che Hat non ami me,
ma il rischio che porta il nostro amore»
«E’ l’impressione che lei vuole dare. Suppongo che
la ecciti» Finalmente Teti si pulì il viso con il suo vestito macchiato. «Ma ti
ama, puoi giurarci. Ti ama fino ad uccidere»
«Lo temo…» Senmut deglutì. «Ma non lo farà, vero…?»
«Questo, possono dircelo solo gli dei»
«Tu lo faresti?»
«Io no» disse decisa Teti. «Ma Hat si»
1.
L’aurora.
Quando il sole spuntava, si diceva che veniva partorito dal cielo, mentre
quando tramontava di diceva che veniva ingoiato.
2.
L’occidente
è un altro modo di chiamare l’aldilà
Reviews:
Tiger Eyes: Ciao ^^ Passato buone vacanze? Le mie
sono andate benissimo ^^ Veniamo alla storia… ^///^ Grazie ancora dei
complimenti, spero di non montarmi troppo la testa ^^’’ Comunque, mi fa piacere
che tu abbia deciso di leggera la mia storia, invece di leggere i romanzi di
autori affermati… Ma su quello ti do ragione: io ho letto quelli di Wilbur
Smith e, nonostante siano molto avvincenti, non rispettano per nulla la storia
e danno agli egizi un’impronta che trovo più romana. Invece, storicamente
esatti sono quelli di Jacq (egittologo, non per nulla), ma impiegano un po’
troppa magia, che però li rende veramente affascinanti, nonostante io non la
usi quasi mai! Comunque ammetto che mi piacerebbe pubblicare un libro storico…
spero che non mi giudicherai troppo presuntuosa per questo! Veniamo ai
personaggi… Ora ti spiego perché li ho caratterizzati in questo modo. Tempo fa
ho letto un libro, “le tebane”, proprio su Hatshepsut, che non mi è piaciuto
affatto (l’ho trovato scritto male e male caratterizzato, per nulla
interessante); in questo libro Tuthmosis II veniva considerato un ragazzino del
tutto disinteressato alla vita di stato. Quando ho iniziato a scrivere questa storia,
ho collegato l’immagine che derivava da quel libro con quella di Tuthmosis III
che, da quanto ne so, dopo essere salito al trono aveva distrutto qualunque
immagine della matrigna, e ne ho dedotto che fosse il figlio quello forte e non
il padre. Comunque grazie per il consiglio del libro, spero di trovarlo perché
lo voglio leggere assolutamente, visto anche che, in futuro, vorrei ampliare
questa storia infilandoci dentro sia la confraternita di Per-Maat che i vari
intrighi di palazzo… Grazie ancora! Comunque, vorrei proprio sapere la storia
di Deir El Bahari, potrebbe essermi utile. E, se non sono troppo accattona
(perdonami!) potrei chiederti aiuto per una prossima storia che avrei in mente
di fare? Il titolo dovrebbe essere “la prima piramide”, il che ti dà l’idea di
chi sarà il protagonista ^_- Ho un’idea particolare in testa, perciò vorrei
sapere l’opinione di un’egittologa seria come te… anche perché adoro parlare
dell’Egitto con te! Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto ^^ Bye
Ayu-chan: grazie per la tua recensione, mi fa sempre
piacere ^^ Forza, prima o poi riuscirai a scriverlo in modo corretto ^_^ Bye