Don’t try to fix me,
I’m not broken.
Hello, I’m the lie living for you
So you can hid…
“don’t cry”
Evanescence, Hello.
Non provate ad aggiustarmi,
non sono rotta.
Ciao, sono la bugia che vive per te
Così che tu possa nasconderti…
“non piangere”
Traduzione
3 Gennaio 1775
“Caro diario,
oggi è successa una cosa del tutto
inaspettata. Io e George stavamo passeggiando per le vie di Charles Town,
quando il mio fidanzato mi ha chiesto se volevo andare a mangiare da lui quella
sera.
A cena ci sarebbero stati anche i suoi
genitori, io non avrei mai potuto presentare i miei, perché purtroppo i miei
genitori sono del parere che l’America
si possa governare da sola, al contrario io, George e i suoi genitori siamo del
parere contrario.
Ma per quanto chiusi di idee possono essere
i nostri genitori, non ci hanno mai impedito, a me e a George, di sposarci, ad
una condizione e qui cito le testuali parole di mio padre:
“Christine, io e tua madre ti abbiamo messa
al mondo e ti abbiamo insegnato a camminare, ora spetta a te alzarti e andare,
ma per favore non coinvolgerci con quella famiglia. Saremo presenti al tuo
matrimonio, ma siccome non appoggiamo le tue idee e quelle di George e la sua
famiglia… non staremo alla larga da te perché sei nostra figlia… ma da loro
si!”
Devo confessare che quelle parole mi
ferirono, ma io come al solito mi limitai a fingere.
E’ davvero brutto sentirsi voltare le
spalle dalla tua famiglia quando stai per fare il passo più grande della tua
vita. Ma non posso biasimarli, d’altronde io non sono l’ideale di figlia che
vorrebbero. Loro hanno sempre desiderato un maschio, che poi hanno avuto in
seguito un anno dopo che ero nata io, così io
sono sempre stata messa da parte rispetto a mio fratello.
E quando cominciai a frequentare George e i
suoi amici, il loro affetto per me, pur rimanendo “immenso” (come dicono loro),
cambiò.
Non so bene dire come, ma cambiò.
Adesso ogni volta che li vedo, non mi
guardano più come prima, i loro sono sguardi pieni di delusione, di
disapprovazione nei miei confronti.
Mio padre approfitta sempre dei momenti a
suo favore per farmi la predica riguardo alle mie scelte e intanto enfatizza
l’immagine di mio fratello perché “ha avuto il gran coraggio di arruolarsi nel
primo (ed ultimo, secondo me ) esercito americano”.
A volte mi piacerebbe dirgli quello che
penso di loro in faccia, di quanto mi dia fastidio il loro tono quando parlano
con me, di quanto sono stati e sono ancora adesso soffocanti, ma non credo che
servirebbe.
Comunque… ero pronta per le otto, avevo
indossato uno dei vestiti più eleganti che avessi, era di un blu intenso, una
fascia azzurra divideva il bustino dalla gonna e le pieghe davano un tocco
armonioso all’intero vestito.
La carrozza arrivò subito, ero ansiosa di
andare a quella cena perché George mi aveva detto che ci sarebbero stati degli
ospiti speciali.
Dopo circa dieci minuti dalla partenza la
carrozza si fermò con un gesto brusco, dopo essere scesa mi diressi verso la
porta di casa e bussai delicatamente.
La cameriera Bindy mi aprì la porta con un
inchino, io la salutai e entrai.
“Christine sei tu?”
Sentii la sedia di George strusciare per
terra e dopo pochissimo la sua testa spuntò dalla porta della sala da pranzo,
mi sorrise e mi salutò. Alcuni dei bellissimi capelli castani gli caddero
sugl’occhi, lui se li rimise dietro le orecchie e mi porse la mano per
accompagnarmi a mangiare.
“Sei bellissima stasera!” mi sussurrò
all’orecchio.
“Grazie!” risposi, diventando leggermente
rossa.
Entrammo nella sala, la tavola era
imbandita in maniera paradisiaca. L’argenteria era scintillante, i bicchieri
brillavano come fossero fatti di cristallo e i piatti erano di porcellana con
dei motivi blu disegnati sopra.
Al mio ingresso gli uomini si alzarono,
facendo un inchino.
E lì, davanti a me c’era lui…
…l’uomo che con un sorriso mi aveva
distrutto la vita.
Anche lui si era alzato e mi aveva
salutato, ma mi aveva anche sorriso, io gli sorrisi di tutta risposta.
I nostri occhi s’incrociarono e quei pochi
istanti di sintonia si trasformarono in vite intere, sarei rimasta così per
molto più tempo se solo la madre di George non mi avesse cominciato a parlare.
“Tesoro questo vestito è splendido!”
Distolsi lo sguardo e mi voltai verso
Catrina.
“Grazie, i miei genitori me lo hanno
regalato tornando da Parigi.”
“Parigi?”
“Si, mio padre doveva andarci per lavoro.”
Mi sedetti vicino a George, davanti a James
e al colonnello Tavington.
“Cara, tu già conosci il maggiore e il
colonnello?”
“Si, li ho conosciuti alla festa! Però non
pensavo che li avrei rivisti!”
Bindy, che era entrata da poco, posò sul
tavolo un grosso vassoio con del pesce e delle patate al forno all’interno. Man mano ci servì ad ognuno, cominciando da
me, poi toccò al colonnello , a James, Catrina, il pare di George e infine a
lui. Intanto Tavington aveva preso l’iniziativa di rispondere alla mia domanda.
“Siamo stati molto occupati sul campo di
battaglia, miss. Ci siamo meritati un po’ di riposo dopo tante fatiche e così
abbiamo deciso di venire a trovare George, dato che non abbiamo parenti qui in
America.”
“Capisco.”
Il pesce era veramente buono.
“Dimmi William…secondo te tra quanto
vinceremo la guerra noi inglesi?”
“Tra poco Mr. Lionel…questo è sicuro.
Quando riusciremo a prendere questo “spettro”, che si crede più forte
dell’esercito inglese, allora sarà molto più semplice vincere la guerra!”
Non mi piace quel Tavington, ho sentito
parecchie brutte voci girare su di lui. Alcuni si chiedono come sia possibile
che un uomo così riesca a rimanere nell’esercito. Lo stesso generale Cornwallis
sembrava odiarlo.
“Mi dica colonnello… sono vere le voci che
girano sul suo conto?”
“Quali voci, miss?”
“Quelle che dicono che lei è un assassino
che non conosce la parola pietà e che ha ucciso molta gente innocente, tra cui
donne e bambini!”
In quel momento tutti smisero di mangiare e
alzarono lo sguardo su noi due.
“Christine…ma che dici?”
“Fallo rispondere George, voglio solo
sapere se le persone hanno ragione!”
Sul viso di Tavington spuntò un ghigno,
continuò a fissarmi negl’occhi, io ricambiai lo sguardo. Aprì la bocca per
parlare…
“Voi arrivate subito al punto, vero? Beh…
vi basti sapere che a me assegnano degli ordini come quello di vincere una
battaglia e io ubbidisco.” Ci fu una pausa “Anche a costo di uccidere la “gente
innocente” come la chiamate voi! Vi basta come risposta?”
“Più o meno!”
Piombò un silenzio imbarazzante sulla sala
da pranzo. Riabbassai lo sguardo sul mio piatto, ma sentii chiaramente gli
occhi del colonnello che erano ancora fissi su di me. Il signor Lionel
ricominciò a parlare.
“Allora…Christine… hai già scelto l’abito
da sposa per il matrimonio?”
“Sono indecisa tra due abiti che la sarta
mi ha fatto vedere, sono entrambi molto belli… ma non mi convincono molto!”
“Se vuoi posso aiutarti io a decidere,
Christine.”
“Oh, si…mi farebbe molto piacere Catrina!”
“Anche mia moglie ha avuto serie difficoltà
a trovare il vestito per il nostro matrimonio, fu il periodo più noioso della
mia vita! Catrina mi faceva vedere circa dieci vestiti al giorno e chiedeva il
mio parere su quale scegliere… per me erano tutti uguali!”
Scoppiammo tutti a ridere. Catrina diede uno schiaffetto sulla spalla del
marito
“No… Christine non me lo vuole far vedere!
Dice che deve essere una sorpresa!”
“E’ vero. Non mi va di farglielo vedere,
voglio che quel giorno, quando mi vedrà, sarà sorpreso per l’abito!”
“Trovo che sia un’ottima scelta! Figlio
mio… ti sei salvato!”
Ridemmo tutti un’altra volta. James però
era taciturno, decisi chiedergli qualcosa per farlo parlare.
“Per quanto resterete voi e il colonnello a
Charles Town, maggiore?”
Si vede che lo colsi di sorpresa, perché
alzo lo sguardo dal piatto e cominciò a balbettare, poi si schiarì la voce e
rispose.
“Per un paio di settimane, Christine… ehm,
volevo dire miss!”
Sembrò che solo io e Tavington ce ne
fossimo accorti, perché il colonnello alzò un sopracciglio e si girò a
guardarlo e io gli sorrisi.
“Potete anche chiamarmi Christine se
volete!”
Continuammo a guardarci per istanti che
sembravano ore, poi George disse una cosa che non mi sarei mai aspettata.
“Tesoro, mi è venuta un’idea… perché
domani, tu, James e William non andate dalla sarta e ti fai consigliare da loro
il vestito da indossare?”
Il maggiore, che stava bevendo, si strozzo.
Io, che stavo ingoiando un pezzo di pesce mi strozzai e la madre di George lo
guardò con aria offesa.
“Cosa?” Un coro di tre persone invase la
sala.
George sembrava contento, il padre sorpreso
e il colonnello normale.
“Beh…madre, non vi offendete… ma non
conoscete molto i miei gusti, cosa che invece William e James conoscono. Se
loro consigliassero a Christine sarei sicuro che l’abito mi piacerebbe molto!”
“Per me va bene!” Rispose prontamente
Tavington, allettato all’idea.
A James gli ci vollero circa tre minuti per
riprendersi.
“Non credo che Christine vorrebbe avere due
amici del suo fidanzato con lei, mentre sceglie il vestito.”
Ero contenta che il maggiore mi avesse
chiamato per nome.
“Oh, a Christine va benissimo!”
Ma che ne sa George di quello che mi sta
bene a me?!
“Non ei tu che decidi per me, George!”
“Ma certo… solo che credevo volessi farmi
contento.”
“Io ti voglio fare contento… ma a tua madre
non ci pensi?”
In realtà non m’importava niente di
Catrina, volevo andare a scegliere il vestito con James, ma non volevo farmi
mettere i piedi in testa da George.
“Non ti preoccupare cara… a me va bene
così. Mi basta che George sia felice.”
“Allora penso che possa andare bene…ma il
maggiore magari non vuole!”
“No, a me va benissimo, miss!”
In quel momento il colonnello disse a voce
così bassa che solo io e James riuscimmo a sentirlo: “Chissà perché?!”. Il
maggiore scoccò uno sguardo a Tavington e poi diventò leggermente rosso. Io
sorrisi, era così carino!
George sembrava contentissimo…
“Perfetto…quand’è che andrete a scegliere
il vestito?”
”Clara domani è impegnata quindi non ci potremmo vedere, va bene per voi
domani?”
Risposi io e entrambi annuirono.
Si fissò l’orario, domani, alle 16.00 il
maggiore e il colonnello passeranno sotto casa mia a prendermi per andare dalla
sarta.
La serata passò in fretta e ben presto i
piatti furono svuotati. Gli uomini si sarebbero messi a chiacchierare in
salotto con un bicchiere di Brandy in mano, così decisi di tornare a casa.
Salutai tutti e uscii di casa,montai sulla
carrozza e tornai a casa.
Ora sono qui che scrivo di questa serata.
Domani ti farò sapere come è andata, mio caro diario. Ora non mi resta che
andare a dormire. Buona notte.
Tadan…
come vi è sembrato qst cap????
Cmq…
recensite, please… x ora nessuno mi ha commentato…sigh!!!! L
Ah…dimenticavo…sto
lavorando anche ad un’altra fanfic ke parla di HP, si tratta di 1° fanfic a +
mani, io la posto e poi voi la continuate quando e come volete… non è funny????