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Autore: SissiMalfoy    17/08/2005    0 recensioni
Alcuni studiosi dei nostri tempi trovano nei resti di una casa un diario e delle lettere. Si viene a scoprire che questo diario apparteneva ad una ragazza, la figlia di Heric O'Connell (un uomo che si è opposto al dominio degli inglesi sull'america nel '700). Dietro il diario e le lettere si cela una storia d'amore appassionante tra Christine O'Connell e un maggiore dell'esercito inglese.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Indipendenza americana
Capitoli:
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Cap.3

Don’t try to fix me,

I’m not broken.

Hello, I’m the lie living for you

So you can hid…

“don’t cry”

 

Evanescence, Hello.

 

Non provate ad aggiustarmi,

non sono rotta.

Ciao, sono la bugia che vive per te

Così che tu possa nasconderti…

“non piangere”

 

Traduzione

 

 

3 Gennaio 1775

“Caro diario,

oggi è successa una cosa del tutto inaspettata. Io e George stavamo passeggiando per le vie di Charles Town, quando il mio fidanzato mi ha chiesto se volevo andare a mangiare da lui quella sera.

A cena ci sarebbero stati anche i suoi genitori, io non avrei mai potuto presentare i miei, perché purtroppo i miei genitori sono del parere che  l’America si possa governare da sola, al contrario io, George e i suoi genitori siamo del parere contrario.

Ma per quanto chiusi di idee possono essere i nostri genitori, non ci hanno mai impedito, a me e a George, di sposarci, ad una condizione e qui cito le testuali parole di mio padre:

“Christine, io e tua madre ti abbiamo messa al mondo e ti abbiamo insegnato a camminare, ora spetta a te alzarti e andare, ma per favore non coinvolgerci con quella famiglia. Saremo presenti al tuo matrimonio, ma siccome non appoggiamo le tue idee e quelle di George e la sua famiglia… non staremo alla larga da te perché sei nostra figlia… ma da loro si!”

Devo confessare che quelle parole mi ferirono, ma io come al solito mi limitai a fingere.

E’ davvero brutto sentirsi voltare le spalle dalla tua famiglia quando stai per fare il passo più grande della tua vita. Ma non posso biasimarli, d’altronde io non sono l’ideale di figlia che vorrebbero. Loro hanno sempre desiderato un maschio, che poi hanno avuto in seguito un anno dopo che ero nata io, così io  sono sempre stata messa da parte rispetto a mio fratello.

E quando cominciai a frequentare George e i suoi amici, il loro affetto per me, pur rimanendo “immenso” (come dicono loro), cambiò.

Non so bene dire come, ma cambiò.

Adesso ogni volta che li vedo, non mi guardano più come prima, i loro sono sguardi pieni di delusione, di disapprovazione nei miei confronti.

Mio padre approfitta sempre dei momenti a suo favore per farmi la predica riguardo alle mie scelte e intanto enfatizza l’immagine di mio fratello perché “ha avuto il gran coraggio di arruolarsi nel primo (ed ultimo, secondo me ) esercito americano”.

A volte mi piacerebbe dirgli quello che penso di loro in faccia, di quanto mi dia fastidio il loro tono quando parlano con me, di quanto sono stati e sono ancora adesso soffocanti, ma non credo che servirebbe.

Comunque… ero pronta per le otto, avevo indossato uno dei vestiti più eleganti che avessi, era di un blu intenso, una fascia azzurra divideva il bustino dalla gonna e le pieghe davano un tocco armonioso all’intero vestito.

La carrozza arrivò subito, ero ansiosa di andare a quella cena perché George mi aveva detto che ci sarebbero stati degli ospiti speciali.

Dopo circa dieci minuti dalla partenza la carrozza si fermò con un gesto brusco, dopo essere scesa mi diressi verso la porta di casa e bussai delicatamente.

La cameriera Bindy mi aprì la porta con un inchino, io la salutai e entrai.

“Christine sei tu?”

Sentii la sedia di George strusciare per terra e dopo pochissimo la sua testa spuntò dalla porta della sala da pranzo, mi sorrise e mi salutò. Alcuni dei bellissimi capelli castani gli caddero sugl’occhi, lui se li rimise dietro le orecchie e mi porse la mano per accompagnarmi a mangiare.

“Sei bellissima stasera!” mi sussurrò all’orecchio.

“Grazie!” risposi, diventando leggermente rossa.

Entrammo nella sala, la tavola era imbandita in maniera paradisiaca. L’argenteria era scintillante, i bicchieri brillavano come fossero fatti di cristallo e i piatti erano di porcellana con dei motivi blu disegnati sopra.

Al mio ingresso gli uomini si alzarono, facendo un inchino.

E lì, davanti a me c’era lui…

…l’uomo che con un sorriso mi aveva distrutto la vita.

Anche lui si era alzato e mi aveva salutato, ma mi aveva anche sorriso, io gli sorrisi di tutta risposta.

I nostri occhi s’incrociarono e quei pochi istanti di sintonia si trasformarono in vite intere, sarei rimasta così per molto più tempo se solo la madre di George non mi avesse cominciato a parlare.

“Tesoro questo vestito è splendido!”

Distolsi lo sguardo e mi voltai verso Catrina.

“Grazie, i miei genitori me lo hanno regalato tornando da Parigi.”

“Parigi?”

“Si, mio padre doveva andarci per lavoro.”

Mi sedetti vicino a George, davanti a James e al colonnello Tavington.

“Cara, tu già conosci il maggiore e il colonnello?”

“Si, li ho conosciuti alla festa! Però non pensavo che li avrei rivisti!”

Bindy, che era entrata da poco, posò sul tavolo un grosso vassoio con del pesce e delle patate  al forno all’interno. Man mano ci servì ad ognuno, cominciando da me, poi toccò al colonnello , a James, Catrina, il pare di George e infine a lui. Intanto Tavington aveva preso l’iniziativa di rispondere alla mia domanda.

“Siamo stati molto occupati sul campo di battaglia, miss. Ci siamo meritati un po’ di riposo dopo tante fatiche e così abbiamo deciso di venire a trovare George, dato che non abbiamo parenti qui in America.”

“Capisco.”

Il pesce era veramente buono.

“Dimmi William…secondo te tra quanto vinceremo la guerra noi inglesi?”

“Tra poco Mr. Lionel…questo è sicuro. Quando riusciremo a prendere questo “spettro”, che si crede più forte dell’esercito inglese, allora sarà molto più semplice vincere la guerra!”

Non mi piace quel Tavington, ho sentito parecchie brutte voci girare su di lui. Alcuni si chiedono come sia possibile che un uomo così riesca a rimanere nell’esercito. Lo stesso generale Cornwallis sembrava odiarlo.

“Mi dica colonnello… sono vere le voci che girano sul suo conto?”

“Quali voci, miss?”

“Quelle che dicono che lei è un assassino che non conosce la parola pietà e che ha ucciso molta gente innocente, tra cui donne e bambini!”

In quel momento tutti smisero di mangiare e alzarono lo sguardo su noi due.

“Christine…ma che dici?”

“Fallo rispondere George, voglio solo sapere se le persone hanno ragione!”

Sul viso di Tavington spuntò un ghigno, continuò a fissarmi negl’occhi, io ricambiai lo sguardo. Aprì la bocca per parlare…

“Voi arrivate subito al punto, vero? Beh… vi basti sapere che a me assegnano degli ordini come quello di vincere una battaglia e io ubbidisco.” Ci fu una pausa “Anche a costo di uccidere la “gente innocente” come la chiamate voi! Vi basta come risposta?”

“Più o meno!”

Piombò un silenzio imbarazzante sulla sala da pranzo. Riabbassai lo sguardo sul mio piatto, ma sentii chiaramente gli occhi del colonnello che erano ancora fissi su di me. Il signor Lionel ricominciò a parlare.

“Allora…Christine… hai già scelto l’abito da sposa per il matrimonio?”

“Sono indecisa tra due abiti che la sarta mi ha fatto vedere, sono entrambi molto belli… ma non mi convincono molto!”

“Se vuoi posso aiutarti io a decidere, Christine.”

“Oh, si…mi farebbe molto piacere Catrina!”

“Anche mia moglie ha avuto serie difficoltà a trovare il vestito per il nostro matrimonio, fu il periodo più noioso della mia vita! Catrina mi faceva vedere circa dieci vestiti al giorno e chiedeva il mio parere su quale scegliere… per me erano tutti uguali!”
Scoppiammo tutti a ridere. Catrina diede uno schiaffetto sulla spalla del marito

“No… Christine non me lo vuole far vedere! Dice che deve essere una sorpresa!”

“E’ vero. Non mi va di farglielo vedere, voglio che quel giorno, quando mi vedrà, sarà sorpreso per l’abito!”

“Trovo che sia un’ottima scelta! Figlio mio… ti sei salvato!”

Ridemmo tutti un’altra volta. James però era taciturno, decisi chiedergli qualcosa per farlo parlare.

“Per quanto resterete voi e il colonnello a Charles Town, maggiore?”

Si vede che lo colsi di sorpresa, perché alzo lo sguardo dal piatto e cominciò a balbettare, poi si schiarì la voce e rispose.

“Per un paio di settimane, Christine… ehm, volevo dire miss!”

Sembrò che solo io e Tavington ce ne fossimo accorti, perché il colonnello alzò un sopracciglio e si girò a guardarlo e io gli sorrisi.

“Potete anche chiamarmi Christine se volete!”

Continuammo a guardarci per istanti che sembravano ore, poi George disse una cosa che non mi sarei mai aspettata.

“Tesoro, mi è venuta un’idea… perché domani, tu, James e William non andate dalla sarta e ti fai consigliare da loro il vestito da indossare?”

Il maggiore, che stava bevendo, si strozzo. Io, che stavo ingoiando un pezzo di pesce mi strozzai e la madre di George lo guardò con aria offesa.

“Cosa?” Un coro di tre persone invase la sala.

George sembrava contento, il padre sorpreso e il colonnello normale.

“Beh…madre, non vi offendete… ma non conoscete molto i miei gusti, cosa che invece William e James conoscono. Se loro consigliassero a Christine sarei sicuro che l’abito mi piacerebbe molto!”

“Per me va bene!” Rispose prontamente Tavington, allettato all’idea.

A James gli ci vollero circa tre minuti per riprendersi.

“Non credo che Christine vorrebbe avere due amici del suo fidanzato con lei, mentre sceglie il vestito.”

Ero contenta che il maggiore mi avesse chiamato per nome.

“Oh, a Christine va benissimo!”

Ma che ne sa George di quello che mi sta bene a me?!

“Non ei tu che decidi per me, George!”

“Ma certo… solo che credevo volessi farmi contento.”

“Io ti voglio fare contento… ma a tua madre non ci pensi?”

In realtà non m’importava niente di Catrina, volevo andare a scegliere il vestito con James, ma non volevo farmi mettere i piedi in testa da George.

“Non ti preoccupare cara… a me va bene così. Mi basta che George sia felice.”

“Allora penso che possa andare bene…ma il maggiore magari non vuole!”

“No, a me va benissimo, miss!”

In quel momento il colonnello disse a voce così bassa che solo io e James riuscimmo a sentirlo: “Chissà perché?!”. Il maggiore scoccò uno sguardo a Tavington e poi diventò leggermente rosso. Io sorrisi, era così carino!

George sembrava contentissimo…

“Perfetto…quand’è che andrete a scegliere il vestito?”
”Clara domani è impegnata quindi non ci potremmo vedere, va bene per voi domani?”

Risposi io e entrambi annuirono.

Si fissò l’orario, domani, alle 16.00 il maggiore e il colonnello passeranno sotto casa mia a prendermi per andare dalla sarta.

La serata passò in fretta e ben presto i piatti furono svuotati. Gli uomini si sarebbero messi a chiacchierare in salotto con un bicchiere di Brandy in mano, così decisi di tornare  a casa.

Salutai tutti e uscii di casa,montai sulla carrozza e tornai a casa.

Ora sono qui che scrivo di questa serata. Domani ti farò sapere come è andata, mio caro diario. Ora non mi resta che andare a dormire. Buona notte.

 

 

Tadan… come vi è sembrato qst cap????

Cmq… recensite, please… x ora nessuno mi ha commentato…sigh!!!! L

 

Ah…dimenticavo…sto lavorando anche ad un’altra fanfic ke parla di HP, si tratta di 1° fanfic a + mani, io la posto e poi voi la continuate quando e come volete… non è funny????

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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