Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
Segui la storia  |       
Autore: _Nightmare    19/04/2010    0 recensioni
Mi abbandonai involontariamente a quei pensieri. Ogni tanto capitava, anche se ormai erano passati due anni. Dopo quella notte cambiai completamente. La ragazza allegra era scomparsa, lasciandosi dietro un vuoto terribile che avevo cercato di colmare facendo entrare nella mia vita molti uomini, di cui non ricordavo nemmeno i nomi. Questa cosa mi faceva sentire in colpa, mi sentivo la coscienza sporca come se avessi ucciso qualcuno.
Genere: Romantico, Triste, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Tom Grazie mille a chi ha recensito. Siete stati gentilissimi *-*
Grazie anche a chi ha aggiunto la storia ai preferiti o ai seguiti (:
Siccome ho pochissimo tempo (la scuola mi sta uccidendo XD), i ringraziamenti singoli li farò nel prossimo capitolo.
Penso che lo posterò presto perchè in questo mese sono stata impegnata prima per le feste di Pasqua, poi per il concerto dei Tokio Hotel a Roma *-*
Qualcuna di voi c'è stata? *w*


No one knows what it's like
To be the bad man
To be the sad man
Behind blue eyes
And no one knows
What it's like to be hated
To be faded to telling only lies

*

Nessuno sa come ci si sente
Ad essere l’uomo cattivo
Ad essere l’uomo triste
Dietro gli occhi azzurri.
E nessuno sa
Come ci si sente ad essere odiato
Ad essere accusato di dire solo bugie.

Behind blue eyes - Limp Bizkit


Tom.

Quando anche l'ultima tappa del tour finì, mi sentivo davvero esausto.
Bill al contrario, era ancora eccitato e non smetteva di parlare, tormentando i poveri Georg e Gustav che sembravano anche più stanchi di me.
Però infondo lo capivo, anche se stanchi, eravamo tutti molto felici del successo del nostro tour che aveva dato il sold out per quasi tutte le date.
Prima di poter tornare in hotel e riposare dovevamo incontrare i fans che avevano vinto il meet e greet con noi.
Saki ci accompagnò in una stanza dove delle ragazze dai 12 ai 16 anni circa, ci attendevano impazienti, forse sperando in qualcosa di più di uno stupido autografo o una foto.
Una ragazza, un po' bassa con dei lunghi capelli biondi e ricci e gli occhi azzuri, sui 12 anni, ignorò completamente gli altri e spingendo via altre fans, mi si avvicinò.
"Ich liebe dich" disse abbracciandomi e notai subito che non era tedesca perchè aveva un pessimo accento.
Bene, ci mancava solo questa!  pensai, leggermente divertito.
Mi sentivo un po' in colpa per tutte quelle fan innamorate di me, il mitico Tom Kaulitz, però non potevo farci niente.
Georg non riuscì a trattenersi dal ridere e sapevo che dopo, quando saremmo rimasti da soli, mi avrebbe preso in giro fino allo sfinimento.
Bill cercò invano di trattenersi perchè stava facendo una foto con una ragazza che lo guardava, adorante.
Gustav, invece, firmando un'autografo sorrise e cominciò a scuotere la testa.
Saki arrivò subito e la allontanò da me. Dopo un po' di resistenza la ragazza si arrese alla forza del nostro angelo custode.
Dopo aver firmato autografi per un paio d'ore, finalmente uscimmo dalla stanza.
"Ich liebe dich" disse Georg, cercando di imitare la voce di una ragazza.
Come avevo previsto me l'avrebbe fatta pagare per tutte le volte che ero stato io a prenderlo in giro.
"Hagen, smettila!" disse Gustav e scoppiò a ridere, seguito da me e Bill.
"Quante volte t'ho detto di non chiamarmi così ?" disse Georg, facendo il finto offeso, ma nemmeno lui si trattenne dal ridere.
Li guardai felice.
Bill rideva, con la sua risata strana, squillante, che ti mette allegria appena la senti.
Gustav, ridendo, aveva messo un braccio intorno al collo di Georg e gli scompigliava i capelli, mentre il poverino cercava inutilmente di liberarsi.
Non avevo mai avuto il coraggio di dirgli apertamente che loro erano tutto quello che avevo di prezioso, ma lo sapevano.


*Flash back*

2001. Talent show di Wolmirstedt, una cittadina a sud di Loitsche.

Dietro le quinte due ragazzi, di circa 12 anni, attendevano impazienti di realizzare il proprio sogno.
"Tom, se non piacciamo a nessuno?" chiese uno dei due e, mentre camminava avanti e indietro, faceva degli esercizi di riscaldamento per la gola.
Si leggeva l'ansia nei suoi occhi, ma anche tanta eccitazione.
"Non sarebbe la prima volta, Bill, o sbaglio?" rispose l'altro sarcasticamente, cominciando ad accordare la sua chitarra.
Se non fosse stato per i capelli, uno con i rasta color biondo miele e l'altro con i capelli neri e corti, sarebbero stati completamente identici.
Nonostante facesse tanto il duro, anche lui temeva il giudizio degli altri.
Secondo lui, tutti sostenevano che essere diversi andava bene, ma appena vedevano qualcosa che definivano fuori posto, ti trattavano come se non esistessi.
Com'era successo a lui e al suo gemello, che erano cresciuti pensando di poter essere loro stessi, sempre e comunque, ma che avevano poi scoperto che non era affatto vero, che sarebbero sempre stati criticati da qualcuno.
Sembrava che tutti si accanissero contro di loro, specialmente contro il suo fratellino.
Con la coda dell'occhio Tom notò che Bill smise di fare esercizi e si sedette a terra, appoggiando le spalle contro il muro.
Forse aveva esagerato, avrebbe dovuto incoraggiarlo non mettergli pressione, così posò la chitarra e lo raggiunse.
"Scusa Bill, il fatto è che anche io sono un po' preoccupato!" disse velocemente, come se si vergognasse di quell'affermazione.
Si sedette accanto a lui, evitando di guardarlo negli occhi.
Tom, al contrario di Bill, non era mai stato il tipo da eseternare i suoi sentimenti.
Sin da piccolo tentava di fare a meno delle coccole della madre o di un abbraccio del suo fratellino.
"Davvero?" chiese Bill, un po' incredulo, appoggiando la testa sulla spalla di Tom.
"Davvero!" rispose semplicemente l'altro e, in quel momento, Bill capì che stava dicendo la verità.
Lo sentiva, perchè il loro rapporto era speciale, come se la loro anima fosse unita.
Qindi era facile capire l'uno i sentimenti dell'altro.

Quando salirono sul palco, nessuno prestava molta attenzione.
Tom cominciò a suonare, sembrava così sicuro di sè mentre Bill, con il microfono stretto tra mani, si guardava intorno, impaurito.
Fu costretto a suonare un paio di volte il primo pezzo, prima che Bill cominciasse a cantare.
Qualcuno muoveva la testa a tempo di musica, altri parlavano al telefono, conversavano o bevavano ma nessuno li guardava, o meglio, nessuno tranne due ragazzi.

Quando la canzone finì, Bill tornò di corsa dietro le quinte.
"Dai, non è andata poi così male!" continuava a ripetere Tom, raggiungendolo.
Bill però, faceva finta di non sentirlo e tornò a sedersi per terra, rannicchiandosi su se stesso.
Tom cerò in ogni modo di consolarlo, fino a quando il gemello non gli mostrò il dito medio.
Come non detto!  pensò allontanandosi per andare a prendersi qualcosa da bere.
Era appoggiato tranquillamente al muro a bere una lattina di coca cola quando due ragazzi, un po' più grandi di lui, gli si avvicinarono.
"Ehm.. Ciao!" disse nervosamente il più corto dei due, con i capelli biondi. Teneva lo sguardo basso, per timidezza.
"Ehi" disse Tom, tenendosi sulla difensiva, nonostante fosse curioso.
Infondo era normale, perchè qualunque suo coetaneo che si era avvicinato a lui, fino a quel momento, lo aveva fatto o per picchiarlo  o per prenderlo in giro e, in genere, se ne pentiva subito perchè Tom non era il tipo che subiva in silenzio.
"Io sono Gustav.. e lui è Georg" disse, indicando il suo amico, con i capelli castani spettinati.
Tom posò sul tavolo la lattina e si presentò.
In quel momento arrivò Bill, che appena li vide si preoccupò e cercò di fare dietro front, ma Tom lo afferrò per un braccio e lo presentò ai suoi nuovi amici.
Cominciarono a chiacchierare e scoprirono di avere molte cose in comune, la più importante delle quali era la passione per la musica.
Georg, infatti, suonava il basso e Gustav la batteria.
Dopo qualche ora, Bill propose di incontrarsi il giorno seguente per provare a formare una band.
Quando il giorno dopo cominciarono a suonare insieme, capirono subito che quello era il loro destino e, per rendere ufficiale la creazione della band e la loro amicizia, decisero che il nome della band sarebbe stato Devilish.

*Fine Flash back*

Ero talmente perso nei miei ricordi che per attirare la mia attenzione Bill dovette tossire diverse volte.
Quando tornai al presente, i miei amici tenevano lo sguardo basso che io non riuscì a decifrare fino a quando una mano leggera non si posò sulla mia spalla.
Mi girai e capì immediatamente quale fosse la fonte di tanto imbarazzo.
Non può essere lei !  pensai, squadrandola per qualche minuto, sperando di aver preso un'abbaglio.
Capelli rossi, occhi verdi, alta. No, nessun abbaglio. E'proprio lei.
"Tu.. Cosa ci fai qui?" chiesi, sorpreso.
Carrie era una modella che avevo conosciuto qualche mese prima in un pub.M
Me l'ero fatta un paio di volte e lei credeva di essere la mia ragazza.
Al nostro ultimo incontro cercai anche di spiegarle che non era il mio tipo, però lei non mollava.
Speravo che prima o poi si fosse dimenticata di me, ma a quanto pareva, non l'aveva fatto.
"Non sembri felice di vedermi, Tom caro!" disse lentamente, avvicinando le sue labbra al mio orecchio. Maliziosa come sempre.
Non ebbe nessuna risposta. Ero troppo stanco e non volevo darle corda.
"Mi trovavo qui in città per una sfliata e ho saputo che c'era il vostro concerto, così ho pensato di passare a salutarti.. Ho fatto male?" disse.
Non le risposi, dinuovo. Volevo che capisse che era un ospite poco gradita.
"Tom, noi siamo stanchi.. Andiamo in Hotel. Che fai, vieni con noi?" disse Bill, acido, avviandosi insieme a Gustav e Georg verso la porta secondaria dove Saki ci aspettava.
Bill non voleva che trattassi in quel modo le ragazze, gli dava terribilmente fastidio.
"Adesso devo andare, Carrie. E' stato.. un piacere rivederti" le dissi, seguendo velocemente gli altri.
Fuori pioveva, ma non faceva poi tanto freddo.
Camminai lentamente verso la macchina, lasciando che le gocce mi bagnassero il viso.
Probabilmente i ragazzi mi stavano maledicendo perchè ci stavo mettendo un eternità, ma che importa, mi stavo.. rilassando.
Quando salì in macchina, Georg s'era già addormentato, Gustav guardava fuori dal finestrino e Bill era pronto ad una delle sue ramanzine.
"Tom, come puoi trattare così una ragazza innamorata?" disse, quasi urlando.
"Bill, svegliati. L'amore non esiste, almeno non per uno come me!" dissi, abbassando lo sguardo.
Forse l'amore esisteva davvero. Forse esisteva anche l'anima gemella, ma non per me.
"Tom, tutti da qualche parte hanno un anima gemella, basta volerla sul serio. Magari potrebbe essere anche quella modella di prima, che ne sai, infondo te la sei solo scopata, senza nemmeno parlarci. E se non è lei la tua metà non fa niente, almeno dirai di averci provato! Poi magari un giorno, quando meno te lo aspetti, vedrai una ragazza e non riuscirai più a dimenticarla. Farai di tutto per cercarla, conquistarla e, quando ci sarai riuscito non vorrai lasciarla mai più" mi disse, con impeto.
Ci credeva davvero in quello che mi aveva detto, si vedava dal modo in cui parlava, come muoveva nervosamente le mani mentre cercava di spiegarmi tutto ciò che gli passava per la testa. Fui talmente preso dai suoi discorsi che non mi accorsi nemmeno che eravamo arrivati in hotel.
Scesi dalla macchina e, dopo aver salutato i ragazzi, andai nella mia stanza, mi feci una doccia e mi buttai sul letto.
Ma non riuscii ad addormentarmi. Il discorso di Bill m'era rimasto impresso nella mente.
E se ha ragione? Se magari da qualche parte c'è davvero la mia anima gemella? Sarebbe possibile?
Quelle domande mi ronzavano nella testa e non mi lasciavano chiudere occhio, così decisi di chiamare Carrie.
Quando arrivò, aveva l'aria un po' offesa. Ma infondo aveva ragione.
"Scusa per come mi sono comportato prima. Ero solo stanco!" mi giustificai, sperando che si lasciasse convincere.
"Scuse accettate!" disse, sorridendo. Poi cominciammo a parlare, e parlammo per un bel po'.
Sia suo padre che sua madre erano due stilisti, per questo lei era nata con la passione per la moda.
Era abbastanza simpatica anche se un po' la invidai perchè sin da piccola lei era non aveva dovuto faticarsi niente, perchè aveva già tutto.
Mentre io, mio fratello e i miei amici, a differenza sua, avevamo ottenuto tutto con le nostre sole forze.
Senza che mai nessuno ci appoggiasse o favorisse in alcun modo. Era stato faticoso, certo. Ma era anche soddisfacente!
Dopo un po' che parlavamo si avvicinò a me e cominciò a spogliarmi e in seguito, fece un piccolo spogliarello solo per me.
Forse Bill aveva davvero ragione, Carrie non era affatto male. Abbandonai i miei pensieri e la trascinai sul letto, accanto a me.
Cominciai a baciarla dappertutto. Ero così eccitato che saltammo anche i preliminari.
M'infilai velocemente un preservativo e cominciai a penetrarla, sempre più velocemente.
Ogni tanto urlava il mio nome, ed io sorridevo, compiaciuto.
Quando arrivammo entrambi, mi fermai e mi stesi sul letto, addormentandomi immediatamente.






Spero che il capitolo vi sia piaciuto *-*
Se vi va (..e vi prego di farlo XD) lasciate una recensione, così posso migliorarmi.
Grazie infinitamente! <3
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel / Vai alla pagina dell'autore: _Nightmare