Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
Segui la storia  |       
Autore: Erhien    20/04/2010    3 recensioni
Ispirata alla Divina Commedia, è la storia di un ragazzo fiorentino il quale, dopo esser stato ucciso, inizierà la sua nuova vita da Governatore d'anime. La gente comune non lo vede, solo chi è morto e pochi speciali umani ancora in vita lo vedono per l'essere orribile che è diventato. La sua esistenza sembra non avere fine, non credendo più nemmeno nel giorno dell'Apocalisse. Finché qualcosa non gli farà tornare il sangue a scorrere nelle ormai inutilizzate vene.
Genere: Commedia, Dark, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

SALVE. LO SO, SONO GIORNI, ANZI, SETTIMANE CHE NON PUBBLICO UN CAPITOLO, MA NON RIUSCIVO A SCRIVERE QUALCOSA DI DECENTE. NON CHE IL RISULTATO MI SODDISFI...

MI SCUSO PER IL RITARDO E PER IL PROSSIMO CAPITOLO CHE PER CERTI VERSI POTREBBE DELUDERVI UN POCO. FORSE E’ UN CAPITOLO DI PASSAGGIO... NON L’HO ANCORA CAPITO! xD

SPERO COMUNQUE CHE LA VOGLIA DI CONTINUARE A SEGUIRMI NON VI MANCHI MAI.

RINGRAZIO LA MIA AMICA E BETA MAKIRI, CHE SI FA OGNI VOLTA UN C**O COSI’ PER RIUSCIRE A RIPARARE I MIEI ERRORI CON LE CONSECUTIO... PERDONAMI! SARA’ LA PRIMAVERA xD

BUONA LETTURA!!

 

Capitolo 3

 

Passeggiavo insistentemente su e giù senza darmi tregua, mentre aspettavo che suonasse la campanella della ricreazione. Erano ore che stavo aspettando il momento per vedere Carlo e chiedergli spiegazioni. Razionalmente parlando lui non ne poteva avere di certo, era solo un ragazzo e non era poi così pratico del suo potere, per cui molto probabilmente mi sarei ritrovato con la polvere in mano.

Ma non ce la facevo davvero a non dirgli niente: una cosa del genere mi stava facendo scoppiare dentro!

Qualcun altro poteva vedermi!

Però, riflettendoci un po’ sù, poteva anche darsi che quella fosse una parente di Carlo, magari anche molto lontana.

Ma come spiegarsi il fatto che la stessa non se ne fosse andata scappando inorridita?

O era una santa, o... poteva vedermi come ero prima.

No, era più probabile la prima ipotesi, pensai.

Guardai l’orologio appeso al muro vicino la classe del mio amico, e vidi che quelle lancette bastarde mi stavano prendendo in giro: mancavano ancora 35 minuti.

Erano anni...no, secoli che non mi facevo più prendere dall’agitazione.

Poi qualcosa mi ridestò dai miei pensieri.

- Il Capo vuole vederti. Ha un lavoro da affidarti – esordì una voce roca alle mie spalle. Mi voltai e vidi una delle bestie che lavoravano per colui che mi aveva ridotto in quello stato. Il “messaggero” veniva chiamato Aamon: era un essere particolare, dotato di una testa simile a una civetta, attaccata ad un busto da lupo, che terminava poi in una coda da serpente. Non mi arrivava nemmeno alla cintola.

Sbuffai infastidito, ma lo seguii senza fare storie.

Arrivammo all’Inferno passando di nuovo per il giardino della scuola, ma questa volta ci mettemmo più tempo, dato che non avevamo anime da cosegnare: queste avevano la precedenza su tutto.

Per l’ennesima volta entrai in quell’altissima grotta dove ero stato trasformato... ancora provavo timore nel trovarmi in quel luogo nefasto.

Ed eccolo lì, il grande essere indiavolato, Aegrefero. Era tra i più vicini e fedeli servitori di colui che non avevo mai visto: Lucifero.

 - Devi occuparti di alcune anime che presto moriranno. Vedi di portarmele tutte e di non fare casini – mi ordinò semplicemnte il mostro.

Io feci cenno di assenso con la testa, mantenendo comunque la testa bassa, in segno di riverenza. Sentii poi il fruscio tipico della carta, e così dovetti alzare lo sguardo per vedere e prendere al volo una pergamena: lì c’erano tutte le informazioni che mi sarebbero servite per rintracciare le anime.

Diedi una veloce occhiata al foglio; aggrottai però la fronte non capendo un punto importante.

- Mio signore, posso chiedervi una cosa? – osai dire.

- Cosa vuoi? –

- Perché mi vengono affidate tali anime? –

- Ci sono pochi Governatori d’anime, e troppi morti. Tu sei l’unico che possa lavorare con tante anime in una sola volta. Ritieniti fiero: è un’onore – rispose Aegrefero con non curanza.

Naturalmente quello stronzo non mi aveva degnato di una vera risposta, questo lo sapevo bene, ma non mi azzardai a chiedere altro. Feci una lieve riverenza, girandomi sui tacchi e dirigendomi verso l’uscita.

 

Scendendo all’Inferno avevo perso tempo, per cui quando finalmente riuscii a ritornare alla scuola di Carlo, la ricreazione era finita da un pezzo. Guardai il solito orologio appeso al muro del corridoio, pieno di avvisi e fogli con gli orari dei professori.

Le anime sarebbero morte intorno alle 14, per cui c’era ancora tempo.

Suonò la campanella che segnava la fine delle lezioni, e così un enorme vociare di studenti riempì la scuola. Non senza difficoltà vidi il mio amico, e lo avvicinai dicendogli che avevo bisogno di parlargli; lui mi lanciò una semplice occhiata per farmi capire che mi aveva sentito. Naturalmente non poteva mettersi a parlare da solo in mezzo ai suoi compagni.

Una volta usciti dall’edificio, ci dirigemmo entrambi verso casa sua.

Quando mi fui assicurato di essere da soli, iniziai a raccontare della ragazza di quella mattina.

Alla fine il giovane mi stava guardando come uno studente che pur non avendo studiato, era riuscito a prendere la sufficienza al compito.

Non sapeva cosa dire, ma si vedeva che era  contento, e nemmeno io seppi bene il perché.

- Scusa, ma che ore sono? – esordii.

- Perché? Comunque sono le 13 e 53... –

Merda.

- Devo andare, ho un lavoro da sbrigare... –

- Va bene, magari quando hai finito vieni da me che ne parliamo con mio nonno, magari lui sa qualcosa! –

- Ok –

- Vai e mandali tutti all’Inferno allora! – mi augurò. Io feci un sorriso sghembo e mi dissolsi improvvisamente.

 

L’incidente sarebbe dovuto avvenire alle 14.03 in Via Giulio Cesare, all’incrocio con Via Leone IV. Una strada piena di turisti e ragazzi che tornavano a casa, gente che girava per le bancarelle e i piccoli negozi dei dintorni.

Mi trovavo nel pieno centro dell’incrocio, ma le macchine mi passavano oltre, non vedendomi. Sentivo lo spostamento d’aria, ma non mi mossi di un passo. Aspettai che una macchina blu metallizzata con un ragazzo alla guida arrivasse da destra, non curante del rosso che gli ordinava di fermarsi. Accadde tutto molto velocemnte, ma io non persi nemmeno un attimo.

La macchina blu, per la foga di riuscire a passare prima che scattasse l’altro semaforo, accellerò, ma così facendo si schiantò con forza contro un’utilitaria con a bordo quattro persone.

Lo scontro provocò un rumore fortissimo e spaventoso, cogliendo l’attenzione di tutta la via.

Silenzio. Poi il suono della gente che urlava, e di macchine che dietro suonavano il clacson non sapendo cosa fosse successo.

Le macchine si erano come accartocciate su se stesse, e il fumo stava cominciando a salire da entrambi i motori. Nessuno dentro le due macchine si mosse, ma intorno a loro iniziò ad esserci un frenetico movimento di gente.

Solo a quel punto mi avvicinai al luogo dell’incidente, estraendo poi la mia spada, pronto ad accogliere quelle povere anime.

Andai prima di tutto dal ragazzo sconsiderato, sapendo già che sarebbe stato il primo a morire; la scena era raccapricciante, quasi non riuscivo a vedere il corpo in mezzo a quelle lamiere, ma non mi feci impressionare più di tanto.

L’anima di quel giovane dai capelli ossigenati mi guardò con terrore, ma con due parole gli spiegai che era morto e che io l’avrei accompagnato nell’aldilà; omisi il fatto che sarebbe andato all’Inferno perché aveva ucciso delle persone: non avevo la voglia di inseguirlo chissà dove!

Così mi voltai verso l’altra macchina, e allungai la spada verso il guidatore e la donna che gli sedeva accanto; affondai la spada nella loro carne (quella che riuscivo a raggiungere), e trassi i due spiriti.

Un gemito però arrivò alle mie orecchie, e alzando lo sguardo incontrai quello di una ragazza...

La  stessa che quella mattina mi aveva urtato.

Lei sgranò gli occhi pieni di stupore, che mutò in rabbia e disperazione.

- Tu...- esordì flebilmente. Era messa male, sicuramente aveva qualcosa di rotto, ma se la sarebbe cavata.

- ...li hai... uccisi...-.

Questa volta toccò a me guardarla con stupore; aveva frainteso, non ero stato io a far morire quei due... che dovevano essere i suoi genitori.

- No, aspetta...- cercai di spiegare, ma lei iniziò a piangere e a disperarsi, e spaventata iniziò a gridare insulti e quant’altro.

Poi un respiro affannato si fece strada tra le grida della ragazza: quello che doveva essere il fratellino era ancora vivo. Aveva solo un taglio sulla fronte con un rivolo di sangue.

La ragazza però non smetteva di urlare e di piangere, spaventata a morte da quello che le era appena accaduto; intanto le persone riuscirono a forzare la portiera del fratello, che sedeva alla sinistra della giovane. Due uomini tirarono fuori il bambino, però esitarono un momento alla vista della sorella che urlava, per loro, contro il nulla, che dava dell’assassino a vanvera.

Per la prima volta, dopo secoli, sentii un senso di colpa invadermi; rimasi lì in mezzo alla strada, seguendola con lo sguardo. Poi però un singhiozzo alle mie spalle mi riportò alla realtà. La mamma stava piangendo e si stringeva tra le braccia di suo marito, triste di dover lasciare i suoi figli.

- Non sono stato io a decidere la vostra morte... io non ne ho colpa... mi dispiace – dissi con un filo di voce.

Mai una volta mi ero permesso di dire una cosa simile...

Forse feci quell’eccezione giusto perché la figlia era l’unica che dopo secoli poteva vedermi e toccarmi, e ora, con tutta probabilità, mi odiava.

 

 

 

ECCOCI QUA. IL CAPITOLO E’ FINITO E IO FREMO DALLA VOGLIA DI SAPERE COSA VE NE PARE, QUAL’E’ STATA LA VOSTRA IMPRESSIONE. NON VI PREOCCUPATE PER I COMMENTI NEGATIVI, PERCHE’ E’ PROPRIO CON ESSI CHE UNA COME ME PUO’ MIGLIORARE!!

 

PER CHIARIRE, IL NOME AEGREFERO L’HO CREATO IO, DAL LATINO “FERO”, PORTARE, E “AEGRE”, CHE SAREBBE UN AVVERBIO, ALTRIMENTI UN ABLATIVO.. SIGNIFICA COMUNQUE MALE, DOLORE E SIMILI. NATURALMENTE MI SONO ISPIRATA A LUCIFERO, CHE APPUNTO SIGNIFICHEREBBE PORTATORE DI LUCE. SPERO DI NON AVER SCRITTO DELLE FREGNACCE AHAHAH! xD

 

ANGORIAN: GRAZIE MILLE PER IL SOSTEGNO, E SCUSA PER IL RITARDO! CHE NE PENSI DI QUESTO? xD MI RACCOMANDO, NON SPUTARMI IN UN OCCHIO SE TI FA SCHIFO, EHEH! CIAO ^^

 

BABU17: MIA AMATA! IL COMMENTO MI HA COMMOSSA, GRAZIE MILLE ç___ç SONO DAVVERO FELICE CHE TI PIACCIA!!! MA NON VORREI AVERTI DELUSA ORA... VA BE’, ASPETTERO’ UN TUO COMMENTO... MI RACCOMANDO, TI VOGLIO SINCERA! GRAZIE MILLE ANCORA... SPERO DI SENTIRTI PRESTO ç___ç TI ABBRACCIO... ^^ CIAO STUPENDA!

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni / Vai alla pagina dell'autore: Erhien