Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Pichichi    21/04/2010    4 recensioni
Il tuo migliore amico, del quale da sempre sei innamorata, non ti degna di uno sguardo per dedicarsi ad una bionda molto più attraente di te.
Questa è da sempre stata la colonna sonora della vita di Alex, variata solo da qualche piccola stonatura casuale.
Nonostante tutto le suggerisca di lasciar perdere, Alex si incaponisce di trovare la maniera di far innamorare Will di sé. Delusione dopo delusione, si ritrova a chiedere l'aiuto di uno psicologo, e seduta dopo seduta, decide di giocarsi il tutto per tutto.
C'è solo una cosa che non ha previsto, nel suo piano: Will sta per sposarsi.
-Conobbi Will all'età di due minuti e qualche millesimo di secondo, credo. Siamo nati nello stesso giorno, nello stesso ospedale. Abitavamo nello stesso palazzo, frequentavamo le stesse scuole e avevamo gli stessi amici. Ricordo che una volta, a San Valentino... oh mi scusi, la sto annoiando?- -No, la prego, continui- -Dicevo... a San Valentino si presentò con un pacco regalo per me, e uno per mia cugina che era un anno più piccola- -Cosa le regalò?- -Mia cugina ricevette un bellissimo paio di orecchini- -E lei?- -Il mio regalo fu una maglietta ufficiale della federazione nazionale di baseball. Da quel momento, cominciai a sospettare che forse c'era qualcosa che non andava...-
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Mille grazie a chi ha inserito la storia nei preferiti e a chi la segue.


Alex uscì dallo studio, attraversò la sala d’attesa evitando le conseguenti occhiate di disapprovazione da parte della segretaria, e quando fu di nuovo nel caos metropolitano della città si accorse che le stava squillando il telefono.

Alex non era propriamente dispiaciuta della situazione che stava vivendo con Will, perché dopotutto a lei bastava anche averlo tutto per sé solamente per un misero quarto d’ora, pur di sentirsi apprezzata, pur di capire che almeno c’era qualcosa in lei che attirava il ragazzo.
-Pronto?-
-Ciao-
All’allegra voce maschile che le giunse dall’altra parte della cornetta non poté fare a meno di aprirsi in un sorriso.
-Ciao- rispose, fermandosi per strada e gettando lo sguardo a terra.
-Da quando siamo tornati dall’Irlanda non ti sei fatta più viva-
-Ho avuto altro da fare-
-Eri impegnata per le selezioni della nazionale di rugby?-
L’altra voce ridacchiò e a quel punto Alex si imbronciò.
-Io non gioco a rugby, Josh, idiota- sibilò.
-Ma dai, ti stavo solo prendendo in giro... e comunque se io ti avessi visto per la prima volta giocare nella partita contro quegli irlandesi t’avrei senza dubbio scambiato per un maschio. Tanto i rugbisti hanno i capelli lunghi-
Alex, seccata, chiuse la conversazione senza nemmeno replicare e darne preavviso, e si infilò il cellulare nella borsa con più energia del dovuto.
Continuò a camminare, o per meglio dire a marciare, a giudicare dalla forza che metteva in ogni passo, verso la sua macchina.
Entrò dentro sbattendo forte lo sportello.
Prima del soggiorno in Irlanda non le dava il minimo fastidio che i suoi amici la considerassero un maschiaccio. Almeno, non quando non c’era Will.
Invece da quando aveva intrapreso quella pazza e sconclusionata storia col suo migliore amico, fatta per lo più di sesso che di veri momenti romantici, ogni singola battuta sul suo passato, sul suo essere terribilmente brava nello sport la faceva andare in bestia.
Se Will l’aveva notata come ragazza, perché non avrebbero dovuto farlo anche gli altri?
A dir la verità, il povero Josh si era prestato ai suoi scopi quando aveva avuto bisogno di aiuto per far accorgere Will della sua femminilità.
E sempre lui, non l’aveva mai veramente considerata un maschiaccio.
Ma pur sempre lui, era un maledetto stronzo, si disse Alex.
Presa dal flusso dei suoi pensieri contro l’amico, quando il suo telefonino squillò nuovamente, sospettando che fosse ancora Josh, prese la chiamata senza guardare il numero.
-Senti bello, io sono una ragazza e posso anche provartelo se non ci credi!-
La sua rabbia svanì in una manciata di secondi quando ascoltò dall’altra parte una risata divertita.
-Oh cazzo, ma certo che sei una ragazza. Lo so-
Quel tono così invitante, così terribilmente persuasivo ebbe il potere di farla prima sbiancare come un lenzuolo, poi di renderla rossa come un pomodoro nel tempo di un respiro.
Alex ascoltò la risata bassa dell’amico e la sua voce seducente come sempre, per poi mettersi a balbettare.
-Io... Josh... oh merda- farfugliò senza senso, provocando altre risa nel ragazzo.
-Ciao Will- pigolò, imbarazzata e umiliata.
Il ragazzo continuò a ridacchiare, poi domandò con un pizzico di strafottenza.
-A chi devi dimostrare di essere una ragazza?-
-A nessuno-
Alex, imbarazzata per la figuraccia fatta con lui, per avergli urlato in faccia e per avergli soprattutto regalato un motivo per prenderla in giro, si affrettò a mostrarsi calma, del tutto padrona della situazione.
Lei non poteva vederlo con i propri occhi, ma era certa che il ragazzo, ovunque si trovasse, stesse sogghignando.
Cercò subito una scusa per deviare altre possibili battutine.
-Allora, cosa c’è? Cosa vuoi?-
Come se non lo sapesse già. Se Will l’aveva chiamata sul suo cellulare, invece di venirla a trovare nel suo appartamento, significava che non voleva essere visto da nessuno in atteggiamenti compromettenti. E se non desiderava essere visto in atteggiamenti ambigui, significava che ciò che voleva era qualcosa di altamente compromettente.
-Perché non stiamo un po’ insieme, oggi?-
Alex sapeva che per rispetto del suo cervello, del suo onore e della sua personale dignità non avrebbe dovuto accettare il suo invito. Lo sapeva benissimo questo, il suo orgoglio era una delle cose a cui teneva di più al mondo; piuttosto che umiliarsi davanti a qualcuno avrebbe preferito morire.
Eppure, se questo qualcuno avesse risposto al nome di William Schwartz junior, lei avrebbe anche accettato di spogliarsi in mezzo ad una piazza gremita di gente.
Il sentimento che provava per lui era così forte, così intenso, e la paura di perderlo così grande e incombente, che era costretta ad accettare quei sotterfugi pur di passare del tempo con il ragazzo.
Per cui accese il motore dell’auto e domandò:
-Dove?-
-Vieni a casa mia, anche ora se vuoi. E mettiti qualcosa di bello. Lo sai che mi piaci da morire con quel completino rosso...-
Alex rimase parecchio delusa da quel suo commento. Si limitò a sorridere stanca, forzata, e a rispondere:
-Certo Will. Come vuoi tu-
Mentre percorreva a velocità tranquilla le strade della metropoli, la ragazza osservò con aria triste il portachiavi che era appeso allo specchietto retrovisore principale.
Esaminò la situazione che avrebbe vissuto di lì a poco: sarebbe entrata nell’appartamento di Will, avrebbero bevuto qualcosa di fresco e avrebbero parlato di sciocchezze prese a caso, senza senso, pur di dare una certa complicità al loro dialogo. Poi lui si sarebbe stancato di tergiversare, o più probabilmente si sarebbe avvicinata l’ora di rientro della sua fidanzata, e Alex si sarebbe ritrovata sdraiata fra le lenzuola del suo letto in attesa che lui la seguisse.
Will sarebbe stato freddo, bravissimo come sempre e spensierato, libero da qualsiasi responsabilità.
Col suo tipico sorriso sulle labbra e quel modo di fare gentile che lei tanto adorava.
I primi tempi, dopo la prima volta che si erano ritrovati a fare l’amore in quella lussuosa villa irlandese, Alex, ogni volta che lui aveva voglia di ripetere l’esperienza era entusiasta, era meravigliata, stupita che lui avesse una tale considerazione solo per lei.
Dopo un po’ di tempo che i loro incontri andavano avanti, però, aveva cominciato quasi ad annoiarsi. Il tempo che passavano nel letto era scandito da momenti intensi, passionali certo, ma Alex aveva piano piano cominciato a covare una certa insoddisfazione per il suo comportamento.
Aveva paura di intraprendere con lui quel discorso però, per paura di perderlo.
Suonò il campanello di casa sua, tentando di mostrare un sorriso sulla faccia pensierosa che aveva.
Lo scattare della serratura avvertì la ragazza che la porta si stava aprendo; così avvenne, lasciando far bella mostra di sé, poggiato ad uno stipite, un bel ragazzo sorridente.
-Ti trovo proprio bene-
William, dai più conosciuto semplicemente come Will, era come da copione un ragazzo alto e ben dotato fisicamente.
In quel momento l’assenza dello smoking, a cui aveva preferito una semplice maglietta bianca e dei pantaloni di tuta, rendeva impossibile constatare quanto fosse asciutto il suo fisico.
A giudicare poi dai capelli, stravolti un po’ in tutte le direzioni, certamente non freschi di una visita dal barbiere, stava fino a qualche minuto fa sbragato sul divano a guardare la televisione.
-Sembra che tu abbia fumato qualcosa di pesante, a giudicare dalla tua faccia e dal tuo sorriso- commentò con finta aria critica la ragazza, rimanendo ferma sulla soglia.
-Non ti piace il mio sorriso?- domandò lui, indicandoselo.
-Lasciamo perdere, va’-
La ragazza non era proprio in vena di intrattenersi a giocare con lui, per cui lo spinse di lato con una mano e oltrepassò la soglia della porta con passo deciso.
Will aspettò che lo superasse, poi chiuse la porta e la raggiunse, arrivandole alle spalle.
-Io sorrido perché sono contento che tu sia venuta, non perché mi sono fumato marijuana- spiegò, arrivandole alle spalle e abbracciandole la vita.
-Mi fai bere?- domandò Alex, rovesciando la testa all’indietro per dargli un bacio sul mento.
-Dovrei avere qualcosa-
Will, compiaciuto di averla trovata dell’umore giusto ai suoi scopi, si allontanò in cucina.
Alex invece si diresse, conoscendo il tragitto a memoria, verso la camera da letto. Appena entrata si tolse la borsa e le scarpe, dando un’occhiata in giro. Non poté fare a meno di farsi scappare un sorriso.
Will aveva poggiato tante piccole candele ai piedi del letto, sul mobile, in modo da creare un’atmosfera particolarmente intima; poi aveva cambiato le lenzuola del letto, da bianche a rosse e ciò aggiungeva al tutto una sensazione di proibito, di sbagliato, tremendamente allettante.
Perciò quando lui tornò, misteriosamente privo di maglietta, a sedersi sul suo letto con in mano una bottiglia e due bicchieri, Alex gli chiese:
-Come mai?- indicò la stanza semibuia attorno a sé -volevi convincere Jamie ad avere un bambino?-
Will fece un gran sorriso divertito mentre versava del liquore nei bicchieri e ne porgeva uno all’amica, che ben presto si sedette accanto a lui.
-No, che dici?- alzò il bicchiere con un cenno e poi ne mandò giù un abbondante sorso -Non è per Jamie. È per te-
-Grazie-
Alex cominciò, seguendo il suo esempio, a bere la sua parte, tenendo gli occhi sul ragazzo.
Will terminò di ingoiare il liquore e poggiato il bicchiere per terra, lentamente, salì sopra di lei, inducendola a sdraiarsi.
Il ragazzo teneva sempre imperterrito sul viso quel sorriso bello, calmo, felice mentre con le mani a palmo aperto sollevava il vestito della ragazza oltre le gambe.
-Perché non mi sono accorto di te prima?- domandò più a se stesso che ad Alex, intrappolata sotto il suo corpo.
-Boh, non so. È il dilemma della mia vita- sorrise lei, abbracciandolo e facendosi accarezzare.
-Forte- commentò lui, mentre provvedeva ad infiltrarsi di più sotto il vestito.
-Cosa?-
-Sono contento di essere il dilemma della tua vita- le sorrise, sincero, unendo le loro labbra.
 
Alex sbadigliò sonoramente, stanca e ancora avviluppata nell’abbraccio del suo amico, sfregandosi ripetutamente contro il suo collo, con aria affettuosa.
Will la lasciò fare, passando una mano lungo tutta la linea della sua colonna vertebrale.
-Ti ricordi di quando dovevo studiare per un test di letteratura?- domandò, con la testa rivolta verso il torace, contorcendosi per riuscire a guardarla negli occhi.
-Mhm- la ragazza fece un mugugno e si alzò su un gomito, rendendogli più facile i movimenti -ma perché questi aneddoti molto interessanti non li tieni per altri momenti?- chiese.
-Ma no, lo dico perché avevamo studiato così tanto che ci eravamo addormentati sul divano di casa mia- obiettò con un sorriso gentile lui, dandole un bacio sulla testa.
Alex sorrise.
In quel momento si poteva definire l’esatto ritratto della felicità. Certo, era consapevole che quel suo stato d’animo sarebbe durato  ben poco, che una volta fuori da quelle calde lenzuola e dall’abbraccio affettuoso di Will si sarebbe sentita come sempre svuotata, ma non poteva fare a meno di sentirsi bene, felice, stretta attorno al suo corpo.
C’era solo un piccolo pensiero che vagava per la sua mente, a rovinare il momento di contentezza.
Non ricordava esattamente cosa le avesse detto di fare il dottor Baileys, quel pomeriggio.
 
31 luglio
 
-Allora, pensi di portarmi questo cheesecake o mi conviene ordinare una pizza?-
La voce di Josh, ironica come al solito e diluita con una buona dose di cattiva strafottenza, arrivò alle orecchie di Alex, che in cucina, con due guantoni da cucina al posto delle mani tentava di recuperare il salvabile del suo sfortunato dolce.
-Ehm...- esordì, non trovando una scusa possibile al suo disastro, se non la sua incapacità culinaria.
Josh fece un sospiro e si alzò dalla comoda poltrona su cui era seduto per dirigersi nella cucina.
Non appena oltrepassò la soglia del salotto le sue narici furono investite da un’inconfondibile odore di bruciato. Coprendosi il naso con una mano, fece una smorfia disgustata.
-Oh dannazione, donna! Credevo che fossi in grado di preparare uno stupido dolce senza rovinare tutto!- esclamò, sventolando la mano attorno a sé e aprendo la finestra.
-Scusami, scusami Josh. Sono un completo impiastro, è vero!- piagnucolò lei, evidentemente dispiaciuta di aver combinato quel guaio.
Alex si spostò stancamente i capelli sudati dalla fronte, portandoli sopra il capo, e sbuffando si sedette sul bancone della cucina.
-Sono un disastro. Sono la persona più imbranata che esista sulla terra. L’unica cosa che so fare bene è correre, tirare calci ad un pallone e lanciarlo oltre la meta per fare touchdown-
Lanciò i guanti da cucina verso l’angolo cottura, e quelli perfettamente atterrarono dentro una pentola vuota. Notando di aver fatto canestro, lei gemette di più e dopo un gran sospiro si lasciò cadere giù.
Josh tossicchiò, adoperandosi per far uscire tutta quell’aria cattiva fuori, e poi guardò il viso dell’amica.
Vide che ci era rimasta proprio male, e forse, si disse, aveva esagerato.
-Ehi piccola- le si avvicinò, sorridendo e gli diede un buffetto sulla guancia -dai, non importa; tanto non ne avevo poi così voglia. Mangiamo una pizza, che è tanto che non lo facciamo-
Subito afferrò il telefono attaccato alla parete e compose il numero.
Josh, secondo Alex, era un tipo molto simpatico. Non aveva nemmeno lontanamente la metà della bellezza e del carisma di cui era dotato Will, ma era certamente più umano, meno perfetto e per questo forse anche più simpatico.
Da quando Alex si era decisa a darsi da fare per far accorgere Will della sua femminilità, Josh era diventato il suo miglior confidente, sopperendo al ruolo di migliore amico che per tanti anni era stato di Will, ora che lo vedeva come un desiderio, come un sogno irraggiungibile.
Così Josh aveva cercato di aiutarla nella sua missione di conquista e dei risultati, anche se non del tutto soddisfacenti, erano stati ottenuti.
Un po’ dopo, eliminati i resti del tentato cheesecake di Alex, erano entrambi seduti in salotto, davanti ad un cartone di pizza fumante.
Ma la ragazza, mentre ingollava quantità considerevoli di pomodori e mozzarella, aveva ancora l’espressione triste e delusa di prima.
-È inutile che cerchi di tirarmi su- avvertì l’amico -è vero. Oltre ad essere brava negli sport, non ho altre qualità-
Brava negli sport, si ripeté mentalmente. Se fosse almeno servito a qualcosa, se fosse almeno stato un pregio. Nessun uomo si sarebbe mai interessata a lei, perché era brava negli sport.
Non sapeva cucinare, non era precisamente un genio, non aveva la folgorante bellezza di Jamie, la fidanzata di Will, e certamente non era milionaria.
Perché mai un uomo avrebbe dovuto interessarsi a lei?
-Non è vero Alex- la contraddisse Josh, infilandosi un bel pezzo di pizza fumante giù per l’esofago -tu sai fare molte altre cose-
-Lo dici solo per farmi piacere- obiettò lei, senza sorridere.
-Be’, da quello che mi ha detto Will, sei brava a fare tante belle cose, oltre ai touchdown- ammiccò il ragazzo.
Alex dapprima arrossì, poi s’indignò.
-Perché, cosa ti ha detto Will?- domandò.
-Mi spiace, sono cose fra uomini- fece lui, tornando a dedicarsi alla sua parte di cibo, ma rivolgendole un’occhiata divertita.
-Oh certo. Una volta tu e Will mi raccontavate tutti i dettagli delle vostre schifezze- replicò, offesa per finta.
-Ma perché prima io e Will credevamo tu fossi un maschio!- disse Josh, sorridendole e stringendosi nelle spalle -Invece ora non si può più perché hai iniziato a mostrare segni evidenti di effeminatezza-
-Cretino-
Alex si imbronciò, e mettendosi a gambe incrociate sul sedile del divano voltò il capo in un’altra direzione, apposta per non guardarlo.
-Ehi, lo sai che scherzo, vero? Lo sai che ci piaci molto di più ora, senza indossare sempre le tute da ginnastica?-
Lei sorrise e incrociò il suo sguardo, smettendo di essere offesa.
-Se non altro piaccio a Will-
Mangiarono pizza e conversarono del più e del meno per un altro po’, finché con uno sbadiglio sonoro Josh annunciò che era ora di ritirarsi.
Alex lo accompagnò fino alla porta, contenta di averlo visto e di aver passato del tempo con lui.
-Mi raccomando- fece il ragazzo, infilandosi le mani in tasca prima di oltrepassare la soglia della porta d’ingresso -fai la brava. Niente profumi, niente smalto e niente trucco sul viso, o veramente penserò che sei diventata una femmina-
Alex rise della sua battuta, poi si alzò sulle punte dei piedi per posargli un bacio sulla guancia.
-Oh, e vacci piano con Will. Niente porcate. Che poi a lungo andare, fra te e Jamie, mister playboy non ce la fa più, eh?-
-Io non faccio proprio nessuna porcheria- ribatté la ragazza.
-Non da quello che mi ha detto lui- insinuò Josh, allontanandosi subito dopo per evitare il colpo di lei.
-Ancora?-
Alex tentò di calciarlo fuori, ma lui facendo qualche passo indietro si portò fuori dal suo raggio d’azione.
Chiuse la porta e poi si affrettò a ripulire il salotto dei resti della serata.
 
2 agosto
 
Ansimò pesantemente, sentendosi attraversata da una scossa elettrica lungo tutto il corpo. Cercò di contorcersi per liberarsi dalla stretta di due manette che le si erano attorcigliate attorno ai polsi, ma ogni sforzo era inutile poiché quelle erano state fermamente legate alla testata del letto.
Alex allargò un po’ di più le gambe e sbarrò gli occhi verso il soffitto, presa da una sensazione di impazienza e voglia insieme.
Non dovette attendere a lungo prima di essere esaudita, e quando Will si decise a farla star calma, a soddisfarla lei proruppe in un gemito alto ed equivoco.
Poco dopo una chioma castana, arruffata e sudata, emerse da sotto il lenzuolo che fino a quel momento aveva coperto il corpo nudo di Alex, sorridendo sornione e riprendendo fiato.
Lei lo guardò salire sempre più su sopra il suo petto per portarsi accanto al suo viso.
-Ti è piaciuto?- domandò presuntuoso, come se avesse bisogno di ribadire il suo controllo, la sua superiorità, la sua esperienza.
E Alex, rimanendo fedele alle sue vere sensazioni, incapace di negarsi a lui qualunque cosa le domandasse, chiuse gli occhi e sfregandosi contro il suo corpo annuì.
Will sorrise compiaciuto, soddisfatto di se stesso e si lasciò cadere accanto a lei, spostandosi i capelli dalla fronte.
-Will-
Con la voce ancora debole per via dell’enorme sconvolgimento provato poco prima, Alex lo guardò negli occhi, decisa finalmente a fargli quella domanda che si teneva dentro da troppo, tanto tempo.
-Sì piccola, dimmi-
Lui premuroso la abbracciò e le poggiò un bacio sulla fronte.
-Lasceresti Jemimah per me?-
Lo aveva chiesto a bruciapelo, come se a quelle parole fosse seguita poi una secchiata d’acqua gelida a spezzare l’atmosfera intima fra di loro. Ma lo aveva anche chiesto con una faccia ansiosa, preoccupata.
Will esitò un istante prima di rispondere a quella domanda, e sorrise per smorzare un po’ la tensione del momento.
Si portò contro il suo naso, accarezzandole il corpo nudo per imprimere più sicurezza alle proprie parole.
-Certo-
Quella risposta ebbe il potere di gettare Alex in uno smarrimento totale, in una felicità straordinaria che però ebbe bisogno di un’altra sicurezza per definirsi certa.
-E quando lo farai?-
Will si spostò da lei, stavolta, e guardò verso il comodino accanto al letto dove erano sdraiati; sembrò più insicuro su cosa rispondere stavolta.
-Presto-
Per impedirle di formulare altre richieste pericolose Will la baciò e fece in modo di salirle sopra, liberandola piano dalla stretta delle manette.
 
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Pichichi