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Autore: Mariaantonietta    21/04/2010    2 recensioni
La storia parla della rincarnazione di Oscar e Andrè nel nostro tempo, riusciranno a coronare il loro sogno d'amore?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Oscar François de Jarjayes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Un'altra possibilità
Mi chiamo Sophia Smith, la storia che sto per narrarvi è la mia ed è rappresentata da eventi inverosimili ma allo stesso tempo affascinanti e coinvolgenti.
Sono nata il 25 dicembre del 1980, cresciuta a New York city alle soglie del ventunesimo secolo, ma è da quando ero una bambina che tramite dei vividi sogni mi affioravano i ricordi di un’altra persona.
Tutto iniziò da quando avevo cinque anni in una notte di fine estate, precisamente il ventisei agosto del 1985.
Dopo venticinque lunghi anni ricordo ancora nitidamente la mia prima volta!
Infatti, a quel particolare avvenimento onirico per molto tempo se ne aggiunsero molti altri che scombussolarono completamente tutta la mia vita reale.
Quel giorno ero andata a letto molto presto. Come di consueto mia madre mi aveva baciato sulla fronte per augurarmi la buona notte e prima di uscire dalla mia cameretta aveva appoggiato sul comodino un bicchiere d’acqua.
 Nel cuore della notte, precisamente durante la fase REM del sonno ebbi la sensazione di essere sveglia, ma stranamente mi ritrovai altrove come se fossi proiettata per magia in un'altra epoca.
 In quello strano sogno scorgevo un enorme e pittoresco giardino di un palazzo settecentesco, mai visto prima.
Mi sentivo immersa in un mondo pulito e incontaminato dall’inquinamento atmosferico, l’aria che respiravo era fresca e sana. L’ambiente circostante era profumato come se i fiori delle siepi fossero dei deodoranti naturali per ambienti.
 Il cielo era sereno e limpido e denotava un bellissimo sole allo zenit.
 Udivo il canto gaio degli uccellini mentre i raggi del sole carezzavano piacevolmente il mio viso diafano.
Indossavo semplicemente una camicia di lino bianca e un paio di pantaloni al ginocchio neri. Calzavo un paio di sfavillanti stivali in cuoio testa di moro probabilmente per praticare l’equitazione.
 Era presente anche mio padre: il generale William J. Smith il quale vestiva con abiti militari  insoliti e antichi.
Lo vidi con una sontuosa divisa da ufficiale: la giubba era di uno sfavillante blu cobalto, tutta ricamata in oro, agganciata da lucenti bottoni costituiti dallo stesso nobile metallo, probabilmente era vestito da generale, ma non apparteneva al nostro tempo.
Mi sembrò, indossasse qualcosa di molto simile a dei costumi teatrali, che avevo ammirato una volta durante una recita scolastica.
In quel sogno mio padre mi apparve diverso da come lo conoscevo, sembrava essere di temperamento rude e violento, il suo sguardo era freddo e privo di sentimenti, mentre l’insieme dei suoi lineamenti mi turbò incutendomi tanta paura al punto di rabbrividire.
Egli portava sul capo una stranissima parrucca bianca, ricca di boccoli orizzontali – sorrisi a quella visione perché il mio adorato papà era alquanto ridicolo.
 In quell’occasione mi presentò un bambino, pronunciando con tono autoritario e severo delle frasi per me prive di significato - “ Oscar, questo è Andrè”- “Lui è il nipote della tua governate, crescerete assieme come fratelli, poiché ti aiuterà a adempiere al meglio il tuo ruolo maschile”.
Oscar?
Io mi chiamo Sophie! E sono una bambina. “No, non voglio essere un maschio” - che assurdità, sicuramente ebbi un fastidioso incubo, che si ripeté ogni notte.
E poi chi era Andrè?
Un bambino magrolino poco più alto di me, che indossava abiti simili ai miei, dal viso dolcissimo, dai profondi occhi verdi colore dello smeraldo che mi guardarono sin dal primo incontro con immensa intensità.  
 Era un fanciullo delizioso, con una lunga chioma nero corvino dai profondi riflessi ramati, raccolta a formare un codino legato da un nastro di velluto nero.
Non avevo mai conosciuto qualcuno del genere nella vita reale, bensì mi sforzassi di ricordare.
A ogni modo Andrè rappresentava l’unica parte del sogno che mi dava serenità, poiché lo percepivo come se fosse parte di me.
In futuro scoprii che il ventisei agosto era il compleanno di quell’amichetto immaginario di un anno più grande, Egli crebbe assieme a me popolando le mie più intime fantasie fino ad oggi.
Quasi ogni notte mi ritrovavo a vivere quell’assurda situazione e come se fossi parte di un sortilegio, mi tramutavo puntualmente in Oscar François de Jarjayes. Il sogno aveva un seguito come se fosse la storia a episodi di una serie TV. I luoghi d’ambientazione e i personaggi della mia fantasia onirica non erano sempre gli stessi, cambiavano in base alle circostanze: ora ero a palazzo appartenente al casato dei  Jarjayes, oppure a volte mi trovavo a Parigi, tra le strade lastricate e non asfaltate piene di letame o in campagna, anche in un paesino interno del nord della Francia  Arras, oggi conosciuto per i pregiati arazzi, persino alla reggia di Versailles. L’unico punto in comune era che ovunque io mi trovassi Lui era sempre al mio fianco.
Nei protagonisti alcune volte faceva capolino la madre di Oscar simile d’aspetto alla mia, ma molto diversa di carattere, poiché la prima appariva passiva, debole, taciturna e sottomessa, mentre la signora Smith era un brillante e astuto pubblico ministero molto combattiva capace di vincere qualsiasi causa penale, molto ricercata nei processi più difficili. A tale proposito durante le cene con amici o parenti mio padre era benevolmente preso in giro dai commensali, spesso si udivano battute del genere: “William, tu sei un generale decorato dell’esercito statunitense, ma tua moglie Alison riesce a metterti sull’attenti come se fossi un soldato semplice”.
  Un altro personaggio era un’adorabile vecchietta che rappresentava la nonna di Andrè ed era la governante di Oscar.
Ci presi gusto, a partecipare a quella vita diversa dalla mia, tanto che non vedevo l’ora di addormentarmi per sognare e scoprire il seguito della storia.
Sopportai persino il carattere burbero del mio genitore onirico, tanto era solo un sogno e il mio vero papà era molto diverso giacché comprensivo e amorevole con tutta la famiglia.
Io desideravo vivere le vicende della tormentata bambina di nome Oscar solo per stare assieme al suo amichetto Andrè.
Nella realtà ero più fortunata di Oscar, poiché in famiglia ottenevo qualsiasi capriccio desiderassi, ero coccolata da tutti i membri della casa, che esaudivano ogni mio desiderio.
Chiesi ai miei genitori una nuova tata, perché quella che avevo non mi stava bene, ad ogni modo la sostituta doveva necessariamente possedere dei requisiti che io avevo imposto: non essere troppo giovane e avere un nipote un anno più grande di me che sarebbe diventato il mio compagno di giochi.
 Speravo di incontrare Annie, la dolcissima nonna di Andrè, purtroppo arrivarono più di un centinaio di aspiranti governanti ma nessuna somigliava all’anziana petulante nanerottola dei miei sogni.
Rinunciai alla realtà, abbandonandomi più che mai alle mie avventure inconsce assieme al mio migliore amico, che consideravo più importante di un fratello.
Giocavo e studiavo con Lui, eravamo inseparabili come se fossimo legati da un cordone ombelicale invisibile. Insieme trascorrevamo momenti felici e spensierati: tiravamo di scherma, facevamo a botte come dei maschiacci, cavalcavamo per interminabili sentieri, litigavamo ci appacificavamo.
Crebbi divenendo adolescente e così fu anche per l’immaginario moretto dagli occhi penetranti e magnetici. Ero talmente incatenata a quel ragazzo che durante la vita reale mi sentivo spenta e incompleta.
In tutti questi anni assimilai il periodo storico rendendomi conto di vivere un’esistenza parallela nella Francia dapprima di Luigi XV e in seguito di Luigi XVI.
Studia come un’ossessa, documentandomi sugli eventi storici dell’epoca, le cui vicende rispecchiavano per filo e per segno i miei sogni.
In quel periodo divenni cupa e solitaria, evitavo gli amici reali, per di più i ragazzi non m'interessavano.
Ero certa di essere innamorata di Andrè.
Decisi di aspettare il mio “principe azzurro” e giurai castità fino allora.
Mi scrissi a dei corsi di scherma e di equitazione, con l’esercizio e la passione ero diventata molto brava forse più di Oscar!
Studiai il francese, recandomi nei periodi estivi persino in Normandia e a Parigi, acquisendo negli anni una padronanza lodevole della lingua.
Di Andrè nel mondo reale nessuna traccia!
Non raccontai mai a nessuno il mio segreto per paura di essere presa per matta.
All’età di quindici anni ci fu una svolta nella mia vita, giacché sognai che quell’assurdo padre mi costrinse a essere il capitano della guardia reale francese per proteggere quella austriaca smorfiosa della principessa Maria Antonietta. In quell’occasione il mio adorato amico fu nominato attendente, nonché mia guardia del corpo.
E se anch’Io fossi diventata un ufficiale? Forse in accademia avrei conosciuto un giovane come Andrè!
Io lo amavo, lo desideravo, ma non era reale!
La cosa che m'innervosiva era che i quei sogni andavano per conto loro, nel senso che durante la fase REM la mia volontà era annullata, sopraffatta da quella di Oscar.
Ero condannata a subire le sue angosce e i suoi patemi d’animo a mio parere sterili e inutili. Se avessi avuto le facoltà mentali, avrei chiesto ad Andrè di essere il mio ragazzo, che stava aspettando?
Il generale William Smith fu enormemente felice, quando gli rivelai le mie intenzioni relative al mio futuro. Mio padre della realtà come nel sogno non aveva avuto figli maschi e nessuna delle cinque figlie aveva dimostrato fino allora l’intenzione di indossare una divisa militare per seguire le sue orme. (Un particolare che mi colpì fu che anche Oscar era l’ultimogenita, proprio come me!).
Né Lui aveva costretto qualcuna di noi a far parte dell’esercito, Egli a differenza del generale Jarjayes era un uomo ragionevole e cauto colmo d’amore verso la moglie e le figlie.
Mi abbracciò teneramente congratulandosi con orgoglio per la mia scelta- “Sophia sono fiero di te!”- “Sapevo che era solo questione di tempo, sin da quando sei nata, hai dimostrato di essere l’unica ad avere la stoffa per proseguire la vocazione degli Smith”- “Tu farai carriera, mia cara, ne sono più che certo”.  
Non avevo mai visto mio padre al settimo cielo come quel giorno, si sarebbe occupato personalmente per inserirmi nella migliore accademia militare degli Stati Uniti d’America.
Le donne della mia epoca sono istruite ed emancipate, possono competere con gli uomini di gran lunga emergendo in qualsiasi attività anche prettamente maschili. Se Oscar fosse nata nel futuro Jarjayes non l’avesse mai torturata con quell’educazione!
Finii le superiori a pieni voti e con enorme successo.
Divenni sottoufficiale, ma continuai la mia ascesa iscrivendomi all’accademia per ufficiali alla facoltà di medicina.
Ambivo di diventare un colonnello dell’esercito, proprio come Oscar! Nella realtà ero la figlia del generale Smith, un uomo influente, il braccio destro del presidente Obama, sarei riuscita a emergere in ogni caso, ma ero anche caparbia e determinata perciò preferivo sfruttare le mie capacità e non le raccomandazioni di mio padre.
Intanto durante la notte continuavo a sognare e a vivere tranquillamente e serenamente la mia seconda vita, poiché il mio adorato Andrè era sempre presente.
 All’età di diciotto anni rimasi delusa, poiché il mio lato onirico credette d’innamorarsi di un antipatico svedese: il famoso conte di Fersen.
Costui all’epoca fu un don Giovanni incallito, amante della regina Maria Antonietta, ma tutto ciò al mio sogno non importava, soffriva per Lui lasciando da parte il mio Andrè e se lo avesse allontanato Io, non avrei potuto godere della sua presenza.
In quel periodo mi sentivo in conflitto con Oscar perché non ero per niente d’accordo con quei sentimenti assurdi e non corrisposti.
Era cieca e sorda!
 Purtroppo ci fu una scissione dei nostri pensieri, in più come se non bastasse, non riuscivo a comunicare i miei sentimenti con il lato notturno della mia anima.
Volevo gridarle che si sbagliava.
  
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