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Autore: Ryta Holmes    22/04/2010    7 recensioni
"Delle volte appariva anche quel viso angelico che non aveva fatto in tempo ad amare come avrebbe voluto. Rivedeva la piccola Freya, impaurita e avviluppata nei suoi stracci, come l’aveva vista per la prima volta nei sotterranei della città bassa. Incontrava quegli occhi scuri addolciti solo dalla sua presenza, da lui che non la faceva sentire un mostro, da lui che la comprendeva e non la incolpava. Ricordava le labbra morbide che aveva baciato un’ultima volta, prima che la barca si allontanasse e il fuoco donasse quel corpo al lago."
Genere: Romantico, Malinconico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Gaius, Merlino, Principe Artù
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Desclaimers: personaggi, storie e luoghi non appartengono a me. Se lo fossero sarei ricca e sarei probabilmente una sceneggiatrice, ma questi sono solo vaneggiamenti. Ad ogni modo scrivo senza nessuno scopo di lucro, tranne quello di divertirmi!

IRRAGIONEVOLE

.5.

“Diventa come me…”
Merlino la guardò confuso, in cerca di spiegazioni.
“Ti fonderai con il lago, come me. Potremmo vivere insieme per sempre.”
“Ma…”
“Così nessuno potrà dividerci! E’ l’unica soluzione, verremo sempre osteggiati se non lo facciamo!”
Le parole della dama erano così convincenti che lui, indebolito e completamente soggiogato da lei, difficilmente avrebbe potuto contraddire.
“Insieme… per sempre…”
Forse era la soluzione più semplice, così sarebbe veramente diventato libero. Si sarebbe persino liberato del suo corpo, sarebbe diventato uno spirito e Freya sarebbe stata sempre con lui… per l’eternità…
“Merlino, sei un idiota!!”
Quella voce… l’avrebbe riconosciuta tra mille. Quel tono sprezzante con cui di solito lo ammoniva, poteva essere soltanto di una persona.
“E’ la seconda volta che vengo qui a recuperarti! Ma cosa ti è preso?”
Merlino si voltò verso il principe Artù, che si faceva largo tra i cespugli: ecco di chi era il rumore che aveva sentito prima. Sentì le mani di Freya stringerlo con più forza e poi la sua voce ridotta ad un sibilo.
“E’ qui per dividerci… non permetterglielo.”
Il giovane le lanciò un’occhiata spaesata, poi tornò a dedicare attenzione ad Artù. Doveva dirgli qualcosa e mandarlo via, magari se avesse convinto lui, tutti lo avrebbero finalmente lasciato in pace.
“Artù, non voglio tornare a Camelot, voglio restare qui con lei!”
Il principe sollevò un sopracciglio, esibendo una smorfia di pura sorpresa. “Con chi, esattamente? Non c’è nessuno a parte noi… te ne rendi conto?”
“Non farti convince Merlino, sta mentendo!” Freya incalzò, quel tono che si inaspriva sempre di più.
“Stupido di un servo, mi sono già preoccupato fin troppo per te! Torniamo al castello… Gaius mi ha detto che sei in pericolo, che-“
“Non sono in pericolo!” Merlino lo interruppe bruscamente, dando completamente le spalle alla dama, che non gradì il gesto.
“Devi mandarlo via! Anche con la forza se necessario!”
“Artù, per favore, lasciatemi in pace. Qui non sono in pericolo, ve lo assicuro! Tornate a Camelot e dire a Gaius che sto bene!”
Il principe si fece più avanti, imperterrito. “Ma ti sei visto allo specchio? C’è qualcosa che ti sta consumando, possibile che non te ne rendi conto?”
Merlino scosse il capo, le parole di Artù avevo un effetto strano su di lui. Anche Gaius diceva la stessa cosa… possibile che si fossero soltanto coalizzati contro di lui? Oppure avevano ragione?
Tornò a guardare Freya, che nel frattempo aveva indurito così tanto i lineamenti, che Merlino quasi non la riconobbe.
“Veramente lui sta fingendo di non vederti?” chiese confuso. “O posso farlo solo io?”
“Ma a chi stai parlando?” gli venne dietro Artù. “Merlino, se Gaius ha ragione e ti hanno veramente stregato, allora dobbiamo andarcene di qui al più presto! Muoviti!” concluse con il tono più categorico che conoscesse.
“Perché tentenni?” Freya non si arrendeva, lo teneva aggrappato per un braccio adesso e cercava di tirarlo verso di lei ma Merlino per qualche strana ragione opponeva resistenza.
Il giovane non sentì più tanto il bisogno di volersi fondere con il lago e perdere così la sua vita mortale.
“Non costringermi ad usare la forza!” gridò infine la dama, minacciosa. C’era un’ombra maligna che improvvisamente le aveva minato il volto. Un vento sinistro soffiava tra gli alberi, aumentando di intensità.
“Lasciami andare, Freya!” Merlino finalmente reagì con più decisione e per la dama fu la goccia che fece traboccare il vaso. Esplose in un grido acuto di rabbia e il vento si intensificò maggiormente. Il giovane fece un passo indietro, schermandosi con le braccia, perché piccoli rami e foglie vorticavano trasportate dall’uragano che si stava formando.
Sobbalzò quando si sentì afferrare per una spalla. Si voltò riconoscendo la faccia preoccupata di Artù.
“Merlino, andiamo!”
Il giovane non riuscì nemmeno a rispondere al suo padrone, perché un forte boato trasformò quella che era la dama del lago in qualcos’altro. Il vento si era accentrato tanto da formare una tromba d’aria, nel cui centro si distingueva una sagoma scura. Quando Merlino si voltò verso di questa, una sferzata andò a colpire Artù dietro di lui e lo sbalzò lontano, lasciandolo solo.
Il ragazzo indietreggiò spaventato, ormai convinto della verità. Quella non era la sua Freya e cosa peggiore, era stato preso in giro, qualcuno si era preso gioco di quel ricordo tanto importante, per usarlo contro di lui.
“Mi hai mentito…” constatò, stringendo gli occhi e sentendo le lacrime bruciarli. Quelle che lui aveva creduto di vivere erano state solo illusioni, ecco perché si era ridotto in quello stato. In realtà quel sortilegio lo aveva logorato lentamente e avrebbe continuato a farlo fino ad annullarlo del tutto, se i suoi amici non si fossero impegnati tanto per salvato.
Ripensò a come aveva trattato Gaius, ad Artù svenuto dietro di lui, alla piccola Freya… lei era davvero morta…
Un impeto di rabbia gli colorò le iridi d’oro e dalle labbra scaturì un incantesimo: il fuoco circondò la tromba d’aria in un attimo ma questo invece di fermarlo, finì col creare una pericolosa colonna infiammata. Se Merlino o Artù ne fossero stati investiti sarebbe stata la fine.
Il giovane fece ancora qualche passo indietro, sorpreso e impaurito. Cosa aveva creato?
Doveva far qualcosa, reagire con la magia, ma in che modo? Forse con l’acqua? Ma certo, l’acqua del lago! E qual era la formula?
Merlino non aveva il tempo di ricordarla, nel mentre il vortice di fuoco si era già scagliato contro di lui. Sarebbe morto…  forse così avrebbe raggiunto la sua Freya, ma Artù? E il loro destino? Era questo quello che voleva?
Merlino chiuse gli occhi e attese quel fato che sembrava ormai irrimediabilmente cambiato… ma tutto quello che lo investì fu solo acqua.
Cadde per terra, schiantato da un flutto più forte e rotolò un paio di volte, annaspando. Non appena l’acqua si fece meno violenta, riuscì a mettere a fuoco la visuale per capire cosa stesse accadendo: intorno a lui ogni cosa era stata travolta da una gigantesca onda proveniente dal lago. La colonna di fuoco era scomparsa, così come il vento, mentre l’acqua lentamente si ritirava e il bacino tornava alla sua solita tranquillità.
Merlino fissò basito quel lago, che gli aveva appena salvato la vita. Lui non aveva fatto nulla, nessun incantesimo. Di propria iniziativa quelle acque si erano rivoltate contro il pericolo e lo avevano fermato un istante prima che uccidesse il giovane.
E poi lo vide. Quel volto tanto amato, quello vero. Un guizzo dell’acqua illuminato dalla luna glielo mostrò. Era lei, la vera dama del lago, la sua dama. Era davvero viva come aveva immaginato e gli aveva appena salvato la vita.
Pianse senza vergogna, fissando lo specchio che tornava impassibile e sorrise tra le lacrime.
“Grazie…”
Aveva mantenuto la sua promessa, aveva ricambiato quel debito come gli aveva detto prima di morire. O meglio, prima di rivivere come parte di quel paradiso che tanto aveva sognato in forma umana.

*

Il passo del cavallo era lento e cadenzato. La testa di Merlino ne seguiva il ritmo, si ciondolava stancamente come se da un momento all’altro sprofondasse nel sonno. Ora che tutto era finito, si sentiva stanco e affaticato, lo stomaco gli brontolava sempre di più, come a voler ricordargli fin troppo bene da quanto tempo non ingurgitasse cibo.
Artù lo seguiva a piedi, tirando le redini del cavallo, lo sguardo rivolto alla strada illuminata dalla luce lunare. Si sarebbero potuti accampare per la notte ma quando il principe aveva ripreso conoscenza, si era affrettato per tornare a Camelot, privandosi persino della sua cavalcatura per darla a Merlino, incapace di camminare nelle sue condizioni.
Il giovane mago non aveva opposto resistenza, era rimasto a piangere ringraziando la sua Freya per un po’, finché Artù, ripresosi, lo aveva richiamato ordinandogli di salire sulla sella per il ritorno.
Non si erano ancora rivolti la parola e Merlino non sapeva se questo fosse un bene o meno. Il principe sapeva che qualcuno lo aveva stregato, l’ostilità che già nutriva verso la magia, probabilmente sarebbe aumentata, visto che non lasciavano in pace nemmeno il suo servo…
“Hai idea di chi possa essere stato?” esordì alla fine, rompendo quella quiete.
Merlino scosse il capo, perché il torpore stava per avvolgerlo del tutto e cercò di svegliarsi.
“No… non lo so…” rispose senza dare nessuna inflessione alla voce. In fondo sentiva come se le intense emozioni che aveva provato negli ultimi giorni, estirpate così brutalmente, lo avessero svuotato e adesso come un recipiente vuoto, doveva essere di nuovo riempito.
Artù voltò il capo verso di lui per guardarlo, nonostante la poca illuminazione e scorse la figura incurvata dalla stanchezza e dagli stenti. “Certo era qualcuno che ti voleva proprio male… sei sicuro di non aver combinato qualche guaio?”
Merlino ignorò il tono insinuante del padrone. In realtà aveva in mente qualche nome ma rivelarli al principe di Camelot era ben altra cosa. Passarono davanti agli occhi i volti di Mordred, il bambino druido che gli aveva giurato vendetta, poi la strega Morgouse magari sul piede di guerra per ciò che aveva fatto alla sorella… o forse era stata la stessa Morgana, in fondo anche lei era una creatura magica…
“Ci stai pensando o ti sei solo addormentato?” Artù lo riportò alla realtà.
Merlino scosse il capo e abbozzò un sorriso, distinguendo il chiarore degli occhi del principe che si riflettevano con la luna. “Vi assicuro che non ne ho la più pallida idea! Magari si sono sbagliati e l’incantesimo era rivolto a voi…” constatò quindi, proponendo un’ipotesi più plausibile ma che lo scagionasse al contempo. Artù era un po’ stupido a volte, ma bisognava comunque stare attenti, soprattutto in quel momento.
Il principe tornò a dedicare attenzione alla strada, anche perché per poco non inciampò in una radice. Saltellò imprecando a mezza voce, prima di tornare a parlare come si addiceva al suo rango.
“Anche questo potrebbe essere vero… sai che ti dico Merlino?”
Ed eccolo lì; il giovane mago sapeva perfettamente cosa stesse per dirgli e non riuscì a frenare la lingua, perché era troppo stanco per badarci e soprattutto voleva chiudere la questione al più presto. Adesso non aveva la forza di combattere.
“Lasciatemi indovinare… che la magia è cattiva ed è un bene che vostro padre, il Re, l’abbia bandita dal regno?” non poté fare nulla nemmeno per il tono aspro che gli uscì.
“Come al solito ti sbagli.” Lo sorprese invece il principe, piccato. “Non volevo dire questo, anzi.”
Merlino sollevò il capo, allargando gli occhi.
“Ti ho visto… c’era qualcosa che ti ha aiutato e non me lo posso essere sognato.” Si voltò verso di lui e Merlino sfuggì a quello sguardo. Ringraziò mentalmente il fatto di non aver usato lui la magia per fermare quella colonna infuocata, sebbene fosse stato egli stesso a crearla.
“Proveniva dal lago… qualcosa… o qualcuno ci ha salvato la vita. Mi sto forse sbagliando?”
Il giovane mago esitò prima di rispondere, ma infine si arrese. “No… non vi state sbagliando… me ne sono accorto anch’io.”
Artù batté il pugno che stringeva le redini sul palmo dell’altra mano. “Vedi? Io ho sempre ragione!”
“E quindi…? Cosa ne pensate?” incalzò Merlino, interessato: Artù che ammetteva aiuto da parte della magia poteva sembrare un miracolo.
“E quindi niente! E’ ovvio che chiunque ti abbia stregato lo abbia fatto con lo scopo di farti del male – o di farmene, se l’incantesimo era rivolto a me – e ritengo sempre di più che mio padre faccia bene a bandire la magia dal regno!”
Merlino deglutì il vuoto amaramente, chinando nuovamente il capo sconfitto.
“Però…” Artù continuò. “Però se c’è anche una minima parte di magia buona…. Ammesso sempre che ci sia…. Beh, credo sia dalla nostra parte.”
“E questo implica che se c’è, questa magia dalla vostra parte, debba per forza essere buona?”
“Mi sembra ovvio!”
Merlino cacciò uno sbuffo divertito mentre un sorriso più sentito gli illuminò di poco il volto. “Allora forse è così…” acconsentì infine.
Incredibile pensare che Artù avesse capito qualcosa che in realtà non comprendeva affatto. Una contraddizione vera e propria a rifletterci bene ma che al momento a Merlino bastava. Era come aver fatto un minuscolo passo in avanti e chissà, magari il giorno in cui sarebbe stato così avventato da dirgli la verità, avrebbe potuto ricordargli quella loro conversazione e sperare di avere salva la vita.
“Artù…” lo richiamò dopo alcuni minuti di silenzio. Nel frattempo le fiaccole di Camelot che comparirono dietro gli alberi, annunciarono il prossimo arrivo.
“Che vuoi Merlino? Non basta quante attenzioni tu abbia ricevuto?” lo schernì il padrone con noncuranza, gli occhi puntati sulla sua città.
“Niente! Volevo solo sapere come avete fatto a trovarmi la prima volta!” si difese lui, rendendosi effettivamente conto di quanta pena si fosse data quel babbeo reale nei confronti di un semplice servo. Ancora una volta.
“Merlino, tu sei un libro aperto per me!” prese a vantarsi il principe. Merlino roteò gli occhi al cielo pensando a quanto si sbagliasse. “Eri strano da quando siamo stati la prima volta al lago. Poi quando sei sparito, Gaius mi ha confermato la sua preoccupazione e dato che dovevo ancora indagare sulla storia dei raccolti, sono ritornato da quelle parti. Lì ti ho trovato privo di sensi e ti riportato a Camelot.”
Il giovane continuò a fissarlo, anche quando Artù tacque e affrettò il passo per tornare a casa. Il principe aveva notato i suoi comportamenti come avrebbe fatto un amico, come aveva fatto il suo tutore ad esempio. E in fondo quante altre volte si era accorto quando qualcosa non andava? Poteva dirsi amicizia quella?
Il Grande Drago aveva ragione a dire che erano due facce della stessa medaglia, ma quante sfaccettature aveva quel destino che li univa?
“Avanti scendi!”
I pensieri di Merlino vennero interrotti dall’ordine di Artù. Il giovane tornò in sé e si rese conto che il principe aveva fermato il cavallo poco lontano l’ingresso di Camelot.
“Perché?”
Artù lo tirò giù con la forza sbuffando. “Perché sono il principe, stupido di un servo! E tu sei sul mio cavallo. Andiamo, riuscirai a camminare fino alle tue stanze adesso! Prima hai corso come un disperato… o dovrei dire innamorato?”
Merlino sospirò contrariato, lanciando un’occhiataccia al suo padrone, che si era rimesso in sella e aveva ripreso la strada per entrare in città. “Disperato va benissimo, grazie.”
“Ma di chi ti eri innamorato, poi?” ribatté Artù senza curarsi del tono aspro del servo. La sentinella che controllava l’entrata di Camelot salutò il principe ereditario con un inchino.
“E’ affar mio, se non vi spiace. Pensate piuttosto ai vostri, di amori.”
“E’ questa la tua riconoscenza?” replicò indignato Artù. “Bene, allora la prossima volta salvati da solo!” spronò il cavallo e lo lasciò indietro, senza nemmeno salutarlo.
Merlino lo osservò allontanarsi verso le stalle della cittadella, dove di solito erano ricoverate le cavalcature reali. Sapeva che Artù non era veramente arrabbiato con lui ma in fondo il padrone non può non reagire alle provocazioni di un servo, soprattutto se il padrone ha l’ego grande quanto tutto il regno di Avalon.
Si voltò indietro verso i grandi portoni di Camelot, proprio mentre venivano chiusi per la notte. Un ultimo sguardo verso l’orizzonte, prima che sparisse dietro il legno. Il pensiero volò per un’ultima volta al lago, alla sua Freya e un altro sentimento riempì del tutto quel vuoto che già prima il principe aveva colmato con le sue parole: la speranza di rivedere un giorno la sua dama del lago.
“Ci vedremo ancora, lo so…”
Merlino voltò definitivamente le spalle e si incamminò verso il castello. Da lontano Gaius gli veniva incontro e non poté fare a meno di sorridergli. Affrettò il passo per riabbracciarlo.

Fine

E questo è tutto! =) Spero che qualcuno abbia apprezzato questa mia versione dei fatti.... chissà se nella prossima stagione gli scenggiatori non si inventino qualcosa per recuperare il personaggio della dama del lago... lo spero! ^^
Intanto ringrazio chi ha avuto la pazienza di seguirmi e soprattutto chi mi ha incoraggiato e riempito di complimenti! MissMiluna e _Valux_ a voi, un ringraziamento doppio! ;-)
A quanto pare Merlin è diventata una specie di droga... di fatti ho iniziato a scrivere un'altra fanfic! Per chiunque volesse leggerla il titolo è "So cosa hai fatto"  e questa volta ho giocato un po' di più con la trama.... incentrandola soprattutto su Merlino e Artù! Se qualcuno vuole darci un'occhiata ne sarei felice! ^^
Rinnovo come sempre la richiesta di un commentinooooooooo! ;-)
A presto quindi!!
Baciiii
Ry
   
 
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