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Autore: foolforlove    22/04/2010    1 recensioni
Quando tutto quello che hai ti viene strappato via, quando tutti i tuoi sogni vengono distrutti, quando non vedi futuro nel tuo domani, l’unica cosa che ti resta è te stessa.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Cosa c'è in un nome?

Ciò che chiamiamo rosa

anche con un altro nome 

conserva sempre il suo profumo. 

(William Shakespeare)

“Avanti Bella, dobbiamo sbrigarci oppure faremo tardi come al solito! Poi la senti tu quell’impertinente di segretaria che ci dice quanto il dottor Cullen sia impegnato e non abbia tempo da perdere nel fare della beneficienza a noi. Quindi, se evitiamo di far arrabbiare quella gallina bionda magari la prossima volta ci darà un orario più semplice.”

Continuava a ciarlare, mia nonna, ma io non volevo ascoltare. Non volevo sentire le sue chiacchiere, perciò mi risultava naturale escluderla, non seguire il flusso dei suoi pensieri detti a voce alta. Tante persone a volte dicono le cose che gli altri fanno finta di non sentire. Io stavo dalla parte di coloro che non volevano ascoltare. Non sono mai stata una brava ascoltatrice, a scuola la maestra mi riprendeva sempre, diceva a mia madre che avevo spesso la testa tra le nuvole. A me piaceva fantasticare, una bambina di cinque anni poteva permetterselo. Non aveva problemi.

“Insomma Bella! Mi puoi ascoltare per una buona volta?!”

Alzai lo sguardo verso di lei, ma non riuscivo a vederla realmente, perché il mio modo distorto di concepire la realtà, il mio cervello, ragionava su un piano totalmente diverso rispetto al suo. Anche se avessi voluto non sarei riuscita a risponderle a parole. Quindi feci un semplice cenno del capo. Affermativo. Lei mi sorrise, lo sentii, mi abbracciò, salimmo in macchina e partimmo.

 

 

Aprile

Le giornate di Aprile le trovavo stranamente piacevoli, restavo ore incantata ad osservare i piccoli miracoli della natura, i colori, i profumi, il risveglio di ogni cosa era visibile ovunque.

Questo accadeva prima.

“Isabella, dimmi, cosa vedi”

Che richiesta banale questa, mi veniva posta oramai da un po’ di tempo. Ma il dottor Cullen era ostinato, davvero ostinato, era specializzato nei casi disperati. Sebbene non ne avesse bisogno, il suo talento salvava vite che valeva la pena salvare. Con me però si era impuntato, ero fermamente convinta fosse un capriccio bello e buono il suo. Oppure sperava davvero di far parlare me. Io che non parlavo ormai da dieci anni. Dieci anni.

Aprile, era il 21 di aprile quando era successo, l’incidente che si era portato via la mia vita.

Mi distrasse subito un profumo, lo riconoscevo sempre, era il preferito di mamma, perché lo usava sempre papà il giorno di festa. Era profumo di muschio bianco. Lo conoscevo bene quel profumo. La porta dell’ufficio del dottore si aprì, lentamente, come se l’intruso che stava entrando non volesse disturbare. Lo sentii comunque. Si sedette dietro di me, nella poltroncina messa nell’angolo a destra. Conoscevo a memoria l’ufficio del dottor Cullen. Passavo molto tempo in sua compagnia, era stato pure vietato alla sua segretaria di entrare durante le sedute. Mia nonna non poteva essere, avrei riconosciuto subito il suo passo stanco, il respiro affannato causato dall’asma. No, era decisamente un estraneo. Chi voleva assistere alla mia scena muta?

“Isabella, non preoccuparti, è il mio nuovo assistente, ed è in ritardo!” sussurrò sorridendo il dottor Cullen.

“Mi scusi dottore” disse la voce alle mie spalle. Mi irrigidii immediatamente.

“Vedi Isabella, da oggi in poi le tue sedute le farai con il mio assistente. Dovrò assentarmi per un certo periodo dalla clinica, ma non voglio che tu ti senta abbandonata per nessun motivo. Ho la convinzione che tu possa tornare quella di prima, ma voglio che tu te ne convinca. Le lastre sono positive, l’operazione agli occhi è fattibile.” Disse in un crescendo di entusiasmo che contagiava solo se stesso. Io non avevo possibilità, io non potevo vedere i colori, i visi, le piante, il cielo, la pioggia. Potevo solo sentire. E quello che sentivo era buio.

“Posso?” sentii sussurrare alla mia sinistra, la voce era volutamente bassa e molto vicina. Come se avesse avuto paura di rompere qualcosa, se avesse usato un tono leggermente più alto. Non mi dava fastidio, ma avrei preferito che avesse usato un tono normale, in seguito, lo avrei riconosciuto più facilmente.

“Certo, vieni, così te la presento” sentii sussurrare il dottor Cullen, poco prima di percepire uno spostamento d’aria. Il profumo di muschio bianco era più vicino. Sentivo solo quello. Poi una stretta alla mano destra, calda, sicura, forte.

“Piacere Isabella, io sono il tuo nuovo terapeuta, il mio nome è Edward”.

nota autrice: ho ripreso in mano questa piccola storiella, rivedendo alcune cose tra cui il titolo, prima SHADOW ora SIXTH SENSE, mi sembra più adatto. Posto anche il secondo capitolo, ditemi cosa ne pensate e se ha senso continuarla! ps. spero di non copiare nessuno e se succede non era nelle mie intenzioni! grazie per il tempo che dedicate nel leggermi. bacio. B.

 

  
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