Personaggio: Regulus Black
Prompt: 18. Candela
Rating: giallo
Note: immagine di kingwells-89
Disclaimer: Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.
Tabella: http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/
Cambiamenti
Agosto 1979
Regulus diede
un'ultima
controllata allo specchio della sua camera, senza notare nulla che
non andasse nel suo completo nero. Al contrario, i suoi occhi erano
fissi e spenti, e lui si chiedeva se sarebbe mai riemerso da quello
stato di torpore.
Sapeva da tempo
che
sarebbe successo, prima o poi, ma era stato lo stesso un duro colpo
da assorbire. Forse non lo aveva neanche assorbito, gli era solo
scivolato addosso.
“Padron
Regulus?” lo
chiamò Kreacher, affacciandosi alla porta con discrezione.
“Alcuni
visitatori sono arrivati. Se il padrone non se la sente, li
riceverà
Kreacher...”
“No”
rispose lui con
un enorme sforzo. “È
compito mio, adesso che...”
Non concluse la
frase, ma
l'elfo capì senza altre spiegazioni. Regulus si fece forza e
lo
seguì sul pianerottolo.
Quando
raggiunse il piano
di sotto, l'atmosfera cupa e funerea lo investì. Nessuno
osava
parlare ad alta voce e gli ospiti, tutti vestiti rigorosamente di
nero, si limitavano a sussurrare tra di loro.
Walburga se ne
stava
seduta sul divano, attorniata dal gruppo più numeroso di
persone,
rigida e fredda come il ghiaccio, solo un po' più cupa e
meno
vitale.
Vedendo
così pochi
ospiti, Regulus si rese improvvisamente conto di quanto le
preoccupazioni di suo padre fossero veritiere: la casata dei Black
rischiava di estinguersi per sempre. Molti dei parenti erano morti,
compreso suo zio Cygnus; Sirius, Alphard e Andromeda se n'erano
andati; e stavolta era morto lo stesso Orion.
Adesso era lui,
Regulus,
l'ultimo erede maschio della famiglia e, in quanto tale, doveva
prendere il posto di suo padre. Anche se per lui era una sofferenza
tremenda ricevere familiari e conoscenti venuti a trovare Walburga,
preferiva di gran lunga svolgere i suoi obblighi piuttosto che
restare da solo e cadere nella trappola della depressione.
Finché
era occupato e riusciva a tenere la mente impegnata si sentiva meno
peggio.
In
realtà non diede
molta retta a quello che gli ospiti gli dicevano, dal momento che
poteva benissimo immaginarlo: le solite condoglianze, qualche
espressione contrita e poco altro.
Non ne era
infastidito,
semplicemente non li sentiva. Forse temeva che ascoltare le parole di
quelle persone gli desse la conferma definitiva del fatto che suo
padre era morto davvero, che non era solo un brutto incubo.
L'unica che
manifestò
meno freddezza e più comprensione fu Narcissa. Quando lo
raggiunse
gli prese le mani nelle sue e cercò in infondergli quel
minimo di
conforto che gli poteva dare.
Anche se a lui
apparivano
soltanto come parole vuote, sapeva che le intenzioni di Narcissa
fossero più che buone e la ringraziò, ma senza
guardarla, lanciando
invece un'occhiata distratta a Kreacher, che si affannava ad aprire
la porta d'ingresso e a condurre i nuovi arrivati lì in
salotto.
L'elfo era
l'unico che
piangeva nella stanza: approfittava delle brevi pause per
singhiozzare, stropicciarsi gli occhi e soffiarsi il naso nello
straccio che indossava, a differenza di tutti gli altri.
Quanto a
Regulus, lui non
aveva versato neanche una lacrima né dopo che i Guaritori
avevano
confermato che suo padre non avrebbe superato la notte, né
dopo la
sua morte, come se i suoi occhi si fossero improvvisamente congelati.
Un po' si
vergognava di
se stesso perché non lo riteneva giusto, ma non poteva farci
niente:
non riusciva a sfogarsi nemmeno quando era solo. Tuttavia, dentro di
sé sentiva come una voragine senza fondo che sembrava gli
risucchiasse ogni emozione.
“Regulus?”
lo chiamò
qualcuno.
Regulus si
voltò in
fretta e per un attimo riuscì quasi a stupirsi quando vide
davanti a
sé i signori Queen, entrambi piuttosto a disagio
lì dentro.
“Ci
dispiace per tuo
padre, avremmo voluto conoscerlo” disse Diane, ignorando con
fierezza le occhiate curiose e i sussurri dei presenti.
“Rachel
è rimasta
nell'ingresso” lo informò Perseus, cogliendo
subito lo sguardo di
Regulus. “Ha avuto un piccolo incidente con un
portaombrelli”.
“Grazie”
rispose
Regulus. Fece un solo passo in direzione dell'uscita ma si
bloccò di
colpo e tornò a rivolgersi ai Queen. “Scusate lo
sgarbo... avrei
dovuto presentarvi...” disse, confuso e stravolto, indicando
Walburga dal lato opposto della stanza.
“Oh,
non preoccuparti”
lo rassicurò Diane. “In questi casi le
formalità devono passare
in secondo piano. Davvero, vai pure”.
“Grazie”
ripeté lui
e, mentre usciva, era sicuro di avere i loro sguardi tristi e increduli
puntati addosso.
Nell'ingresso
trovò
Rachel e Barty, che avevano appena rimesso a posto il portaombrelli a
forma di zampa di troll, che doveva essere caduto.
Non appena lo
videro,
tacquero. Anche Regulus rimase in silenzio perché non sapeva
come
comportarsi.
Poi Rachel gli
corse
incontro e lo abbracciò. Non disse una sola parola; non era
necessario. A Regulus bastava poterla stringere tra le braccia,
sentirla talmente vicina da percepire il calore della sua guancia
contro la propria, per sentirsi un po' più leggero e
dimenticare per
qualche istante la morsa che gli attanagliava le viscere.
Sembrava che
Rachel
stesse cercando di imprimere in quell'abbraccio tutto ciò di
cui lui
aveva bisogno. Regulus sarebbe voluto restare così per
sempre,
infischiandosene per una volta dei suoi doveri da uomo di casa,
perché lei era l'unica cosa che contava veramente.
Quando furono
costretti a
separarsi, Rachel si scansò per permettere a Barty
– che fino a
quel momento aveva fissato con insistenza i ritratti appesi alla
parete – di salutare Regulus.
Dopo di che
cadde un
silenzio imbarazzato. Rachel aprì la bocca per dire
qualcosa, ma
Regulus la anticipò:
“Era
caduto il
portaombrelli?”
Gli altri due
si
scambiarono un'occhiata perplessa, poi fu lei a rispondere.
“Be',
sono stata io,
non lo avevo visto. Scusa...”
“Non
è colpa tua. È
il corridoio che è stretto”.
Regulus non
sapeva
nemmeno perché stesse insistendo su quel fatto irrilevante;
sapeva
solo che parlare di faccende futili lo aiutasse a non pensare a tutto
il resto.
“Credo
che debba farmi
almeno vedere da tua madre” sospirò Rachel, anche
se pareva poco
allettata all'idea. “Torno subito, va bene?”
Lui
annuì e chiamò
Kreacher, ordinandogli di condurla in salotto.
“Grazie
per essere
venuto” disse poi a Barty quando furono rimasti soli.
“Non
pensavo che ci riuscissi”.
“Ho
detto ai miei che
sarei andato a prendere una Burrobirra, non sanno che sono qui. Non
potevo compromettermi” rispose quello.
“Lo
so” rispose
l'altro, riconoscente.
Rachel
tornò alcuni
minuti dopo, piuttosto nervosa, e non solo a causa delle teste dei
vecchi elfi domestici appese al muro.
Visto che ormai
erano
arrivati tutti, Regulus chiese a Kreacher di riferire che sarebbe
tornato in salotto dopo un po', e poi scortò gli altri due
di sopra.
Avrebbe preferito invitarli per la prima volta a casa sua in
un'occasione migliore, pensò, mentre li faceva entrare in
camera
sua.
Barty si
limitò a
guardarsi intorno con vaga curiosità. Rachel invece
si soffermò
per qualche secondo a guardare con gli occhi ridotti a fessure gli
articoli che Regulus aveva attaccato alla parete, tutti riguardanti
Voldemort, e per un momento il suo respiro si fece più
simile ad un
ringhio. Regulus non si preoccupò affatto: che approvasse le
idee di
Voldemort lo sapevano tutti quanti, anche se poi erano in pochi ad
essere al corrente del suo Marchio.
Rachel decise
di evitare
discussioni almeno per quella volta, date le circostanze, e si
andò
a sedere sul letto accanto a lui.
“Come
ti senti?” gli
chiese con un tono dolce che non le apparteneva.
Lui
scrollò le spalle,
senza sapere cosa rispondere.
“Un
po' meglio di ieri”
mentì, tanto per dire qualcosa.
Rachel gli
passò un mano
sui capelli, facendolo rabbrividire.
“Secondo
me dovresti
prendere una boccata d'aria” aggiunse lei, guardando Barty
che
fissava la finestra. “Ti farebbe bene. Che ne
pensi?”
Regulus
accettò il
suggerimento, indifferente.
Dopo essere
scesi di
nuovo, lui aprì la porta d'ingresso per far uscire gli altri
due nel
cortile. Aveva appena richiuso la porta, quando Rachel si
voltò di
scatto.
“Ehm...
ripensandoci,
forse è meglio restare dentro. Fa un po' troppo caldo
qui...”
disse, inspiegabilmente agitata.
“Non
fa cald-” la
contraddisse Regulus, ma si interruppe quando vide Barty distogliere
in fretta lo sguardo da un angolo del cortile che lui non poteva
vedere.
Regulus
guardò in quella
direzione e, in un istante, le orecchie cominciarono a fischiargli
così forte che aveva quasi la sensazione che un treno lo
stesse per
investire.
“Se
vuoi gli vado a
dire che deve andarsene” provò Rachel, ma lui
scosse la testa.
“Ci
penso io”.
“Sì
ma non
esagerare...”
Regulus
lanciò
un'occhiata d'intesa a Barty, il quale gli rispose con un cenno,
anche se era impegnato a non farsi riconoscere dal nuovo arrivato.
Dopo che Barty
ebbe
convinto Rachel a rientrare in casa, Regulus scese i gradini e si
diresse rigidamente verso il ragazzo appoggiato al muretto di cinta.
Questo finse di
non
vederlo fino a che Regulus non lo raggiunse ed esordì con un
tono
aspro:
“Che
cosa ci fai qua?”
Sirius si
degnò
finalmente di guardarlo.
“Secondo
te?”
ribatté. Si stava sforzando di mantenere la calma ma era
chiaramente
furioso.
Da parte sua,
anche
Regulus aveva parecchi motivi per arrabbiarsi: come mai aveva deciso
di ricomparire proprio quel giorno?
“E io
che ne so? Dubito
che tu sia venuto per senso del dovere. Non l'hai mai avuto. Che cosa
sei venuto a fare?”
“Non
lo so nemmeno io”
rispose Sirius, e sembrava sincero, ma Regulus era troppo accecato
dalla rabbia per accorgersene.
“Ah,
ma certo. Vuoi
rivendicare i tuoi diritti sul testamento, vero?”
Un solo attimo
più tardi
si ritrovò con le spalle al muro: Sirius lo teneva per la
collottola, infuriato.
“Non
voglio niente da
voi, dei vostri soldi non mi importa un accidente!”
“Fai
bene, perché non
ti meriti nulla” replicò lui, testardo.
“E levami le mani di
dosso!”
Era vero che
non meritava
niente, pensò, mentre un risentimento atroce lo assaliva.
Sirius non
aveva guardato Orion mentre moriva, non lo aveva sentito delirare per
ore. Non gli era mai importato niente di nessuno fuorché di
se
stesso.
Anche in quel
momento lo
vedeva arrabbiato e indignato, ma avrebbe voluto fargli provare
almeno un centesimo del dolore da cui lui invece si sentiva oppresso.
Non gli importava nemmeno più di ricordare che, nonostante
tutto,
Sirius gli aveva salvato la vita pochi giorni prima; adesso lo
detestava per quella sua apparente indifferenza. Non era giusto che
lui dovesse soffrire così tanto, mentre suo fratello se ne
infischiava.
“La
tua presenza non è
gradita” soffiò, come se ferendolo potesse
concedersi un minimo di
sollievo. “Neanche lui ti avrebbe voluto”.
“Non
ho la minima
voglia di entrare, è già tanto se mi sono
presentato. E tu devi
ringraziare il cielo che io sia da solo. Avrei potuto benissimo farmi
accompagnare dagli Auror e fare arrestare metà di quelli che
si
trovano là dentro, te compreso”.
Regulus
sentì una morsa
fastidiosa allo stomaco che si andò ad aggiungere al suo
stato
d'animo già messo a dura prova. Sapeva che sarebbe saltato
fuori
quel discorso. Per un attimo si chiese se Sirius sapesse di quello
che era successo dai Tonks, ma evidentemente Andromeda non glielo
aveva detto, perché lui non ne fece parola.
“Non
voglio parlarne.
Lasciami in pace!” sbottò e fu con grande orrore
che si rese conto
di quanto la sua voce fosse incrinata.
“Adesso
capisci come si
sentono tutte le persone che hanno perso qualcuno a causa vostra?
Quando hai aiutato i tuoi compari ad ammazzare Benjy Fenwick non ci
hai pensato, vero? Credevi di essere immune da tutto questo? Credevi
che non avresti mai sofferto a tua volta per la morte di
qualcuno?”
Regulus
sentì un
bruciore tremendo alla gola.
“Non...
non sono stato
io ad ucciderlo... e non volevo neanche che lo riducessero in quel
modo...” farfugliò con parole sconnesse.
“Non
cercare di
giustificarti” lo smentì Sirius, implacabile.
“È
stato come se lo avessi ucciso anche tu. Se non ti sei opposto, sei
colpevole esattamente come tutti
gli altri”.
Regulus non
resistette al
peso di quella verità e si sentì pizzicare gli
occhi. Non si
accorse nemmeno che Sirius lo aveva lasciato andare.
“Non
avrei voluto
dirtelo proprio oggi” aggiunse il maggiore con un tono
più calmo,
“ma devi rendertene conto, per il tuo bene. Ti sei andato a
cacciare in un guaio molto più grande di te. Tu non sei
adatto a
fare il Mangiamorte o, almeno, non lo eri un tempo”.
“E
anche se fosse?”
rispose Regulus, reprimendo il ritrovato stimolo di piangere.
“È
il mio dovere. Tu non sai che cosa vuol dire avere la
responsabilità
di una famiglia che si sta estinguendo...”
“Oh,
certo, perché se
la casata dei Black scomparisse, la comunità magica si
sentirebbe
persa e non potrebbe più andare avanti senza di
voi” commentò
Sirius sarcastico. Poi scosse la testa. “Ma che ci sono
venuto a
fare? Non c'è speranza di farti ragionare. Sei ossessionato
da
questa mania della reputazione”.
“Pensa
quello che vuoi”
tagliò corto Regulus. Non voleva fargli capire che le sue
parole lo
avevano colpito molto più di quanto Sirius avesse sperato.
“Adesso
vattene, qualcuno potrebbe vederti da una finestra”.
Sirius fece per
andarsene, ma si voltò, esitando.
“Nel
caso in cui ti
rendessi conto di aver fatto la stronzata del secolo, non fare
l'idiota e vai a chiedere aiuto a Silente”.
“Certi
tipi di
linguaggio usali a casa tua” replicò lui, deciso a
cambiare
discorso a tutti i costi.
Sirius non
aggiunse
altro. Dopo avergli lanciato un'ultima occhiata, girò su se
stesso e
si Smaterializzò.
***
Le urla di
Augustus
Rookwood si sentivano anche fuori dal salone in cui Lord Voldemort lo
aveva ricevuto e ora lo stava torturando. Doveva aver commesso
qualche errore imperdonabile se l'Oscuro Signore si era arrabbiato in
quel modo.
Seduto appena
fuori dalla
sala del maniero, Regulus si guardava intorno il cuore in gola, alla
disperata ricerca di qualcosa che gli permettesse di distrarsi e di
non pensare alle urla di dolore del Mangiamorte.
La sua
attenzione fu
attirata una candela decorativa posta sopra una mensola proprio
accanto a lui. La fiammella azzurra guizzava allegramente e lui ne
iniziò a seguire i movimenti, sforzandosi di dimenticare
dove si
trovava e che cosa stava succedendo.
La candela
tuttavia aveva
qualcosa di lugubre e lui non poté fare a meno di farsi
tornare in
mente pensieri tristi e malinconici sul recente lutto che lo
tormentava a tutte le ore del giorno e della notte.
Orion era
sempre stato un
padre rigido e glaciale e per Regulus vederlo così debole e
umano
era stato uno shock forse maggiore della sua stessa perdita. Inoltre
lo aveva colpito molto il fatto che gli ultimi pensieri di Orion
riguardassero ancora la decadenza della famiglia.
Regulus gli
aveva
promesso che non sarebbe successo, ma sembrava che tutto fosse contro
di lui. Anche quella candela che stava fissando gli faceva tornare in
mente il rischio che i Black sparissero nel giro di qualche
generazione, e non era molto incoraggiante: la cera colava lentamente
nello stoppino e la candela si riduceva sempre di più. Ormai
era
ridotta ad un solo misero mozzicone...
Regulus si era
appena
imposto di distogliere lo sguardo dalla fiamma tremolante, quando un
Mangiamorte che non aveva mai visto entrò nel maniero,
fermandosi
vicino a lui.
Forse non era
neanche un
Mangiamorte, a giudicare da come gli altri lo ignoravano. Se ne stava
in disparte con aria circospetta.
In un primo
momento,
Regulus notò soltanto la sua stazza enorme: aveva un fisico
più
robusto di chiunque altro e la veste nera gli stava stretta. Il suo
aspetto era estremamente selvaggio. Emanava un forte odore di fango e
sangue.
Regulus storse
il naso e
si spostò un po' più in là.
“Il
Signore Oscuro ha
detto che doveva ricevermi, ma a quanto pare è
impegnato” disse
l'uomo, ringhiando con un tono aggressivo.
“Non
essere impaziente,
Greyback. Il Signore Oscuro ti riceverà nel momento che
riterrà più
opportuno” gli rispose Bellatrix, indifferente.
Al nome 'Greyback',
Regulus trasalì. Improvvisamente si sentiva lo stomaco
pesante come
se qualcuno lo avesse riempito di piombo.
Che cosa ci
faceva lì il
Lupo Mannaro peggiore che si conoscesse? Se era uno schifoso ibrido
dovevano ucciderlo al più presto, no?
Regulus si
guardò
intorno, credendo di incontrare sguardi orripilati quanto il suo,
invece gli altri Mangiamorte sembravano perfettamente normali, come
se fossero abituati a quella presenza anche se, notò
Regulus,
nessuno gli rivolgeva spontaneamente la parola.
Ripensando con
una fitta
al cuore a quanti bambini erano stati uccisi o trasformati in mostri
da lui, il ragazzo provò un senso di nausea.
“Che
cosa ci fa quel
mostro qui?” bisbigliò, avvicinandosi a Severus e
fissando con
disgusto il Lupo Mannaro.
“Vacci
piano con le
parole” lo avvertì quello. “Diciamo
che è dei nostri”.
“Come
sarebbe a dire?”
sbottò lui, indignato. “Non
può...!”
“Non
ha il Marchio
Nero, l'Oscuro Signore non lo permetterebbe mai” lo
interruppe
Severus, abbassando la voce ancora di più. “Ma
Greyback è a capo
di un branco di Lupi Mannari e può tornarci utile per
spaventare i
nostri nemici: è solo un modo per avere degli alleati in
più”.
Regulus adesso
sentiva il
sangue affluirgli velocemente alla testa, lasciando spazio a qualcosa
che, anche se non voleva ammetterlo, era delusione.
Credeva che i
Lupi
Mannari sarebbero stati debellati, non pensava che sarebbe dovuto
diventare loro alleato. Lui, un Black Purosangue, alleato di sudici
essere inferiori e non umani? Era assurdo solo pensarlo.
Da quando
Voldemort
stringeva accordi con gli ibridi? Che cos'era cambiato negli ultimi
mesi? O forse era sempre stato così e lui era stato talmente
cieco
da non vederlo?
Non era per
questo che
aveva deciso di diventare un Mangiamorte. Credeva di fare qualcosa di
buono per la comunità magica, per uscire finalmente dalla
clandestinità, non uccidere e torturare le persone per il
solo gusto
di farlo.
Adesso si era
reso conto
che Sirius non aveva tutti i torti. Se essere un Mangiamorte
implicava davvero tutto ciò, lui non era adatto a quel tipo
di vita.
Ma ormai aveva scelto, aveva assicurato a suo padre che avrebbe
proseguito per quella strada, che gli piacesse o no...
Nonostante la
paura, non
riuscì ad evitare di fissare Greyback con tutto il disprezzo
possibile, come se avesse potuto cancellarlo dalla faccia della terra
con il solo ausilio del pensiero.
Con suo grande
orrore, il
lupo notò lo sguardo pieno di disgusto di Regulus, e il viso
gli si
contrasse, producendo un ringhio tra le zanne serrate.
“Che
cosa guardi, eh?”
sbottò, facendolo indietreggiare per lo spavento.
“Fermo
là, Greyback, o
ti Schianto” intervenne Bellatrix.
“Non
azzardarti più a
guardarmi in quel modo, signorino, altrimenti faccio fare una brutta
fine a te e a tutta la tua nobile famiglia!” ruggì
Greyback.
Regulus strinse
i pugni,
ma Bellatrix aveva già provveduto a Schiantare il Lupo
Mannaro: non
lo fece svenire, ma bastò a farlo cadere per terra.
“Minaccia
un'altra
volta un Purosangue e ti assicuro che sarà l'ultima cosa che
farai”
sibilò Bellatrix, disgustata. “Impara a rispettare
chi ti è
superiore, ibrido! Qui siamo noi che comandiamo, è
chiaro?”
Greyback non si
ribellò.
Anche se nel suo sguardo si leggeva odio allo stato puro,
probabilmente non gli conveniva attaccarli: quell'alleanza doveva
costituire l'unico modo di sopravvivere per lui.
Regulus era
ancora scosso
quando Rookwood uscì dal salone. L'uomo tremava ancora, ma
riferì
senza esitazioni le parole di Voldemort.
“Il
Signore Oscuro
vuole parlare con Lucius, i Lestrange e te” disse a Regulus,
il
quale annuì, inquieto, e seguì gli altri quattro
nel salone.
Lord Voldemort
era seduto
su una poltrona alta e sontuosa e li guardava mentre si avvicinavano
in silenzio.
“Vi
ho convocati perché
uno di voi deve farmi un favore” esordì infine.
“Ho bisogno che
uno di voi mi presti un elfo domestico”.
“Il
mio...” esordì
prontamente Lucius, ma Regulus lo interruppe all'improvviso.
“Posso
offrirvi il mio
elfo. È al servizio della mia famiglia da anni e si
è sempre
comportato bene”.
Mentre Malfoy e
i
Lestrange gli scoccavano sguardi infastiditi, Voldemort lo
fissò con
soddisfazione: era evidente che a rispondere dovesse essere proprio
Regulus, secondo le sue intenzioni. Probabilmente voleva metterlo
alla prova e il ragazzo non si fece sfuggire l'occasione.
“Ti
avverto, Regulus.
Me ne serve uno molto in gamba e del tutto affidabile”.
“Vi
posso assicurare
che è il migliore” rispose Regulus.
“Addirittura?”
commentò quello, stranamente sarcastico. “Se la
metti così, vorrà
dire che accetterò la tua offerta”.
Tutti gli altri
Mangiamorte parvero molto seccati e lanciarono al ragazzo delle
occhiate rancorose. Bellatrix in particolare guardava il Signore
Oscuro con delusione mista ad adorazione. Voldemort tuttavia li
congedò, e riprese a parlare solo quando fu completamente da
solo
con Regulus.
“Mi
fa piacere che tu
ti sia offerto volontario” disse. “Il Signore
Oscuro apprezza
sempre chi lo serve con fedeltà. Se il tuo elfo si
comporterà bene,
tu sarai ricompensato. Dopo la dipartita di tuo padre, penso che tu
voglia mantenere l'onore della tua famiglia”.
Lui si
meravigliò di
quanto il Signore Oscuro sapesse leggere nel profondo di ciascuno dei
suoi seguaci. Sapeva che Regulus desiderava proseguire come Orion
avrebbe voluto, e gliene stava offrendo la possibilità.
“Di'
al tuo elfo di
presentarsi qui domani a mezzanotte”.
“Lo
farò” rispose
lui. Al cenno di congedo di Voldemort, si inchinò e
uscì dalla
sala.
Forse quella
volta
sarebbe diventato davvero uno dei Mangiamorte più vicini al
Signore
Oscuro, anche se non era più ciò che desiderava.
Ormai era
diventata solo una questione di dovere: fare il Mangiamorte lo
disgustava ma, sebbene atroci dubbi lo tormentassero, si costrinse ad
ignorarli. Le parole di Sirius continuavano a tornargli in mente, ma
ormai non poteva più tirarsi indietro e doveva proseguire su
quella
strada senza ripensamenti. Era difficile annullare se stesso, le
proprie esitazioni e i rimorsi, ma si disse che la guerra presto
sarebbe finita; almeno lo sperava.
Appena uscito
dal
maniero, si Materializzò davanti alla porta del numero
dodici di
Grimmauld Place. L'ora di cena era passata da un pezzo ma Kreacher
iniziò a preparargli un pasto abbondante non appena lo
sentì
arrivare.
“Kreacher,
aspetta un
attimo” lo interruppe lui. “Devi farmi un
favore”.
L'elfo smise di
mescolare
velocemente il contenuto in una ciotola e lo guardò,
sorpreso.
Dopo essersi
assicurato
che sua madre non stesse arrivando, Regulus gli si avvicinò
e gli
parlò di nuovo, guardandolo dritto negli occhi.
“Al
Signore Oscuro
serve un elfo domestico, Kreacher, e io ho pensato di proporre
te”.
Le pupille di
Kreacher si
dilatarono per la sorpresa.
“Il
padrone ha offerto
Kreacher?” chiese, incredulo ma al tempo stesso lusingato.
“Sì,
perché so che
sei in gamba e hai la mia completa fiducia. È un onore sia
per te
che per me, sai?”
L'elfo
sembrò molto
contento.
“Kreacher
farà tutto
quello che può per aiutare il padrone”.
“Bene,
allora ascoltami
attentamente. Domani a mezzanotte andrai al maniero dei Lestrange,
farai tutto quello che l'Oscuro Signore ti ordinerà e poi
tornerai a
casa. Tutto chiaro?”
Kreacher
annuì con
convinzione.
Quando
udì dei passi
scendere le scale che portavano in cucina, Regulus gli disse di
continuare a cucinare. Pochi secondi dopo, Walburga entrò e
lui si
affrettò a salutarla.
“Kreacher,
datti una
mossa con quella cena” sbottò lei, nervosa.
La donna
osservò l'elfo
affaccendarsi ai fornelli poi tornò a rivolgersi al figlio.
“Regulus,
com'è
andata?” chiese.
Lui avrebbe
voluto
risponderle di non essere affatto contento di tutta quella
situazione, che aveva fatto uno sbaglio a decidere di unirsi ai
seguaci di Voldemort, che il Signore Oscuro non era come faceva
credere a tutti, ma non lo avrebbe fatto mai.
“Benissimo,
madre. Come
sempre” mentì, con il sorriso più
forzato del mondo.
01.
Addio.
02.
Ricordi.
03.
Speranza.
04.
Bellezza.
05.
Fotografia.
06.
Gatto.
07.
Cane.
08.
Musica.
09.
Fuochi d'artificio.
10.
Cioccolato.
11.
Carta.
12.
Paura.
13.
Sole.
14.
Sangue.
15.
Bambola.
16.
Ali.
17.
Cuscino.
18.
Candela.
19.
Dolce.
20.
Amaro.
21.
Pelle.
22.
Ghiaccio.
23.
Sogno.
24.
Incubo.
25.
Risveglio.
26.
Incontro.
27.
Vertigine.
28.
Lacrime.
29.
Attesa.
30.
Noia.
31.
Felicità.
32.
Dolore.
33.
Solitudine.
34.
Silenzio.
35.
Campanello.
36.
Nascosto.
37.
Gelosia.
38.
Nodo.
39.
Caldo.
40.
Freddo.
41.
Tempo.
42.
Bacio.
43.
Sorriso.
44.
Desiderio.
45.
Illusione.
46.
Specchio.
47.
Latte.
48.
Caffè.
49.
Potere.
50.
Strada.
Mi è dispiaciuto un sacco scrivere della morte di Orion, anche se resta quello che è, ma comunque... ç_ç Insomma, mi è dispiaciuto soprattutto per Regulus, ovvio, mica per la megera!
Ora vi starete - giustamente - chiedendo: "Perché cavolo l'hai fatto se ti dispiaceva?" Be', in effetti fino a pochi giorni fa avevo sempre pensato che Orion fosse morto dopo di Regulus, ma ultimamente ho riletto per la centesima volta il capitolo "Il racconto di Kreacher" e ho notato che quando Kreacher racconta delle reazioni per la morte di Regulus parla solo di Walburga, nessun accenno a Orion. Questo mi è sembrato molto strano, perché Kreacher adorava anche lui, perciò ho pensato che fosse morto prima. Inoltre questo brutto evento può far maturare un po' il ragazzo.
Non so se sono riuscita a rendere bene la sua sofferenza. Ovviamente ho pensato che non avesse pianto, perché me lo immagino come uno che si tiene tutto dentro e non riesce a sfogarsi (ok, anche io sono così!).
Riguardo alla comparsa di Sirius, anche se detesta Orion, non ce lo vedo del tutto indifferente alla sua morte. Penso che, se Regulus non fosse uscito, se ne sarebbe rimasto lì per un po' senza sapere cosa fare e alla fine se ne sarebbe andato. Aveva intenzione di dire quelle cose a Regulus ma si sarebbe ben guardato dall'entrare in quella casa.
Ah, e perdonatemi la parolaccia, di solito non le scrivo, ma questa ci stava proprio bene: non credo che esistano sinonimi altrettanto convincenti!
Prossimo aggiornamento: 1° maggio
Alohomora: a questo punto spero si sia capito che Regulus odia fare il Mangiamorte, ma si sforza di restarlo esclusivamente per dovere e per mantenere la promessa fatta a suo padre, ma gli ci vorrà il tentato omicidio di Kreacher per fargli prendere la decisione di ribellarsi. Spero che l'incontro con Sirius ti sia piaciuto: certo, lui avrebbe potuto scegliere un momento più adatto per un discorso del genere, ma alla fine ha fatto bene perché è riuscito a far entrare qualcosa nella testa dura di Regulus!
_Mary: ti assicuro che la decisione fallita di far fuori Ted è stato il massimo a cui Regulus è potuto arrivare. Quello scorso è stato il capitolo in cui ha mostrato il suo lato più cattivo (come al solito, ho cercato di non farlo apparire troppo buono) ma alla fine sceglie sempre di non esserlo fino in fondo. L'incontro con Greyback è stato il penultimo colpo a tutti i suoi tentativi di autoconvincimento, ora manca solo l'episodio di Kreacher nella caverna e finalmente rinsavirà del tutto!
vulneraria: se non fosse morto Orion, Regulus avrebbe già deciso di lasciar perdere i Mangiamorte, ma visto che gli ha promesso di continuare ad esserlo sta facendo un ultimo inutile sforzo. Nel prossimo capitolo prenderà la sua decisione definitiva, come avrai già capito. Mi piace pensare che Sirius andasse a trovare sua cugina e conoscesse sua figlia da piccola, è una cosa che ho sempre pensato!
Circe: chissà, in un futuro per ora lontanissimo potrei scrivere di Regulus alle prese con qualche figlioletto! Però questo potrebbe succedere nel seguito, e nemmeno in mezzo, ma verso i capitoli finali! Ho scritto il capitolo scorso anche per chi ha letto il Diario di Andromeda e avrebbe voluto leggerne il seguito, per il quale però ho perso da tempo l'ispirazione. Purtroppo l'avevo promesso ma poi mi è venuta la fissa con Regulus e non ce l'ho fatta proprio! La parte in cui Bellatrix schianta Greyback l'ho scritta pensando anche a te, visto che la adori, e spero che ti sia piaciuta!
lyrapotter: ho descritto Ninfadora pensando a quella di BxC, perciò l'ho segnalato, visto che sei stata la fonte di maggiore ispirazione! Avevo in mente quel capitolo da mesi perciò quando ho letto cosa farai nel tuo prossimo capitolo mi sono detta "Stiamo diventando telepatiche!" e ho pure pensato che magari il mio capitolo avrebbe potuto farti venire la voglia di scriverlo (magari, non vedo l'ora di leggerlo! XD) Ma il tuo sarà sicuramente migliore! All'incontro tra Reg e Andromeda ci ho pensato, e parecchio anche, ma sinceramente, non avevo la più pallida idea di come descriverlo. Insomma, se Andromeda lo avesse visto, non sarebbe stata troppo gentile, avrebbe pensato che suo marito stesse per fare una brutta fine. E Regulus sarebbe stato troppo imbarazzato per spiccicare parola. Ma prima o poi un incontro più tranquillo ci sarà!
malandrina4ever: bentornata!! Spero che la gita sia andata bene! La Grecia è fantastica, le isole soprattutto, se ti piace il mare! *_* Grazie, sono felice che ti sia piaciuto anche il capitolo precedente! Dopo tutta la fatica che ho fatto per fare sedute di psicanalisi a Barty, sapere che anche tu ne sei stata convinta è una gran bella soddisfazione! Credo che nel seguito scriverò qualche altro capitolo con Dora e Regulus, e ho già pensato che lei farà molta amicizia con Rachel! XD Anche qui è tornato Sirius, spero che ti sia piaciuta la lavata di capo che ha dato a Regulus: eh, se la meritava eccome! u_u
Mirwen: eh sì, ormai non posso fare più a meno di immaginare Dora così, grazie soprattutto alla stora di lyrappotter (non so se l'hai mai letta, ma te la consiglio perché fa morire dal ridere!). Regulus ormai è ad un passo dalla svolta, come puoi ben vedere!
DubheBlack: alla fine Ninfadora non ha la più pallida idea di chi fosse Regulus, glielo dirà sua madre molto più in là, forse. Ho voluto far dire quella frase a Ted proprio per dare una bella lezione a Regulus! Una sfida così fatta da un Nato Babbano ad un Purosangue che lo detesta non ha prezzo! Sì, Dora ha conquistato Regulus nel giro di pochi minuti, me la sono sempre immaginata così da piccola! Però dubito che lui si sarebbe mai tinto i capelli di rosa!! XD Bella scena comunque!
Hale Lover: a me Ted Tonks, per quel poco che lo abbiamo potuto conoscere, mi piace, almeno per come me lo immagino io, cioè un ragazzo molto disordinato ma buono come il pane. Non ha il fascino dei cattivi o degli ex cattivi (come Regulus insomma!) però l'ho sempre immaginato simpatico e tranquillo. Certo, poi nel capitolo scorso era in una situazione critica e ha tirato fuori le unghie per forza. Sembrerà strano, ma anche se il mio preferito è il 7° libro, il 4° lo so quasi a memoria, non so nemmeno io il perché! Ah, guarisci presto!