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Autore: Meli_mao    24/04/2010    3 recensioni
Questa breve raccolta (4 capitoli) è il mio omaggio personale e "non canon" in onore a Portuguese D. Ace!
Ed è con grande Felicità che annuncio la sua seconda posizione al contest indetto da Himechan84: "Multifandom : Birthday's Contest!"
Tutte i capitoli hanno qualcosa a che fare con Ace, in modo diverso a seconda dei personaggi, e soprattutto il tema del contest (I Compleanni ovviamente) è alla base dei momenti narrati.
Spero possa piacere anche a voi come è piaciuta alla giudicessa. Un grazie enorme e un Buona Lettura a tutti.
1)Nami/Monkey D.Rufy
2)Makino/Shank il Rosso
3)Nico Robin/Franky
4)Gol D. Roger/Potuguese D. Rouge
"“L’unico compleanno che sia valsa la pena di vivere è questo… accanto a voi!”"
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo secondo

…Our Secret Worlds…

 

 

Mi piace pensare che loro siano immortali. È l’unico buon proposito che mi pongo per il futuro: convincermi che sono imbattibili e che non moriranno mai. Questo mi fa addormentare la sera, solo questo…

E lo penso di tutti e tre, i miei uomini.

Rufy è troppo impulsivo, per cui quando sollevo lo sguardo verso l’Oceano dalla finestra della locanda, il mio primo pensiero va a lui e alla sua spensieratezza infantile.

Ace sa essere un buon fratello, pacato ed educato… anche se ce n’è voluto di tempo prima che la smettesse di combinare guai.

Il capitano Shank è un uomo… non ha bisogno di preghiere o pensieri, si sa difendere da solo e soprattutto è talmente in alto oramai che sarebbe un insulto dubitare ancora della sua forza.

Però mi piace osservare i loro avvisi di taglia affissi sul muro più come fossero vecchie foto ricordo che cartelli pubblicitari per ricercati.

Sorrido, afferrando un bicchiere pulito e mettendolo davanti a me, sopra il bancone di legno, in fila con altri.

La luce soffusa che filtra dalle tende chiare illumina ogni angolo della stanza. I tavoli, disposti appositamente nel fondo della locanda per formare una fila, sono imbanditi di tartine e altri dolcetti che il sindaco ha fatto arrivare da un contrabbandiere suo amico.

“Trent’anni...” borbotto con una nota di malinconia, senza trattenere un mezzo sorriso.

L’occhio mi cade sulla taglia del capitano.

“Lui ne ha 35...” ammetto, arrossendo qualche attimo per un pensiero disdicevole che mi è passato in testa.

Con testardaggine afferro la torta di panna e frutta e supero la mia postazione per poterla mettere con gli altri stuzzichini.

“Forse un giorno…” ma non concludo la frase, temendo di potermi rovinare un futuro più brillante di quello che ho.

 

“Quanto ci metterà la notizia ad arrivare a Foosha?”

Era stato un uomo dai capelli rosso fuoco a parlare, appoggiandosi più per abitudine che per altro ad una spada di media lunghezza, conficcata nel legno della nave.

Il mantello scuro ondeggiava sinuoso al vento che soffiava, mentre il suo volto aveva un’espressione contrita e pensierosa.

“Calcolando che è già arrivata a noi, direi che domani arriverà anche nel mare orientale… da lì ci metterà poco a raggiungere Foosha! Ma perché lo chiedete?”

Un altro uomo, alto e dall’aspetto curato, con folti capelli neri rigorosamente legati in una coda bassa, sfogliava un libro di malavoglia, senza riuscire a nascondere una nota di rammarico nella voce.

“Non sarà affatto un buon compleanno per lei…” mormorò il primo, tristemente.

“Avanti tutta, vediamo di arrivare a Foosha prima dei giornali!” ordinò categorico, incamminandosi verso una cabina.

“Stiamo andando a Foosha?” ma alla domanda stupita di un altro, non ci fu risposta.

 

Soffio con intensità, spegnendo le candeline di un rosa inappropriato, visto che non è proprio il mio colore preferito.

Una persiste e, con una boccata di poca intensità, la spengo, ascoltando l’ applauso sentito che ne segue.

“Makino, hai espresso il tuo desiderio?” vedo una bambina di appena 7 anni farsi vicina con sguardo sognante.

“Certo, ne dubiti?” le rispondo cordiale. Rivedo in lei gli occhi brillanti e innocenti di quei due ragazzini combina guai che giravano per la locanda solo dieci anni fa.

“E che cosa hai espresso?” insiste curiosa.

“Non lo sai che se lo dico non si realizza?” esclamo, sentendomi osservata in modo insistente da qualcuno oltre le spalle.

Penso sia semplicemente un ospite, un buon amico, un compaesano. Non ci faccio caso, fino a quando  cala il silenzio e un giornale logoro e leggermente malridotto atterra sulla tovaglia verde sopra al tavolo dove sto per tagliare la torta.

Il sorriso spensierato che fino a poco prima troneggiava sulle mie labbra svanisce lentamente. Una fotografia in prima pagina ritrae due figure, due giovani ragazzi mori, uno aggrappato all’altro con un sorriso beffardo e una miriade di gente tutt’attorno con gli occhi sbarrati e le lacrime lungo le guance. Non è affatto necessario che io legga il titolo, né che mi sforzi di credere di star sognando. Quando qualcosa scivola lungo la mia pelle, lasciando una scia bagnata dietro di sé, quando indugia sul mento per poi cadere sulla mia camicia, so già che non posso vivere nei ricordi per sempre.

Quella stanza, quella vecchia sala un tempo piena di tavoli e di vita, quella stessa casa che io considero parte di me… odio tutto questo.

Lo odio, perché ogni angolo mi ricorda qualcosa di loro.

Lo odio, perché ogni profumo mi ricorda un aneddoto collegato a loro.

Lo odio, perché in quelle stesse mura io ero una sorella per loro.

Lo odio…

“Makino-san…” sussurra una voce, acqua fredda e bollente allo stesso tempo. L’aria si impregna dell’odore acre del rum, dopo che quella voce è fuoriuscita da quelle labbra.

“Tu…” sibilo, contravvenendo ad ogni mio sogno di rincontrarlo, fatto nelle notti di paure e di serenità.

Perché è stato proprio lui a venire a mostrarmi quella cosa?

“Non è affatto un buon regalo di compleanno, vero?” sussurra con una nota ironica che mi infastidisce.

Crede sia un gioco?

Quando alzo finalmente lo sguardo su di lui un mio stesso pensiero mi spaventa: perché non sei morto tu al posto suo?

Ma non lo dico. Lo penso con intensità, lo ripeto nella mia mente, lo mostro attraverso gli occhi astiosi, ma non lo dico.

 

“The path that I'm walkin', I must go alone
I must take the baby steps 'til I'm full grown, full grown
Fairy tales don't always have a happy ending, do they?
And I foresee the dark ahead if I stay”

(Il sentiero che percorro, devo farlo da sola
devo andare a passo di bambina finché non sarò cresciuta.

Le favole non hanno sempre un lieto fine, vero?
E prevedo l'oscurità davanti a me se resto qui).

 

“Che ci fai qui di nuovo, buon giovane?” chiede il vecchio sindaco, accostandosi a lui con la sua andatura curva e strascicata.

Eppure nemmeno quel vecchio uomo riesce ad attirare lo sguardo di Shank il rosso. Rimane in piedi, fisso su di me, con le spalle coperte dal suo lungo mantello nero e una sola manica della camicia visibile, la quale lascia scoperti il polso e la mano.

Cosa dovrei fare ora? Urlargli contro qualcosa? Incolparlo senza sapere se realmente è il colpevole?

Non è da me… non è quello che Makino farebbe. Abbasso lo sguardo, rassegnata, sfiorando con le dita alcune lettere in grassetto sopra la fotografia.

“Portuguese D. Ace, figlio del demonio Gol D. Roger, è morto!” dice la frase, enfatizzata da quei caratteri tanto scuri che sembrano intensificarsi più li si guarda.

Tipico  della marina, penso, consapevole che solo loro potrebbero chiamare il vecchio Re, demonio.

Sento improvvisamente la mano fredda di lui sopra il mio braccio, scendere dalla mia spalla e stringere la mia di mano.

   

“You can hold my hand if you want to,
'Cause I want to hold yours too.
We'll be playmates and lovers
And share our secret worlds.
But it's time for me to go home
(Puoi tenere la mia mano se vuoi
perché io voglio tenere la tua.
Saremo dei compagni di giochi e degli innamorati,

e condivideremo i nostri mondi segreti).

 

“Grazie!” dico inaspettatamente.

“E per cosa, Makino-san?” e mi piace sentire il mio nome pronunciato da lui, dalla sua voce giovanile.

“Per… per… essere…” ma le lacrime, fermatesi per qualche momento, ricominciano a scorrere, rendendomi sfuocati i contorni degli oggetti attorno a me. Persino il suo bel viso diventa una macchia di colore indistinta, fuoco che brucia e che mette paura.

È questo che vedono i tuoi nemici? Fuoco ardente, come le fiamme dell’inferno in cui sono destinati a cadere?

 “Fuoco…” dico, in un sussurro a fior di labbra, incomprensibile se non si conoscono i miei pensieri.

Quella semplice parola li accomuna. Accomuna Ace, pugno di fuoco, e accomuna Shank… e chissà perché, il colore della casacca con cui Rufy partì era esattamente di quella tonalità.

Il suo unico braccio si stringe attorno a me e io, senza nemmeno accorgermi, mi trovo contro il suo petto, in una morsa vitale.

L’ho sempre saputo, che questo giorno sarebbe arrivato. L’ho sempre saputo… e ho sempre sperato che le fiamme di quell’inferno cremisi potessero comunque avvolgere me prima di loro. Egoismo puro, il mio. Egoismo, perché di fronte a questo dolore lancinante avrei preferito la morte ignara e silenziosa.

I singhiozzi aumentano e diventano vergognosamente rumorosi.

Il suo mento, appoggiato con disinvoltura sopra i miei capelli, resta immobile per molto tempo.

Il tepore che sento sotto al suo mantello non è sufficiente per il mio cuore improvvisamente raggelato. E mi stringo a lui, come forse nessuna donna ha mai fatto, con quell’intensità emotiva che non mi ha mai spinto a fare una cosa del genere.

“Mi sei mancato…” balbetto.

“Mi mancate tutti così tanto…” e la sua camicia bianca è ormai impregnata del mio odore e delle mie lacrime.

“Quello non era il mio regalo…” inizia lento, stringendo la presa su di me “Ma se me lo permetti, Makino-san, come regalo ti racconterò tutto, anche quello che non vi verrà mai detto!”

Ma non mi mette fretta. Lascia che io abbia esaurito le lacrime, che i singhiozzi scemino e che la mia presa allenti. Attende, come farebbe un buon amante innamorato, come farebbe un padre con la figlia, come farebbe il capitano che conobbi tempo prima e a cui mi affezionai in modo innaturale.

“Ace… Ace..” continuo a balbettare, anche quando mi sento più tranquilla.

L’odore dei dolci, delle pizzette, persino quello della frutta fresca, si fa meno intenso e, quando mi degno di riprendere coscienza di me, tutta la sala è vuota, nel silenzio del legno appena riverniciato.

Siamo soli.

Lui mi lascia libera… sa che ora ho bisogno di libertà, dell’aria fresca.

L’ansia si impossessa di me con una morsa stritolante. Respiro, ansimo, stringo il petto con la mano. Non ho più fiato, non ho più voce né forza. Barcollo qualche secondo, dirigendomi verso la finestra che spalanco violentemente. L’aria fredda mi inebria i sensi, mi rida vigore, mi risveglia. I pensieri diventano più fluidi, più vivibili, ma non accettabili.

Apro le labbra per prendere più boccate possibili, lascio che le ultime lacrime scendano da sole lungo le mia guance, questa volta senza nemmeno provare a frenarle.

Aria, libertà… il mare immenso nel suo fascino odioso… il profumo della primavera alle porte. Non so se sia l’insieme di tutte quelle cose, ma il mio essere si placa e mi sento vuota come non lo ero mai stata.

Quello non è più il mio mondo!

E ritorno a sentire la sua presenza rassicurante accanto a me.

“Salpa con me, Makino-san… lascia tutto questo e salpa con me! Ti porterò a rivederlo..”

Non so se sia il tempismo o l’intensità con cui pronuncia quelle parole, o ancora la serietà tanto innaturale da parte sua, ma il mio “Si” risuona per quella mura, vibrante.

“Si… capitano..” e finalmente, sto tornando a casa.

 

 

*Big girl don’t cry, Fergie.

 

 

 

 

 

 

Note:

Dunque, dire che sono veramente felice che la storia piaccia è superfluo, no?

Questo, come anche il primo, è molto sul mezzo drammatico e triste.

Makino è uno dei personaggi che più mi affascinano nella loro semplicità e soprattutto perché è l’unica presenza femminile mai vista vicino a Shank (per ora) e spero rimarrà tale per sempre.

Inoltre, Shank lo amo e questo non ha bisogno di aggiunte.

 

Madame Butterfly: Beh si, pensare a un Rufy è così terribile che mi ossessione, per questo ne ho scritta una storia. Scrivere, così come parlare, mi aiuta ad accantonare l’angoscia una volta che è esternata.

Poi gli ultimi capitoli (l’ultimo in particolare) sembrano essere favorevoli. Del resto, One Piece senza quel Rufy non sarebbe One Piece. Ciò che mi spaventa in verità è la dichiarazione di Oda sul fatto che sarà l’ultima voltaiche vedremo un Rufy 17enni o comunque adolescente.

Grazie del commento, spero di non aver deluso con questo capitolo. Un bacio.

 

Angela90: grazie grazie cara… sono contenta che le coppie riscuotano successo, aver gusti condivisi fa sempre piacere.

Gli stili cambiano a seconda delle coppie in verità, proprio per renderle più realistiche. Spero ti sia piaciuto anche questo. Alla prossima, un bacio.

 

Maya_90: eccoti, che bellezza. Felicissima che tu abbia apprezzato la mia storia così come sarò felicissima di leggere qualsiasi tua futura opinione in proposito. Si Nami e solo Nami può leggere in Rufy con quel sentimento. Mi dispiace ma nemmeno quella “tettona!” di Boa potrà frapporsi fra loro, o no? Assolutamente, non accetto obbiezioni (infatti gli ultimi capitoli mi hanno messo una rabbia).

Beh non so che aggiungere. Solo grazie della recensione… alla prossima sia mia che tua (spero J)

Bacione!

 

Sibillaviola: nuuu, non volevo far piangere. O forse si. So che mi sono emozionata anche io nello scriverlo.

Del resto, uscivo da una lettura intensiva degli ultimi capitoli del manga di Nana, con quindi scandalose varie rivelazioni, e in più ci si mette Oda con Ace. Veramente, giornate terribili.

Grazie del commento. Un bacio e a presto, si spera!

 

Laprinc: non sei l’unica, come già detto One piece non è One piece senza Rufy infantile, stupido e testardo che ci ha fatto innamorare di lui. Poi sono in astinenza di Nami da troppo tempo quindi la storia è stata dettata dalla necessità di vederla al suo fianco, perché solo lei (e non quella Boa) può capirlo e consolarlo…. Speriamo in un prossimo futurooo!

Grazie grazie della recensione. Spero tu abbia apprezzato anche questa Shank/Makino che ha visibilmente meno fans di Nami/Rufy! Un bacio.

 

Runami 4 ever: ma ciao. No guarda, vacilla terribilmente la mia ispirazione. Questa storia a capitoli fu frutto di due giorni di lavoro assolutamente e stranamente favorevoli, senza i quali non sarei nemmeno mai uscita dalla crisi “Ace morto”, né da quella di “Ren morto”. Periodo terribile. Se non lo sai, perché forse non segui Nana, meglio per te, assolutamente.

E chiudo lo spoiler disastroso che ho appena fatto.

Detto questo, già… chi vorrebbe un Rufy diverso? Io dico solo che, se Oda l’ha creato così, non lo cambierà di certo… dopotutto, a distanza di anni in cui scrivi e crei le sfaccettature del carattere di un tuo personaggio, è impossibile poi cambiarne il modo di fare. Forse che io vivo ancorata al passato e alle mie cosa hahaha.

In ogni caso, spero che tu abbia amato anche un po’ questo capitolo, con protagonisti diversi.

Alla prossima dunque, un bacione!

 

Giodan: il capitolo con loro sarà il prossimo… dunque manca poco dai! Nel frattempo mi auguro di farti apprezzare anche questo. Grazie della recensione, spero di continuare a scrivere così in futuro… se non molto molto meglio!

 

E poi un grazie particolare ad Himechan che sono felice abbia apprezzato One Piece e che l’abbia rivalutato. Merita davvero. Ed a A _DaRk_ FeNnEr che, pur non conoscendo il manga, ha letto e commentato e che ha apprezzato la storia. Vi ringrazio per il tempo dedicatomi!

Un bacione a entrambe!

 

 

Credo di aver concluso… alla prossima! Meli_mao!

   
 
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