Anime & Manga > Captain Tsubasa
Segui la storia  |       
Autore: Lady Snape    26/04/2010    4 recensioni
Ken Wakashimazu conduce una vita tranquilla tra allenamenti, partite, quel po' di karate per far piacere a suo padre, ma anche a sé stesso. Ha un amico pettegolo, un rivale borioso, un allenatore ex alcolizzato, un cane, una bella macchina. Odia gli appuntamenti al buio. Ma in che situazione si è cacciato?!
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ed Warner/Ken Wakashimazu, Kojiro Hyuga/Mark, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Siamo arrivati alla fine. Lo so, magari la fan fiction poteva essere più lunga, ma ho una certa allergia nello scrivere troppo: finirei per non pubblicare niente.

Comunque sia, spero di avervi dilettato per qualche tempo e, ovviamente, scriverò altro.

Eos75: va beh, Genzo sopravviverà nonostante i miei maltrattamenti ^^. Sono cosciente che si tratta di un cliché, ma da un lato semplificava di molto le cose e poi, ammetto, mi faceva comodo renderlo così. Il drammone post-incidente era decisamente fuori dai miei progetti: annoiano un po’ anche me, quindi era tutta una finta. La bella Sakura ne è uscita con una frattura da niente e poi mi piace come personaggio, non sarei mai stata troppo cattiva con lei. Trovo che sia riuscito bene anche perché nella mia testa avevo prima immaginato lei, l’avevo subito abbinata a Katagiri e mi sembrava che per lui servisse un personaggio decisamente dolce. Kira deve necessariamente cospargersi il capo di cenere, mentre Ken avrà un bel da fare con Aiko!

Berlinene: figurati, capisco che non sempre si possa recensire, per varie ragioni. La gelosia ci sta pure! Comunque sì, in quel momento non so se sarebbe stato intelligente disturbarli. So che forse la storia è stata breve, ma proprio non riesco a scriverne di molto lunghe: finirebbero per annoiarmi e non riuscirei a concluderle. Seguito? Mah, nella mia testa forse svilupperò il personaggio di Sakura, ma non so quando.

Releuse83: grazie per i complimenti e sono contenta di aver azzeccato i personaggi come piacciono a te. Io vario un po’ solitamente, ma la ragazza testa dura e indipendente è il mio debole. Mi piacciono troppo le donne così. Nessun problema per il polpettone sentimentale a causa dell’incidente: era un bluff di quelli riusciti, direi. Il finale eccolo qui. Vedrò di scrivere qualcosa su Sakura, ci penserò.

OnlyHope: grazie anche a te! Beh, niente esagerazioni per l’incidente. Era una bella immagine, un po’ alla CSI. Ok, sto divagando. Aiko è davvero rimasta delusa dalla presenza di tutte quelle persone che si sono sempre dichiarate suoi amici e che, quando avrebbero dovuto dimostrarlo, si sono tirati indietro. Sakura è proprio venuta bene (manco fosse una torta … ho fame) e sì, lei è forte e determinata, ma sa essere profondamente dolce e comprensiva. Lo so, è l’ultimo. Ma chissà …

 

Grazie a chi ha letto, chi ha seguito la storia, chi ha recensito. Ci rivediamo la prossima volta!

 

Buona lettura!

 

 

 

Pettegolezzi di fine stagione

 

< Io non ho ben capito cosa diavolo è successo alla fine. > disse Kojiro, sorseggiando al sua coca.

Ken lo fissò un attimo. In effetti, per chi non era dentro tutta quella strana e complicata faccenda, doveva essere molto difficile riuscire a sbrogliare la matassa. I giornali, inoltre, non aiutavano per niente, anzi, gettavano commenti impietosi sui protagonisti della vicenda e tracciavano anche delle machiavelliche ipotesi.

Erano in un bar, dopo l’allenamento. Hiyuga aveva insistito per fermarsi a bere qualcosa e, questo era il vero motivo, voleva vederci chiaro. Tra l’altro, non capiva la posizione di Wakashimazu in tutta questa storia.

< Essenzialmente > disse dopo qualche minuto di silenzio < quello che si aspettavano tutti. >. Era così.

                Sakura aveva portato Aiko con sé nella sua stanza e Kyoko, al loro ingresso, si era alzata con uno sguardo perso nel vuoto. Con gentilezza infinita e una pazienza altrettanto grande, la ragazza tentò di spiegare a sua madre tutto dall’inizio. Non disse molte parole e successe qualcosa di strano, molto strano.

Kyoko guardò la figlia della passione di una notte negli occhi e le chiese scusa, con una semplice parola. Conosceva bene la sua storia, sapeva bene cosa aveva passato in tutti gli anni di abbandono da parte dei suoi genitori, suo marito compreso. Aveva sempre deplorato il modo in cui era cresciuta e questo perché, guardando la sua bambina Sakura, non avrebbe mai voluto che quella sorte fosse toccata a lei. Quello che però doveva salvaguardare era sua figlia, suo marito, l’onore: ecco, l’onore era la chiave di tutto quel pasticcio stratosferico che impregnava la loro esistenza. Essere sotto i riflettori tutti i giorni, essere la moglie di un uomo famoso in Giappone non era cosa semplice: tutti volevano sapere tutto di loro e gli errori commessi dovevano essere nascosti, tenuti celati, altrimenti il polverone si sarebbe abbattuto su chi era innocente. Da madre aveva dovuto fare una scelta e se Aiko aveva sofferto era perché nessuno si era sacrificato per lei, nessuno aveva dedicato la sua vita al suo benessere.

Aiko comprese. Per quanto nessuno ci avesse scommesso, Aiko comprese perché quel sacrificio si era reso necessario. Kyoko abbracciò quella figlia di nessuno, quasi a volerle dimostrare che, ora che Sakura aveva deciso da sola, che si era sdoganata dall’autorità paterna, che era cresciuta, poteva avere un posto nella sua vita, poteva in qualche modo provare ad essere diversa. Aiko capì anche di chi era la colpa di tutto, ma Kyoko fu più veloce di lei. Uscendo dalla stanza di Sakura si fermò davanti a suo marito e gli mollò un ceffone da far risvegliare i morti.

< Scherzi?! > chiese Hiyuga, quasi strozzandosi con le patatine. Ormai era ora di aperitivo e i due non avevano potuto rifiutare la proposta del barista.

< No, ti assicuro che eravamo tutti basiti, non sapendo che dire o che fare. > ammise Ken.

Okudera era corso dietro sua moglie, che, nonostante i tacchi vertiginosi, fu molto veloce nel raggiungere l’ascensore, lasciandolo interloquire con il metallo del suddetto.

< Poi ci siamo guardati tutti in faccia e, lo ammetto, ci siamo fatti delle grasse risate alla faccia sua. > pronunciò questa frase con una scrollata di spalle. Non gli era dispiaciuto ridere dopo tutta quella tensione: altro che parare un rigore, era stato mille volte peggio.

< Certo che i giornali ci hanno ricamato sopra. >

< Sì, ma alla fine un po’ se l’è cercata. Voglio dire, poteva risparmiarsela. E poteva risparmiarmi la ramanzina. > disse Wakashimazu, affogandosi nella sua acqua tonica.

< Come?! > Kojiro aveva attivato il radar da pettegolezzo.

< Beh, sì. > disse timidamente Ken < Insomma, manco avessi sedici anni. Sai, mi ha fatto la paternale su come ci si comporta con una ragazza, ma davvero nessuno lo ha preso sul serio. >

< Nessuno? > qui la cosa si faceva interessante.

Il portiere stava assumendo una colorazione tendente al bordò.

< Te l’ha fatta in ospedale?! In corridoio?! Davanti a Kira e agli altri?! > Kojiro era al limite: non sapeva se sarebbe stato capace di trattenersi dall’esternare la sua ilarità.

< Non ridere. > lo ammonì l’amico, ma troppo tardi.

< UAHAHAH AH AH AH AH!!! > Hiyuga si teneva la pancia dallo sforzo. Gli avventori del bar si voltarono tutti nella loro direzione, osservando quella strana scena con due protagonisti della partita della settimana prima, in cui il Giappone aveva battuto la Corea per 7 – 0.

< Non è divertente. >

< No, è vero. > rispose l’attaccante asciugandosi le lacrime < Aspetta che lo sappia Wakabayashi. >

 

                Hiyuga non mantenne la sua promessa di spifferare tutto a Wakabayashi. Infondo era il suo migliore amico ed era una persona di buon senso. Venne fuori comunque, grazie ai giornali, la vera identità della sua fidanzata ed ebbe anche alcuni servizi tutti per lui all’interno di riviste per teenager, gli chiesero servizi fotografici e vide stranamente spuntare anche dei fan club. Ci fossero stati in passato, sarebbe stato un uomo diverso, si ritrovò a pensare,  ricordando la sfiga che lo aveva pedinato per anni in fatto di ragazze. Ovviamente Kojiro rubava le riviste a sua sorella e le leggeva ad alta voce negli spogliatoi, soffermandosi con enfasi sui commenti del giornalista o sui messaggi delle lettrici nelle pagine degli annunci che chiedevano foto, autografi e magliette.

< Ehi! Ma perché a lui tutte queste attenzioni? > chiese Ishizaki, che non si capacitava di certi titoloni e certe foto da sfilata di gran moda che comparivano su “J Teen”.

< Potresti cambiare mestiere, eh Wakashimazu? > buttò lì Genzo, dopo aver lanciato uno sguardo con nonchalance alle pagine del settimanale che faceva il giro dello spogliatoio.

< Ti piacerebbe … > fu Kojiro a rispondere.

< La vostra è tutta invidia! > Ken decise di mettere tutti quanti a tacere. Prese la sua borsa e uscì da quella stanza.

                Quella sera aveva ospiti a casa. Lui ed Aiko si erano decisi a cambiare casa. avevano trovato un bel posticino in un condominio con una vista molto bella sul parco.

                Con la sua auto si diresse tranquillamente verso casa, ma a metà strada si fermò a comprare una piantina di crisantemo. Ne scelse una con dei grandi fiori gialli. Era un augurio per sé stesso, un augurio di lunga vita con la donna che amava. Purtroppo non era certo che la pianta sarebbe sopravvissuta, perché Aiko era capace di ammazzare qualunque essere vegetale, anche se ce la metteva tutta per prendersene cura.  Forse era il segnale che lui stesso avrebbe dovuto contribuire a far restar vivo quell’essere innocente, esattamente la stessa cosa che si dovrebbe fare con una storia, si trovò a pensare.

Erano cambiate tante cose, si sentiva rinvigorito da tutto quello che era accaduto, essendo stato causa di un riavvicinamento della famiglia Okudera, una famiglia particolarmente strana. Certo, aveva raccontato i fatti in modo un po’ diverso ai suoi, come le origini di Aiko e aveva dovuto spiegare per bene che i giornali scandalistici raccontavano panzane. Avrebbe potuto anche non farlo, perché la ragazza si era fatta amare fin da subito per la sua gentilezza e la sua disponibilità: la famiglia Wakashimazu era anche particolarmente tradizionalista, per cui Aiko si era sforzata di imparare come si servisse il tè con il suo cerimoniale e solo così a loro era andato giù il fatto che convivessero senza essere ancora ufficialmente sposati.

 

                Non credeva che quella villa potesse essere così grande. Va beh, non è che provenisse da una famiglia povera, ma quello sfarzo era assurdo. Wakashimazu era lì, in quella casa tanto agognata da Aiko. Nonostante le proteste di Yoei, erano stati messi in stanza insieme, su intercessione di Sakura. Appese il suo smoking nell’armadio pensando al fatto che non amasse molto vestire in quel modo, ma l’occasione lo richiedeva, come sia Aiko che sua madre gli avevano ricordato. Non pensava nemmeno che quel giorno sarebbe giunto in fretta, non così in fretta.

< Allora, hai da fare ancora molto qui dentro? > era Aiko, raggiante come non la vedeva da molto: i capelli sciolti sulle spalle le davano quel tocco da bambina che lo aveva colpito la prima volta che l’aveva incontrata. Uscì in corridoio con lei, sapendo che quello che lo aspettava era particolarmente imbarazzante, infatti Aiko lo dovette letteralmente trascinare.

                Il giardino immenso di quella villa era stato sistemato con sedie e ghirlande di edera. Non mancavano rose e gladioli, per non parlare di calle e orchidee a profusione, tutti rigorosamente bianchi. Il profumo lo stava stordendo anche troppo. Ma perché le donne erano così fissate con i fiori? Il caldo era scomparso quasi del tutto quella sera e cominciava ed essere più gradevole stare all’aria aperta, non più appiccicosa.

< Ce l’avete fatta a scendere! > esordì Kyoko, sistemando uno dei fiocchi del coprisedia davanti a lei.

< Mi sono un po’ persa, questo posto è peggio di un labirinto. Troppi corridoi. > si giustificò Aiko, per evitare di incolpare il suo ragazzo, che quella situazione rendeva più taciturno del solito. Decisamente Ken non era fatto per i riflettori o per un’eccessiva vita sociale. Ogni volta che gli chiedevano un’intervista andava ne panico, per non parlare delle foto!

< Non c’è molto tempo, dobbiamo fare ancora le prove! > Okudera era agitato. Andava su e giù per il piccolo gazebo che si trovava in fondo al corridoio formato dalle sedie. Sua moglie lo guardò storto e lui si placò all’istante.

< Quindi è così che si fa Kyoko? Bisogna lanciare uno sguardo terrorizzante? > scherzò Aiko.

< Certo, è una cosa che bisogna imparare quando si decide di fare un passo del genere, anche prima anzi. Meglio prevenire certe situazioni. > disse la donna con tranquillità.

< Il vestito è stato sistemato? > si informò la ragazza.

< Sì, è tutto pronto nella stanza di sopra. È perfetto. Comunque, meglio iniziare le prove. > disse infine Kyoko e prese in mano la situazione, indicando a Ken e ad Aiko il fondo della navata.

Ken prese sottobraccio la ragazza e lei sentì il suo nervosismo farsi palese. Aiko gli strinse la mano e riuscì a tranquillizzarsi un po’, ma il vero problema restavano tutti quegli spettatori. Avrebbe preferito essere in un altro luogo in quel momento, ma riuscì ad arrivare fino al gazebo ancora vivo, senza che alcun infarto lo avesse colto in qualche maniera.

Finalmente i veri protagonisti della pagliacciata che avrebbe preso vita il giorno seguente arrivarono. Sakura e Katagiri erano in ritardo perché la pasticceria aveva avuto un piccolo problema con la loro decorazione sulla torta, ma alla fine tutto era stato risolto.

< Sappi che non gradisco nemmeno io tutto questo sfarzo. > sussurrò Aiko a Ken, leggendo nel volto quasi schifato uno sconcerto intenso da tutti i preparativi per un maledetto giorno, di ventiquattro ore come gli altri, ma che, per chissà quale ragione, sembrava dovesse contenere le sette meraviglie del mondo più qualche novità  ed extra per rendere tutto unico.

A Ken venne comunque un colpo, perché l’idea di un matrimonio non l’aveva nemmeno sfiorato al momento.

                Il giorno delle nozze fu tutto più rilassante. Innanzitutto Ken si sentì un po’ meno osservato, dato che a rubare la scena furono ovviamente gli sposi. A lui era toccato accompagnare la damigella d’onore. Bellissima, chiaramente non aveva il benché minimo dubbio su questo. Era tranquillo e rilassato. Si godeva il suo champagne in santa pace, con Kira al suo fianco che ripeteva “Un goccetto non può far male”.

 

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Captain Tsubasa / Vai alla pagina dell'autore: Lady Snape