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Autore: milly92    27/04/2010    3 recensioni
Seguito di "Dillo Alla Luna". Luna e Marco, finalmente insieme. Nonostante siano insieme da poco, sembrano cresciuti moltissimo e tantissime responsabilità si accavallano addosso a loro: una casa da gestire da sola con sua sorella per Luna, l’ultimo anno di università per Marco, che lo condurrà alla fatidica laurea in architettura. Eppure, come tutti i rapporti, il loro dovrà consolidarsi e superare varie prove, rappresentate soprattutto da Tommaso, affittuario di una stanza in casa di Luna. “Vedi, Tommaso, il fatto è che a pelle non mi hai dato una buona impressione, ed io sono fatta un po’ così, pensa che fino a quasi un anno fa avevo un brutto rapporto con Stella e con Marco stesso… Poi il fatto di averti trovato alla mia porta quando aspettavo Marco…”. “Ma c’è sempre Marco in mezzo? Cioè, voglio capire che state insieme, ma a me sembra quasi che non respiri se non te lo dice lui..!” m’interruppe Tommaso, con un’accentuata vena critica nella voce che non mi piacque affatto. “Ma come ti permetti? Tu non mi conosci…”. “E non ti conoscerò mai se continui a lanciarmi frecciatine in presenza sua e a parlare sempre e solo di lui!” ribattè. Lo guardai furente, alzandomi dal letto. “E dove sta scritto che devi conoscermi per forza? Te lo ha prescritto il medico?”. Tommaso si alzò a sua volta, guardandomi con disprezzo. “E pensare che quando ti vedevo all’Università mi ispiravi simpatia e dolcezza. Sei solo una vipera insicura che non vive senza il suo cagnolino da guardia” disse.
Genere: Commedia, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Odi, Sed Amo'
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Marco mi accompagnò dai nonni, dove presi dei pantaloni neri e un maglioncino rosa, l’unico che avevo, giusto per farla vedere a Marco ricordando le sue parole di quella notte.

“Nooo, ma sei tremenda, amore” disse appena mi vide, dato che avevo aperto la cerniera del giubbino per mostrargliela causalmente.

Mi bloccai, presa da un’improvvisa emozione che prese forma come al solito nel mio stomaco e, non so perché, mi sentii arrossire.

“Che c’è?” domandò, quando notò quello che poteva sembrare sconcerto.

Subito scossi violentemente il capo e mi affrettai ad allacciare la cintura giusto per fare qualcosa. “Niente, è che mi hai chiamata…”.

“Amore. E allora?” chiese, voltandosi verso di me.

“E’ bello sentirsi chiamare così, ecco, ed è la prima volta che mi succede” sussurrai, prima di sorridergli in modo rassicurante.

da “Dillo alla Luna”, capitolo 22

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Marco’s Pov.

Erano anni che non mi svegliavo con il timore di vedere dalla sveglia che era già ora di alzarsi, probabilmente dal giorno in cui avevo avuto l’esame di maturità, eppure provai di nuovo la stessa sensazione quel giorno di fine luglio. Non potevano già essere le otto del settimo giorno di permanenza in quella magnifica casa in Abruzzo, diamine, il nostro settimo giorno.

Chiusi per qualche istante gli occhi, ancora disteso supino sul letto, e mi venne da sorridere vedendo l’unico volto che popolava la mia fantasia. Ok, solo all’inizio era un volto, dato che poi veniva accompagnato da braccia, gambe, seno e tutto il resto della mia ragazza, ma restava il fatto che ciò dimostrava quanto mi fosse rimasta impressa quella breve ma intensa vacanza, tutto grazie a colei che dormiva ancora serenamente al mio fianco.

Mi girai su un fianco, riaprendo gli occhi, e non riuscii a non sorridere nel vederla ancorata al cuscino, con la faccia sognante e i capelli disordinati che le incorniciavano il viso. Com’era bella, anzi, così, semplice e naturale, lo era ancora di più. Il solo pensiero di non averla più al mio fianco le mattine successive era quasi doloroso ad essere onesti, lei era uno dei validi motivi per cui valeva la pena risvegliarsi la mattina e abbandonare i sogni, perché era proprio lei il mio sogno che da cinque mesi si era realizzato.

Risi di me stesso: da dove uscivano questi pensieri poetici? Che fine aveva fatto quella parte di me che, seppur sempre gentile e disponibile, era un po’ fredda e distaccata?

Ormai con Luna mi ero lasciato andare completamente, le avevo mostrato ogni mia singola sfaccettatura ed ero felice che lei apprezzasse tutto di me, sia i lati positivi che negativi.

Le accarezzai il viso e si mosse con dolcezza, stringendo di più il cuscino. Sarebbe sembrata sul serio una bambina se non fosse stato per il completo merlettato color rosa pallido che indossava… Ricordai il primo giorno che ci eravamo messi insieme, quando, dopo aver dormito da me, era tornata a casa per cambiarsi e aveva indossato per la prima volta una maglia rosa esclusivamente per me, che le avevo detto di non averla mai vista con indosso quel colore. Ed ora invece, a distanza di mesi, eccola lì che dormiva con un completo rosa…

“Mmm, è già mattina?” disse all’improvviso, aprendo gli occhi e allungando il braccio verso di me.

“Si, purtroppo si” risposi, stringendo la sua mano.

Mi avvicinai ancora di più verso di lei, facendola appoggiare sul mio petto con dolcezza, e la sentii sbuffare.

“Perché non restiamo qualche altro giorno?” domandò.

“Perché stasera arrivano i nuovi coinquilini, e lo sai, ne abbiamo già parlato” risposi pazientemente. Ovvio che anche a me andava di stare ancora un po’ di giorni con lei, al solo pensiero di quello che ci aspettava una volta ritornati a casa: sua zia Kitty che l’avrebbe chiamata in continuazione vista la noia che le procurava la gravidanza, Victoria che le avrebbe di sicuro chiesto una mano per apprendere meglio l’italiano, la “selezione” dei coinquilini ch avrebbero affittato la stanza, i nonni sempre a portata di mano… Addio tranquillità, mi dissi.

“Lo so, ma provarci non costa nulla” dichiarò lei, scostandosi da me e stiracchiandosi.

Le sorrisi, restandola a guardare quasi imbambolato per la naturalezza dei suoi gesti e per il riuscire ad essere così sensuale anche compiendo un gesto come quello.

“Che c’è?” domandò, piegando la testa di lato.

“Niente, niente” dissi, scrollando le spalle e facendo per alzarmi.

“Eh no, ora me lo dici!” esclamò, bloccandomi per le spalle.

“Ma niente, cosa devo dirti?”.

In breve finimmo in una lotta in cui cercavo di non esercitare la mia vera forza, altrimenti avrei finito per schiacciarla: con le braccia sule mie spalle cercava di farmi cadere sul letto mentre mi faceva il solletico per indurmi a “confessare”. Dal canto mio, mi divertivo a starmene immobile, esercitando solo un minimo di forza per non crollare, e cercavo di mantenere il controllo e non lasciarmi influenzare dal solletico.

“Uff, sei di coccio, sei! Su, dimmelo!” urlò dopo cinque minuti infruttuosi, ancora più spettinata di prima e con il viso rosso per gli sforzi vani. 

Levai un sopracciglio e, con totale nonchalance, in cinque secondi la imitai e la schiacciai contro il materasso, sorridendo vittorioso mentre sbuffava, imbronciata per aver perso.

“Non pensavo a niente di che, solo al fatto che riesci ad essere sensuale anche mentre ti stiracchi” ammisi, calandomi su di lei e soffiandole quelle parole a pochi centimetri dal suo naso.

“Sicuro?” mormorò.

“Si, è vero che quando sono con te mi fai un così brutto effetto che dimentico tutto, ma non siamo arrivati ancora al punto di non ricordare una cosa pensata qualche secondo prima” ironizzai, guadagnandomi una gomitata.

Per qualche istante rimanemmo così, io che la guardavo sornione e lei che faceva la finta imbronciata, poi, improvvisamente, come se attorno a noi fosse scoppiata un’alchimia, una corrente di passione, ci trovammo avvinghiati l’uno all’altra intenti nel baciarci e stringere in un modo famelico, come se ci fossimo visti dopo anni ed anni.

Ecco, addio lucidità. Ora non sarei riuscito ad andarmene da quel posto senza avere un ultimo meraviglioso ricordo di me e Luna, avrei continuato a pensarci, l’avrei sognata di notte e non avrei avuto pace visto che da quel che ci aspettava a Maddaloni non saremmo potuti restare un po’ da soli quando volevamo noi come succedeva lì.

“Quegli attacchi improvvisi che avevamo noi di sesso e tenerezza…” canticchiai nel suo orecchio, per quel che mi permetteva la voce roca che mi ritrovavo al momento, mentre ero impegnato nell’accarezzare le sue gambe.

Si bloccò un attimo, scostandosi. “Ehi, come ti salta in mente cantare un verso di “Bella stronza” di Masini?!”.

“Così, ho associato la nostra immagine di ora a questa frase della canzone…” ammisi. Non sapevo nemmeno io come mi fosse venuto in mente, ad essere onesti. Poi, parole di un’altra canzone mi vennero in mente, ancora più adatte. “Per l'amore che dai e per come lo fai resto qui e so che non voglio andar via e che sia quel che sia ora che sono ormai schiavo di te” canticchiai di nuovo, guardandola negli occhi.

Questa volta sorrise, piacevolmente colpita. “Ammetto che questa non la conosco…”.

“Si chiama “E’ già domenica”, degli Aram Quartet, non credo che tu li conosca”.

“No, infatti. Ma anche il titolo è azzeccato…. E’ già domenica, purtroppo”.

Si, era già domenica, a breve saremmo dovuti tornare a casa, ma restava il fatto che nessuno dei due avrebbe mai dimenticato quella breve ma intensa vacanza, che sarebbe rimasta indelebile nei nostri animi in un modo tale che avremmo potuto perfettamente rivivere ogni singolo istante in qualsiasi momento. E così, tra questi pensieri, ci tuffammo nel nostro mondo fatto di emozioni e turbinii di piacere…

 

Luna’s P.O.V.

 
“Bentornatiiiii!”.

Oddio. No, non poteva essere. Quello non era il soggiorno di casa mia, con dentro mia sorella, mia zia Kitty e Michele, Victoria, Miriam e… Antonio! Quel piccolo particolare mi fece dimenticare la stizza provocatami da quella atmosfera degna di un primo compleanno, visto che sulla tavola c’erano dei dolci e delle bibite per un degno benvenuto. Io e Antonio non ci vedevamo da quasi un mese, dato che a fine giugno era partito per andare a trovare alcuni parenti a Ferrara.

“Luna, da quanto tempo, fatti salutare!” esclamò, avvicinandosi. Sembrava diverso, con i capelli scuri  più corti del solito e un po’ abbronzato.

“Ciao, Anto!” dissi, posando il mio trolley e abbracciandolo con slancio. Quando ci separammo subito disse: “Ho appena finito di litigare con il tuo ex capo, mi ha detto di averti licenziata” indicando il capo Michele alle sue spalle.

Annuii, e accennai un sorriso. “Tanto lo so che prima o poi si pentirà, senza di me non sarà la stessa cosa” ribadii.

“Lo so, lo è già, e poi Luna sa che per me è stato un sacrificio dovermi privare di lei” spiegò Michele, rivolto ad Antonio.

“Ok, ok, ora però basta, fatemi salutare la mia twin!” s’intromise Stella, scostando Antonio e abbracciandomi. “Hai visto, Vic mi sta dando lezioni d’inglese!”.

“A te dovrebbero dare lezioni di educazione” ribattei quando ci separammo.

Sbuffai quando mi guardò interrogativa. “Insomma, prima metti il mio numero su quell’annuncio sapendo che sono in vacanza e poi, dopo avermi assicurato che nessuno mi disturberà, mi chiama uno e mi dice che hai il telefono spento? Ti sembra normale?” .

Alle mie spalle, Marco annuì vigorosamente, facendo qualche passo avanti. Non avevamo più parlato di quella telefonata, ma ogni volta che si accennava solamente a quell’episodio, sembrava preoccupato.

La mia gemella mi guardò come se fossi impazzita. Scosse rigorosamente il capo e incrociò le braccia. “Io non ho mai spento il cellulare se non di notte in questi giorni e non ho mai ricevuto nessun messaggio in segreteria” disse risoluta, con un tono quasi tagliente.

“Ma quel tipo mi ha detto così” dissi per difendermi.

“E’ ovvio che quel tipo mentiva, fai due più due, Luna: ti conosce già ed è ovvio che ha preferito aggraziarsi te” s’intromise Marco, stranamente serio.

Mi voltai per guardarlo quasi sconvolta da tutta quella perspicacia mista a un po’ di cattiveria.

“Dai, che dici, insomma, può darsi che Stella non aveva campo e basta…” provai, e ringraziai Victoria che ci interruppe con una delle sue stramberie, ponendo fine a quella conversazione un po’ sciocca.

Insisté per farmi vedere un nuovo vestito che si era comprata, e poi tornammo in salotto dove potei salutare per bene la zia e Miriam.

Quest’ultima era tutta sorridente vista l’imminente vacanza in Grecia che l’aspettava con alcune compagne dell’ex classe del liceo.

Marco se ne andò poco dopo, dicendo che aveva bisogno di riposarsi dopo il viaggio, e la serata passò tranquilla come una normale sera di fine luglio, a parte i dettagliati particolari di zia Kitty su tutti i sintomi che la gravidanza le stava portando. Non osai immaginare cosa avrebbe iniziato a raccontare quando si sarebbe avvicinata al nono mese!

 

 

La mattina dopo, mentre facevo colazione, notai che Stella mi fissava con intensità dalla sua tazza di caffèlatte e ogni tanto accennava un sorriso.

“Che c’è?” le domandai dopo un po’, stanca di tutte quelle occhiate.

Ridacchiò, e dopo aver finito di bere tranquillamente il tutto, disse: “Si vede lontano un miglio che tu e Marco vi siete finalmente dati una mossa”.

Arrossii di botto, girando lo sguardo.

“Eddai, non fare la timida! Mi fa piacere, insomma, se Marco è bravo almeno la metà di suo fratello…”.

“Stella!!!” la rimproverai, sentendomi le orecchie andare a fuoco.  Ci mancava solo che iniziassimo a fare paragoni…

“Uffa, pensavo che ti saresti smossa un po’, e invece fai sempre la monaca anche dopo averlo fatto… Ma io ti ho capito, sai? Ora fai tutta la santarellina, ma ti basta appartarti con il tuo Marco per perdere ogni inibizione” mi provocò maliziosa, mentre si alzava per posare la tazza nel lavandino.

Inibisione? What does it mean?” domandò una Vic ancora assonnata mentre faceva il suo trionfale ingresso in cucina, con indosso una camicia da notte azzurra fin troppo corta, camminando come se stesse su una passerella.

Stella la guardò come se avesse parlato cinese.

“Ti ho regalato un dizionario, Vic, dopo vai lì e lo cerchi. E poi è “Inibizione” con la z, non con la s” risposi, lanciando ancora delle occhiate di fuoco a mia sorella.

“Ok, perfect. Sorry, but I can’t speak immediately Italian when I wake up, I need at least thirty minutes” mormorò sbadigliando.

“Ok, it’s fine, so she can’t understand you in her ignorance” risposi malevola, indicando Stella e alzandomi.

“Ma che cavolo le hai detto?”.

“Non è colpa mia se capisci solo l’italiano e il puttanesco” dichiarai, sorridendo sarcastica e uscendo, lasciandola immobile e offesa.

Non sapevo perché me l’ero presa così tanto ad essere onesti, e decisi di chiarire con lei proprio quando la vidi uscire di casa mezz’ora dopo, sbattendo la porta.

“Perché avete litigato?” domandò Vic, affacciandosi dalla cucina.

“Vedo che la mezz’ora è passata” ironizzai. “Comunque, le solite cose, ha iniziato a dire che faccio la finta santarellina solo perché non sono esplicita come lei quando parlo di sesso”.

“Oh. A proposito, hai usato il completino?” domandò, con gli occhi castani accesi di curiosità riferendosi al completo di Victoria Secret che mi aveva regalato.

Sorrisi al ricordo del momento in cui lo avevo indossato… Mi sembrava quasi di sentire ancora su di me la brezza che c’era il riva al lago, il sapore delle ciliegie che avevamo mangiato, il profumo del dopobarba di Marco…

“Si, grazie, è stato fondamentale durante la mia… Seconda volta” ammisi. Constatai che parlarne con Vic non mi metteva assolutamente in imbarazzo, probabilmente era Stella che mi metteva a disagio con il suo essere così sfacciata.

I’m so glad” disse, facendomi l’occhiolino.

Stavo per ribattere quando squillò il telefono di casa. “Vado io” dissi, e prendendo il cordless, vidi che era il numero di casa di mamma e papà.

“Mamma!” dissi subito, quando dall’altra parte ci sarebbe potuto essere anche mio padre.

“Tesoro, come stai? Com’è andata  la settimana in Abruzzo?” disse lei. Per fortuna ci avevo azzeccato!

“Bene, grazie… Tu, come stai? Il fratellino che dice?” domandai, sorridendo chissà al perché come ogni volta che ormai pensavo al fatto che tra qualche mese io e Stella non saremmo più state “figlie uniche”.

“Va tutto bene, tra due settimane devo andare dal dottore per l’ecografia. Comunque, ti ho chiamato per dirti di accedere alla tua casella e-mail al più presto”.

“Perché?”.

“Vedrai!”.

Parlammo un altro po’, poi mi passò papà e mi salutarono perché dovevano uscire, dicendomi di salutare loro Stella, Marco, Mario e Vic.

Così mi avviai nella mia stanza, accesi il portatile e, una volta aperta la mia casella e-mail vidi un messaggio di mamma. L’aprii e… Restai sbalordita.

Ero davvero io la ragazza che guardava verso l’obiettivo in un modo che sembrava quasi esperto, quella che in ogni foto indossava un costume diverso? Avevano usato Photoshop, non era possibile, le foto erano state di sicuro modificate, e non solo perché sotto ogni foto c’era il nome della linea e il titolo del costume…

In alcune ero seria, in altre sorridevo, e mi venne da ridere pensando che tutto quel buon umore era dovuto a quello scemo del mio ragazzo che si era messo a fare il deficiente per farmi sorridere.

Alla fine, c’era un messaggio di mamma. “La settimana prossima ti vedrà tutta Firenze e dintorni, contenta?”.

Sospirai. “Vic, vieni a vedere!” la chiamai.

Non mi rispose, così, domandomi dove fosse, andai in cucina e non la trovai. Alla fine la trovai fuori al balcone, mentre parlava al cellulare in americano stretto, tanto che non riuscivo a capire un’acca. Sembrava infastidita, arrabbiata… E quella telefonata probabilmente fu la causa del malumore che la caratterizzò nei giorni seguenti, anche se si rifiutò di spiegarmi cosa fosse successo.

 

Nei giorni che seguirono, come previsto, oltre ad una Vic musona, mi ritrovai impegnata tra vari impegni familiari e a stento avevo il tempo di uscire un po’ con Marco la sera.

Io e Stella alla fine ci eravamo chiarite e lei mi aveva promesso che non sarebbe mai stata così sfacciata, anche se aveva ribadito che ero troppo bambina quando facevo così.

Restava il fatto che, miracolosamente, il primo agosto riuscii ad avere casa libera visto che Vic aveva da fare e Stella sarebbe uscita con Mario.

Stasera vieni da me,verso le otto, c’è casa libera! ;-) avevo scritto a Marco in un sms, e così subito mi fiondai in cucina per preparare una cena decente e decorai il tutto con alcune candele profumate come nostro solito, in modo che queste, poggiate per terra, tracciassero percorso che ci avrebbe condotti nella mia stanza.

Verso le sei il mio cellulare squillò numerose volte, rivelandomi delle chiamate da parte di Stella che però, appena rispondevo, non si faceva sentire e staccava la telefonata.

Scocciata, spensi sia il cellulare e staccai il telefono di casa per starmene in pace onde non essere disturbata quando sarebbe arrivato Marco.

Indossai un semplice abito nero volutamente corto e aderente, alzai i capelli in una pettinatura semplice e mi truccai un po’, e quando alle sette e mezzo suonarono al citofono mi sentii emozionata, quasi come se fosse il nostro primo appuntamento. Il solo pensiero di poterlo riabbracciare, averlo tutto per me e perderci con le nostre sane risate mi mandava in extasy.

Era strano che si fosse anticipato e che suonasse il citofono visto che aveva una copia delle mie chiavi, ma non vi badai più di tanto.

Restai vicino la porta, e appena suonarono la aprii con uno scatto deciso.

“Amoo…”.

Le parole mi si bloccarono in gola. Quello davanti a me, il ragazzo con i capelli castani un lunghi e un’aria quasi da bad boy non era lui, assolutamente.

Mi guardò confuso e sorrise.

“Immagino stessi aspettando il tuo ragazzo, mi dispiace deluderti ma tua sorella Stella mi ha detto di dirti che lui ha chiamato lei visto che non riusciva a rintracciarti per dirti che non poteva venire stasera e anche lei non è riuscita a contattarti per dirti della mia visita” disse rapidamente, in un modo che mi confuse ancora di più.

“Scusa, ma tu chi sei?!” domandai.

“Tommaso di Maio, quello della telefonata, non so se ricordi… Tua sorella ha detto che stasera potevo venire a visitare l’appartamento, cioè, la stanza” rispose lui, porgendomi la mano con cordialità. “Possibile che non ti ricordi di me?”.

“Scusami se non conosco a memoria tutta la gente dell’università…” ribattei seccata. Ma che diavolo voleva quel tipo? Era troppo insistente,  nemmeno fosse stato un VIP che pretendeva di essere riconosciuto e acclamato ovunque!

“Ma è diverso, mi hai aiutato all’esame, dovresti conoscermi per poi pretendere qualcosa in cambio” ribattè ironico, sorridendo e rivelando una dentatura bianchissima.

“Ok, perfetto, quindi ora ti chiedo in cambio di sparire e tornare domani quando ci sarà mia sorella, ok? E’ lei che si occupa di questa faccenda, io non saprei cosa fare e devo contattare il mio ragazzo per vedere cos’è successo” cercai di liquidarlo, infischiandomene di risultare troppo maleducata. Da quand’era che non ero così acida? Da una delle ultime litigate con Marco prima che ci mettessimo insieme, probabilmente, o dalla litigata con Paola. 

“Cosa? Ma domani non posso, per favore, devo solo vedere la stanza, tutto qui, e domani parlerò con lei…” mi supplicò, impedendomi di chiudere la porta e varcando la soglia senza permesso. Il suo sguardo si soffermò curiosamente sul percorso tracciato dalle candele.

“Domani non puoi? Di certo non perché devi studiare, sappi che non ti aiuterò in futuro con gli esami, ho deciso di imparare a vedere prima chi è che mi chiede aiuto prima di aiutarli” dissi.

“Ok, ok… Scusami, non volevo essere maleducato, sul serio…”.

Sbuffai, facendogli vedere la stanza e prendendo mentalmente nota di dire a Stella di trovare una scusa per dirgli che non poteva venire a vivere da noi. Ci mancava solo uno come lui in casa dopo Vic ed eravamo a posto!

 

 

*°*°*°*°

Ciao!

Non so quanti di voi hanno letto l’avviso che pubblicai su Facebook sul fatto che avevo deciso di non pubblicare più fino a giugno, ma riflettendoci, grazie alla febbre sono rimasta a casa in questi giorni e oggi mi sono decisa a finire questo capitolo in modo da avere anche un pretesto per far sapere la mia decisione anche a chi non mi ha tra i contatti di facebook, non sarebbe stato giusto lasciarvi senza capitolo fino a giugno senza farvi conoscere la motivazione.  Già all’inizio avevo detto che avrei pubblicato solo il prologo come “promessa” e che l’avrei continuato in seguito, poi non so come sono riuscita a pubblicare altri cap ma ora purtroppo mi ritrovo a dover prendermi una pausa fino a giugno visti gli impegni scolastici e quelli che mi porta il corso di teatro. Non riuscirei a dare il meglio di me e questo non mi piace per cui vi chiedo di pazientare un po’ per un mese prima di scoprire cosa succederà, anche perché ora la storia inizia ad entrare nel vivo.

Per ulteriori informazioni, vi lascio l’indirizzo del mio blog: http://milly92.splinder.com/

 

Comunque, ringrazio di cuore piccola stella senza cielo e lady_free per aver votato questa storia nel concorso e chiara84 per aver votato “Dillo Alla Luna”. Grazie ragazze, non sapete quanto mi abbia fatto piacere vedere i vostri voti! ^^

 

Ora, passando alle recensioni:

Red76: Carissima, ammetto di non essere stata rapidissima ad aggiornare e nemmeno a commentare la tua storia, però, come si dice, meglio tardi che mai xD Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto ^^ Un bacione!

pometina94: Ciao cara! Inizio col dirti che se fossi una strega scriverei tutto con un colpo di bacchetta, aggiornerei ogni dodici ore e andrei alla scuola di Hogwarts che di sicuro è molto meglio del mio liceo U_U xD xD Anche tu fan di Harry Potter? (lo domando vista la citazione riguardo l’Amortentia ^^). In effetti Tommaso non lascerà le cose tranquille, si si, ma credimi se ti dico che in seguito non sarà poi così male da accettare (non ci credo nemmeno io ma è così xD). Mi fa piacere sapere che il cap ti aiutato a superare il trauma dovuto al rientro a scuola *___* E che la scena tra i due ti abbia fatto commuovere, così sei tu che fai commuovere me però ^^  Ti ringrazio per i complimenti, infinitamente… Inizi ad avere qualche teoria su Vic? Sono curiosa,anche se per ora gli elementi su cui lavorare sono vaghi =) Un bacione! ^^

alina 95: Grazie mille tesoro, sono contenta che la foto di Deb e le altre ti piaccia ^^ Ovviamente Tommaso renderà geloso Marco, anzi, già lo è xD ma vedremo meglio gli sviluppi… Un bacione e ancora grazie! ^^

CriCri88: Ti ringrazio cara, sono contenta che la scena ti sia piaciuta, in effetti il rating arancione era indispensabile anche perché continuerò a farne uso durante il corso della storia xD Ammetto che Tommaso al momento incarna un po’ la mia cattiveria, sì, ma credimi se ti dico che tra qualche capitolo non sarà poi così antipatico e forse riusciremo a sopportarlo! ^^ Un bacione  e grazie come sempre!

Lola SteP: Eheh tesoro, ormai Tommaso s trova al centro dell’attenzione, ma ti dico solo che vedremo… xD Sapere che hai sbavato sulla tastiera non ha prezzo, credimi xD Sono felicissima che il cap ti sia piaciuto, e per quanto riguarda gli impegni non sai quanto ti capisco! =( Un bacione, tvttttttttttb!

 

Vi ringrazio di cuore come sempre per il vostro sostegno,e  spero che a Giugno sarete tutte qui per leggere il capitolo 6 se vi andrà! ^^ Scusatemi ancora per la mia decisione ma era necessaria purtroppo, al momento non posso rischiare di prendere qualche insufficienza.

Come sempre ricordo il mio contatto di Facebook, Mena Milly, a chi voglia aggiungermi.

 

A giugno!

La vostra milly92.

 

  
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