Marco mi accompagnò dai
nonni, dove presi dei pantaloni neri e un maglioncino rosa,
l’unico che avevo,
giusto per farla vedere a Marco ricordando le sue parole di quella
notte.
“Nooo, ma sei tremenda,
amore” disse appena mi vide, dato che avevo aperto la
cerniera del giubbino per
mostrargliela causalmente.
Mi bloccai, presa da
un’improvvisa emozione che prese forma come al solito nel mio
stomaco e, non so
perché, mi sentii arrossire.
“Che
c’è?” domandò,
quando notò quello che poteva sembrare sconcerto.
Subito scossi
violentemente il capo e mi affrettai ad allacciare la cintura giusto
per fare
qualcosa. “Niente, è che mi hai
chiamata…”.
“Amore. E
allora?”
chiese, voltandosi verso di me.
“E’ bello
sentirsi
chiamare così, ecco, ed è la prima volta che mi
succede” sussurrai, prima di
sorridergli in modo rassicurante.
da “Dillo alla
Luna”,
capitolo 22
Marco’s
Pov.
Erano anni che
non mi svegliavo con il timore di vedere dalla sveglia che era
già ora di
alzarsi, probabilmente dal giorno in cui avevo avuto l’esame
di maturità,
eppure provai di nuovo la stessa sensazione quel giorno di fine luglio.
Non
potevano già essere le otto del settimo giorno di permanenza
in quella
magnifica casa in Abruzzo, diamine, il nostro settimo
giorno.
Chiusi per
qualche istante gli occhi, ancora disteso supino sul letto, e mi venne
da
sorridere vedendo l’unico volto che popolava la mia fantasia.
Ok, solo
all’inizio era un volto, dato che poi veniva accompagnato da
braccia, gambe,
seno e tutto il resto della mia ragazza, ma restava il fatto che
ciò dimostrava
quanto mi fosse rimasta impressa quella breve ma intensa vacanza, tutto
grazie
a colei che dormiva ancora serenamente al mio fianco.
Mi girai su un
fianco, riaprendo gli occhi, e non riuscii a non sorridere nel vederla
ancorata
al cuscino, con la faccia sognante e i capelli disordinati che le
incorniciavano il viso. Com’era bella, anzi, così,
semplice e naturale, lo era
ancora di più. Il solo pensiero di non averla più
al mio fianco le mattine
successive era quasi doloroso ad essere onesti, lei era uno dei validi
motivi
per cui valeva la pena risvegliarsi la mattina e abbandonare i sogni,
perché
era proprio lei il mio sogno che da cinque mesi si era realizzato.
Risi di me
stesso: da dove uscivano questi pensieri poetici? Che fine aveva fatto
quella
parte di me che, seppur sempre gentile e disponibile, era un
po’ fredda e
distaccata?
Ormai con Luna
mi ero lasciato andare completamente, le avevo mostrato ogni mia
singola
sfaccettatura ed ero felice che lei apprezzasse tutto di me, sia i lati
positivi che negativi.
Le accarezzai
il viso e si mosse con dolcezza, stringendo di più il
cuscino. Sarebbe sembrata
sul serio una bambina se non fosse stato per il completo merlettato
color rosa
pallido che indossava… Ricordai il primo giorno che ci
eravamo messi insieme,
quando, dopo aver dormito da me, era tornata a casa per cambiarsi e
aveva
indossato per la prima volta una maglia rosa esclusivamente per me, che
le
avevo detto di non averla mai vista con indosso quel colore. Ed ora
invece, a
distanza di mesi, eccola lì che dormiva con un completo
rosa…
“Mmm, è
già
mattina?” disse all’improvviso, aprendo gli occhi e
allungando il braccio verso
di me.
“Si, purtroppo
si” risposi, stringendo la sua mano.
Mi avvicinai
ancora di più verso di lei, facendola appoggiare sul mio
petto con dolcezza, e
la sentii sbuffare.
“Perché non
restiamo qualche altro giorno?” domandò.
“Perché
stasera arrivano i nuovi coinquilini, e lo sai, ne abbiamo
già parlato” risposi
pazientemente. Ovvio che anche a me andava di stare ancora un
po’ di giorni con
lei, al solo pensiero di quello che ci aspettava una volta ritornati a
casa:
sua zia Kitty che l’avrebbe chiamata in continuazione vista
la noia che le
procurava la gravidanza, Victoria che le avrebbe di sicuro chiesto una
mano per
apprendere meglio l’italiano, la
“selezione” dei coinquilini ch avrebbero
affittato la stanza, i nonni sempre a portata di mano… Addio
tranquillità, mi
dissi.
“Lo so, ma
provarci non costa nulla” dichiarò lei,
scostandosi da me e stiracchiandosi.
Le sorrisi,
restandola a guardare quasi imbambolato per la naturalezza dei suoi
gesti e per
il riuscire ad essere così sensuale anche compiendo un gesto
come quello.
“Che
c’è?”
domandò, piegando la testa di lato.
“Niente,
niente” dissi, scrollando le spalle e facendo per alzarmi.
“Eh no, ora me
lo dici!” esclamò, bloccandomi per le spalle.
“Ma niente,
cosa devo dirti?”.
In breve
finimmo in una lotta in cui cercavo di non esercitare la mia vera
forza,
altrimenti avrei finito per schiacciarla: con le braccia sule mie
spalle
cercava di farmi cadere sul letto mentre mi faceva il solletico per
indurmi a
“confessare”. Dal canto mio, mi divertivo a
starmene immobile, esercitando solo
un minimo di forza per non crollare, e cercavo di mantenere il
controllo e non
lasciarmi influenzare dal solletico.
“Uff, sei di
coccio, sei! Su, dimmelo!” urlò dopo cinque minuti
infruttuosi, ancora più
spettinata di prima e con il viso rosso per gli sforzi vani.
Levai un sopracciglio
e, con totale nonchalance, in cinque secondi la imitai e la schiacciai
contro
il materasso, sorridendo vittorioso mentre sbuffava, imbronciata per
aver
perso.
“Non pensavo a
niente di che, solo al fatto che riesci ad essere sensuale anche mentre
ti
stiracchi” ammisi, calandomi su di lei e soffiandole quelle
parole a pochi
centimetri dal suo naso.
“Sicuro?”
mormorò.
“Si, è vero
che quando sono con te mi fai un così brutto effetto che
dimentico tutto, ma
non siamo arrivati ancora al punto di non ricordare una cosa pensata
qualche
secondo prima” ironizzai, guadagnandomi una gomitata.
Per qualche
istante rimanemmo così, io che la guardavo sornione e lei
che faceva la finta
imbronciata, poi, improvvisamente, come se attorno a noi fosse
scoppiata
un’alchimia, una corrente di passione, ci trovammo
avvinghiati l’uno all’altra intenti
nel baciarci e stringere in un modo famelico, come se ci fossimo visti
dopo
anni ed anni.
Ecco, addio
lucidità. Ora non sarei riuscito ad andarmene da quel posto
senza avere un
ultimo meraviglioso ricordo di me e Luna, avrei continuato a pensarci,
l’avrei
sognata di notte e non avrei avuto pace visto che da quel che ci
aspettava a
Maddaloni non saremmo potuti restare un po’ da soli quando
volevamo noi come
succedeva lì.
“Quegli
attacchi improvvisi che avevamo noi di
sesso e tenerezza…”
canticchiai nel suo orecchio, per quel che mi permetteva la voce roca
che mi
ritrovavo al momento, mentre ero impegnato nell’accarezzare
le sue gambe.
Si bloccò un
attimo, scostandosi. “Ehi, come ti salta in mente cantare un
verso di “Bella
stronza” di Masini?!”.
“Così, ho
associato
la nostra immagine di ora a questa frase della
canzone…” ammisi. Non sapevo
nemmeno io come mi fosse venuto in mente, ad essere onesti. Poi, parole
di un’altra
canzone mi vennero in mente, ancora più adatte. “Per l'amore che dai e per come lo fai
resto qui e so che non voglio andar
via e che sia quel che sia ora che sono ormai schiavo di te”
canticchiai di
nuovo, guardandola negli occhi.
Questa volta
sorrise, piacevolmente colpita. “Ammetto che questa non la
conosco…”.
“Si chiama
“E’
già domenica”, degli Aram Quartet, non credo che
tu li conosca”.
“No, infatti.
Ma anche il titolo è azzeccato…. E’
già domenica, purtroppo”.
Si, era già
domenica, a breve saremmo dovuti tornare a casa, ma restava il fatto
che
nessuno dei due avrebbe mai dimenticato quella breve ma intensa
vacanza, che
sarebbe rimasta indelebile nei nostri animi in un modo tale che avremmo
potuto
perfettamente rivivere ogni singolo istante in qualsiasi momento. E
così, tra
questi pensieri, ci tuffammo nel nostro mondo fatto di emozioni e
turbinii di
piacere…
Luna’s P.O.V.
“Bentornatiiiii!”.
Oddio. No, non
poteva essere. Quello non era il soggiorno di casa mia, con dentro mia
sorella,
mia zia Kitty e Michele, Victoria, Miriam e… Antonio! Quel
piccolo particolare
mi fece dimenticare la stizza provocatami da quella atmosfera degna di
un primo
compleanno, visto che sulla tavola c’erano dei dolci e delle
bibite per un
degno benvenuto. Io e Antonio non ci vedevamo da quasi un mese, dato
che a fine
giugno era partito per andare a trovare alcuni parenti a Ferrara.
“Luna, da
quanto tempo, fatti salutare!” esclamò,
avvicinandosi. Sembrava diverso, con i
capelli scuri più
corti del solito e un po’
abbronzato.
“Ciao, Anto!”
dissi, posando il mio trolley e abbracciandolo con slancio. Quando ci
separammo
subito disse: “Ho appena finito di litigare con il tuo ex capo, mi ha detto di averti
licenziata” indicando il capo Michele
alle sue spalle.
Annuii, e
accennai un sorriso. “Tanto lo so che prima o poi si
pentirà, senza di me non
sarà la stessa cosa” ribadii.
“Lo so, lo è
già, e poi Luna sa che per me è stato un
sacrificio dovermi privare di lei”
spiegò Michele, rivolto ad Antonio.
“Ok, ok, ora
però basta, fatemi salutare la mia twin!”
s’intromise Stella, scostando Antonio e abbracciandomi.
“Hai visto, Vic mi sta
dando lezioni d’inglese!”.
“A te
dovrebbero dare lezioni di educazione” ribattei quando ci
separammo.
Sbuffai quando
mi guardò interrogativa. “Insomma, prima metti il
mio numero su quell’annuncio
sapendo che sono in vacanza e poi, dopo avermi assicurato che nessuno
mi
disturberà, mi chiama uno e mi dice che hai il telefono
spento? Ti sembra
normale?” .
Alle mie
spalle, Marco annuì vigorosamente, facendo qualche passo
avanti. Non avevamo
più parlato di quella telefonata, ma ogni volta che si
accennava solamente a quell’episodio,
sembrava preoccupato.
La mia gemella
mi guardò come se fossi impazzita. Scosse rigorosamente il
capo e incrociò le
braccia. “Io non ho mai spento il cellulare se non di notte
in questi giorni e
non ho mai ricevuto nessun messaggio in segreteria” disse
risoluta, con un tono
quasi tagliente.
“Ma quel tipo
mi ha detto così” dissi per difendermi.
“E’ ovvio che
quel tipo mentiva, fai due più due, Luna: ti conosce
già ed è ovvio che ha
preferito aggraziarsi te”
s’intromise
Marco, stranamente serio.
Mi voltai per
guardarlo quasi sconvolta da tutta quella perspicacia mista a un
po’ di
cattiveria.
“Dai, che
dici, insomma, può darsi che Stella non aveva campo e
basta…” provai, e
ringraziai Victoria che ci interruppe con una delle sue stramberie,
ponendo
fine a quella conversazione un po’ sciocca.
Insisté per
farmi vedere un nuovo vestito che si era comprata, e poi tornammo in
salotto
dove potei salutare per bene la zia e Miriam.
Quest’ultima
era tutta sorridente vista l’imminente vacanza in Grecia che
l’aspettava con
alcune compagne dell’ex classe del liceo.
Marco se ne
andò poco dopo, dicendo che aveva bisogno di riposarsi dopo
il viaggio, e la serata
passò tranquilla come una normale sera di fine luglio, a
parte i dettagliati
particolari di zia Kitty su tutti i sintomi che la gravidanza le stava
portando. Non osai immaginare cosa avrebbe iniziato a raccontare quando
si
sarebbe avvicinata al nono mese!
La mattina
dopo, mentre facevo colazione, notai che Stella mi fissava con
intensità dalla
sua tazza di caffèlatte e ogni tanto accennava un sorriso.
“Che
c’è?” le
domandai dopo un po’, stanca di tutte quelle occhiate.
Ridacchiò, e
dopo aver finito di bere tranquillamente il tutto, disse: “Si
vede lontano un
miglio che tu e Marco vi siete finalmente
dati una mossa”.
Arrossii di
botto, girando lo sguardo.
“Eddai, non
fare la timida! Mi fa piacere, insomma, se Marco è bravo
almeno la metà di suo
fratello…”.
“Stella!!!” la
rimproverai, sentendomi le orecchie andare a fuoco.
Ci mancava solo che iniziassimo a fare
paragoni…
“Uffa, pensavo
che ti saresti smossa un po’, e invece fai sempre la monaca
anche dopo averlo
fatto… Ma io ti ho capito, sai? Ora fai tutta la
santarellina, ma ti basta
appartarti con il tuo Marco per perdere ogni inibizione” mi
provocò maliziosa,
mentre si alzava per posare la tazza nel lavandino.
“Inibisione? What does it mean?” domandò una
Vic ancora assonnata mentre faceva il suo trionfale ingresso in cucina,
con
indosso una camicia da notte azzurra fin troppo corta, camminando come
se
stesse su una passerella.
Stella la
guardò come se avesse parlato cinese.
“Ti ho
regalato un dizionario, Vic, dopo vai lì e lo cerchi. E poi
è “Inibizione” con
la z, non con la s” risposi, lanciando ancora delle occhiate
di fuoco a mia
sorella.
“Ok, perfect.
Sorry, but I can’t speak immediately Italian when I wake up,
I need at least
thirty minutes”
mormorò sbadigliando.
“Ok,
it’s fine, so she can’t understand you in her
ignorance”
risposi malevola, indicando Stella e alzandomi.
“Ma che cavolo
le hai detto?”.
“Non è colpa
mia se capisci solo l’italiano e il puttanesco”
dichiarai, sorridendo
sarcastica e uscendo, lasciandola immobile e offesa.
Non sapevo perché
me l’ero presa così tanto ad essere onesti, e
decisi di chiarire con lei
proprio quando la vidi uscire di casa mezz’ora dopo,
sbattendo la porta.
“Perché avete
litigato?” domandò Vic, affacciandosi dalla cucina.
“Vedo che la
mezz’ora è passata” ironizzai.
“Comunque, le solite cose, ha iniziato a dire
che faccio la finta santarellina solo perché non sono
esplicita come lei quando
parlo di sesso”.
“Oh. A
proposito, hai usato il completino?” domandò, con
gli occhi castani accesi di
curiosità riferendosi al completo di Victoria Secret che mi
aveva regalato.
Sorrisi al
ricordo del momento in cui lo avevo indossato… Mi sembrava
quasi di sentire
ancora su di me la brezza che c’era il riva al lago, il
sapore delle ciliegie che
avevamo mangiato, il profumo del dopobarba di Marco…
“Si, grazie, è
stato fondamentale durante la mia… Seconda volta”
ammisi. Constatai che
parlarne con Vic non mi metteva assolutamente in imbarazzo,
probabilmente era
Stella che mi metteva a disagio con il suo essere così
sfacciata.
“I’m
so glad” disse, facendomi l’occhiolino.
Stavo per ribattere
quando squillò il telefono di casa. “Vado
io” dissi, e prendendo il cordless,
vidi che era il numero di casa di mamma e papà.
“Mamma!” dissi
subito, quando dall’altra parte ci sarebbe potuto essere
anche mio padre.
“Tesoro, come
stai? Com’è andata
la settimana in
Abruzzo?” disse lei. Per fortuna ci avevo azzeccato!
“Bene, grazie…
Tu, come stai? Il fratellino che dice?” domandai, sorridendo
chissà al perché
come ogni volta che ormai pensavo al fatto che tra qualche mese io e
Stella non
saremmo più state “figlie uniche”.
“Va tutto bene,
tra due settimane devo andare dal dottore per l’ecografia.
Comunque, ti ho
chiamato per dirti di accedere alla tua casella e-mail al
più presto”.
“Perché?”.
“Vedrai!”.
Parlammo un
altro po’, poi mi passò papà e mi
salutarono perché dovevano uscire, dicendomi
di salutare loro Stella, Marco, Mario e Vic.
Così mi avviai
nella mia stanza, accesi il portatile e, una volta aperta la mia
casella e-mail
vidi un messaggio di mamma. L’aprii e… Restai
sbalordita.
Ero davvero io
la ragazza che guardava verso l’obiettivo in un modo che
sembrava quasi esperto,
quella che in ogni foto indossava un costume diverso? Avevano usato
Photoshop,
non era possibile, le foto erano state di sicuro modificate, e non solo
perché sotto
ogni foto c’era il nome della linea e il titolo del
costume…
In alcune ero
seria, in altre sorridevo, e mi venne da ridere pensando che tutto quel
buon
umore era dovuto a quello scemo del mio ragazzo che si era messo a fare
il
deficiente per farmi sorridere.
Alla fine, c’era
un messaggio di mamma. “La
settimana
prossima ti vedrà tutta Firenze e dintorni,
contenta?”.
Sospirai. “Vic,
vieni a vedere!” la chiamai.
Non mi
rispose, così, domandomi dove fosse, andai in cucina e non
la trovai. Alla fine
la trovai fuori al balcone, mentre parlava al cellulare in americano
stretto,
tanto che non riuscivo a capire un’acca. Sembrava
infastidita, arrabbiata… E
quella telefonata probabilmente fu la causa del malumore che la
caratterizzò
nei giorni seguenti, anche se si rifiutò di spiegarmi cosa
fosse successo.
Nei giorni che
seguirono, come previsto, oltre ad una Vic musona, mi ritrovai
impegnata tra
vari impegni familiari e a stento avevo il tempo di uscire un
po’ con Marco la
sera.
Io e Stella
alla fine ci eravamo chiarite e lei mi aveva promesso che non sarebbe
mai stata
così sfacciata, anche se aveva ribadito che ero troppo
bambina quando facevo
così.
Restava il
fatto che, miracolosamente, il primo agosto riuscii ad avere casa
libera visto
che Vic aveva da fare e Stella sarebbe uscita con Mario.
Stasera
vieni da me,verso le otto, c’è casa
libera! ;-) avevo
scritto a Marco in un sms, e così subito mi fiondai in
cucina per preparare una
cena decente e decorai il tutto con alcune candele profumate come
nostro
solito, in modo che queste, poggiate per terra, tracciassero percorso
che ci
avrebbe condotti nella mia stanza.
Verso le sei il
mio cellulare squillò numerose volte, rivelandomi delle
chiamate da parte di
Stella che però, appena rispondevo, non si faceva sentire e
staccava la
telefonata.
Scocciata,
spensi sia il cellulare e staccai il telefono di casa per starmene in
pace onde
non essere disturbata quando sarebbe arrivato Marco.
Indossai un
semplice abito nero volutamente corto e aderente, alzai i capelli in
una
pettinatura semplice e mi truccai un po’, e quando alle sette
e mezzo suonarono
al citofono mi sentii emozionata, quasi come se fosse il nostro primo
appuntamento. Il solo pensiero di poterlo riabbracciare, averlo tutto
per me e perderci
con le nostre sane risate mi mandava in extasy.
Era strano che
si fosse anticipato e che suonasse il citofono visto che aveva una
copia delle
mie chiavi, ma non vi badai più di tanto.
Restai vicino
la porta, e appena suonarono la aprii con uno scatto deciso.
“Amoo…”.
Le parole mi
si bloccarono in gola. Quello davanti a me, il ragazzo con i capelli
castani un
lunghi e un’aria quasi da bad boy non era lui, assolutamente.
Mi guardò
confuso e sorrise.
“Immagino
stessi aspettando il tuo ragazzo, mi dispiace deluderti ma tua sorella
Stella
mi ha detto di dirti che lui ha chiamato lei visto che non riusciva a
rintracciarti per dirti che non poteva venire stasera e anche lei non
è
riuscita a contattarti per dirti della mia visita” disse
rapidamente, in un
modo che mi confuse ancora di più.
“Scusa, ma tu
chi sei?!” domandai.
“Tommaso di
Maio, quello della telefonata, non so se ricordi… Tua
sorella ha detto che
stasera potevo venire a visitare l’appartamento,
cioè, la stanza” rispose lui,
porgendomi la mano con cordialità. “Possibile che
non ti ricordi di me?”.
“Scusami se
non conosco a memoria tutta la gente
dell’università…” ribattei
seccata. Ma che
diavolo voleva quel tipo? Era troppo insistente,
nemmeno fosse stato un VIP che pretendeva di
essere riconosciuto e acclamato ovunque!
“Ma è diverso,
mi hai aiutato all’esame, dovresti conoscermi per poi
pretendere qualcosa in
cambio” ribattè ironico, sorridendo e rivelando
una dentatura bianchissima.
“Ok, perfetto,
quindi ora ti chiedo in cambio di sparire e tornare domani quando ci
sarà mia
sorella, ok? E’ lei che si occupa di questa faccenda, io non
saprei cosa fare e
devo contattare il mio ragazzo per vedere cos’è
successo” cercai di liquidarlo,
infischiandomene di risultare troppo maleducata. Da quand’era
che non ero così
acida? Da una delle ultime litigate con Marco prima che ci mettessimo
insieme,
probabilmente, o dalla litigata con Paola.
“Cosa? Ma
domani non posso, per favore, devo solo vedere la stanza, tutto qui, e
domani parlerò
con lei…” mi supplicò, impedendomi di
chiudere la porta e varcando la soglia
senza permesso. Il suo sguardo si soffermò curiosamente sul
percorso tracciato
dalle candele.
“Domani non
puoi? Di certo non perché devi studiare, sappi che non ti
aiuterò in futuro con
gli esami, ho deciso di imparare a vedere prima chi è che mi
chiede aiuto prima
di aiutarli” dissi.
“Ok, ok…
Scusami, non volevo essere maleducato, sul serio…”.
Sbuffai,
facendogli vedere la stanza e prendendo mentalmente nota di dire a
Stella di
trovare una scusa per dirgli che non poteva venire a vivere da noi. Ci
mancava
solo uno come lui in casa dopo Vic ed eravamo a posto!
*°*°*°*°
Ciao!
Non so quanti
di voi hanno letto l’avviso che pubblicai su Facebook sul
fatto che avevo
deciso di non pubblicare più fino a giugno, ma
riflettendoci, grazie alla
febbre sono rimasta a casa in questi giorni e oggi mi sono decisa a
finire
questo capitolo in modo da avere anche un pretesto per far sapere la
mia
decisione anche a chi non mi ha tra i contatti di facebook, non sarebbe
stato
giusto lasciarvi senza capitolo fino a giugno senza farvi conoscere la
motivazione.
Già
all’inizio avevo detto che avrei
pubblicato solo il prologo come “promessa” e che
l’avrei continuato in seguito,
poi non so come sono riuscita a pubblicare altri cap ma ora purtroppo
mi
ritrovo a dover prendermi una pausa fino a giugno visti gli impegni
scolastici
e quelli che mi porta il corso di teatro. Non riuscirei a dare il
meglio di me
e questo non mi piace per cui vi chiedo di pazientare un po’
per un mese prima
di scoprire cosa succederà, anche perché ora la
storia inizia ad entrare nel
vivo.
Per ulteriori informazioni,
vi lascio l’indirizzo del mio blog: http://milly92.splinder.com/
Comunque,
ringrazio di cuore piccola
stella senza cielo e lady_free per aver votato
questa storia nel concorso e chiara84
per aver votato “Dillo Alla
Luna”. Grazie ragazze, non sapete quanto mi abbia fatto
piacere vedere i vostri
voti! ^^
Ora, passando
alle recensioni:
Red76: Carissima, ammetto di non essere
stata rapidissima ad aggiornare e nemmeno a commentare la tua storia,
però,
come si dice, meglio tardi che mai xD Spero che anche questo capitolo
ti sia
piaciuto ^^ Un bacione!
pometina94: Ciao cara! Inizio col dirti che se
fossi una strega scriverei tutto con un colpo di bacchetta, aggiornerei
ogni
dodici ore e andrei alla scuola di Hogwarts che di sicuro è
molto meglio del mio
liceo U_U xD xD Anche tu fan di Harry Potter? (lo domando vista la
citazione
riguardo l’Amortentia ^^). In effetti Tommaso non
lascerà le cose tranquille,
si si, ma credimi se ti dico che in seguito non sarà poi
così male da accettare
(non ci credo nemmeno io ma è così xD). Mi fa
piacere sapere che il cap ti
aiutato a superare il trauma dovuto al rientro a scuola *___* E che la
scena
tra i due ti abbia fatto commuovere, così sei tu che fai
commuovere me però ^^ Ti
ringrazio per i complimenti, infinitamente…
Inizi ad avere qualche teoria su Vic? Sono curiosa,anche se per ora gli
elementi su cui lavorare sono vaghi =) Un bacione! ^^
alina
95:
Grazie mille tesoro, sono contenta
che la foto di Deb e le altre ti piaccia ^^ Ovviamente Tommaso
renderà geloso
Marco, anzi, già lo è xD ma vedremo meglio gli
sviluppi… Un bacione e ancora grazie!
^^
CriCri88: Ti ringrazio cara, sono contenta
che
la scena ti sia piaciuta, in effetti il rating arancione era
indispensabile
anche perché continuerò a farne uso durante il
corso della storia xD Ammetto
che Tommaso al momento incarna un po’ la mia cattiveria,
sì, ma credimi se ti
dico che tra qualche capitolo non sarà poi così
antipatico e forse riusciremo a
sopportarlo! ^^ Un bacione e
grazie come
sempre!
Lola
SteP:
Eheh tesoro, ormai Tommaso s trova al
centro dell’attenzione, ma ti dico solo che
vedremo… xD Sapere che hai sbavato sulla
tastiera non ha prezzo, credimi xD Sono felicissima che il cap ti sia
piaciuto,
e per quanto riguarda gli impegni non sai quanto ti capisco! =( Un
bacione,
tvttttttttttb!
Vi ringrazio
di cuore come sempre per il vostro sostegno,e
spero che a Giugno sarete tutte qui per leggere il
capitolo 6 se vi
andrà! ^^ Scusatemi ancora per la mia decisione ma era
necessaria purtroppo, al
momento non posso rischiare di prendere qualche insufficienza.
Come sempre
ricordo il mio contatto di Facebook, Mena Milly, a chi voglia
aggiungermi.
A giugno!
La vostra
milly92.