Capitolo 6
Fly Like You Do
It
“Martina
Cristalli? Assolutamente no, la so di vista e all’Università ha la fama di una
maniaca dell’igiene… Lo faccio per te, non tollererebbe le condizioni del bagno
dopo che ti sei fatta doccia, shampoo e compagnia bella” dichiarai risoluta,
qualche giorno dopo la “visita” di quel Tommaso di Maio. Gli avevo detto che
gli avrei fatto sapere entro una settimana visto che avevamo già altre
richieste, cosa assolutamente non vera…. Fino a quel momento, almeno.
Infatti,
quella mattina del cinque agosto, Stella
aveva ricevuto una chiamata da parte di una studentessa del terzo anno della
mia stessa facoltà che si era proposta di diventare una nostra coinquilina, ma
le avevo detto di rifiutare dato che conoscevo i suoi “precedenti”.
Perciò Stella
sbuffò, guardandomi come se fossi un caso clinico disperato. “Luna! Insomma,
questa non va bene, Tommaso nemmeno… Dimmi tu! Non voglio perdere l’affitto di
agosto!” trillò con la voce petulante che sapeva fare quando era in crisi a
ccausa di shopping-astinenza.
Esitai,
sapendo che quando si metteva qualcosa in testa era difficile farle cambiare
idea. Guardai verso Vic, per conoscere la sua opinione visto che ormai era una
di noi, e lei colse la palla al balzo per dire la sua. Quella mattina sembrava
di buon’umore, cosa che ultimamente era molto insolita a dire la verità. Da
quando aveva ricevuto quella lettera non faceva altro che comportarsi in un modo
estremamente lunatico ed era capace di arrabbiarsi per ogni minima cosa.
“Per me dovremo dire di sì al ragazzo. It’s
better!” disse entusiasta con il suo solito sorriso, battendo le mani.
“E perché
mai?” domandai. Perfetto, ora ci mancava pure lei contro di me ed eravamo a
posto!
“Perché ha
sentito la sua voce al telefono e ne è rimasta affascinata…” rispose Stella,
vittoriosa.
“No, sentite,
a questo punto dì di sì a Martina, Stella” mi arresi.
“Ma perché?
Cos’hai contro Tommaso?” chiese esasperata mia sorella, e Vittoria annuì
fermamente.
“Quando si
parla di lui Marco fa una faccia che non mi piace” ammisi quasi con un
sussurro. “Sta ancora pensando alla questione della telefonata, ritiene che non
è vero che ha chiamato prima te e avevi il telefono staccato e che vuole venire
qui perché già mi conosce, e non voglio dargli preoccupazioni, tutto qui. Anzi,
a dirla tutta quel tipo non mi piace proprio” aggiunsi.
Dopo la famosa
cena saltata, a causa del fatto che Marco era dovuto rimanere a casa di sua nonna
perché non si era sentita bene, gli avevo raccontato della visita di Tommaso e
del suo atteggiamento e si era dimostrato ancora più infastidito. Non mi aveva
mai chiesto esplicitamente di non accettarlo come coinquilino perché sapeva che
io e Stella avevamo bisogno di un affittuario al momento, ma lo avevo capito e
non volevo dargli pretesti di gelosia o cose simili, ora che le cose tra noi si
erano modificate con ulteriori passi avanti e tutto procedeva per il
meglio.
Stella e Vic
mi scrutavano senza sapere cosa dire, poi, alla fine, la mia gemella fece un
cenno affermativo con la testa. “Vado a richiamare Martina… Speriamo solo che
non sia così fissata come dici!” disse, e si alzò, prima che l’abbracciassi,
sollevata.
Martina
sarebbe arrivata il giorno dopo, verso le dieci del mattino, e così ecco che
insieme a Vic, Stella e Antonio sistemai la casa alla perfezione, giusto per
ispirare alla nuova arrivata un senso di confortevole benvenuto, specialmente
se le voci sul suo conto si fossero rivelate vere.
“Scusatemi se
me ne vado, ma devo aiutare mia… Oh, non ve l’ho detto!”.
Tutte quante
ci voltammo verso Antonio, ancora intente nel sistemare le ultime cose nella
stanza che sarebbe diventata di Martina.
“Che cosa,
Anto?” domandai.
Aveva
l’espressione di chi si è dimenticato una cosa di vitale importanza, ad essere
onesti.
“Non vi ho
invitato alla mia festa di domani, compierò ventun’anni e mia madre ha voluto
organizzare una festa a casa mia” disse, ancora stupito dalla sua mancanza di
memoria. “Ci venite, vero?”.
Udendo quelle
parole, mi ricordai di non aver mai saputo la sua data di nascita.
“Ma certo che
ci veniamo, Antonio!” trillò Vic entusiasta, abbracciandolo e lasciandolo un
po’ spiazzato.
“Infatti, non
posso mancare!” esclamai, seguita a ruota da Stella.
“Perfetto!
Ovviamente portate anche Marco, Mario e Martina…”.
“Certo! Oh, ci
voleva una bella festa!” esclamò Stella.
Fu così che
oltre all’arrivo di Martina avevamo anche il pensiero del regalo da fare ad
Antonio. Ci stavo giusto meditando quando, alle dieci e un minuto, bussarono al
citofono.
“Oh! E’ lei! E’ lei! Vado io,
dopotutto al telefono ha parlato con me, si sentirà più rassicurata…” disse
Stella agitata, correndo verso il citofono.
“Guarda che
non siamo una clinica e lei non è venuta qui per ricoverarsi, perché mai
dovremmo rassicurarla?!” obiettai, sospirando.
“Non capisci
niente! Ehm ehm… Chi è? Oh, Martina, cara,
sali!”.
Inutile dire
che mi sentii nauseata, e già iniziai ad immaginarmi il continuo del
comportamento mieloso di mi sorella. Cosa non si farebbe per denaro…
Dopo una breve
attesa, durante la quale io me ne stavo nell’ingresso a braccia incrociate, Vic
continuava a fare gli affari suoi in bagno e Stella se ne stava rigida davanti
alla porta, il campanello bussò, facendo sussultare quest’ultima.
Contò a
bassissima voce fino a tre, poi, dopo avermi fatto segno di accendere la luce
nell’ingresso nonostante fosse pieno giorno, aprì la porta d’entrata.
“Ciao
Mar..Ti…Na…”.
Evidentemente
non era la coinquilina che si aspettava. Forse mia sorella si aspettava una
miss? Bocchèggiò un po’, sorpresa, dopo averla squadrata per bene. La ragazza
era fin troppo alta, con dei capelli un po’ crespi neri, degli occhiali enormi
e indossava dei bermuda a quadretti che mettevano in risalto le sue gambe bene
in carne.
“Ciao! Tu sei
Stella, vero?” disse lei, sorridendo.
“Si, si, sono
io, benvenuta! Entra pure…”.
Potevo
risultare perfida, ma per astenermi dal ridere mi ci volle un bello sforzo.
Perché diamine Stella era rimasta così?
“Ciao,
Martina, non so se ti ricordi di me, ci siamo viste qualche volta
all’Università…” la salutai, mentre le facevo strada nella sua stanza.
“Si, mi
ricordo, ho assistito ad un tuo esame!”
esclamò. In quell’istante mi accorsi che aveva un po’ la r moscia.
“Sul serio?”.
“Si, prendesti
trenta…”.
Il solo
ricordo di quel’esame mi fece aprire in un sorriso. Era il famoso esame per cui
studiai con il chiodo fisso di Marco in testa dopo che era sparito dalla
circolazione per stare dietro ad Elisabetta, una ragazza con cui aveva avuto
una storia estiva che aveva avuto dei problemi di anoressia.
“Ah,
ricordo,era febbraio. Comunque ecco la stanza” dichiarai, quando ci trovammo
sulla soglia della camera.
Martina
squadrò tutto per bene, poi fece un cenno soddisfatto.
“E’ molto
graziosa!”.
“Oh, che bello
che ti piaccia…” bofonchiò Stella alle nostre spalle.
Martina le
sorrise e la lasciammo da sola mentre sistemava la sua roba.
Quel giorno, a
pranzo, fu strano stare seduta a tavola
con Vic e Martina. Le due avevano subito fatto amicizia dato che ovviamente la
nostra americana non poteva non esibire il suo entusiasmo nei confronti della
nuova arrivata. Il momento più esilarante, almeno per me, dato che Stella lo
riteneva naturale, fu quello in cui annunciammo a Martina che era stata
invitata alla festa di Antonio e Vic subito si offrì disponibile per aiutarla a
darsi una sistematina per sembrare più elegante e adatta ad una festicciola.
“Vic, credo tu
sappia che l’Italia è un paese libero, vero? Ragion per cui non puoi imporre
alla gente come vestirsi” m’infervorai, mentre fingevo di essere impegnata nel
riempirmi il bicchiere d’acqua.
La diretta
interessata abbozzò un sorriso timido dopo aver mascherato una prima
espressione di disagio. “Ma no, anzi, grazie, io non sono mai stata brava con
vestiti e trucco…”.
Inutile
descrivere l’espressione di Stella, in stile “Non avevo dubbi”.
“You
belong to me, I belong to you, fire from my heart, burning just for you. When
you're far away I'm in love with you, feeling that so high… What can I do…”.
Le
note di “Fly like You do it” riempivano chiassosamente i miei timpani mentre
bevevo un po’ di birra accanto al tavolo del buffet, alla festa di Antonio.
Davanti a me c’erano decine di persone che si scatenavano in quel soggiorno che
ormai fungeva da pista da ballo e il festeggiato parlava con un gruppo di
ragazze che non avevo mai visto prima.
Io e Stella ci
eravamo recate alla festa prima di Vic e Martina dato che secondo l’americana
le occorreva un po’ di tempo in più per “aggiustare” l’amica e al momento io e
mia sorella aspettavamo la venuta di Marco e Mario.
“Se penso che
mesi fa mi piaceva Antonio…” borbottò mia sorella, squadrando il diretto
interessato nel suo completo fatto di pantaloni neri e camicia blu.
La guardai
interrogativa e lei scrollò le spalle. “Niente, così, non capisco come facesse
a piacermi!” ammise.
“Se non lo sai
tu” commentai, bevendo un altro sorso. “Io più che altro penso ai vari casini
che ci sono stati quando gli interessavo…” aggiunsi, pensierosa. Le settimane
in cui avevo scoperto che fosse interessato a me e quelle in cui Paola lo
accusava di pensarmi ancora dopo la
loro rottura sembravano remote per me. E’ proprio vero, quando ci si innamora
si perde la cognizione di molte cose e a furia di pensare al soggetto dei
propri pensieri si tende a dimenticare questioni che prima si trovavano al
centro dei nostri pensieri.
Persa nei
ricordi per qualche istante, a stento sentii delle braccia forti cingermi la
vita.
“L’ospite
della serata è qui!” sussurrò al mio orecchio la voce del mio ragazzo.
Sorrisi
entusiasta al solo pensiero di poter passare la serata con lui, dato che io,
anzi, i miei ormoni, non avevano digerito quella piccola buca che mi aveva dato
anche se per motivi serissimi, per carità.
Così mi girai
verso Marco, circondandogli il collo con le braccia e stringendolo a me.
“E’ proprio
vero che le persone importanti si fanno attendere” dichiarai, mentre al nostro
lato destro Stella e Mario discutevano a bassa voce, chissà perché, poi.
Ultimamente non facevano altro che battibeccare!
“Così mi fa
emozionare, signorina Solari” ironizzò, tuttavia non volendo accennare a
diminuire la presa attorno ai miei fianchi, fissandomi intensamente.
“E’ lei che mi
fa emozionare tutte le volte che mi guarda così, signor Valenti” ribattei,
trovando chissà dove la concentrazione necessaria per articolare quella
risposta dato che se fosse stato per me gli sarei letteralmente saltata
addosso. Un normale sintomo da astinenza,
tutto qui.
Senza che
riuscissi ad aggiungere qualsiasi altra cosa, mi ritrovai nel mezzo di un bacio
passionale. Sentivo le mani di Marco sulla mia schiena, il profumo inebriante
del suo dopobarba, le sue labbra calde e soffici che avevano imparato a
modellarsi perfettamente sulle mie…
Probabilmente
mezza sala ci stava guardando, ma onestamente non avevo né la minima intenzione
né la forza per oppormi a quello stato paradisiaco.
Quando ci
separammo, un audace Marco mi prese per mano- mentre tutti si giravano la loro
testa altrove per non far vedere che ci stessero guardando- e si avvicinò di
nuovo al mio orecchio per sussurrarmi: “Voglio stare un po’ da solo con te”.
Quella fu la
frase che mi fece arrivare al limite, facendomi battere il cuore all’impazzata
mentre un improvviso calore iniziava a propagarsi in tutto il mio corpo. Non so
come, ma in pochi secondi mi ritrovai fuori dall’appartamento di Antonio,
ancora mano nella mano con il mio ragazzo.
“Dove…?”
domandai.
“Seguimi.. So
che non sarà romantico ma di certo non possiamo usufruire della camera del festeggiato”
sussurrò.
Lo guardavo
senza capire, domandami cosa diavolo avesse in mente, ma decisi di non fare
domande quando mi fece segno di entrare nella sua auto.
“E’ tutta
colpa tua, Luna, non dovevi indossare un vestito così eccitante stasera” disse
all’improvviso, guardandomi maliziosamente con la coda dell’occhio mentre
guidava.
“Marco! Ma
posso capire che cosa hai in mente….?”. Mi spiego, sapevo cosa avesse in mente,
era lo stesso che avevo io, ovvio, che comprendeva noi due appartati in qualche
parte in santa pace impegnati in attività molto più che ludiche ma non sapevo
precisamente dove avesse in mente di andare, quale luogo avesse scelto come
location della nostra fuga.
Marco non mi
rispose subito, non prima di fermare la sua auto in posto desolato e scuro.
“Lo capirai
subito…” mormorò ad un centimetro dalle mie labbra, iniziandomi a baciare il
collo con una bella dose di frenesia allo stato puro che mi fece andare subito
su di giri. In realtà, dato che in quelle situazioni il mio cervello ci impiegava
sempre un bel po’ per comprendere, capii a cosa si riferisse quando, con un
unico scatto mentre era passato a baciarmi le labbra, fece abbassare totalmente
il sediolino dell’auto, facendo sì che si ritrovasse su di me mentre cercava la
cerniera del vestito blu che indossavo.
Facendo, con
difficoltà, due più due, mi bloccai e spalancai la bocca.
“Cosa?? Tu
vuoi fare l’amore con me in auto?!” sbottai, quasi indignata.
Lui smise di
affaticarsi con la cerniera e mi guardò, con un’aria logica dipinta in volto.
“Beh, sì, non credevo avresti fatto storie…”.
“Ma sei
impazzito?”.
“No!” disse
con un tono deciso, prima di sbuffare.
Levai un
sopracciglio, quasi come per invitarlo ad esprimersi meglio.
“Insomma, in
Abruzzo non ti sei mai fatta problemi a farlo in riva al lago, per terra, nella
doccia… Sul tavolo da cucina…” e qui
mi guardò proprio per sottolineare il tutto, “Quindi perché ora dovresti
prendertela? L’importante non è dove ma con chi, no?”.
“Ma che
c’entra! In auto è una cosa da…”.
“Da cosa?”
mi sfidò.
“Mi sentirei
una …”.
“Oh, Luna!” mi
interruppe, disperato. “Insomma, credevo che questa situazione ci avrebbe
aiutato a raggiungere una maggiore intimità, e poi secondo me sarebbe sul serio
eccitante…” aggiunse, e così dicendo fece salire la sua mano, fino a farla
salire casualmente fino al mio seno.
Non poteva
farmi questo no. Non poteva farmi ricordare tutti i nostri momenti più intimi
aggiungendo parole come “eccitante” e per di più sfiorando il mio corpo con un
tocco che di innocente non aveva assolutamente nulla.
Non dovevo
lasciarmi convincere così, diamine! Non subito, almeno.
Chiusi gli
occhi, per cercare di non lasciarmi prendere dal suo tocco, e dissi: “Accetterò
solo se sarai sincero con me. Quante te ne sei portate in auto?!”.
“Una, due anni
fa. Apprezzi la sincerità?” disse a bruciapelo, guardandomi con aria di sfida.
Esitai,
incerta su cosa fare. Il solo pensiero del fatto che si fosse trovato in quella
situazione già con un’altra mi faceva salire la rabbia e la gelosia a mille, ma
dovevo apprezzare la sua sincerità. Dopotutto, quante volte era andato a letto
con altre su un vero e proprio letto? Era la stessa cosa, e di certo non
pensavo a ciò quando ci trovavamo in posti più normali.
“Allora?
Dimmelo se non hai intenzion…” iniziò, ma non ne ebbe il tempo perché l’avevo
attirato verso di me e avevo condotto le sue mani su entrambi i miei seni dato
che aveva mollato la presa per mezzo minuto.
“Luna,
cosa…?”.
“Zitto che altrimenti
ci ripenso” sussurrai, cercando di non badare alla scomodità del posto.
Avevo troppa
voglia di lui, inutile negarlo, così mi lasciai andare, anche perché non mi ci
volle molto.
Era come se
dentro di me fosse scoppiato un enorme incendio, avevo caldo ma non potevo fare
a meno di sentire la pelle nuda di Marco contro la mia. Il “Burning just for you” della canzone che stavo ascoltando prima
alla festa era azzeccatissimo, mi venne da pensare. Stavo bruciando
letteralmente solo per lui, il mio lui che adoravo e amavo alla follia.
Il solo
sentire la sua pelle a contatto con la mia e le sue mani che sapevano come
farmi impazzire mi mandavano in extasy, e fu così che ci lasciammo andare in
preda al piacere e alla voglia di essere un tutt’uno il più possibile.
Quando
tornammo alla festa di Antonio, un’ora e quaranta minuti dopo- un po’ trafelati
e vestiti alla bell’è meglio- vi trovammo letteralmente il caos.
Nel momento in
cui entrammo nel soggiorno, quasi non fummo travolti da Martina che correva
verso l’ingresso, con indosso un abito nero molto largo, lasciandosi alle
spalle mia sorella e Mario che si guardavano infuriati.
Il tutto fu
accompagnato dal tonfo pesante della porta d’ingresso che veniva chiusa con una
particolare forza e da Antonio che irrompeva nella stanza, uscendo da una delle
camere con una ragazza mora particolarmente aggraziata e vestita in modo molto
disinibito.
“Che succede?”
mi domandò subito, quasi come se fossi io la colpevole, evidentemente
infastidito la l’interruzione.
“Vorrei
saperlo anch’io” dissi. Almeno non si era accorto della nostra assenza, pensai.
“Chiedilo a Stella!”.
La chiamata in
causa si voltò di scatto. “Fatevi gli affari vostri! Vieni, Mario, andiamo,
togliamo il disturbo così parliamo in pace!” strillò, prendendo per il polso il
suo ragazzo e lasciandoci, così, a corto di informazioni.
Martina non si
fece viva. Anzi, mi correggo: quando tornai a casa, all’una passata, di Martina
non c’era più traccia. Non c’erano più le sue cose nella stanza che aveva
affittato e Vic disse che quando era rincasata, mezz’ora prima di me, già se ne
era andata.
“Scommetto che
Stella l’ha offesa di brutto!” sbottai, seduta in soggiorno, rivolta a Vic e a
Marco, quella stessa notte. “E’ da quando è venuta che non fa che guardarla
come se fosse un mostro…”.
“Luna! Per
favore, mcredi che Stella sia così insensibile?!” mi riprese Marco
bonariamente, scuotendo il capo.
Non risposi,
sentendomi decisamente stupida. Mia sorella non poteva essere così cattiva,
dai.
La speranza di
saperne qualcosa in più si ampliò quando sentii le chiavi nella toppa e la voce
di Stella.
“Come credevo,
ecco di qui la Corte D’Assise” ci accolse lei, posando la borsa con nonchalance
sul divano, entrando nella sala. Alle sue spalle, Mario esibiva un’aria un bel
po’ sbattuta.
“Stella,
cos…?”.
“Zitta di
Luna, fammi parl…”.
“Martina se ne
è andata, non ci sono più le sue valige, ti rendi conto?!”.
Stella sbuffò,
mettendosi le mani ai fianchi, prima di guardare verso il povero Mario.
“Fammi
parlare, cavolo, Luna! Stasera ho scoperto che Martina non è nient’altro che
una delle ex di Mario” disse, infastidita.
Aggrottai le
sopracciglia, mentre Marco guardava confuso il fratello e Victoria emetteva
un’acuta risatina.
“No, fratello,
ora mi spieghi… Io non so niente di questa ex? Me la ricorderei, giuro” domandò
Marco, cercando di non ridere per la situazione che si era creata.
Mario emise un
verso di impazienza prima di sedersi con fare rassegnato su uno dei divani.
“Idiota, dovresti ricordare che qualche anno fa stavo con una di nome Martina
che non ti ho mai fatto consocere…”.
Marco ci
meditò su. “Oh, si! Ricordo! Quella dell’Orientale! Ora capisco perché non me
l’hai presentata, uno standard così alto, irraggiungibile direi…”.
Zittii la sua
presa in giro con una gomitata e Mario mi guardò grato. “Dicevo” continuò, “Le
cose tra noi non sono andate bene e ci siamo lasciati in un modo un po’
traumatico…”.
“Forse perché
l’ha mollata subito dopo esserci andato a letto. Ma dico io!” sbottò Stella.
Annuii,
guardando Mario, quello che per me era sempre stato come un santo da venerare,
in un modo incredulo. “Mario! Stella ha ragione!Ma dico io, come si può?!
Lasciare una subito dopo esserci andato a letto…”.
Stella mi
guardò come se fossi pazza. “Guarda che io intendevo dire… Come cavolo ha fatto
a andare a letto con quella?! Gli hai messo una busta in faccia?!”.
Tutti, Mario
compreso, scoppiammo a ridere senza sosta, anche se non era giusto giudicare
così Martina a causa del suo aspetto fisico.
“Comunque,
appena lei ha scoperto che lui stava con me e l’ha visto si è pietrificata, ha
detto qualche frase che non ho capito ed è fuggita via!” continuò Stella.
“Oh, Stella,
smettila di fare tante storie, e poi qualche tempo fa era molto meglio…” disse
dopo un po’ Mario.
Stella storse
il naso. “Se quelli sono i tuoi standard, ora stai con una dea” dichiarò,
togliendosi una ciocca di capelli da sopra la spalla con eleganza.
Di tutta
quella situazione io non ci capivo più nulla ad essere onesti. Avevamo fatto
tanto per trovare una coinquilina e alla fine tutto era andato in fumo di
nuovo.
Stella parve
leggermi nel pensiero perché all’improvviso si ridestò e disse: “Comunque,
resta il fatto che siamo di nuovo senza coinquilino”.
Sospirai.
“Lasciamo perdere tutto, Stella, e troviamoci un lavoro” dissi decisa. Quella
situazione mi stava sfinendo e con l’inizio delle lezioni all’Università non
avrei avuto tempo da perdere con tutti problemi che sembrava causare la
presenza di un’altra persona in casa dopo Vic.
“No,
assolutamente no! Girls, chiamate
Tommaso!” disse Vic, entrando per la prima volta nella conversazione.
“Vic, non
avrai mica una cotta per questo tipo?!” sbottai.
“Come sei
noiosa! Insomma, voi cercate anche il lavoro ma comunque fate venire anche
Tommaso così guadagnate di più… Così mi farà compagnia quando voi lavorerete”
ci implorò, pregando le mani in segno di preghiera e facendo gli occhi da
cucciola indifesa.
“A questo
punto assumi in baby-sitter, cara” ribattei acidamente. Quell’idea era assurda,
decisamente.
“Luna ha
ragione, ragazze, l’esempio di Martina vi ha fatto capire che è meglio non
avere nuove persone in casa…” mi sostenne Marco, ragion per cui lo guardai
amorevolmente per ringraziarlo.
Vic si alzò,
guardandolo torva. “Tu sei solo jelous! Non vuoi che in casa c’è
un altro
maschio! You’re so selfish!” sbottò
infuriata.
Al momento un
manicomio faceva un baffo alla nostra casa, ad essere onesti.
“Che significa
l’ultima frase?!” domandò Marco voltandosi verso di me.
“Che sei
egoista” risposi.
“Eh?!”. Marcò
si alzò a sua volta e fronteggiò Vic arrabbiato. “Io non sono egoista! Penso
solo al bene per voi tre ora che siete da sole e loro due hanno i genitori
lontani…”.
A quelle
parole, Vic sembrò bloccarsi. Si irrigidì, i suoi occhi divennero lucidi e il
suo labbro inferiore iniziò a tremare. “Ah, solo loro hanno i genitori lontani!
La verità è che ovviamente qui you care
only for them! Nobody cares about me, never!” e così dicendo se ne andò
nella sua stanza, imitando quasi Martina versione furia.
Tutti
fissavano il punto in cui era scomparsa, sbigottiti, e poi fissavano me.
“Ha detto che
nessuno se ne frega di lei” dissi a mezza voce, sapendo che mi avrebbero
chiesto di fare da traduttore.
E poi, non so
come, improvvisamente tutto prese senso. La sua solitudine, il suo venire qui
dall’America… Perché l’aveva fatto? Non sapevo nulla della sua vita prima di
venire in Italia e probabilmente il suo eccessivo affetto verso anche chi
conosceva da poco non era altro che dimostrazione di una mancanza di “coccole”
da parte di qualcuno.
Io avevo
Marco, Stella aveva Mario, ed era ovvio che trovandosi in una nuova città per
l’ennesima volta, Vic non desiderasse altro
che un po’ di compagnia in più dato che non conosceva nessuno. Poco
importava che conoscesse Tommaso solo telefonicamente… Se tutto ciò fosse
servito a tirarla su e a farle compagnia quando noi eravamo impegnato, andava
bene.
“Dobbiamo dare
retta a Vic. Chiamiamo Tommaso e facciamogli firmare il contratto d’affitto”
sospirai, tra le occhiate sbalordite di mia sorella e i due ragazzi, prima di
andare da Vic per annunciarle la bella
notizia.
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Spero che
vedendo l’aggiornamento non vi abbia preso un colpo! xD
Ironia a
parte, inizio scusandomi per l’enorme ritardo. So di non avere chissà quali
giustificazioni, è estate, ma ho finito la scuola il 12 giugno e per qualche
giorno ero ancora sotto shock e non avevo voglia di fare nulla a causa delle
nottate fatte a studiare, poi ci si sono messi i preparativi per la festa per i
miei 18 anni… Ora che è tutto finito e che mi hanno regalato un notebook con
cui posso scrivere in tutta comodità sarò molto più rapida, promesso. Ah, ed
ora che sono maggiorenne, stavo pensando di scrivere una one shot rossa circa
la prima volta di Marco e Luna XD
Spero che
questo capitolo vi sia piaciuto e che abbia compensato la mia assenza. Dal
prossimo cap in poi, le cose si faranno decisamente serie, gente! Iniziate a tremare XD
Ringrazio di
cuore tutti coloro che hanno recensito lo scorso cap e tutti coloro che mi
lasceranno un commento nonostante il ritardo.
SE VI VA DI
LEGGERE QUALCHE ALTRA MIA STORIA:
Tra Ieri e
Oggi, Storia Dei Miei Primi Due Amori (Originali-Romantico)
Hermione Vs Le
Situazioni Sentimentali E Le Leggi Di Facebook (Harry
Potter)
Grazie tutti,
mi siete mancati tantissimo!
La vostra
milly92.