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Autore: LadyMorgan    27/04/2010    13 recensioni
Ci volle tempo prima che tutto si calmasse, ma quando i familiari e gli amici riuscirono ad alzarsi poterono vedere due sole figure sul palco, una in piedi e l’altra stesa, come non sarebbe mai stata. Perfettamente uguali, anche nel sorriso mezzo accennato.
Poi quella in piedi scoppiò in una risata folle, senza nessun senso, senza nessuna allegria.
«Buon funerale a noi, fratello.»
[...]
Song-fic partecipante al concorso Songs&OneShot indetto da vogue91 con la 1° citazione ("Salvate le sue labbra, salvate il suo sorriso. Non ha vent'anni ancora... cadrà l'inverno anche sopra il suo viso, potrete impiccarlo allora" da Geordie di F. De André).
Terza classificata al concorso ^^
Genere: Drammatico, Song-fic, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia Weasley, Fred Weasley, George Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buon funerale a noi, Fratello

Certo che combattere non era per niente facile. Per niente, assolutamente.

Però aveva un suo lato comico. Aveva un suo lato comico se pensavo a Percy intento a fare una battuta di pessimo gusto al suo principale, un lato comico se guardavo le smorfie grottesche che quei vecchioni incappucciati ci rivolgevano, un lato comico se pensavo a tutte le volte che ci dicevano di stare da parte e fare i bravi bambini, e noi non lo facevamo, di stare tranquilli, e non lo facevamo, e di cercare di non farci del male, e noi non lo facevamo solo per miracolo. Ora stiamo facendo esattamente come sempre, ma lo facciamo pure con uno scopo serio. Oddio, che brutta parola. Serio. Ma chi è lo stupido parruccone che ha inventato un tale obbrobrio? Andrebbe fatto fuori, altro che questi stupidi Mangiamorte.

Con tutte le loro ridicole esplosioni.

 

Certo che combattere non era per niente facile. O meglio, lo sarebbe stato se solo Bill non avesse deciso di mettersi in mezzo ogni volta per proteggermi. Stupidi istinti da fratello maggiore.

Però si poteva trovare un suo risvolto più buffo. Vorrei potessi vedere Yaxley correre assatanato per cercare di spegnere il fuoco che gli ha incendiato le mutande, o la faccia da perfetto ebete di Selwyn, ora che un sasso gli è caduto in testa, vorrei che fossi qui per mostrarti quella stupenda giravolta da ballerina che ha appena dovuto compiere Malfoy per evitare il mio incantesimo. Poco male, tanto l’ho già colpito.

E per un attimo mi chiedo se lui non abbia colpito me, visto che l’improvviso dolore allo sterno che mi coglie rende il mio respiro affannoso.

Stupida battaglia! Devi farmi prendere certi colpi con quelle stupide esplosioni?

 

Salvate le sue labbra, salvate il suo sorriso. Non ha vent'anni ancora. Cadrà l'inverno anche sopra il suo viso. Potrete impiccarlo allora.

 

Tregua.

Ah, bene, era ora, vecchio faccia-da-serpente. Volevi aspettare un altro po’? Ti sei accorto che li stiamo facendo tutti secchi, vero? Bravo scemo!

E tu dove accidenti sei finito? Sono tre ore che ti sto cercando…

È solo quando sento l’urlo di mia madre che sento che c’è qualcosa che non va, qualcosa che per istinto so già, ma non riesco a capire, non riesco a decifrare…

«No! No! Non può! Non può!»

Sto correndo, ora, verso quel lato della Sala Grande. E una parte di me spera di non arrivare mai, anche se ancora mi rifiuto di capire il perché…

«No! Non lui! Non ha ancora vent’anni! Ha appena compiuto vent’anni!»

Non ho bisogno né di questa frase, né della successiva, per capire cosa è successo. Lo so. L’ho saputo dal momento in cui ho sentito dolore al petto, ma pensavo di aver frainteso. Sapevo di aver frainteso. Speravo di aver frainteso.

Sono morto. Strano che la consapevolezza arrivi così in ritardo, solo quando vedo il mio cadavere a terra comprendo di essere morto. Eppure il volto a terra è il mio, lo strano, estremo sorriso che ancora gli aleggia sulle labbra è il mio, tutto nel suo corpo grida mio!

Sono io. Sono io la persona per cui mia madre sta piangendo. Sono semplicemente io.

E allora perché diavolo il mio cuore continua a battere?!

 

Mio figlio… mio figlio…

Oh, il mio piccolo Fred, non può… non lui! Ti prego, tutti ma non lui!

Non ci credo! Non ci posso credere!

Il mio Fred, che ancora vedo gridare quando l’ho messo al mondo, che come primo saluto mi ha fatto uno strano, infantile occhiolino, che ho visto fare a gara con George per chi dovesse essere allattato per primo fin da quando hanno cominciato a mangiare… Fred no!

Prendetelo! Salvatelo, non può essere morto! George è ancora qui, Fred non può essere morto!

Non può!

Oh, il mio piccolo bambino, tutto sorrisi e risate… sta sorridendo anche ora, il mio angioletto, la mia piccola peste! Non potete lasciare che quel sorriso muoia! Salvatelo, salvate il suo sorriso! Non posso… non posso…

 

Fred no. Non è possibile. Non è semplicemente possibile. Fred non sarebbe morto mai. Fred è come un gatto, Fred atterra sempre sulle zampe…

Il mio fratellone non può essere morto.

E allora perché non si alza e ricomincia a ridere?

Guardo George che si sta chinando lentamente – troppo, dannazione, troppo lentamente! – sul suo… sul suo… sul suo corpo, ecco, come a sperare che possa alzare la testa e farci a tutti una pernacchia saltando su insieme a Fred strillando “Cucù, vi è piaciuto lo scherzo?!”.

Deve succedere così. Non può che succedere così. Fred non può essere morto. Non ha vent’anni ancora, ha tutta la vita davanti, ha un negozio da gestire, ha troppe persone a cui teneva, e poi me lo aveva promesso! Me lo aveva promesso!

«Tranquilla, Ginny» aveva esclamato ridendo mentre mi faceva roteare per aria, «non ti farò cadere, ti riprenderò! Lo sai che ci sarò sempre, vero?» Mi aveva passata sempre ridendo al fratello, che mi aveva cominciato a fare il solletico.

«Pensi veramente che rinunceremmo al piacere di torturare la nostra sorellina preferita?» aveva chiesto George.

«Giammai!» aveva esclamato con convinzione Fred unendosi a George nello svago. «Mi tagliassero la testa, non lascerò in pace la mia piccola sorellina, giuro!»

«Te lo ricorderò, fratellone!»

Da quando in qua non rispetti le promesse, Fred?

 

Fred, alzati. Non puoi restare lì, e lo sai.

Guarda George! Non dirmi che non lo vedi, non esiste né in cielo né in terra che non riusciate a sentirvi! Non vedi come sta? Come fai a non capire che devi alzarti?! Se pensi che ti permetterò di torturare George così…

Sto piangendo. Non è possibile, credevo che dopo tutto quello che era successo non fossi più capace di piangere.

Ma stavo sottovalutando un fattore fondamentale. Dimenticavo che eri tu a portare le risate, eri tu a restituirci il sorriso quando uno di noi stava male, anche se allora eri il più piccolo.

E io stavo già andando ad Hogwarts.

Fred, per carità, alzati! Alzati, non puoi permettere che Voldemort uccida le risate! Ci servi! Ci sei sempre servito, tu come George! Siete insieme, non potete essere uno di qua e uno di là, lo capisci, vero? Non potete! Torna subito qui, Fred Weasley, o mi arrabbio!

«Allora sì che sono terrorizzato!» esclamò un bimbetto di sette anni scarsi mentre il fratello maggiore cercava di insegnargli un po’ di rispetto.

«Fred, non ti azzardare! Torna subito qui, Fred! George!» Ma quando mai i due gemelli davano retta a qualcuno, fosse pure il loro fratellone?

 

Loro non l’hanno ancora capito. Non hanno assistito alla sequenza in diretta, non hanno visto cosa è successo.

È stata colpa mia. Solo colpa mia.

Io l’ho distratto, con quella battuta fuori luogo, io l’ho costretto a restare qui accanto a me mentre cercavo disperatamente il vostro perdono… è colpa mia, mia, mia!

Ti ho costruito il patibolo con le mie mani, fratellino.

Sono solo uno stupido. Lo stupido pomposo più grosso del mondo.

Gran Zuccone, avresti detto tu.

Fred, non puoi essere morto.

Non puoi. Non ora che ho finalmente capito il mio errore, non ora che mi sono arreso all’evidenza che è l’ironia che manda avanti la vita, che quello che facevate tu e George era per divertirvi, non per farmi arrabbiare…

Ho condiviso troppo poco la tua vita, Fred.

Non puoi andartene proprio ora che volevo rimediare!

 

Mio… figlio.

Il mio ragazzo.

Non può davvero essere lui.

Non può.

Io sarei dovuto morire, piuttosto! Io sono vecchio, io ho passato la mia età verde… io dovevo morire. Non Fred. Non lui. Chiunque ma non lui. Perché è successo a lui?! Di tanti… no! Io dovevo morire, io sarei stato felice di morire per lui!

Perché è venuto a combattere?! Perché?! Perché non poteva fare il bravo…? Vero. Dimenticavo che “bravo” e “Fred”…

Mio figlio.

Non può essere successo a mio figlio, ha appena compiuto vent’anni! E George! Me ne hanno uccisi due. Due con uno solo.

Perché l’avete ucciso, maledetti?! Aveva a malapena vent’anni! Sarebbe diventato felicemente vecchio anche lui, sarebbe dovuto crescere, allora, forse, avreste potuto ucciderlo!

Fred non sarebbe morto mai. L’eterno bambino, il nostro sorriso, la nostra gioia, la nostra risata… hanno ucciso le nostre risate.

Hanno ucciso la nostra vita.

 

Fred… Fred…

A Fred è successo…

Non è possibile… io c’ero, e non ho potuto fare niente. Eternamente inutile, ecco come sono! Non sono servito a niente, non ho potuto salvarti… perché non ho potuto mai fare niente per te, Fred? Solo un fratello minore inutile e non desiderato, sempre fra i piedi, sempre cercando di essere accettato…

E ora siamo arrivati a questo. Come abbiamo potuto? Come è successo?

Ci stavi facendo ridere solo un secondo fa… tu e George, sempre insieme mentre io vi guardavo con una ingiusta invidia, sempre pronti a sfottermi e a…

Fred.

Fred.

Io volevo solo essere parte della tua vita, mi sarei accontentato di una piccola parte… volevo essere come voi, volevo essere capace di divertire, di far sorridere…

Fred.

Chi ha spento il tuo sorriso morirà, te lo giuro, Fred. Dovessi strappargli il cuore a mani nude.

 

È così bello il mio gemello addormentato, la metà migliore della mia anima.

Poggio la mia fronte sulla sua, cercando di sentire meglio le sue idee. Non capisco perché la nostra connessione abbia problemi, in questo momento… Fred, dove sei? Perché non mi rispondi?

Non ricordi? Abbiamo ancora tante cose da condividere, una vita intera di progetti e idee, e poi devi capire cosa sto provando, Fred, l’hai sempre capito, perché non mi stai rispondendo?

Fred… lo so che non sei morto, lo so. Sennò sarei morto anch’io, lo sappiamo tutti e due…

Il mio cuore si fa di piombo mentre le mie dita sfiorano i tuoi occhi, il tuo naso, la tua bocca. Li conosco benissimo, sono i miei. Davvero i Mangiamorte credono che potrebbero strapparti a me, strapparti dalla nostra famiglia, strapparti dalle nostre risate? Che manipolo di idioti. Poveri idioti illusi.

Eppure lo sento.

Dentro di me manca qualcosa, come se mi avessero strappato metà cervello e avessero cercato di riempire il vano aperto con quello che restava. Le mie idee non sono confuse o incomplete, Fred.

Sono proprio inesistenti.

Chi è il cretino che ha pensato di poterti sostituire con del piombo?

Piombo… oh, ricordi, Fred, avevamo cominciato a progettare quel braccialetto per i nostri nemici, che una volta messo al polso sarebbe diventato di piombo tanto pesante fino a farli cadere, per poi esplodere… esplodere avevamo detto? O semplicemente svanire in una miriade di coriandoli?

Tu che ne dici?

Oh, dimenticavo che stai dormendo.

Perché stai dormendo? È giorno, non lo vedi?

Dai, di solito sei tu a dovermi svegliare, cos’è questa storia?

È quando Lee mi allontana da te che qualcosa si spezza. Un filo che credevo fatto di acciaio inossidabile, eterno, infrangibile si spezza davanti ai miei occhi come una ragnatela.

Ed è allora che lo sento.

È allora che sento la differenza, perché tu non sei più con me, non ci sei e basta. Non stai dormendo, quello non sei tu, è il tuo involucro, non sei tu, non sei tu, non sei tu…

 

***

 

Dovrebbe fare caldo. Dovrebbe esserci una temperatura tale da far sudare copiosamente tutta la vasta folla raccolta in questo giardino.

Eppure non vedo nessuno asciugarsi la fronte, né guardarsi l’orologio per capire quanto ancora manchi. Non riesco nemmeno a vedere qualcuno guardare il sole con aria scocciata o farsi aria con un ventaglio.

Nevica.

È maggio, ma nevica.

No, non pensate a quegli insulsi batuffoli di ovatta che cadono dal cielo in inverno.

Nevica dentro di me. Dentro di me c’è una tempesta che non può essere placata, ed è fredda. Tremendamente fredda e violenta. E niente, niente di tutto ciò che potrò fare o dire cambierà questa realtà. Dentro di me è iniziato l’inverno, in me, che non avevo mai conosciuto altro che l’estate. E ora ho freddo.

Dove sei, fratello?

Posso vedere tutti dalla mia posizione privilegiata, e non riesco a vedere neanche un po’ di colore sui loro volti, non riesco a non vedere le loro lacrime, anche a distanza. E non abbiamo ancora fatto il nostro ingresso, fratello.

Si può dire che ingressi e uscite siano sempre stati il nostro forte, non trovi?

Eravamo noi…

Eppure come può essere un noi, quando io qui vedo solo uno stupido e patetico loro?

 

Non posso fare a meno di guardarti, fratello mio.

Sei troppo uguale a me. Sei me stesso. Sto guardando il mio funerale. Il mio funerale, con tutti i parenti imbellettati che guardano verso il palco dove ci troviamo e sospirano, e piangono, e gemono.

Devo dire che il chiasso ci è sempre piaciuto, ma che senso ha ora? Questo non è chiasso, questo è fastidioso. Vi dovremmo dare ripetizioni, non sapete neanche fare un po’ di chiasso come si deve…

Fred…

Chi è quell’insulso omino con quella ridicola bombetta che sta sproloquiando? Ma chi si crede di essere per poter fingere di sapere qualcosa di te? Non sa assolutamente niente di te.

“Ragazzo ammirevole”, “figlio esemplare”, “Gran Burlone”?! Cosa diavolo mi sta a significare “Gran Burlone”?! Chi è il pazzo terrorista che ha permesso a quel primate inetto di fingere di sapere qualcosa di noi?

Vogliamo scommettere che riesco a spiegarglielo io in meno tempo?

 

Il discorso si interruppe quando un’esplosione di colori partì da dietro la collina, spaventando tutti. Con un ruggito, dalle forme luminescenti cominciarono a distinguersi animali e stelle rotanti, luci che vorticavano e si scontravano, spaventando le signore mentre venivano inseguite da fuochi impazziti, mentre volavano in cielo sempre più alti riempiendo questa mattinata grigia e monotona di luci, di colore, di vivacità, di chiasso, autentico chiasso e non solo una farsa.

Ci volle tempo prima che tutto si calmasse, ma quando i familiari e gli amici riuscirono ad alzarsi poterono vedere due sole figure sul palco, una in piedi e l’altra stesa, come non sarebbe mai stata. Perfettamente uguali, anche nel sorriso mezzo accennato.

Poi quella in piedi scoppiò in una risata folle, senza nessun senso, senza nessuna allegria.

«Buon funerale a noi, fratello.»

 

 Il giudizio di vogue91

3°Classificata: LadyMorgan

“Buon funerale a noi, fratello”


- Grammatica e Sintassi: Grammatica (4.5); Sintassi (4.5)

La grammatica di per sé è buona. Unici piccoli appunti sono una lieve carenza di virgole, in particolar modo nella prima parte della storia, e “una ingiusta invidia” senza l’apostrofo (ho supposto che potesse trattarsi di un errore di battitura, quindi non ne ho tenuto conto). Non ho apprezzato particolarmente nemmeno la parte interamente scritta in maiuscolo, sebbene io mi renda perfettamente conto che tu l’abbia voluto utilizzare per enfatizzare meglio il pezzo. La sintassi invece è curata, non eccessivamente elaborata, ma la terminologia scelta rende alla perfezione il senso generale della storia.

 

- Stile: 9/10

Unica pecca dello stile, come ho detto sopra, è l’eccessiva lunghezza dei periodi, che a tratti appesantiscono il discorso. Per il resto, la resa non è affatto male, sicuramente la particolarità della tua scelta ha aiutato da questa punto di vista (ma per questo passo alla voce successiva ;) )

 

- Originalità: 9/10

Ormai ho capito una cosa. Se si vuole parlare solo di Fred, e non dei gemelli Weasley, per forza di cose si deve prendere in considerazione la sua morte. E, del resto, ci sono anche altre due fic oltre la tua a partecipare con la medesima situazione. Tuttavia, l’idea di mettere nero su bianco i pensieri di tutta la sua famiglia al momento della sua morte è stata decisamente innovativa. Parte maggiore è data a George, com’è giusto che sia, ma sei riuscita a non dargli uno spazio preponderante.

 

- IC: 10/10

Hai descritto le reazioni di ben sette personaggi. Essere riuscita ad ottenere il massimo nella categoria dell’IC, ti fa onore. Li ho trovati tutti inerenti alle proprie caratteristiche, tutti che pensano ciò che ci si aspetta da loro. George poi... è un capolavoro. La scena finale rappresenta tutto ciò che lui, così come Fred, è sempre stato all’interno della saga, fino alla fine, rendendo omaggio in modo degno alla morte del fratello.

 

- Attinenza alla citazione: 15/15

La citazione c’è tutta. Al di là dell’inserimento nei dialoghi, si vede perfettamente come essa si inserisca nella vicenda, come ne stia alla base stessa. E, del resto, era pensata proprio per una cosa del genere. Ma non era comunque una cosa facile riuscire alla perfezione, mentre tu l’hai fatto.

 

- Giudizio personale: 5/5

Complimenti. Davvero. Come ho detto a ElseW, la morte di Fred è qualcosa che mi ha sempre toccato molto. E quindi vedere come hai reso le idee della sua famiglia, come ti sei calata nell’introspezione di ciascuno di loro... mi ha estasiata. Così come il pensiero di George, che si sente come se fossero morti entrambi. Hai reso la situazione in modo più che degno, piacevolissimo da leggere, con degli espedienti letterari che ho davvero apprezzato. Bellissima.

 

Totale: 57/60

 

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Premio Giuria: “Buon funerale a noi, fratello” di LadyMorgan

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