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Autore: Freya Crystal    27/04/2010    1 recensioni
Seconda classificata al contest Seven Deadly indetto da Addison89 sul forum di EFP.
In ognuna delle sette shot, il protagonista narra in prima persona determinati e significativi avvenimenti della sua vita. Alcuni sono inventati, altri approfondiscono dei missing moments.
Ho associato un colore diverso ad ogni peccato capitale, e come avrete potuto notare dal titolo della raccolta, i colori sono quelli dell’arcobaleno. In ogni capitolo c’è una frase esplicativa che caratterizza il “peccatore” in questione.
Buona lettura a tutti ;)
Genere: Generale, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carlisle Cullen, Edward Cullen, Jasper Hale, Rosalie Hale
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga, Più libri/film
Capitoli:
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Titolo del capitolo: To defeat my sin. (Sconfiggere il mio peccato).
Personaggi principali associati al peccato: Edward Cullen.
Personaggi secondari: Famiglia Cullen.
Pairing: nessuno.
Raiting: verde
Genere: introspettivo, generale.
Avvertimenti: One shot.






La pigrizia è dovuta a uno scarto di immaginazione. Una semplice messa a punto ce ne guarirebbe
                                                                                              Marcel Jouhandeau.


To defeat my sin



Sdraiato sul letto, un braccio dietro la testa e una gamba accavallata all’altra, afferravo e rilanciavo su e giù la pallina da baseball che tenevo nella mano destra con estrema precisione, osservando il soffitto tanto intensamente che si sarebbe potuto sciogliere in polvere sopra la mia testa. Non sapevo più cosa inventare per scacciare la monotonia, qualsiasi cosa mi dava noia. Sulle mie spalle pesavano settant’anni  di vita passati a nascondersi e a isolarsi dal mondo. Se avessi potuto mostrarmi alla luce del giorno o scorrazzare liberamente per le strade, avrei fatto ogni genere di pazzia, immaginabile e inimmaginabile, per provare il brivido del divertimento e delle novità. Ma tutto ciò era proibito, e ad impedirmelo era la mia natura straordinaria. Avevo un’eternità davanti a me, un’insensata eternità che avrei dovuto trascorrere come recipiente di sangue animale. L’avrei scambiata volentieri con una breve, sfortunata e sofferta vita, pur di vivere con intensità ogni emozione e dare significato ai giorni che passavano. La prospettiva di un nuovo inizio dopo la morte mi avrebbe dato speranza.
 “ Ho bisogno di un profumo alla fragola e di un vestito bordeux! E di una paio di scarpe color panna e di…”
Distolsi infastidito la mia mente da quella del piccolo folletto. A volte mi sorprendevo ad ascoltare i pensieri dei miei famigliari senza sapere il perché.
“I genitori saranno distrutti… Dodici anni…”
Carlisle era dispiaciuto per la morte di una giovane paziente malata di cancro.
“ Ha un’aria così buffa e innocente… ”
Probabilmente Rosalie stava pensando al suo scimmione. Uno delle principali ragioni per cui mi sentivo vuoto e privo di senso era l’assenza di una compagna. Da quando Rose aveva trovato Emmett, io ero rimasto l’unico solo della famiglia. Alice e Jasper erano arrivati insieme. La nota stonata dei Cullen ero io.
“ Devo resistere, dannazione, è passato solo un giorno dall’ultima volta!”
Forse Jasper aveva di nuovo sete. Indugiai se scendere in sala e chiedergli di venire a caccia con me, ma ero sazio e non avevo nemmeno voglia di alzarmi e di lasciare il letto dove mi ero fossilizzato come una statua di marmo. L’unico, impercettibile, movimento nella stanza era quello della mia mano quando la pallina vi finiva imprigionata.
“ Muoiono così tante persone, e lui si sente in colpa. Amore… ”
Esme aveva la testa piena di Carlisle, il suo salvatore, nonché suo adorato marito ed eterno compagno.
“ Muori bastardo d’uno zombie!! ”
Probabilmente Emmett ci stava dando dentro con il suo videogioco preferito.
Non c’era niente di nuovo nei loro pensieri. Tornai a concentrarmi sul lancio della mia pallina e sulla contemplazione del soffitto immacolato.
Se avessi potuto rendermi utile a fare qualcosa per gli altri, forse la mia esistenza sarebbe stata più interessante… Avevo studiato medicina come aveva fatto Carlisle per salvare delle vite, ma poi avevo capito che quel tipo di vita non faceva per me. Gli ospedali ricordavano troppo la morte dei miei genitori e di Edward Anthony Masen.
La mia mente fu catturata dal nuovo pensiero di Alice. Era rivolto a me.
-    Oh no… -
Non feci in tempo a schizzare fuori dalla finestra che quel piccolo tornado aveva spalancato la porta della mia camera. Mi fissava con aria supplicante, l’eccitazione dipinta sul viso sbarazzino, l’espressione da finta bambina innocente peggiore che le avessi mai visto.
Distolsi lo sguardo con un leggero movimento del capo e tornai a posarlo sul soffitto. Possibile che non si prendesse nemmeno la briga di parlare?
- Non mi va. - risposi .
“ Preferisci startene qui a girarti i pollici? ”
-    Si. –
“ Ti trascinerò a forza. ”
La sentii avvicinarsi con aria decisa e precedermi nell’afferrare la pallina che stava per atterrare nuovamente  sulla mia mano.
-Alice, ci abbiamo giocato anche ieri. Non mi va. - ripetei con lo stesso tono impassibile.
Non avevo voglia di fare l’ennesima partita di baseball, era da un anno ormai che ci giocavamo ogni giorno.
Scattai a sedere con aria sbigottita, la rabbia che si era fatta improvvisamente strada dentro di me.
- Ma che diavolo! -, sibilai a denti stretti.
Lei si sedette di fianco a me, con un sorrisino compiaciuto stampato in faccia, per nulla intimidita dalla mia reazione.
- Mi dai sui nervi, lo sai!? -
Scoppiò a ridere. La stanza fu inondata da un suono armonioso  come dell’argento che sfiora le corde di un’arpa.
Chiusi la mia mente, intenzionato a non rivedermi più mezzo nudo avvinghiato al corpo di una ragazza. Mia sorella sapeva essere un mostro quando si metteva a fantasticare sulle sue porcherie…
- Va bene, restatene lì. Ma stasera non venire a chiedermi scusa per come mi hai trattata oggi, se ti sentirai in colpa. - Percepii il divertimento e la soddisfazione da bambina nella sua voce.
Incuriosito entrai nuovamente nella sua mente, ma lei prese a cantare l’inno nazionale americano in arabo per estraniarmi dai suoi pensieri.
Quando cercai di toglierle di mano la mia pallina con un ringhio infastidito, lei piroettò elegantemente su stessa e uscì dalla stanza.
- Ehi, la porta! -
Sospirai frustrato e mi rialzai per richiuderla. Non ne potevo più di nulla. Non avevo voglia neppure di ascoltare la musica, le canzoni erano sempre le stesse; i pensieri della gente sempre gli stessi; lo scorrere del tempo sempre lo stesso: sole e luna, sole e luna che si alternavano; il passare delle giornate sempre lo stesso: pioggia, pioggia,pioggia, e ancora pioggia; il rumore delle gocce che picchiettavano sul vetro della finestra sempre lo stesso.
Quanto valeva un eternità spesa a bere sangue e a rimanere sdraiato su di un letto? Niente, si trattava solo di una fregatura. E la cosa più angosciante era pensare che non me ne sarei mai potuto liberare. Mai e poi mai.
Il tempo non esisteva per i vampiri. Giorno dopo giorno pensavo alle parole di Alice “ Esci da questa camera e vai a cercare ciò che potrà dare un senso alla tua esistenza. ”
Ma dove potevo andare? Cosa potevo cercare? Umani… Avevo avuto a che fare con troppi di loro. Capivano troppo tardi i valori della vita e morivano pieni di rimpianti. Non potevano competere in intelligenza con un centenne mascherato da adolescente. Di conseguenza, li trovavo noiosi, e soprattutto prevedibili a causa del mio potere di lettura del pensiero.
I miei simili… Erano pochi quelli pacifici: la mia famiglia, il clan di Denali e altri piccoli gruppi sparsi per il mondo. E benché Tanya dimostrasse un palese interesse nei miei confronti, io non ricambiavo. Tanya era noiosa come gli umani. Del resto come potevo provare attrazione per qualcuno, se ad un solo incrocio di sguardi o di gesti, potevo leggere la parte più intrigante e affascinante di ognuno di loro, ovvero la mente? Senza curiosità e desiderio di scoprire chi mi stava accanto non potevo innamorami. E un’eternità senza l’amore, passata a consolarsi con gli oggetti materiali, non era gratificante. Se un secolo mi aveva già stancato, i millenni e le ere sarebbero stati l’Inferno.
Non davo la colpa a Carlisle per ciò che ero diventato, ma avrei tanto voluto sapere il perché mia madre, Elizabeth Masen, avesse deciso di farmi vivere così. Per quale motivo non mi aveva lasciato morire? Forse sarei scomparso, forse un dopo non esisteva, ma che differenza avrebbe fatto svanire nel nulla dal vivere nell’apatia?
-    Edward, scendi un momento, per favore. –
La voce amorevole di mia madre che mi chiamava catturò le mie orecchie. Lanciai un’occhiata alla finestra. Il cielo si era fatto blu scuro, un’altro giorno era passato senza che io me ne fossi reso conto.
Come un automa che risponde immediatamente ai comandi, mi alzai e uscii dalla mia camera. In mezza frazione di secondo mi ritrovai in salotto. Vestiti elegantemente, e con un largo sorriso stampato sulle labbra, lì trovai tutti ad aspettarmi: Carlisle, Esme, Alice, Jasper, Emmett e Rosalie.
Alice fu la prima a scomporsi. – Buon compleanno!! -, esclamò gettandomi le braccia al collo e saltellando sul posto. Il mio compleanno… Me ne ero dimenticato.
Nello stesso istante in cui quel piccolo tornado mi saltò addosso, le menti dei presenti si spalancarono a rivelarmi la sorpresa. Stavano pensando tutti alla stessa cosa.
- Non avreste dovuto… - mormorai imbarazzato, quando mia sorella si staccò da me.
- Figurati, Edward.- mi rispose Carlisle affabile.
- TA-DAAAAAAAAAN!!! - Alice scoprì con un gesto teatrale delle braccia il telo nero che copriva il grande pianoforte lucido in un angolo della sala. Batté le mani sprizzando gioia da tutti i pori, gli occhi illuminati come due campanellini di luce.
- Visto che è risaputo che ami la musica, abbiamo pensato di regalarti qualcosa che ti permetterà anche di comporla. -, spiegò Carlisle.
- Sono sicuro che diventerai bravissimo, caro. - Esme era convinta al cento per cento della sua affermazione.
- Grazie a tutti. - Misi la massima sincerità in quelle parole.
Emmett mi sferrò un pugno sulla spalla. - Dai, invece di fare il commosso, perché non ci fai vedere come te la cavi? –
Li guardai tutti, lessi i loro pensieri di curiosità e attesa, visibili già dalle espressioni dei loro volti meravigliosi, poi spostai gli occhi sul pianoforte. Sembrava chiamarmi, pronto per essere suonato immediatamente. Mi sedetti sullo sgabello. Posai una mano sui tasti, sfiorandoli delicatamente con le dita, senza fare la minima pressione, come se li stessi accarezzando. Poi ne premetti uno. Il suono fu secco, leggero, limpido, breve. Ne premetti un altro, e il suono fu diverso.
Giocai a premere  i tasti in ordine e velocità differente, le mie dita scorrevano allegramente, inarrestabili. I suoni prodotti richiamavano l’armonico movimento delle onde, salivano e scendevano d’intensità, smuovendo ricordi e sensazioni dentro e intorno a me. Io stesso mi stupivo e ne rimanevo affascinato. Ogni cosa era imprevedibile: non c’era uno schema da seguire, le sfumature erano infinite. Ogni nota era un’emozione, ognuna di esse raccontava qualcosa di sé stessa.
- Sei nato per suonare, Edward.-, dichiarò Esme con tono gioioso, la voce che si fuse nella melodia.
Forse avevo finalmente trovato un passatempo degno di un’eternità…


*******


Spazio dell'autrice: se non ricordo male, non è detto quando Edward si appassionò di musica. Potrei anche sbagliarmi, ma mi piaceva l'idea che tutta la sua famiglia decidesse di regalargli un pianoforte per il suo compleanno, che cercasse di trovare un modo per renderlo più felice, prima che arrivasse Bella. Volevo dare spazio al legame dei Cullen in questa shot. Spero vi sia piaciuta. 
Ringrazio e rispondo a:
Bella_kristen: forse anche tu hai percepito la tenerezza di cui parlavo. Vedo che il tuo entusiasmo non si è affievolito, sono contenta ;)
Ninfea Blu: sono felice  che ti piaccia leggere quello che scrivo. I tuoi commenti sono sempre ben apprezzati. Ora specifico cosa intendevo  su Jacob: lasciando stare il fatto che è un ragazzino e non fa altro che sputare veleno su Edward, il modo in cui parla a se stesso nella mia one-shot, l'indecisione di farsi avanti o no con Bella e la sua insicurezza in un ambiente poco adatto a lui, mi fanno automaticamente pensare
" Che tenero. " Perché Jacob si mostra sempre come un pallone gonfiato, sicuro di se, ostinato, quindi questo suo comportamento è da considerarsi... dolce, per me.  Sono punti di vista, e meno male che non la pensiamo tutti allo stesso modo a questo mondo! ;) Mi ha fatto piacere leggere le tue impressioni.

  
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