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Autore: Moonshade    28/04/2010    1 recensioni
Questa è una storia che fa veramente ribrezzo, almeno per me XD Parla di una ragazza tedesca che partecipa e scappa dalla Seconda Guerra Mondiale per andare ad abitare in America. Lì avviene un incontro inaspettato... è molto scontata come storia ed è corta tra l'altro... ma spero che possa piacere comunque... ^^
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Che stai facendo Hansel? Devo andare a lavoro! –
Sì, ma prima vedrai questo!-
Mi spinse fino alla mia camera da letto che si trovava al piano di sopra e aprì la finestra. Qualcosa non quadrava, mi sembrava di aver già visto quella scena. Poi capii, come se qualcosa mi avesse illuminato. Mi precipitai a vedere nel mio giardino sul retro e mi accorsi che era come avevo immaginato: Il prato verde era interrotto da alcuni puntini rossi che sembravano rose, i miei fiori preferiti. I fiori erano posizionati in modo da scrivere il messaggio “Potrai mai perdonarmi?” e sotto, come mi aspettavo, c’era Adam che sorrideva dentro la divisa lurida della prigione. Cominciarono a solcarmi il viso alcune lacrime candide e luminose. Scesi di corsa le scale per raggiungere la porta sul retro mentre Hansel era rimasto di sopra a vedersi la scena. Aprii la porta e Adam era ancora lì a fissarmi. Rimasi qualche secondo lì, immobile, sulla soglia della porta. Il tempo sembrava essersi fermato. Adam si avvicinava a piccoli passi un po’ intimorito.
So di essere stato spregevole con te… - cominciò
Ma finalmente ho capito chi ci ha condannati veramente… Potrai mai perdonarmi?-
Sorrisi tra le lacrime. Continuai a fissarlo finché non cominciai a camminare lentamente. Man mano che mi avvicinavo, acceleravo il passo finché non lo raggiunsi e gli gettai le braccia al collo. Ero felice che finalmente avesse capito che non ero stata io a denunciarlo, almeno non a posta. Non potevo sapere il contenuto della lettera. Lui mi abbracciava con sicurezza e, sorridendo, mi sussurrò dolcemente all’orecchio
Non ti lascerò mai più-

Purtroppo lo dovettero rinchiudere dentro la cella finché non arrivava la decisione del tribunale. Quello era stato un permesso speciale che aveva ottenuto mio fratello. Mi rivelò Hansel che Adam e lui avevano agito quando ero uscita a cena con le mie colleghe e che era stato tutto programmato.

Dieci giorni dopo. Era il giorno in cui dovevano liberarlo. Ero ancora in casa. Stavo aspettando che smettesse di nevicare. Nel frattempo mi stavo preparando per uscire perché dovevo andare a prenderlo io. Canticchiavo nervosa e ansiosa di rivederlo. Poi tacqui. Il telefono squillò squarciando il silenzio di casa mia.
Sì, mamma. È tutto a posto…sto andando al carcere.-
Ma sei sicura che lui sia un bravo ragazzo? –
Sì. Me l’hai chiesto un milione di volte… mi fido di lui… -
Va bene… fai come vuoi… ma io non mi fido… -
Mamma devo andare… tra un po’ lo rilasciano… -
Ok, Ariel… ricordati che il prossimo weekend ci devi venire a trovare… -
Mamma sai che mi ricordo di certe cose… -
Sì, ma a te è sempre meglio ripeterle!
Sì, si… va bene… ora vado… -
Va bene Ariel… ci sentiamo…-
Ciao mamma… -
Finalmente ero riuscita a convincere mia madre a trasferirsi a New York, in una casa vicina alla mia. Io avevo ripreso il mio lavoro diventando una specie di celebrità tra i miei colleghi per il semplice fatto di esser stata rapita da un bell’uomo e di essermene pazzamente innamorata. E ora Adam doveva essere liberato. Tutto filava liscio.
Aveva appena finito di nevicare. Finalmente potevo andare a prendere Adam. Corsi per le strade facendo scricchiolare dolcemente la neve sotto i miei piedi. Il dolce suono mi accompagnò per tutto il mio tragitto.
Raggiunsi l’edificio. Il fiatone, causato dalla corsa provocava piccole nuvolette di fumo bianche. Ero ansiosa di vedere il suo dolce viso ma il momento della sua liberazione sembrava non voler arrivare. Aspettavo fuori dalla porta della prigione in attesa che lui uscisse. La neve che pestavo, con i miei nuovi stivali, continuava a scricchiolare facendo aumentare la mia tensione. Il cuore sembrava voler uscire dal mio corpo per vedere anche lui la neve candida che mi circondava. Ero nascosta dentro un cappotto bianco abbastanza spazioso, dove sembrava che sparissi. Passò mezz’ora e le mie guance erano diventate rosse come due mele mature. “Ma quando esce?!” pensavo tremante per il freddo.
Finalmente la porta si aprì cigolando e lui venne spinto fuori violentemente da un poliziotto. Era libero finalmente! Alcune lacrime calde cominciarono a scendere velocemente quando iniziai a correre verso di lui. Mentre scendeva le scale, lo raggiunsi abbracciandolo. Lui ricambiò sorridendo. Ero felice in mezzo al tepore del suo abbraccio. La sua rabbia verso di me era cessata e io ormai sembravo non ricordarmi più niente di quel fatto. Non m’importava più nulla di nulla perché ero con lui.
Con quel cappotto, in mezzo a quel tappeto bianco mi sembravi un pupazzo di neve. – commentò ridacchiando
Spiritoso! – risposi ridendo anch’io.
La neve ricominciò a scendere. Il suo viso si avvicinò lentamente al mio per poi farci cadere in un lungo e intenso bacio, il più dolce che ricevetti. Alla fine di quel momento magico, ci allontanammo dal monumento camminando abbracciati. Le luci della città illuminavano le nostre figure sotto quella neve così dolce, così bella. Camminammo a lungo fino a casa mia. Lasciai che lui entrasse per riscaldarsi. Passammo tutta la sera abbracciati davanti al fuoco del caminetto ma poi venne per lui il momento di tornare a casa. Lo accompagnai alla porta. Un breve bacio e poi quelle due dolci parole dette all’orecchio:
Ti amo –
Quello fu il dolce inizio del nostro eterno amore.
  
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