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Autore: SonSara    29/04/2010    2 recensioni
Lillium Japonicum, giglio giapponese, originario del Giappone.
Ama la mezz’ombra. In autunno va estratto dalla terra e conservato con tutte le radici tra la sabbia o la torba asciutta, in serra fredda.
E’ una specie molto elegante e capricciosa, che viene spesso coltivata in vaso; in giugno e in luglio fa fiori grandi a tromba, profumati, di color viola sfumato con vistose antere.
...Non vi ricorda nessuno?
Genere: Romantico, Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Ino Yamanaka, Sakura Haruno, Tenten
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Quella Primavera al Profumo di Giglio




-  Ehm sì ecco, so che non è sfarzosa come quella di tuo zio, ma è l’unica che possiamo permetterci per il momento e…- 

-  Tenten, è perfetta.- 

La moretta si zittì, osservando scettica la capanuccia semplice davanti a loro.

Poi sorrise, e seguì Neji dentro la casetta; era un ambiente povero, costituito di una piccola veranda, una stanza rettangolare e altre due o tre stanzette più piccole intorno, senza giardino interno ma solo posteriore, abbastanza grande da contenere un orticello. 

In una stanzetta c’era un futon matrimoniale, in un’altra il bagno semplice e un’altra ancora era vuota.

-  E questa stanza?- 

Domandò, incuriosito. Lei balbettò incoerente, gesticolando, e per un fuggente secondo sembrò dondolare e coccolare l’aria con tenerezza. Poi, come se fosse appena stata insultata, alzò con uno scatto il mento e uscì velocemente dalla stanza, con passo pesante.

 -  Io vado da Shikamaru!- 

Disse freddamente.

-  Ma che ho fatto?-   domandò al nulla Neji, perplesso.

Tenten attraversò la piccola piazzetta circondata dalle casette tutte uguali, incolta e piena di erbacce, ed entrò bussando leggermente. Shikamaru era chino su Ino, stesa sul futon della stanza matrimoniale.

-  Shikamaru-chan…- 

Lo chiamò gentilmente, posandogli una mano sulla spalla. Questo sobbalzò, ma appena la riconobbe sorrise nervoso.

-  Yo, Ten-chan. Ino è ancora svenuta...-  

-  Una morte terribile quella di Asuma- sensei, sul serio. Terribile…- 

-  Senti Ten-chan, ma dove siamo? Ti abbiamo seguito senza domande perché eravamo ancora scossi ma…- 

-  Questa è Konoha, un villaggio piccolo e ben nascosto. In realtà sarebbe abitato da allevatori di pecore che in estate vengono qui per far pascolare in libertà gli animali, ma saranno un paio d’anni che non si fa vivo nessuno.- 

-  Konoha, eh? Il Paese della Foglia… bel nome.- 

-  Già… ehi, Ino non respira!- 

Shikamaru si voltò velocemente verso la ragazza, notando che il petto aveva smesso di alzarsi. Gli mancò il respiro anche a lui, quindi ansimò a bocca aperta, portando le mani sulle spalle della ragazza.

-  Ino, svegliati! Ino!-   la scosse con impeto, e questa aprì lentamente gli occhi; sorrise nel vederlo, e si stropicciò distrattamente gli occhi. Ma il ricordo della morte di Asuma si risvegliò velocemente, annebbiandole la mente, e così il sorriso le scivolò veloce come era venuto.

Vedendo che Ino stava bene, Tenten uscì silenziosamente, lasciandoli soli.

-  Shika… Asuma-sensei, Kurenai, mio padre… mia madre!- 

Prese a mormorare la bionda, e ricordando di Sybilla si alzò con uno scatto: solo allora si accorse che era stata posata su un letto dopo che era svenuta.

-  Dove… dove siamo?-   domandò ancora sconnessa, osservando l’ambiente povero e spoglio della stanza in cui si trovava.

-  Siamo a… Konoha. Tenten mi ha assicurato che è un posto sicuro.- 

 -  Dove sono gli altri?- 

-  …qua fuori.- 

La bionda corse fuori, traballante, e si trovò davanti Inoichi che parlava grave con Sakura e Sasuke, i quali avevano raggiunto il posto non appena avevano saputo che qualcosa era andato storto: probabilmente Inoichi stava spiegando meglio il fatto.

Appena vide Ino, Sakura sussultò, e Inoichi smise immediatamente di parlare, andando ad abbracciarla.

-   Dov’è? Dov’è Sybilla? E Kurenai?- 

Domandò Ino, sottraendosi dall’abbraccio.

-  Tua madre è laggiù, legata a un albero. Sasuke la riporterà a Nagoya e la denuncerà. Kurenai è nella casa di Naruto, con una ragazzina corvina…- 

-  E Asuma?-   sussurrò.

-  Con loro.- 

Ino corse verso la casetta indicata dal padre, spalancò la porta e si ritrovò lo stesso arredamento nudo della casa dove si era svegliata. Su un letto della stanza accanto trovò il suo maestro, con un espressione così serena in volto che per un attimo crebbe stesse dormendo.

 Kurenai, inginocchiata vicino a lui, piangeva silenziosamente, le lacrime che sgorgavano come fiumi sulle sue guance.

-  Signorina Ino!-  

Si sentì chiamare, e girandosi Ino trovò un Naruto estremamente pallido che stringeva Hinata, singhiozzante in un angolo. 

-  Naruto… Hinata…-   mormorò in un saluto stanco, e andò a sedersi accanto a Kurenai, la quale non sembrò notare niente.

Ino prese ad accarezzare una mano del suo maestro, ma Kurenai, non appena si accorse di questo, le tolse la mano furiosa, graffiandola.

A quel punto la bionda si alzò e uscì dalla stanza, mesta come non mai ma non irosa verso la sensei: la capiva, perfettamente.

Sorpassò senza degnare di uno sguardo il padre, rimasto solo, e andò da Shikamaru: questo sembrava aspettarla, perché allargò semplicemente le braccia e lei pianse sul suo petto.

 

*

 

Sakura si strofinò le mani nervosamente.

-  Sasuke, cosa faranno a Sybilla?- 

Gli domandò, lanciando un’occhiata alla donna che Sasuke trascinava giù per il monte.

-  Probabilmente sarà condannata a morte.- 

Le rispose semplicemente, mentre Konoha si allontanava alle loro spalle.

Il viaggio per tornare a Nagoya non era breve, così allungò il passo seguito a ruota dalla ragazza. Sybilla li seguiva senza parlare, altera come sempre, ma non riuscì a nascondere un nervoso tic al labbro che diceva quanto era rimasta sconvolta nell’aver ucciso una persona.

Non reagì nemmeno quando sentì l’annuncio della sua morte.

-  Si, probabilmente verrà uccisa appena verrà denunciata.- 

-  Oddio, la morte… io conosco questa donna fin quando ero che una bambina, mai avrei creduto… ma hai visto com’era sconvolta Ino? Non l’ho mai vista così… maestro Sarutobi, oddio… erano talmente legati, era un secondo padre per lei… era una persona… fantastica… tutti gli volevano bene...- 

Anche Sakura, per quanto cercasse di non farlo vedere, era scossa.

La rosata non voleva piangere o altro, davanti a tutte quelle persona che lo facevano perché amavano davvero Asuma. Lei non era legata al maestro come Kurenai o Ino, e per questo non voleva essere d’intralcio nel loro dolore.

Sasuke l’abbracciò con il braccio libero da Sybilla per darle un po’ di conforto.

-  Sybilla verrà punita. La vendetta della morte del maestro Sarutobi sarà fatta.- 

-  Sasuke, non tutto si risolve con la vendetta- gli disse Sakura, guardandolo di traverso.

Lui si irrigidì, mentre le immagini di Itachi si sovrapponevano nella sua mente.

-  Io dico… che Sybilla deve essere punita. Ma voglio che sia rinchiusa in galera, e non che sia uccisa. Credimi, sarebbe la tortura peggiore per lei; sola, in una squallida cella a uccidersi, ma di dolore. Non è vendetta: è giustizia.- 

Continuò Sakura, con tono profondo.

Sasuke ascoltò tutto questo attentamente, e rimase in silenzio per almeno cinque minuti, a pensare. Alla fine, sorrise.

Sorrise, senza nessun motivo.

Sakura sbatté le ciglia, incredula. 

-  Hai ragione. Hai ragione!- 

Esultò, con aria troppo felice. L’abbracciò nuovamente con slancio.

-  Ho capito! Itachi morirà in una cella come un dannato, e soffrirà molto di più che con una semplice e istantanea morte!- 

-  Sasuke… non era esattamente questo che volevo farti capire…-  

Mugugnò, sorridendo tirata. Ma lui era troppo contento per ascoltarla, e fino a Nagoya non smise di sorridere.

Sospirando, Sakura decise di godersi quei momenti spensierati che mai avrebbe pensato di condividere con il ragazzo. Gli strinse teneramente l’avambraccio e continuò la loro camminata verso Nagoya.

 

*

 

-  Hinata… andiamo.- 

Naruto spinse delicatamente la ragazza fuori dalla casetta, lasciando Kurenai con il suo dolore. Lei non reagì, troppo turbata nel vedere lo stato della sua amata sensei.

Camminarono mano nella mano a vuoto, fino a raggiungere un prato lussureggiante mosso appena dal vento. Si sedettero, sempre nel più assoluto silenzio, fino a che la voce tremolante di Hinata non ruppe quella dolorosa quiete.

-  Naruto-kun, tu non mi lascerai mai, vero?- 

Gli domandò, scandendo le parole con tanta lentezza che il ragazzo dovette ricostruire la frase nella sua mente per darle un senso coerente.

-  Oh, Hinatuccia! Nessuno vive per sempre, purtroppo. Ma farò il possibile, credimi, per non lasciarti mai. Mai. Perché sei la mia Hinatuccia!-  

Le disse con voce sicura, e un sorriso a fior di labbra. Lei tirò su di naso, ma non riuscì a trattenersi e scoppiò a piangere, tuffandosi fra le braccia del biondino.

-  Mai, mai, mai, mai…- 

Continuava a mormorare fra le lacrime. Naruto si commosse subito, e il sorriso si intenerì ancora. Le accarezzò delicatamente i capelli, attorcigliando ciuffi corvini morbidissimi intorno alle dita; poi le alzò il mento, guardandola fissa negli occhi puri.

-  Devo dirti una cosa.- 

Si alzò, spolverandosi da capricciosi e umidi fili d’erba. Lei seguì il suo esempio, senza poter evitare di guardarlo con aria insicura e timorosa. Non riuscì a non stupirsi quando lui si inginocchiò al suo cospetto, prendendole una mano.

-  Ecco, non so come funziona da queste parti ma… Hinata Hyuuga, vorresti sposarmi?- 

Di nuovo calò il silenzio, questa volta grave, mentre Hinata spalancava gli occhi incredula, e continuava a guardare prima lui e poi le loro mani unite elegantemente.

-  Sì…-   sussurrò pianissimo.

-  Come?- 

-  Sì, sì, sì, mille volte sì!-   urlò in preda alla gioia, saltandogli addosso e buttandolo a terra. Un’Hinata irriconoscibilmente baciava con impeto il viso di Naruto, l’unico che l’avesse resa sicura di sé.

-  Naruto-kun, è una cosa orribile.- 

-  Cosa?-   domandò lui allarmato.

-  Io sono felicissima, ma Kurenai-sensei è a pochi metri di distanza che muore dal dolore… oh, che persona cattiva che sono!- 

Si disse da sola, portandosi una mano sulle labbra semichiuse.

Naruto sospirò, guardando pensieroso l’orizzonte.

-  Sai, Hinatuccia, credo che prima aiuteremo Kurenai, e poi ci sposeremo. Che dici?- 

Lei annuì, grata. Posò il capo sulla spalle del suo, ufficiale, ragazzo e rimasero così a fissare l’infinito, assaporando insieme quel tramonto che ora chiudeva lentamente una lunga giornata, sfumandola di un rosso sangue che andava ad attenuarsi fino a diventare un giallo garzania: colori diversi, come diversi erano i ragazzi di quel villaggio, e diverse erano le loro emozioni.

 Naruto baciò la testolina della ragazza, affondando il viso nei suoi capelli.

[Bisogna rincominciare a vivere]

 

Tenten ritornò a casa, sollevata del risveglio di Ino e felice dello sguardo pieno d’amore che Shika aveva regalato alla bionda.

-  Oh, eccoti Tenten, senti non volevo, io..- 

Uno strano Neji in imbarazzo accolse la moretta, che sorrise, perdonandolo della sua beneamata e maschile ingenuità.

Lo spinse quindi nella loro camera e chiuse con malizia la porta.

-  Credo debba spiegarti a cosa serva quella stanza in più.- 

-  Cosa… oh.- 

[A questo punto non serve guardare indietro]

 

-  Sakura?- 

-  Dimmi.- 

-  Credo… credo di amarti.- 

Le disse schietto Sasuke, come se parlasse del tempo, guardando il bosco che contornava le pendici del monte, molte miglia più sotto di Konoha.

 Alla fiammante luce del fuocherello, Sakura si sentì avvampare, e ad un tratto le lamentele di Sybilla, per le corde alle mani e gambe troppo strette all’albero, le sembrarono deboli sussurri trascurabili.

-  Anch’io… credo.- 

Gli rispose, ridacchiando.

Il bacio la colpì a sorpresa: era strano, casto, sulle labbra, ma comunque pieno d’amore, un bacio profondo come non si erano mai dati.

E fu estremamente contenta di averlo convinto a fermarsi per la notte, invece di aver continuato a camminare fino a Nagoya anche col buio.

[Diciamo addio al passato]

 

 

Inoichi alzò il volto al cielo, ora puntellato di luminose stelle. Restò così a contemplarle, perfette e immutabili quanto lontane e inaccessibile, fino quando il collo iniziò a dolergli.

Abbassando lo sguardo, vide Kurenai spuntare dalla casetta di Hinata con passo malfermo, mentre la luce tenue della luna la faceva sembrare più pallida di quello che già fosse.

Inoichi andò a soccorrerla, prendendola in tempo proprio prima del suo schianto a terra. Si era addormentata di colpo, con il viso ancora contratto dalla sofferenza.

La riportò nella casa, sistemandola vicino ad Asuma.

E rimase a guardarli, notando che lei si accoccolava al fianco freddo del suo unico, vero, amore. Un uomo morto.

[Prima che questo ci oscuri la via del futuro]

 

 

-  Kakashi, tu ti saresti sacrificato, se ci fosse stato Sasuke al posto di Ino?- 

-  Immagino di sì.- 

-  Mi avresti lasciata sola?-  

-  Bè, se fossi morto, inevitabilmente sì.- 

Un sordo schiaffo riecheggiò nella vuota stanza di casa Uchiha.

-  Ahia! Anko, sei impazzita?- 

-  Sei… sei un’idiota!- urlò, con tutto il fiato che possedeva, stringendo i pugni fino allo spasmo.

-  Anko, calmati, ti prego-   Kakashi le prese il viso fra le mani -  ho esagerato, scusami, mi dispiace.- 

-  Non abbandonarmi mai, cretino che non sei altro!- 

Gridò ancora, baciandolo prepotentemente.

-  Oh, Anko…-   bisbigliò, facendo passare un dito sulle cicatrici che aveva sulle braccia, sempre ben coperte. La corvina sussultò, ricordando il serpentino volto di Orochimaru, ma quando incontrò gli occhi del suo amato, quello buono e quello di vetro, quel pazzo era già un fugace ricordo.

[Non è mai troppo tardi]

 

Madama Uchiha firmò il contratto con Gaara, nel quale vendeva alcuni terreni delle zone di Edo alla famiglia Sabaku.

Poi si distese, sorridente per aver portato a termine il suo ultimo contratto che avrebbe procurato un mucchio di soldi a Sasuke.

Sospirò felice, e si addormentò per sempre, conscio che il nipote non aveva più bisogno di lui. Le palpebre si chiusero pesanti e appagate dalle immagini felici di quegli ultimi anni.

Gaara e uscì dalla villa con passo fermo e sguardo opaco.

La strada che collegava il quartiere degli Uchiha al centro di Nagoya era vuota e buia, con il sole tramontante nascosto da quelle collinette verdi che vedeva in lontananza.

-  Cosa ci fai qui?- 

Domandò apparentemente al nulla.

Temari spuntò da un angolo buio, mentre la braccia, prima conserte, scivolavano ora vicino ai fianchi, stanche di tutto.

-  Io… non lo so.-  

Disse, per la prima volta tradendo quel tono di voce sicuro e spavaldo.

Non ricevette risposta da Gaara, ma solo un cenno con la testa.

Lei lo seguì nella notte, senza dire altro.

[Non voltarti indietro, non farlo]

 

-  Tsunade… mi dispiace…- 

-  Niente da fare, stavolta hai esagerato Jiraya! No, giù quelle mani!- 

-  Ti giuro, non ti metterò mai più rospi nel letto!- 

-  Sai, è la sesta volta che me lo dici… questo mese!- 

-  Ma sei troppo divertente, ti spaventi sempre, poi fai quella faccia disgustata…- 

-  Niente imitazioni ridicole! No, non riderò!- 

Neanche due minuti, che Tsunade scoppiò a ridere, mentre Jiraya le faceva il solletico e faceva smorfie. E il bacio fra le risate ebbe un sapore stupendo.

-  Sei incredibile, uomo dei rospi…- 

-  Lo so!- 

-  Ehi!- 

[Guarda sempre avanti, con il mento alto]

 

Ino piangeva ora più tranquillamente, per semplice, disperato sfogo.

Shikamaru la prese in braccio, e la posò sul futon, coprendola e accarezzandola finchè non fu sicuro si fosse addormentata.

La finestra rettangolare dava proprio su un immenso prato pieno di fiori selvatici al confino con Konoha.

A Ino piacerà tanto, pensò sorridendo.

Notò, sempre osservando il prato, una macchia colorata di gigli selvaggi e puri, grandi come un pugno, alcuni bianchi proprio come quello che aveva puntato al muccio di Ino quella sera al villaggio (capitolo 11).

Sembrava passato un secolo da allora…

Ebbe lo strano istinto di baciare quei fiori, perché rappresentavano il suo passato con Ino. Ma invece baciò la stessa Ino, perché rappresentava più di ogni altra cosa il suo futuro.

-  Ti amo…-   le sussurrò all’orecchio, anche se non poteva sentirlo.

Mai aveva detto parole più profonde, mai erano state più vere.

E i gigli, dolce, difficile passato, li salutarono, mentre il vento li piegava dolcemente verso di loro, in un bellissimo, lontanissimo ricordo… in un saluto.

 

[Non pentirti delle scelte che hai fatto.

Preparati invece a farne altre]

 

 

 

-  E, alla fin fine, non gli sarebbe dispiaciuto

neanche il profumo dei boccioli appena nati…- 

-

Finito :-) finalmente! Forse, un giorno, scriverò anche un prologo, ma per adesso sono soddisfatta: finalmente ho postato tutta la storia. Spero vi sia piaciuta, perchè io ne ero innamorata.

Serenamente vostra, Sara.

  
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