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Autore: Diana Abigail    30/04/2010    5 recensioni
Ho sempre pensato che la colonna sonora sia la vera chiave di tutto. Di un film, di un sentimento, di una storia, di una vita.
A volte una canzone può parlare tanto di te, a volte può parlare tanto di voi.
Ciao, io sono Ilaria, da poco diciottenne e, purtroppo, infognata in una storia senza sbocchi.
A vedermi non si direbbe, lo so bene. Amo lo studio, amo prendermi cura di me stessa e amo girare le città d'arte. Feste e alcool non fanno affatto per me, ma a quanto pare le storie di sesso si.
Non giudicatemi, non so bene come ci sono finita in questo casino, sta di fatto che sono alla prese con una tesina d'esame e un compagno di classe che mi spoglia appena può.
Ilaria e Alessandro, compagni di classe da tre anni, non hanno niente in comune. Eppure capita che a volte si ritrovino nello stesso letto. Ma c'è Alice, bionda e bella, che è il vero obiettivo di Alessandro. Come si può sopportare una relazione così? 
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Vivo per lei - Ilaria e Alessandro'
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Cap. 2 - Ho bisogno d'amore - Parte prima

Ilaria

Sdraiata nel letto, penso a quanto è successo e a quanto odio Alessandro e il suo modo di fare da spaccone.
Non riusciamo ad andare d'accordo per più di qualche ora e la cosa mi da fastidio. In fondo mi concedo a lui, non beviamo mica il the delle cinque.
Prendo il cellulare e leggo i suoi messaggi che si dividono in due categorie: quelli del “prima” e quelli del “dopo”.
Prima è carino, gentile, a tratti anche simpatico, poi diventa cattivo e maleducato.
Mi giro su un fianco e me lo immagino lì, con me, e penso a tutto quello che vorrei dirgli e a come vorrei dirglielo.

Bip... Bip bip... Bip bip bip...” la sveglia sta suonando.
Decido di alzarmi e vado in bagno a lavarmi, così per svegliarmi. Una doccia leggera, mentre ripasso mentalmente geografia e agli stati dell'America. Va bene, Stati Uniti.
Alabama, California, Texas, Florida.

Ilaria! Vieni a fare colazione!” mi grida mia madre da dietro la porta.
Arrivo!” le rispondo, mentre mi rivesto. I capelli li ho lavati ieri sera, per fortuna.
Scendo e vedo la tavolata chilometrica apparecchiata solo per me, incredibile. Queste manie da megalomane di mia madre le odio, vuole sentirsi una regina quando non ha proprio niente di reale. Mi siedo e guardo tutto quello che c'è sul tavolo: the, caffè, latte caldo, brioches, biscotti.
E pensare che mangio la stessa cosa ogni mattina.

Mamma, non siamo in America, non puoi far preparare ogni volta tutta questa roba. Mangio sempre tre biscotti al cioccolato e il caffè, dovresti saperlo ormai” le dico, mordendo uno dei biscotti.
Devi sempre trovare qualcosa per criticare, non è vero? Sbrigati che devi andare a scuola, ingrata che non sei altro” mi risponde, lasciando la stanza.
Mi fa davvero ridere, vorrebbe farmi credere che tutto questo lo fa preparare per me, non per soddisfazione personale.
Bevo il caffè e mi alzo da tavola, quella stronza mi ha già rovinato la giornata.

Non mangi nient'altro, Ilaria?” mi chiede Natalia, la governante. Mi fa tenerezza, Natalia è con noi da quando sono nata, mi conosce più di quanto possa farlo mia madre.
No, grazie” le dico, abbracciandola. Le voglio, indubbiamente, bene.
Borbotta qualcosa mentre salgo le scale, ma sono troppo lontana per sentire le sue lamentele. Mi preparo ed esco da quella casa, così grande e così opprimente.
Dopo dieci minuti buoni arriva il pullman, momento di grande concentrazione: sul pullman ripasso, penso, ricordo e mi capita anche di piangere.
Ho diciotto anni e so che dovrei avere una macchina e la patente e dovrei dire basta al pullman, ma dovete dirlo ai miei genitori. Ho entrambe le cose, patente e macchina, ma non me le fanno usare a meno che loro non si allontanino per troppo tempo. Insopportabili, davvero.
Scendo dal pullman, dopo aver sprecato quel tempo prezioso per pensare a quell'arpia di mia madre, e mi ritrovo l'orda di studenti ammassati davanti ai cancelli.
Alcuni parlano, alcuni si baciano, altri ascoltano la musica aspettando i compagni di classe. Altri, invece, ripassano per un compito in classe o per l'interrogazione. Ed è questo che fa capire che la primavera è già arrivata, in inverno arrivano tutti due minuti prima che suoni e si rintanano nell'entrata della scuola.
Attraverso la strada e mi avvio verso i cancelli, notando Alessandro e Walter. Fanno i cretini con i ragazzi della 5A e alcune ragazzine di terza e quarta.
Ne noto una in particolare, capelli rossi e boccolosi, occhi azzurro cielo e un trucco che farebbe concorrenza persino a Platinette. Pende letteralmente dalle labbra di Alessandro: lo fissa, ride, sbatte le ciglia mentre parla.
Carina, purtroppo ti devi mettere in coda. E poi, accetta un consiglio: lui in testa ha già la biondina, non perdere tempo con lui.
Alice. C'è anche lei, qualche metro più in là.
La guardo e vedo una normale ragazza con dei vestiti poco adatti ad una tipica giornata scolastica.
Non ha nulla di speciale se non una fama da poco di buono.
È davvero questo quello che vuoi, Ale?
Conciate come lei, tutte possono sembrare delle gran fighe. Il mio sguardo torna su Alessandro e noto qualche occhiata verso Alice: vuole solo farsi vedere mentre una tizia gli sta morendo davanti.
Ma cosa avrà di così tanto attraente?
Me lo chiedo ogni volta, eppure ci vado a letto insieme. Non è tutta sta gran bellezza, niente a che vedere con Cristiano Ronaldo o che so io, è normale, carino, ma normale. Il fatto è che è uno stronzo colossale.
La campanella suona e scendo le scale per arrivare in classe. Non mi piace arrivare in ritardo o dopo degli altri, non so esattamente perché.
Entro, tolgo la giacca e mi guardo per un attimo, riflessa nella finestra: indosso una camicia decisamente fuori moda, dei jeans a vita alta, versione anni '70, le scarpe da ginnastica bianche e rosa.
Mi rabbuio, probabilmente non sarò mai considerata come le altre.
Entrano Valentina e Beatrice e mi salutano, mi siedo imbarazzata al mio posto e rispondo al loro saluto. In pochi minuti la classe si popola.
Entra la professoressa di Storia dell'Arte e preparo il mio quaderno per gli appunti: ci tengo ad avere il mio 8 in Arte.
E in un attimo le prime tre ore passano, tra litigate e mie domande. Sono così infantili certe persone.
Suona l'intervallo e prendo dal mio zaino lo yoghurt alla fragola e il cucchiaino. Non è molto, ma gli zuccheri mi aiutano a mandar giù
alcuni elementi che fanno parte di quella massa di caproni.
Non li sopporto, si nota?
In più Alessandro mi ignora e la cosa mi urta più del resto. Perché deve fare così? È un coniglio, ne sono sicura.
Alla quarta ora abbiamo inglese, la nostra professoressa ci divide sempre in gruppi o a coppie perché vuole che i più bravi aiutino gli altri a correggere le verifiche, infatti oggi ci deve consegnare la verifica.

Castoldi: nove. Bravissima” mi dice, consegnandomi la verifica. Sorrido alla prof, nonostante i fischi dei miei compagni: Walter, Davide e ovviamente Alessandro.
Sei una secchia! La Castoldi è una racchia secchia!” grida Walter, prendendosi il richiamo dell'insegnante. Walter a diciotto anni è esattamente come il Walter che ne aveva quattordici.
Castoldi tu fai da tutor a De Angelis” mi dice, indicandomi Alessandro. Mi accascio su me stessa, molto teatralmente, fingendomi disperata.
Se vuoi ti metto con Barone, a te la scelta”
No, Walter no!

No, va bene De Angelis” rispondo, prendendo il quaderno dallo zaino. Intanto Alessandro si avvicina e si siede nel banco vuoto vicino a me.
Quanto hai preso?” gli chiedo, mentre sfoglio il quaderno.
Quattro” mi risponde, mentre si stravacca sulla sedia. Come si fa a prendere quattro di inglese?
Sei senza speranze” gli dico, guardandolo.
Me lo dici sempre, quasi non lo sapessi” mi risponde, guardandomi negli occhi. Imbarazzata abbasso lo sguardo e prendo la mia verifica.
Si sporge sul banco, appoggia la testa sulle braccia e si avvicina a me.

Comunque io sono ancora incazzato con te” mi dice, a bassa voce.
Mi volto verso di lui e gli rifilo uno sguardo assassino. Brutto stronzo.

Fattela tu la correzione della verifica, testa di cazzo” gli dico, cercando di non farmi sentire dagli altri. Perché? Perché si deve sempre attaccare a delle cavolate?
Non mi interessa la verifica, mi interessa di più farti sapere che mio padre non lo devi nominare. Solo perché ti ho raccontato quello che è successo, non puoi permetterti di usarlo contro di me. Sai una cosa? Sei solo una racchia secchiona” mi dice, scuotendo la testa.
Alzo la mano e chiedo all'insegnante di poter andare in bagno.
Esco e sento gli occhi umidi, così corro a nascondermi, lontana da quello schifoso.

Sei solo una racchia secchiona.
Non mi fa star male che lui me lo abbia detto, ma mi angoscia perché anche lui ha usato qualcosa contro di me. Glielo avevo confidato che i primi anni erano angoscianti perché tutti me lo ripetevano in continuazione.
Mi asciugo una lacrima e tiro su con il naso.
So di non essere una racchia, forse un po' secchiona si, ma non sono brutta. Loro non mi conoscono, non sanno come sono al di fuori di qui.
Tiro un calcio alla porta del bagno e mi sento forte, pronta per spaccare il mondo. Un giorno anche Walter vedrà come sono e smetterà di considerarmi così, ne sono sicura.
Mi lavo le mani e torno in classe, con Alessandro che mi guarda serio.
Suona la campanella e tiro un sospiro di sollievo, nonostante la professoressa di inglese ci faccia la predica perché non abbiamo risolto nulla.
Esco da scuola dopo la sesta ora e incrocio Alice all'uscita. Pensano che sia bella, ma non è vero. Non è gelosia nei confronti di Alessandro, è sola e pura constatazione.
La ignoro e vado verso la fermata del pullman di fronte alla scuola, oggi non sono in ritardo. Aspetto e mi guardo intorno, un po' annoiata. Mi giro e vedo Alessandro e Walter che parlano con Alice, cosa che mi fa infervorare e prendere il cellulare.

Bello mio, ti devo rovinare la vita” farfuglio a bassa voce. Compongo il numero di Alessandro e gli faccio uno squillo che lo distrae dalla conversazione con la belloccia. Stacco e lo vedo armeggiare con il cellulare, poi alza lo sguardo e gli faccio un cenno di saluto e scoppio a ridere.
Per fortuna arriva il pullman in mio aiuto e ci salgo, sghignazzando ancora. Sento il “bip” del mio cellulare e lo prendo per leggere il messaggio.


Non sei simpatica. Sei infantile e stupida, per colpa tua se n'è andata. Era questo il tuo obiettivo?

Leggo e sorrido tra me e me. Si era il mio obiettivo e sono pronta per fissarne un altro. Diventerò insopportabile, così avrai davvero un motivo per trattarmi male.

Si era proprio quello. Mi dispiace per la tua amichetta, dico davvero, però c'è urgenza che io ti dia fastidio. Povera, non è neanche colpa sua

Invio il messaggio e aspetto, noncurante delle persone intorno a me. Guardo fuori dal finestrino e vedo la Mito di Alessandro superare il pullman. Perché viene da questa parte? La casa di Alessandro è dall'altra parte della città, rispetto la mia. Mi arriva un messaggio.

Scendi alla prossima fermata

Col cavolo. Se non torno a casa senza dirlo a mia madre, me la dovrò sentire per una settimana o forse più. E poi avrà già preparato il pranzo.

No che non scendo, non posso arrivare in ritardo a casa. Peggio ancora non andarci.

Invio il messaggio proprio mentre il pullman supera la fermata che intendeva Alessandro.
Mi stringo sul sedile, conscia del fatto che forse l'ho fatto incazzare sul serio: toccategli tutto ma non Alice. Altro che Breil.


Se non scendi tu, salgo io

Che idiota. Siamo stati insieme sei ore, non potevi parlarmi prima? Non capisco proprio queste sue scenate napoletane. Sono di così cattivo gusto. Dio, mi sento mia madre!

Fai pure il buffone, tanto non risolvi molto. E poi sei tu che sei arrabbiato con me. Anche se la cosa della racchia non te la faccio passare.

Dopo due fermate sento il pullman fermarsi e guardo il portellone davanti, con il cuore a mille. Alessandro sale e chiede un biglietto al conducente, tirando fuori il portafogli.
Merda, merda, merda, merda!
Paga e timbra entrambi i biglietti, poi lo vedo incamminarsi nel corridoietto. Arriva al mio sedile e mi guarda.

È libero?” mi chiede, serio. Che bastardo.
No” rispondo, ma lui si siede lo stesso.
Hai ragione, non è libero, ci sono io” mi dice, mentre mette i biglietti nel portafogli e lo rimette in tasca.
Spiegami come torni indietro a prendere la tua macchina” gli dico, incrociando le braccia al petto.
Prenderò un altro pullman, non mi preoccupa quello” mi risponde, guardandomi. È così strano vederlo lì.
Non sono neanche più arrabbiata, l'importante è che lui mi consideri, in che modo non mi interessa.

Mi inviti a pranzo e mi fai conoscere tua madre” mi dice, guardandomi serio.
Cosa? Ma non scherzare. Lei non la presenterei neanche al mio peggior nemico, non voglio che tu la conosca” gli dico, pensando alla mia genitrice.
Non vuoi presentarmela perché ce l'hai con lei? Non dovrebbe essere il contrario? Cioè che tu non voglia presentare me a lei?” mi chiede, con la fronte corrucciata.
Che scemo.

Si. È un'arpia quella donna, ti giudicherebbe guardandoti solo con la coda dell'occhio. E intendo negativamente” rispondo, scuotendo la testa. Pensare a quella donna mi innervosisce.
Ma è tua madre, non puoi parlare così di lei” mi dice, confuso. Proprio lui parla, visto che suo padre lo odia da sempre.
Tu dovresti capirmi. Anche tu odi tuo padre, ma non ci vedo niente di strano. Mettiamola così, magari riesco a spiegarmi: partendo dal presupposto che è una stronza, mettici le sue manie da aristocratica da due soldi, la fissazione dell'eterna giovinezza, l'odio nei miei confronti per una gelosia che solo lei conosce e poi? Certo, il suo opprimermi in tutto e vietarmi le cose” gli rispondo, cercando di non alzare la voce e farmi sentire dagli altri ragazzi sul pullman.
Tua madre è una con la puzza sotto il naso, insomma. Una stronza colossale, una di quelle che ti annoiano appena aprono bocca e che già solo dall'atteggiamento ti dà fastidio. Sai chi mi ricorda? Te” mi dice, facendomi incazzare.
Ma che ne sai tu di me e di lei? Grazie, quanta considerazione hai di me. Ti annoio quando parlo? Complimenti Ale, se le cose sono negative, tu le peggiori” gli dico, appoggiando la testa contro il vetro.
Sta zitto, ma poi, di nascosto, mi prende la mano e cerco di non sorridere: almeno io voglio rimanere coerente.
Però ammetto di non essere una persona coerente, anche perché quello che c'è tra me e Alessandro va contro tutti i miei principi, così stringo la sua mano e si volta verso di me.

È vero, dovrei capirti più io di altri, ma mi sembra difficile collegare i problemi a te. Però chiudiamo qui la discussione, abbiamo già tanti motivi per litigare, preferisco non mettere altra carne al fuoco” mi dice, confondendomi un po'.
Decido di ignorarlo e noto che la mia fermata è la prossima.

Dobbiamo scendere” gli dico, spingendolo.
Va bene, stai tranquilla” mi risponde, gradendo poco lo spintone.

Sono ancora viva! Scusatemi per il ritardo ma è stato un mese pesante e i prossimi saranno anche peggio. Sono stata una settimana in Ungheria (pessima, mi hanno trattata peggio che male), ma è stata utilissima perché la gita di Ilaria e Alessandro sarà proprio ambientata lì. *____* vedrete che idee!
Non ho intenzione di abbandonare la storia, ma si sa che la scuola impegna un po' tutti, perciò abbiate pazienza, ve ne prego. E non abbandonatela neanche voi! =)
Vi ringrazio per i commenti, lo ripeterò fino alla nausea, ma l'unica cosa che davvero mi spinge a pubblicare sono i vostri commenti! Bacioni

Commenti:

Ro90: scusami se non ti rispondo mai ai messaggi ma non ho soldi =( certo, Alessandro usa tutt'altro per pensare, come quasi tutti i ragazzi del resto. Guai a chi dice che non è vero, maledetto falso xDDD

_LaUra: grazie! *^* anche io sono curiosa di scoprire come andrà a finire xDDD a presto.

legolina77: uh! Beh, si, questo ormai è risaputo che quasi tutte le mie storie sono scontate e banali. Comunque non lasciare che la somiglianza di Ilaria e Alessandro con i classici personaggi ti influenzi, saranno dolci e bastardi entrambi. Confusi e diplomatici, chi più chi meno. Lei non è stupida, tantomeno innamorata in questo punto della storia. Lui è menefreghista, deve ancora trovare qualcosa che lo faccia stare bene. Ma aspetta il seguito! A presto =)

Grazie anche per i 13 seguiti, 4 preferiti e 2 ricordate!^^

ERIKA <3

   
 
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