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Autore: Julia Weasley    01/05/2010    15 recensioni
Argomento di questa storia è la vita di Regulus Black, dal momento della sua nascita a quello della morte. La crescita in una famiglia Purosangue piena di pregiudizi, il difficile rapporto con il fratello Sirius, i sette anni trascorsi a Hogwarts, la decisione di unirsi ai Mangiamorte fino al suo completo riscatto, tutto raccontato in 50 capitoli.
[ Altri personaggi: Famiglia Black, Kreacher, Barty Crouch jr, Rachel Queen (originale), Severus Piton, i Malandrini, Emmeline Vance, Voldemort, Mangiamorte ]
Storia vincitrice del primo turno dell'Harry Potter Final Contest
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Regulus Black
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'R.A.B.' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Fandom: Harry Potter

Personaggio: Regulus Black

Prompt: 25. Risveglio

Rating: giallo


Note: immagine di lefty-left

Disclaimer: Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.

Tabella: http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/


Cambio di rotta

Photobucket

Era notte fonda quando nella stanza di Regulus si sentì un rumoroso crac, che fece svegliare il ragazzo di soprassalto. Ancora intorpidito dal sonno, afferrò la bacchetta, usandola per individuare l'intruso. Quando la vista gli si fu snebbiata, notò un elfo domestico, rannicchiato sul tappeto, che tremava come una foglia.
“Kreacher!” esclamò, sollevato e preoccupato al tempo stesso. “Ti sembra il modo di...”
Aveva appena acceso la lampada a gas, illuminando la stanza. Dopo qualche secondo in cui rimase abbagliato dalla luce improvvisa, finalmente riuscì a vedere bene l'elfo domestico e trasalì.
Kreacher scalciava, singhiozzava e si premeva le mani sulla pancia. Era completamente zuppo d'acqua e il suo corpo raggrinzito mostrava parecchi graffi e tagli sanguinanti.
“Kreacher...” ripeté Regulus, senza fiato, scendendo dal letto e chinandosi davanti all'elfo. “Che cos'è successo?”
Quello scoppiò in un pianto disperato e non riuscì a rispondere.
Regulus non sapeva cosa dire o fare. Per un attimo rimase completamente pietrificato a fissare Kreacher che si contorceva, poi si riscosse e cercò di aiutarlo. Quando prese la brocca d'acqua sul comodino e ne versò il contenuto in un bicchiere che poi gli avvicinò, l'elfo ebbe uno scatto di terrore e strisciò lontano.
“Kreacher, bevi, forza, è solo acqua” insisté lui.
Quello esitò ma il bruciore allo stomaco era troppo forte, così si lasciò convincere. Mentre lo faceva bere, Regulus notò che Kreacher gemeva di meno: il dolore alla pancia sembrava stesse sparendo.
Anche se aveva almeno una decina di domande che voleva assolutamente rivolgergli, non gli chiese nulla mentre usava un incantesimo per asciugarlo e un altro per curargli le ferite. Che cos'era successo di così terribile durante la missione con Voldemort?
Quando finì di curarlo, ignorando le deboli proteste di Kreacher, Regulus lo sollevò di forza e lo fece sedere sul suo letto.
“Adesso” esordì, guardandolo dritto negli occhi colmi di terrore, “dimmi cos'è successo”.
L'elfo continuò a tremare e a piangere, tossicchiò un paio di volte, ma alla fine iniziò a parlare.
Seduto sulla sedia dello scrittoio, Regulus ascoltò tutto il racconto in perfetto silenzio, incredulo e orripilato al tempo stesso. Kreacher gli riferì di un lago sotterraneo, di una barca che conduceva ad un isolotto, di una pozione che era stato costretto a bere, di un medaglione che Voldemort aveva nascosto e, infine, di migliaia di cadaveri animati che lo avevano assalito e trascinato sott'acqua. Immagini da incubo attraversavano la mente di Regulus e, mentre Kreacher singhiozzava, gli pareva quasi di sentire in lontananza il rumore delle onde che si infrangevano sugli scogli.
“E ti ha lasciato lì?” chiese, improvvisamente furioso.
Kreacher annuì.
“Sì. Il Signore Oscuro se ne è andato e Kreacher è stato preso da quelle persone morte ma è riuscito a Smaterializzarsi” disse, concludendo con un nuovo attacco di pianto.
Regulus si sentiva improvvisamente svuotato. Rimase in silenzio a guardarlo, mentre una tempesta di sentimenti lo scuoteva dall'interno: orrore, rabbia, delusione, pietà, senso di colpa...
“Kreacher, mi dispiace” disse alla fine senza neanche rendersene bene conto. “Sono stato io a mandarti da Lui... è colpa mia”.
“Il p-padrone non poteva sapere” rispose Kreacher scuotendo la testa.
Ma Regulus si sentiva più che colpevole. Aveva offerto il suo elfo spontaneamente, mandandolo incontro ad una morte certa, se per un puro caso non gli avesse detto di tornare a casa. Kreacher non era un elfo come gli altri, almeno per lui: lo aveva visto nascere e crescere, lo aveva sempre servito non solo per dovere, ma perché gli era affezionato. Per Regulus era come se facesse parte della famiglia. E Voldemort lo aveva quai ucciso.
La rabbia e la paura che era riuscito a reprimere nell'ultimo periodo esplosero tutte insieme, trasformandosi in un odio mai provato e rivolto esclusivamente al mago cui aveva deciso di dedicare la vita.
“Kreacher” disse poi, cercando di trattenersi dall'impulso di distruggere la stanza. “Perché quel medaglione era così importante da nasconderlo in un posto del genere?”
L'elfo scosse di nuovo la testa.
“Kreacher non sa. L'Oscuro Signore non ha detto niente a Kreacher. Però Kreacher ha visto il medaglione. Era d'oro, con una S sopra...”
Regulus si sforzò di pensare, ma sul momento non gli venne in mente nulla che riguardasse un medaglione del genere.
“Ascoltami bene, adesso” disse poi, e l'elfo lo guardò come se pendesse dalle sue labbra. “Non devi assolutamente uscire di casa, d'ora in poi. E non raccontare nulla di quanto ti è successo questa notte, soprattutto a mia madre. Mi raccomando, Kreacher, è importante”.
L'elfo domestico gli assicurò che avrebbe obbedito. Regulus lo accompagnò fino all'armadio della cucina in cui dormiva, cercando di fare il minimo rumore per non svegliare Walburga. Rimase a fissare Kreacher mentre si avvolgeva nelle coperte ammuffite nel suo cantuccio sotto lo scaldabagno e improvvisamente gli venne una gran voglia di vendicarlo. Spaventato dai suoi stessi pensieri, tornò in camera sua e si coricò, spegnendo la luce.
Sdraiato a pancia in su, lo sguardo rivolto al baldacchino sopra di lui, permise infine che le emozioni prendessero il sopravvento.
Mentre ripensava a quello che era successo, lentamente iniziò a rendersi conto che l'ultimo debole motivo che aveva addotto per convincersi di dover proseguire per quella strada era caduto. Lord Voldemort si era rivelato per quello che era veramente: un essere senza cuore che non esitava un attimo ad abbandonare o ad uccidere chi lo aveva servito con fedeltà, quando non ne aveva più bisogno.
Fu come se tutto il mondo gli fosse crollato addosso. Aveva dovuto fare una scelta per la vita e ora si era reso conto di aver sbagliato tutto.
Per seguire gli inesistenti ideali di Voldemort, aveva rinunciato ad ogni cosa. Aveva deciso di non intraprendere la carriera che gli sarebbe davvero piaciuta, aveva sacrificato il suo futuro nella vana speranza di averne uno migliore. Aveva mentito a Rachel e alla sua famiglia, ma soprattutto aveva ingannato se stesso.
Come aveva potuto pensare anche solo per un istante che i metodi dei Mangiamorte in certi casi fossero giustificabili? Mentre fissava il buio baldacchino, gli parve che i volti delle persone che aveva visto uccidere sfilassero davanti a lui uno dopo l'altro: tutte persone la cui unica colpa era stata quella di aver ostacolato la scalata al potere di Voldemort.
Perché adesso capiva che al Signore Oscuro non importasse nulla del riscatto dei Purosangue o della fine della clandestinità. Gli interessava soltanto arrivare ad assumere il pieno controllo del mondo, magico e non, solo per fini personali. Si era alleato con i Purosangue e gli estremisti facendo leva sulle loro convinzioni e sul loro risentimento nei confronti dei Sanguesporco solo per avvantaggiare se stesso, ma le famiglie Purosangue erano ancora convinte che si interessasse ai loro problemi.
Erano tutte cose che gli erano state ripetute continuamente da Rachel, Sirius, Alphard, addirittura Silente, ma lui non aveva voluto vedere ciò che in realtà era evidente.
Perché l'ho fatto? Perché non ho dato retta a chi me lo sconsigliava? si chiese, mentre il respiro gli diventava più affannato.
Aveva dato retta ai suoi genitori, ma si rifiutava di dare loro la colpa di tutto. In fondo, anche Orion e Walburga erano stati ingannati, esattamente come lui. Non potevano sapere come fosse davvero Voldemort, perché non lo avevano mai conosciuto come lui. Se avessero saputo che si era alleato con un branco di Lupi Mannari cresciuti allo stato brado e che uccidevano o allevavano bambini appena maledetti per insegnare loro a odiare gli umani, avrebbero sicuramente cambiato idea su di Lui.
No, è soltanto colpa mia, pensò, ricordandosi che per un periodo era riuscito a dare la colpa a Sirius, in seguito alla cui fuga lui era stato costretto a rimediare al rischio che i Black fossero considerati in declino. Non poteva accusare sempre gli altri per i propri errori.
Il tentato omicidio di Kreacher era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Se ne sarebbe dovuto rendere conto prima, pensava, mentre il rimorso lo assaliva sotto forma di un violento bruciore allo stomaco e appena dietro le palpebre.
Con un gesto che gli costò un grande sforzo, alzò il braccio sinistro: il Marchio Nero sul suo polso era ben visibile nonostante il buio. Il serpente che usciva dal teschio sembrava volerlo avvolgere nelle sue spire e soffocarlo. Anzi, lo aveva già fatto.
Il flusso sconnesso dei suoi pensieri lo riportò a rivolgere la mente a tutti quelli che erano stati uccisi nell'ultimo periodo.
"Se non ti sei opposto, sei colpevole esattamente come tutti gli altri".
Quelle parole che suo fratello gli aveva rivolto giorni prima adesso facevano male come una lama ghiacciata. Adesso si rendeva conto di cosa significassero sul serio. In tutte quelle morti lui aveva avuto la sua parte di colpa.
Sentire sulla coscienza il peso di quegli omicidi gli provocò un dolore lancinante che non poteva essere attenuato. Gli parve di sentire le voci di quelle persone che urlavano accuse nella sua testa, senza dargli tregua. Non riusciva a sopportarlo.
Perché non se ne era voluto accorgere? Eppure era evidente: a mala pena era in grado di torturare qualcuno, non sapeva uccidere nemmeno chi odiava, non approvava i metodi violenti degli altri Mangiamorte. Avrebbe dovuto rendersi conto molto prima che non fosse portato per quel genere di cose. Fu preso da un grande sconforto.
Sono un perfetto fallito, pensò. Prima o poi, tutti sarebbero stati delusi da lui. Prima Sirius, poi Alphard, pochi giorni prima Andromeda, e presto lo sarebbe stata anche Walburga insieme a tutto il resto della famiglia, per non parlare di Rachel, quando avrebbe saputo la verità. Aveva passato la vita cercando di accontentare tutti e non era stato capace di fare neanche quello.
Di nuovo, i suoi pensieri tornarono a tutte le persone assassinate. Probabilmente avevano figli, genitori o coniugi che magari in quel momento stavano piangendo per la loro fine. Era un rimorso troppo grande per essere sopportato e represso. Provava un enorme disgusto nei propri confronti. Per la prima volta in vita sua si vergognava di se stesso, stava arrivando addirittura a disprezzarsi. Regulus si voltò, affondando il viso nel cuscino, e cominciò a piangere come non aveva mai fatto prima.
Avrebbe voluto che qualcuno fosse con lui, non per consolarlo, perché sapeva di non meritare niente, ma solo per avere la consapevolezza di non essere del tutto solo. E invece lo era.
Voleva chiedere aiuto ma il suo orgoglio gli impediva anche solo di ipotizzare una cosa del genere. Non poteva andare da Sirius, dirgli che aveva sempre avuto ragione ed elemosinare la sua compassione, dopo tutte le cose che gli aveva detto qualche giorno prima. Lui poi gli aveva suggerito di andare da Silente, ma Regulus non voleva abbassarsi a tanto.
E poi sapeva che sarebbe stato del tutto inutile. Aveva visto cosa era successo a Bletchley: era stato rapito e ucciso, nonostante fosse stato messo sotto protezione dagli Auror. Non era durato nemmeno ventiquattr'ore.
Se avesse chiesto aiuto, pensò mentre le lacrime gli inzuppavano il viso e il cuscino, Voldemort lo avrebbe sicuramente trovato e ucciso. Oppure, ancora peggio, lo avrebbe costretto ad uscire allo scoperto uccidendo la sua famiglia o prendendosela con Rachel.
Il solo pensiero lo fece tremare violentemente. Non poteva permettere che accadesse qualcosa di male a quelli cui teneva. Ma allora cosa poteva fare? Si sentiva completamente perso. Per mesi era vissuto in un'illusione che lui stesso aveva contribuito a creare, e il risveglio era stato traumatico.
Quella notte fu la più orribile della sua vita. I pochi minuti in cui riusciva ad addormentarsi, era tormentato da incubi riguardanti tutte le persone che aveva visto morire, trasformate in un esercito di cadaveri animati che tendevano le mani scheletriche verso il suo collo...
Quando decise di rinunciare al sonno, gli tornò in mente il medaglione di cui Kreacher gli aveva parlato e si chiese che cosa avesse di tanto importante da nasconderlo così bene.
Se Voldemort aveva provveduto a custodirlo con quelle orribili difese, sicuramente voleva che nessuno glielo potesse rubare. Ma che importanza poteva avere per Lui un semplice medaglione?
Una luce fioca cominciava a penetrare nella stanza, annunciando l'aurora. Regulus si rese conto di aver pianto tutta la notte. Si sentiva stanchissimo e distrutto, ma il pensiero del medaglione sembrava aver preso il sopravvento su tutti gli altri, adesso che era riuscito a sfogarli.
Non poteva fare altro che fingere che tutto andasse bene, altrimenti Voldemort si sarebbe insospettito e avrebbe trovato il modo di punirlo: e Lui puniva sempre nel modo peggiore, sfruttando le paure delle sue vittime e trucidando chiunque fosse loro vicino.
Non sapeva se sarebbe riuscito a mostrarsi indifferente, da quel momento in poi, ma era deciso a scoprire che cosa nascondesse quel medaglione. Lo considerava un modo per vendicare Kreacher e soprattutto una punizione per se stesso e per tutto il male che aveva fatto e consentito.
Nel corso della notte appena conclusa, dalla disperazione più totale nella quale era precipitato, in lui era nata una nuova determinazione. Aveva intuito che quel medaglione custodiva un segreto importante ed era deciso a svelarlo. Voldemort se lo meritava: aveva sottovalutato Kreacher, considerandolo talmente insignificante da ignorare la capacità degli elfi domestici di Smaterializzarsi dove i maghi non potevano.
Regulus sapeva di essersi rovinato la vita nel momento in cui aveva ricevuto il Marchio Nero. Adesso doveva pagare per quella sua decisione e non poteva permettere che quelli che gli erano vicini pagassero per un suo errore.
Ora che aveva finalmente dato libero sfogo alla sua disperazione, si sentiva all'improvviso molto più lucido e determinato. Sapeva cosa doveva fare, e lo avrebbe fatto, anche se gli sarebbe costato molto, anche se avrebbe dovuto rinunciare all'unica cosa che riusciva ancora a renderlo felice.

***

“Sei sicuro di stare bene? Sei pallidissimo”.
La domanda di Rachel lo distolse finalmente dalle sue riflessioni. Regulus la guardò, maledicendo la propria sfortuna: perché proprio quel giorno doveva sembrargli più bella del solito? Tanto per complicare ancora di più le cose, sicuramente.
“Stanotte non ho dormito” rispose.
“Potevi dirmelo, non dovevamo uscire per forza. Io te l'ho proposto solo per farti distrarre un po'” disse lei, preoccupata.
Regulus fece spallucce e si guardò intorno, perché più la fissava e più difficile gli sembrava dire quello che doveva. Erano seduti ad un tavolino all'aperto della gelateria di Florian Fortebraccio. Maghi e streghe percorrevano Diagon Alley in tutta fretta, anche se rassicurati dalla presenza della luce del sole.
Rachel lo prese per mano e si avvicinò per non farsi sentire dagli altri clienti.
“So che sei depresso per tuo padre, ma non puoi buttarti giù così. Sfogati, fai qualsiasi cosa, ma non essere così impassibile. Non serve a nulla e ti fa stare ancora peggio”.
“Non è questo il problema, almeno non oggi” rispose lui.
“E allora di cosa si tratta?”
“Te lo dico più tardi” tagliò corto Regulus, alzandosi per pagare i due gelati. Aveva paura di quello che sarebbe successo poco dopo. Rachel non si era meritata tutte quelle menzogne che le aveva rifilato da quando era diventato un Mangiamorte. Che imbecille che sono stato! pensò, mentre il gelataio lo guardava con perplessità.
Quando Regulus la raggiunse di fuori, Rachel non disse nulla, limitandosi lanciargli un'occhiata incoraggiante.
“Ti riporto a casa, va bene?”
Lei annuì e lo prese per mano. Regulus iniziò a roteare su se stesso e si Materializzò insieme a Rachel a parecchi metri di distanza dal retro della casa dei Queen. Lei non si stupì: ormai ci aveva fatto l'abitudine, perché Regulus non voleva rischiare che Perseus si affacciasse alla finestra e lo vedesse salutare la figlia con un bacio che durava sempre molto più di quanto qualsiasi padre fosse disposto ad accettare.
Quella volta tuttavia le sue intenzioni erano molto diverse e meno piacevoli. Per questo motivo, quando Rachel lo baciò, lui rimase immobile, cercando di resistere all'impulso di ricambiare e di non fermarsi più: non sarebbe stato giusto, non prima di dirle quello che doveva.
Rachel lo lasciò andare quasi subito, insoddisfatta e contrariata.
“Che cosa ti prende?”
Lui abbassò lo sguardo, terrorizzato. Aveva temuto da sempre quel momento, ma adesso non poteva più rimandare.
“Devo parlarti” disse, dopo essersi schiarito la voce.
“Ok, parla, allora” lo incitò lei, perplessa.
Regulus la prese per mano e la condusse dietro un gruppo di alberi.
“C'è una cosa” esordì, prima di perdere quel briciolo di determinazione che gli restava, “che non ti ho mai detto”.
L'espressione di Rachel si fece terribilmente seria.
“Cioè?” chiese, sospettosa.
Regulus esitò. Quanto non avrebbe voluto arrivare fino a quel punto... ma era stato lui a scegliere. Era colpa sua.
“Non so come dirtelo” rispose poi, depresso.
Rachel rimase muta, in attesa. Regulus aveva una paura tremenda. L'avrebbe persa, ne era sicuro. Ma del resto era proprio così che doveva andare. Non poteva farle rischiare la vita per un suo sbaglio. Fece un respiro profondo e poi parlò.
“So che non me lo perdonerai mai, ma non voglio continuare a prenderti in giro. Io... sono un Mangiamorte”.
Lo aveva detto tutto in una volta, desideroso di togliersi quel peso dallo stomaco, ma senza guardarla. Attese qualche attimo in perfetto silenzio, infine si azzardò ad alzare gli occhi su di lei.
Rachel lo stava fissando come se lo vedesse per la prima volta. Gli occhi sgranati, le labbra appena schiuse per lo shock, sembrava quasi pietrificata.
Che cosa?!” sibilò poi a fatica. Regulus non rispose, dandole la muta conferma della realtà dei fatti.
Lei aveva cominciato a tremare di rabbia, con i pugni serrati. Il suo viso mostrava un miscuglio di emozioni: ira, sconforto ma soprattutto delusione.
Regulus non sapeva cos'altro dire perché avrebbe soltanto peggiorato la situazione. Stava aspettando la sfuriata che, ne era sicuro, non sarebbe arrivata troppo tardi.
“Sei un...” esordì lei, ma non riuscì a trovare un aggettivo adatto a definirlo. Rimase in silenzio per alcuni eterni secondi, mentre tutta la rabbia le si accumulava dentro, facendola fremere come una pentola a pressione. E, infine, esplose.
“Me lo sentivo! Sapevo che lo avresti fatto! Sei contento, adesso? Ti piace andare ad ammazzare la gente? Era questa la tua massima aspirazione?”
Mentre la sua voce si alzava sempre di più, lei lo spintonava ad ogni frase, e Regulus riusciva a mala pena a mantenere l'equilibrio.
“Da quanto tempo fai il tirapiedi di Tu-Sai-Chi?” chiese lei, ed era talmente spaventosa che Regulus non si sognò nemmeno di mentire.
“Da più di un anno...” rispose, con la voce fioca.
Negli occhi di Rachel comparve un lampo d'ira incontrollata e un attimo dopo, ancora prima che Regulus si accorgesse di quello che stava per fare, lei lo colpì forte con uno schiaffo.
Era talmente umiliato che sarebbe voluto sparire all'istante, ma non si mosse: se lo meritava, pensò. La guancia bruciava da morire, ma non era neanche lontanamente paragonabile al dolore che provava nel vederla così infuriata.
“E me l'hai tenuto nascosto per tutto questo tempo?!”
Rachel stava per raggiungere gli ultrasuoni.
“Mi dispiace” rispose lui, mortificato.
“Non è vero che ti dispiace! Doveva dispiacerti prima di diventare un Mangiamorte! Non ti è dispiaciuto quando hai deciso di fare l'assassino!”
“Non sono...”
“Sta' zitto!” sbottò lei, e Regulus non osò proseguire. Rachel lo spinse di nuovo. “Mi avevi promesso che non lo avresti fatto! Mi hai mentito per mesi!”
Regulus temeva di ricevere un altro schiaffo ma Rachel era rimasta senza fiato, nonostante i suoi occhi continuassero a lanciare fulmini e saette.
“Spiegami perché” sibilò con un tono talmente spaventoso che nessuno avrebbe avuto il coraggio di disobbedire.
“Lo sai. Sono d'accordo con il Signore Oscuro su molti argomenti” mentì lui volontariamente.
“Tutto qui? Non è perché in realtà sei semplicemente sprovvisto di spina dorsale e quindi esegui senza fiatare gli ordini di mammina?”
Regulus si sentì in dovere di reagire almeno quella volta.
“Lei non c'entra...”
“Oh sì, invece! Smettila di fare il bambino e di difenderla sempre! Tu dovevi dimostrare alla tua famiglia di essere migliore di tuo fratello e hai deciso di farlo unendoti ai Mangiamorte! Mi congratulo, è stata una trovata davvero geniale!” Il suo tono sarcastico non si accordava con l'espressione furibonda del viso. Regulus notò con dispiacere come gli occhi le si fossero inumiditi. “E pur di accontentare i tuoi sei disposto a prendertela con delle persone che non ti hanno mai fatto niente di male! Ma non ti vergogni?”
Regulus avrebbe voluto risponderle di sì, che lei aveva sempre avuto ragione e di aver commesso l'errore più grande della sua vita, ma si trattenne. Rachel non doveva sapere del suo cambio di rotta, così sarebbe stata più al sicuro.
I suoi occhi erano lucidi e arrossati, ma lei tentava ancora di resistere. Regulus si rifiutò di guardarla. Non voleva vederla piangere per colpa sua. Quanto era stato stupido a rinunciare alle cose davvero importanti per inseguire un'illusione...
“Mi disgusti” disse lei, mentre le lacrime cominciavano finalmente a rigarle il viso. “Almeno avessi avuto la decenza di dirmelo subito, così non mi sarei illusa di contare qualcosa per te. A quanto pare è più importante un mago oscuro pazzo e sanguinario o lo stupido buon nome della tua famiglia”.
“Non è vero” reagì lui. Doveva mentirle, ma non voleva che lei dubitasse di quello che provava.
Ma Rachel gli voltò le spalle per nascondere le lacrime. Regulus avrebbe voluto consolarla, era la cosa che desiderava più al mondo in quel momento, ma non poteva, perché era proprio lui a farla stare male. Rimase immobile a fissarle la nuca. Non aveva mai pianto davanti a lui, ed era una scena alla quale Regulus non avrebbe mai voluto assistere.
“Rachel...” provò, sfiorandole il braccio. Lei si voltò di scatto e allontanò la sua mano con decisione ma allo stesso tempo con lentezza, come se le costasse un enorme sforzo. La sua furia sembrava essersi sfogata del tutto, lasciando spazio ad una cupa rassegnazione.
“Quel Mangiamorte che ha aiutato mia madre al san Mungo, eri tu?” chiese poi, cogliendolo alla sprovvista. Il suo tono non era più arrabbiato ma mortalmente calmo.
“Oh... sì”.
“Ma l'hai fatto solo perché era mia madre. Se non l'avessi conosciuta, l'avresti lasciata morire come tutti gli altri Guaritori. Quindi non ti aspettare che ti ringrazi. E pensare che sei pure venuto a cena da noi... che faccia tosta!” sbottò infine. Regulus fece previdentemente un passo indietro ma lei stava tentando, invano, di asciugarsi le guance bagnate. “Perché hai deciso di dirmelo proprio adesso, comunque?”
“Non mi piaceva prenderti in giro. Tanto prima o poi lo avresti scoperto da sola”.
“Già, perché tu hai intenzione di continuare su questa strada, vero?” gli chiese lei. Regulus non riuscì a sostenere il suo sguardo e non rispose, desiderando di poterle confessare che non avrebbe mai più servito Voldemort. Rachel però doveva pensare diversamente. “Be', sappi che io non ho intenzione di essere la fidanzata di un Mangiamorte”.
“Lo so...”
“Perché, Regulus?” chiese lei dopo una pausa di silenzio, e la sua voce si spezzò. “Potevamo essere felici insieme e invece hai rovinato tutto”.
Anche lui aveva la tentazione di piangere ma la represse a fatica. Provò a dire qualcosa ma non ce la fece.
“Sai perché mi dispiace?” aggiunse Rachel con la voce rotta dall'emozione. “Perché tu non sei malvagio. Sei diverso da come ti sei sempre sforzato di apparire. Tu odiavi essere quel ragazzino introverso e pieno di debolezze ma a me sei sempre piaciuto così. Non ti ho mai chiesto di dimostrarmi chissà cosa. Adesso però sei cambiato e non ti riconosco più. Credevo che fossi una persona migliore ma probabilmente o mi sono sempre sbagliata oppure il Regulus di cui mi sono innamorata non esiste più. In ogni caso, non vedo motivi per cui dovremmo continuare a vederci”.
Quelle parole gli avevano fatto più male di ogni altra cosa ma lui resistette all'impulso di dirle che non era cambiato così tanto, che il Regulus di prima c'era ancora ed era tornato. Sapeva di doverla assolutamente lasciare: se Voldemort avesse intuito il suo tradimento, lei sarebbe stata la prima persona che avrebbe cercato per punirlo, ormai lo conosceva bene. E, pensò, in fondo era più facile che fosse lei a lasciarlo: non credeva che ne sarebbe stato altrettanto capace.
“Vattene, adesso. I miei potrebbero avermi sentita” disse Rachel. "Lasciami sola".
Regulus annuì. La guardò negli occhi, prolungando quel contatto visivo finché gli fu possibile, desideroso di poter tornare indietro nel tempo e cancellare tutti i propri errori.
Mentre si Smaterializzava, ebbe la sensazione che lei gli stesse sussurrando qualcosa che poteva suonare come “Stai attento”, ma non ne era poi tanto sicuro.
Cercò di ignorare il nuovo dolore che si era aggiunto al fardello che aveva scelto di portare. Adesso doveva occuparsi di scoprire il segreto del medaglione di Voldemort, senza pensare ad altro e senza distrazioni.
Non sapeva dove quella scelta lo avrebbe portato ma era deciso ad andare fino in fondo, a qualunque costo. Era consapevole del fatto che avrebbe rischiato la vita ma non si era mai sentito tanto determinato come in quel momento. Voleva svelare quell'enigma da solo e senza umiliarsi a chiedere aiuto a Silente o a chiunque altro.
Lo aveva deciso quella stessa notte: era quasi una questione personale. E sapeva già a chi chiedere per primo.


01. Addio. 02. Ricordi. 03. Speranza. 04. Bellezza. 05. Fotografia.
06. Gatto. 07. Cane. 08. Musica. 09. Fuochi d'artificio. 10. Cioccolato.
11. Carta. 12. Paura. 13. Sole. 14. Sangue. 15. Bambola.
16. Ali. 17. Cuscino. 18. Candela. 19. Dolce. 20. Amaro.
21. Pelle. 22. Ghiaccio. 23. Sogno. 24. Incubo. 25. Risveglio.
26. Incontro. 27. Vertigine. 28. Lacrime. 29. Attesa. 30. Noia.
31. Felicità. 32. Dolore. 33. Solitudine. 34. Silenzio. 35. Campanello.
36. Nascosto. 37. Gelosia. 38. Nodo. 39. Caldo. 40. Freddo.
41. Tempo. 42. Bacio. 43. Sorriso. 44. Desiderio. 45. Illusione.
46. Specchio. 47. Latte. 48. Caffè. 49. Potere. 50. Strada.

*Angolo autrice*

Mi dispiace tanto per il modo in cui è finito il capitolo, ma è così che deve andare: esigenze di copione. Se vi può consolare, io sono la prima ad avere le lacrime agli occhi... T_T

Tuttavia, può sembrare strano ma scrivere questo capitolo mi è piaciuto un sacco, soprattutto la prima parte. Come avrete notato, ho cambiato molte cose rispetto a quando ho scritto "Slytherin love": Regulus non dice a Rachel che si è pentito (per ora) e lei si arrabbia di brutto perché è stata messa di fronte al fatto compiuto. Cambierà anche il modo in cui lui verrà a sapere degli Horcrux (mica posso fare tutto uguale!)
Del resto doveva andare così: se lei si deve salvare, non deve sapere nulla degli Horcrux o del fatto che Regulus stia cercando di farla pagare a Voldemort
Lo sapete che mancano 4 capitoli, sì? :-( Da scrivere me ne mancano due interi e metà del terzo... se penso che questa fanfiction ha quasi un anno! O_O
Quasi dimenticavo: buon Primo Maggio a tutti!

Prossimo aggornamento: 8 maggio

Alohomora: il portaombrelli l'ho voluto mettere per rendere un po' di giustizia a Tonks! Ho capito che lei è goffa, ma quello sta anche in mezzo ai piedi, insomma! XD Chissà, forse la tua ipotesi su Orion potrebbe essere giusta. Si sarà reso conto di aver condannato il proprio figlio. Sei convinta della reazione di Rachel? Mentre lo scrivevo ero a pezzi e scommetto che dopo aver letto questo capitolo mi odierai... Ma se stavolta devo farla sopravvivere, lei non dovrà sapere nulla. Però la rivedrai nell'ultimo capitolo, e senza litigi come questo.
Circe: grazie, mi piace mettere un po' di me stessa nei personaggi, però solo quando so che in certe situazioni si comporterebbero in un modo simile a me, altrimenti lascio perdere. Ho intenzione di dare un po' di spazio a Bellatrix in uno dei prossimi capitoli, perché non ho mai approfondito molto il suo rapporto con Regulus, e mi piacerebbe farlo. Spero che i pensieri di Regulus ti siano piaciuti!
MEISSA_S: prima di tutto, grazie mille per il voto! Invece mi dispiace per il capitolo scorso: quando l'ho pubblicato ho pensato proprio a come ci saresti rimasta male. :-( Non so quale sia la tua idea sull'allontanamento tra Alshain e Alphard, e ammetto che nemmeno io ho ancora deciso del tutto, quindi magari te lo farò sapere in anteprima via email, così mi dirai se è troppo uguale alla tua idea, ok? Per quanto riguarda il sarcasmo di Voldemort, quello che ho inteso dire è che Voldemort è sicuro che Kreacher morirà, quindi lo zelo che Regulus mostra nel volergli affidare l'elfo che ritiene migliore ha provocato in lui da una parte un po' di stupore perché non si sarebbe aspettato che Regulus esaltasse così un "essere inferiore" e, dall'altra, allo stesso tempo un qualche maligno compiacimento. Insomma, un po' contorto, ma non ho pensato ad un tentativo di Voldemort di metterlo in imbarazzo, anche se potrebbe essere stato un ulteriore motivo!
_Mary: ahah, be', spero di non aver fatto la "tragggedia strappalacrime" in questo capitolo! Ho cercato di rendere tutto il meno melodrammatico possibile, ma non sono riuscita a fare di meglio. Regulus ti ha proprio preso alla lettera: si è ricordato perfettamente le parole di Sirius. Lo avevo detto che questa volta avrebbero fatto centro! Grazie mille per il voto! :-)
vulneraria: all'inizio Barty non pensavo di inserirlo, ma alla fine ho deciso di sì, perché in fondo è ancora amico di Regulus e crede di avere i suoi stessi "ideali". D'ora in poi non sarà più così, visto che Regulus ha deciso di tradire Voldemort. Sono contenta che l'arrivo di Sirius sia stata un'idea apprezzata! Grazie!
deaselene: Sirius non è entrato sia perché non voleva essere di nuovo in quella casa che lui considera una prigione sia perché immaginava che sua madre non sarebbe stata molto felice di rivederlo! Il funerale di Orion si sarebbe traformato in una rissa in piena regola, perciò ha preferito evitare! Sì, hai indovinato. Non sono tante le volte in cui a Voldemort serve un elfo domestico!
Mirwen: Sirius trova sempre il modo per sorprendere tutti, eh? XD Spero che il capitolo ti sia piaciuto.
malandrina4ever: ahah, tranquilla, il capito non scappa! Anche a me però succede che se non recensisco subito mi dimentico quasi tutto. Certe volte mi scordo quello che voglio dire anche mentre sto recensendo! XD Rachel voleva evitare che scoppiasse una rissa in piena regola davanti alla porta di Grimmauld Place, ma alla fine è andata meglio del previsto. Peccato che stavolta ci abbia pensato lei e fare un casino!
Hale Lover: sì, anche io penso che i fratelli Black abbiano un gran fascino! Mi sono meravigliata quando ho letto che ti piace Walburga! Io le ho sempre preferito Orion (almeno lui non ha tormentato le generazioni future con un ritratto urlante!) ma non mi piacciono entrambi per come hanno trattato Sirius e per come hanno mandato Regulus al macello... però ammetto che mi piace scrivere di loro! Mi incuriosiscono tutti e due, come tutti i Black, del resto.
felpy90: non so se leggerai questa risposta, ma provo lo stesso a risponderti qui. Ti ringrazio tantissimo per il voto, mi ha fatto molto piacere, e infatti adesso sono tutta contenta! Ho cercato di impegnarmi nel creare il personaggio di Rachel e il fatto che tu l'abbia apprezzata mi è motivo di grande soddisfazione! Grazie!
DubheBlack: non ho mai descritto in diretta il momento in cui Kreacher racconta tutto a Regulus e spero di avere reso bene l'idea! Spero che la reazione di Rachel non ti abbia rattristata troppo, anche perché è una situazione momentanea e presto Regulus le confesserà di essersi pentito. Quanto a Sirius, temo che se ne riparlerà nel seguito! ^_^
  
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