Personaggio: Regulus Black
Prompt: 25. Risveglio
Rating: giallo
Note: immagine di lefty-left
Disclaimer: Regulus Black e quasi tutti i personaggi di questa storia appartengono a J.K. Rowling.
Tabella: http://juliablack89.livejournal.com/2009/06/11/
Cambio di rotta
Era notte fonda
quando
nella stanza di Regulus si sentì un rumoroso crac,
che fece
svegliare il ragazzo di soprassalto. Ancora intorpidito dal sonno,
afferrò la bacchetta, usandola per individuare l'intruso.
Quando la
vista gli si fu snebbiata, notò un elfo domestico,
rannicchiato sul
tappeto, che tremava come una foglia.
“Kreacher!”
esclamò,
sollevato e preoccupato al tempo stesso. “Ti sembra il modo
di...”
Aveva appena
acceso la
lampada a gas, illuminando la stanza. Dopo qualche secondo in cui
rimase abbagliato dalla luce improvvisa, finalmente riuscì a
vedere
bene l'elfo domestico e trasalì.
Kreacher
scalciava,
singhiozzava e si premeva le mani sulla pancia. Era completamente
zuppo d'acqua e il suo corpo raggrinzito mostrava parecchi graffi e
tagli sanguinanti.
“Kreacher...”
ripeté
Regulus, senza fiato, scendendo dal letto e chinandosi davanti
all'elfo. “Che cos'è successo?”
Quello
scoppiò in un
pianto disperato e non riuscì a rispondere.
Regulus non
sapeva cosa
dire o fare. Per un attimo rimase completamente pietrificato a
fissare Kreacher che si contorceva, poi si riscosse e cercò
di
aiutarlo. Quando prese la brocca d'acqua sul comodino e ne
versò il
contenuto in un bicchiere che poi gli avvicinò, l'elfo ebbe
uno
scatto di terrore e strisciò lontano.
“Kreacher,
bevi, forza,
è solo acqua” insisté lui.
Quello
esitò ma il
bruciore allo stomaco era troppo forte, così si
lasciò convincere.
Mentre lo faceva bere, Regulus notò che Kreacher gemeva di
meno: il
dolore alla pancia sembrava stesse sparendo.
Anche se aveva
almeno una
decina di domande che voleva assolutamente rivolgergli, non gli
chiese nulla mentre usava un incantesimo per asciugarlo e un altro
per curargli le ferite. Che cos'era successo di così
terribile
durante la missione con Voldemort?
Quando
finì di curarlo,
ignorando le deboli proteste di Kreacher, Regulus lo sollevò
di
forza e lo fece sedere sul suo letto.
“Adesso”
esordì,
guardandolo dritto negli occhi colmi di terrore, “dimmi
cos'è
successo”.
L'elfo
continuò a
tremare e a piangere, tossicchiò un paio di volte, ma alla
fine
iniziò a parlare.
Seduto sulla
sedia dello
scrittoio, Regulus ascoltò tutto il racconto in perfetto
silenzio,
incredulo e orripilato al tempo stesso. Kreacher gli riferì
di un
lago sotterraneo, di una barca che conduceva ad un isolotto, di una
pozione che era stato costretto a bere, di un medaglione che
Voldemort aveva nascosto e, infine, di migliaia di cadaveri animati
che lo avevano assalito e trascinato sott'acqua. Immagini da incubo
attraversavano la mente di Regulus e, mentre Kreacher singhiozzava,
gli pareva quasi di sentire in lontananza il rumore delle onde che si
infrangevano sugli scogli.
“E ti
ha lasciato lì?”
chiese, improvvisamente furioso.
Kreacher
annuì.
“Sì.
Il Signore Oscuro
se ne è andato e Kreacher è stato preso da quelle
persone morte ma
è riuscito a Smaterializzarsi” disse, concludendo
con un nuovo
attacco di pianto.
Regulus si
sentiva
improvvisamente svuotato. Rimase in silenzio a guardarlo, mentre una
tempesta di sentimenti lo scuoteva dall'interno: orrore, rabbia,
delusione, pietà, senso di colpa...
“Kreacher,
mi dispiace”
disse alla fine senza neanche rendersene bene conto. “Sono
stato io
a mandarti da Lui... è colpa mia”.
“Il
p-padrone non
poteva sapere” rispose Kreacher scuotendo la testa.
Ma Regulus si
sentiva più
che colpevole. Aveva offerto il suo elfo spontaneamente, mandandolo
incontro ad una morte certa, se per un puro caso non gli avesse detto
di tornare a casa. Kreacher non era un elfo come gli altri, almeno
per lui: lo aveva visto nascere e crescere, lo aveva sempre servito
non solo per dovere, ma perché gli era affezionato. Per
Regulus era
come se facesse parte della famiglia. E Voldemort lo aveva quai
ucciso.
La rabbia e la
paura che
era riuscito a reprimere nell'ultimo periodo esplosero tutte insieme,
trasformandosi in un odio mai provato e rivolto esclusivamente al
mago cui aveva deciso di dedicare la vita.
“Kreacher”
disse poi,
cercando di trattenersi dall'impulso di distruggere la stanza.
“Perché quel medaglione era così
importante da nasconderlo in un
posto del genere?”
L'elfo scosse
di nuovo la
testa.
“Kreacher
non sa.
L'Oscuro Signore non ha detto niente a Kreacher. Però
Kreacher ha
visto il medaglione. Era d'oro, con una S
sopra...”
Regulus si
sforzò di
pensare, ma sul momento non gli venne in mente nulla che riguardasse
un medaglione del genere.
“Ascoltami
bene,
adesso” disse poi, e l'elfo lo guardò come se
pendesse dalle sue
labbra. “Non devi assolutamente uscire di casa, d'ora in poi.
E non
raccontare nulla di quanto ti è successo questa notte,
soprattutto a
mia madre. Mi raccomando, Kreacher, è importante”.
L'elfo
domestico gli
assicurò che avrebbe obbedito. Regulus lo
accompagnò fino
all'armadio della cucina in cui dormiva, cercando di fare il minimo
rumore per non svegliare Walburga. Rimase a fissare Kreacher mentre
si avvolgeva nelle coperte ammuffite nel suo cantuccio sotto lo
scaldabagno e improvvisamente gli venne una gran voglia di
vendicarlo. Spaventato dai suoi stessi pensieri, tornò in
camera sua
e si coricò, spegnendo la luce.
Sdraiato a
pancia in su,
lo sguardo rivolto al baldacchino sopra di lui, permise infine che le
emozioni prendessero il sopravvento.
Mentre
ripensava a quello
che era successo, lentamente iniziò a rendersi conto che
l'ultimo
debole motivo che aveva addotto per convincersi di dover proseguire
per quella strada era caduto. Lord Voldemort si era rivelato per
quello che era veramente: un essere senza cuore che non esitava un
attimo ad abbandonare o ad uccidere chi lo aveva servito con
fedeltà,
quando non ne aveva più bisogno.
Fu come se
tutto il mondo
gli fosse crollato addosso. Aveva dovuto fare una scelta per la vita
e ora si era reso conto di aver sbagliato tutto.
Per seguire gli
inesistenti ideali di Voldemort, aveva rinunciato ad ogni cosa. Aveva
deciso di non intraprendere la carriera che gli sarebbe davvero
piaciuta, aveva sacrificato il suo futuro nella vana speranza di
averne uno migliore. Aveva mentito a Rachel e alla sua famiglia, ma
soprattutto aveva ingannato se stesso.
Come aveva
potuto pensare
anche solo per un istante che i metodi dei Mangiamorte in certi casi
fossero giustificabili? Mentre fissava il buio baldacchino, gli parve
che i volti delle persone che aveva visto uccidere sfilassero davanti
a lui uno dopo l'altro: tutte persone la cui unica colpa era stata
quella di aver ostacolato la scalata al potere di Voldemort.
Perché
adesso capiva che
al Signore Oscuro non importasse nulla del riscatto dei Purosangue o
della fine della clandestinità. Gli interessava soltanto
arrivare ad
assumere il pieno controllo del mondo, magico e non, solo per fini
personali. Si era alleato con i Purosangue e gli estremisti facendo
leva sulle loro convinzioni e sul loro risentimento nei confronti dei
Sanguesporco solo per avvantaggiare se stesso, ma le famiglie
Purosangue erano ancora convinte che si interessasse ai loro
problemi.
Erano tutte
cose che gli
erano state ripetute continuamente da Rachel, Sirius, Alphard,
addirittura Silente, ma lui non aveva voluto vedere ciò che
in
realtà era evidente.
Perché
l'ho fatto?
Perché non ho dato retta a chi me lo sconsigliava?
si chiese,
mentre il respiro gli diventava più affannato.
Aveva dato
retta ai suoi
genitori, ma si rifiutava di dare loro la colpa di tutto. In fondo,
anche Orion e Walburga erano stati ingannati, esattamente come lui.
Non potevano sapere come fosse davvero Voldemort, perché non
lo
avevano mai conosciuto come lui. Se avessero saputo che si era
alleato con un branco di Lupi Mannari cresciuti allo stato brado e
che uccidevano o allevavano bambini appena maledetti per insegnare
loro a odiare gli umani, avrebbero sicuramente cambiato idea su di
Lui.
No,
è soltanto colpa
mia, pensò, ricordandosi che per un periodo era riuscito a
dare la colpa a Sirius, in seguito alla cui fuga lui era stato
costretto a rimediare al rischio che i Black fossero considerati in
declino. Non poteva accusare sempre gli altri per i propri errori.
Il tentato
omicidio di
Kreacher era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Se
ne sarebbe dovuto rendere conto prima, pensava, mentre il rimorso lo
assaliva sotto forma di un violento bruciore allo stomaco e appena
dietro le palpebre.
Con un gesto
che gli
costò un grande sforzo, alzò il braccio sinistro:
il Marchio Nero
sul suo polso era ben visibile nonostante il buio. Il serpente che
usciva dal teschio sembrava volerlo avvolgere nelle sue spire e
soffocarlo. Anzi, lo aveva già fatto.
Il flusso
sconnesso dei
suoi pensieri lo riportò a rivolgere la mente a tutti quelli
che
erano stati uccisi nell'ultimo periodo.
"Se
non
ti sei opposto,
sei colpevole esattamente come tutti gli altri".
Quelle
parole che suo fratello gli aveva rivolto giorni prima adesso
facevano male come una lama ghiacciata. Adesso si rendeva conto di
cosa significassero sul serio. In tutte quelle morti lui aveva avuto
la sua parte di colpa.
Sentire
sulla coscienza il peso di quegli omicidi gli provocò un
dolore
lancinante che non poteva essere attenuato. Gli parve di sentire le
voci di quelle persone che urlavano accuse nella sua testa, senza
dargli tregua. Non riusciva a sopportarlo.
Perché
non se ne era voluto accorgere? Eppure era evidente: a mala pena era
in grado di torturare qualcuno, non sapeva uccidere nemmeno chi
odiava, non approvava i metodi violenti degli altri Mangiamorte.
Avrebbe dovuto rendersi conto molto prima che non fosse portato per
quel genere di cose. Fu preso da un grande sconforto.
Sono
un perfetto
fallito,
pensò. Prima o poi,
tutti sarebbero stati delusi da lui. Prima Sirius, poi Alphard, pochi
giorni prima Andromeda, e presto lo sarebbe stata anche Walburga
insieme a tutto il resto della famiglia, per non parlare di Rachel,
quando avrebbe saputo la verità. Aveva passato la vita
cercando di
accontentare tutti e non era stato capace di fare neanche quello.
Di
nuovo, i suoi pensieri tornarono a tutte le persone assassinate.
Probabilmente avevano figli, genitori o coniugi che magari in quel
momento stavano piangendo per la loro fine. Era un rimorso troppo
grande per essere sopportato e represso. Provava un enorme disgusto
nei propri confronti. Per la prima volta in vita sua si vergognava di
se stesso, stava arrivando addirittura a disprezzarsi. Regulus si
voltò, affondando il viso nel cuscino, e cominciò
a piangere come
non aveva mai fatto prima.
Avrebbe
voluto che qualcuno fosse con lui, non per consolarlo,
perché sapeva
di non meritare niente, ma solo per avere la consapevolezza di non
essere del tutto solo. E invece lo era.
Voleva
chiedere aiuto ma il suo orgoglio gli impediva anche solo di
ipotizzare una cosa del genere. Non poteva andare da Sirius, dirgli
che aveva sempre avuto ragione ed elemosinare la sua compassione,
dopo tutte le cose che gli aveva detto qualche giorno prima. Lui poi
gli aveva suggerito di andare da Silente, ma Regulus non voleva
abbassarsi a tanto.
E poi
sapeva che sarebbe stato del tutto inutile. Aveva visto cosa era
successo a Bletchley: era stato rapito e ucciso, nonostante fosse
stato messo sotto protezione dagli Auror. Non era durato nemmeno
ventiquattr'ore.
Se
avesse chiesto aiuto, pensò mentre le lacrime gli
inzuppavano il
viso e il cuscino, Voldemort lo avrebbe sicuramente trovato e ucciso.
Oppure, ancora peggio, lo avrebbe costretto ad uscire allo scoperto
uccidendo la sua famiglia o prendendosela con Rachel.
Il
solo pensiero lo fece tremare violentemente. Non poteva permettere
che accadesse qualcosa di male a quelli cui teneva. Ma allora cosa
poteva fare? Si sentiva completamente perso. Per mesi era
vissuto in un'illusione che lui stesso aveva contribuito a creare, e
il risveglio era stato traumatico.
Quella notte fu
la più
orribile della sua vita. I pochi minuti in cui riusciva ad
addormentarsi, era tormentato da incubi riguardanti tutte le persone
che aveva visto morire, trasformate in un esercito di cadaveri
animati che tendevano le mani scheletriche verso il suo collo...
Quando decise
di
rinunciare al sonno, gli tornò in mente il medaglione di cui
Kreacher gli aveva parlato e si chiese che cosa avesse di tanto
importante da nasconderlo così bene.
Se Voldemort
aveva
provveduto a custodirlo con quelle orribili difese, sicuramente
voleva che nessuno glielo potesse rubare. Ma che importanza poteva
avere per Lui un semplice medaglione?
Una luce fioca
cominciava
a penetrare nella stanza, annunciando l'aurora. Regulus si rese conto
di aver pianto tutta la notte. Si sentiva stanchissimo e distrutto,
ma il pensiero del medaglione sembrava aver preso il sopravvento su
tutti gli altri, adesso che era riuscito a sfogarli.
Non poteva fare
altro che
fingere che tutto andasse bene, altrimenti Voldemort si sarebbe
insospettito e avrebbe trovato il modo di punirlo: e Lui puniva
sempre nel modo peggiore, sfruttando le paure delle sue vittime e
trucidando chiunque fosse loro vicino.
Non sapeva se
sarebbe
riuscito a mostrarsi indifferente, da quel momento in poi, ma era
deciso a scoprire che cosa nascondesse quel medaglione. Lo
considerava un modo per vendicare Kreacher e soprattutto una
punizione per se stesso e per tutto il male che aveva fatto e
consentito.
Nel corso della
notte
appena conclusa, dalla disperazione più totale nella quale
era
precipitato, in lui era nata una nuova determinazione. Aveva intuito
che quel medaglione custodiva un segreto importante ed era deciso a
svelarlo. Voldemort se lo meritava: aveva sottovalutato Kreacher,
considerandolo talmente insignificante da ignorare la
capacità degli
elfi domestici di Smaterializzarsi dove i maghi non potevano.
Regulus sapeva
di essersi
rovinato la vita nel momento in cui aveva ricevuto il Marchio Nero.
Adesso doveva pagare per quella sua decisione e non poteva permettere
che quelli che gli erano vicini pagassero per un suo errore.
Ora che aveva
finalmente
dato libero sfogo alla sua disperazione, si sentiva all'improvviso
molto più lucido e determinato. Sapeva cosa doveva fare, e
lo
avrebbe fatto, anche se gli sarebbe costato molto, anche se avrebbe
dovuto rinunciare all'unica cosa che riusciva ancora a renderlo
felice.
***
“Sei
sicuro di stare
bene? Sei pallidissimo”.
La domanda di
Rachel lo
distolse finalmente dalle sue riflessioni. Regulus la
guardò,
maledicendo la propria sfortuna: perché proprio quel giorno
doveva
sembrargli più bella del solito? Tanto per complicare ancora
di più
le cose, sicuramente.
“Stanotte
non ho
dormito” rispose.
“Potevi
dirmelo, non
dovevamo uscire per forza. Io te l'ho proposto solo per farti
distrarre un po'” disse lei, preoccupata.
Regulus fece
spallucce e
si guardò intorno, perché più la
fissava e più difficile gli
sembrava dire quello che doveva. Erano seduti ad un tavolino
all'aperto della gelateria di Florian Fortebraccio. Maghi e streghe
percorrevano Diagon Alley in tutta fretta, anche se rassicurati dalla
presenza della luce del sole.
Rachel lo prese
per mano
e si avvicinò per non farsi sentire dagli altri clienti.
“So
che sei depresso
per tuo padre, ma non puoi buttarti giù così.
Sfogati, fai
qualsiasi cosa, ma non essere così impassibile. Non serve a
nulla e
ti fa stare ancora peggio”.
“Non
è questo il
problema, almeno non oggi” rispose lui.
“E
allora di cosa si
tratta?”
“Te
lo dico più tardi”
tagliò corto Regulus, alzandosi per pagare i due gelati.
Aveva paura
di quello che sarebbe successo poco dopo. Rachel non si era meritata
tutte quelle menzogne che le aveva rifilato da quando era diventato
un Mangiamorte. Che imbecille che sono stato!
pensò, mentre
il gelataio lo guardava con perplessità.
Quando Regulus
la
raggiunse di fuori, Rachel non disse nulla, limitandosi lanciargli
un'occhiata incoraggiante.
“Ti
riporto a casa, va
bene?”
Lei
annuì e lo prese per
mano. Regulus iniziò a roteare su se stesso e si
Materializzò
insieme a Rachel a parecchi metri di distanza dal retro della casa
dei Queen. Lei non si stupì: ormai ci aveva fatto
l'abitudine,
perché Regulus non voleva rischiare che Perseus si
affacciasse alla
finestra e lo vedesse salutare la figlia con un bacio che durava
sempre molto più di quanto qualsiasi padre fosse disposto ad
accettare.
Quella volta
tuttavia le
sue intenzioni erano molto diverse e meno piacevoli. Per questo
motivo, quando Rachel lo baciò, lui rimase immobile,
cercando di
resistere all'impulso di ricambiare e di non fermarsi più:
non
sarebbe stato giusto, non prima di dirle quello che doveva.
Rachel lo
lasciò andare
quasi subito, insoddisfatta e contrariata.
“Che
cosa ti prende?”
Lui
abbassò lo sguardo,
terrorizzato. Aveva temuto da sempre quel momento, ma adesso non
poteva più rimandare.
“Devo
parlarti”
disse, dopo essersi schiarito la voce.
“Ok,
parla, allora”
lo incitò lei, perplessa.
Regulus la
prese per mano
e la condusse dietro un gruppo di alberi.
“C'è
una cosa”
esordì, prima di perdere quel briciolo di determinazione che
gli
restava, “che non ti ho mai detto”.
L'espressione
di Rachel
si fece terribilmente seria.
“Cioè?”
chiese,
sospettosa.
Regulus
esitò. Quanto
non avrebbe voluto arrivare fino a quel punto... ma era stato lui a
scegliere. Era colpa sua.
“Non
so come dirtelo”
rispose poi, depresso.
Rachel rimase
muta, in
attesa. Regulus aveva una paura tremenda. L'avrebbe persa, ne era
sicuro. Ma del resto era proprio così che doveva andare. Non
poteva
farle rischiare la vita per un suo sbaglio. Fece un respiro profondo
e poi parlò.
“So
che non me lo
perdonerai mai, ma non voglio continuare a prenderti in giro. Io...
sono un Mangiamorte”.
Lo aveva detto
tutto in
una volta, desideroso di togliersi quel peso dallo stomaco, ma senza
guardarla. Attese qualche attimo in perfetto silenzio, infine si
azzardò ad alzare gli occhi su di lei.
Rachel lo stava
fissando
come se lo vedesse per la prima volta. Gli occhi sgranati, le labbra
appena schiuse per lo shock, sembrava quasi pietrificata.
“Che
cosa?!”
sibilò poi a fatica. Regulus non rispose, dandole la muta
conferma
della realtà dei fatti.
Lei aveva
cominciato a
tremare di rabbia, con i pugni serrati. Il suo viso mostrava un
miscuglio di emozioni: ira, sconforto ma soprattutto delusione.
Regulus non
sapeva
cos'altro dire perché avrebbe soltanto peggiorato la
situazione.
Stava aspettando la sfuriata che, ne era sicuro, non sarebbe arrivata
troppo tardi.
“Sei
un...” esordì
lei, ma non riuscì a trovare un aggettivo adatto a
definirlo. Rimase
in silenzio per alcuni eterni secondi, mentre tutta la rabbia le si
accumulava dentro, facendola fremere come una pentola a pressione. E,
infine, esplose.
“Me
lo sentivo! Sapevo
che lo avresti fatto! Sei contento, adesso? Ti piace andare ad
ammazzare la gente? Era questa la tua massima aspirazione?”
Mentre la sua
voce si
alzava sempre di più, lei lo spintonava ad ogni frase, e
Regulus
riusciva a mala pena a mantenere l'equilibrio.
“Da
quanto tempo fai il
tirapiedi di Tu-Sai-Chi?” chiese lei, ed era talmente
spaventosa
che Regulus non si sognò nemmeno di mentire.
“Da
più di un anno...”
rispose, con la voce fioca.
Negli occhi di
Rachel
comparve un lampo d'ira incontrollata e un attimo dopo, ancora prima
che Regulus si accorgesse di quello che stava per fare, lei lo
colpì
forte con uno schiaffo.
Era talmente
umiliato che
sarebbe voluto sparire all'istante, ma non si mosse: se lo meritava,
pensò. La guancia bruciava da morire, ma non era neanche
lontanamente paragonabile al dolore che provava nel vederla
così
infuriata.
“E me
l'hai tenuto
nascosto per tutto questo tempo?!”
Rachel stava
per
raggiungere gli ultrasuoni.
“Mi
dispiace” rispose
lui, mortificato.
“Non
è vero che ti
dispiace! Doveva dispiacerti prima di diventare un Mangiamorte! Non
ti è dispiaciuto quando hai deciso di fare
l'assassino!”
“Non
sono...”
“Sta'
zitto!” sbottò
lei, e Regulus non osò proseguire. Rachel lo spinse di
nuovo. “Mi
avevi promesso che non lo avresti fatto! Mi hai mentito per
mesi!”
Regulus temeva
di
ricevere un altro schiaffo ma Rachel era rimasta senza fiato,
nonostante i suoi occhi continuassero a lanciare fulmini e saette.
“Spiegami
perché”
sibilò con un tono talmente spaventoso che nessuno avrebbe
avuto il
coraggio di disobbedire.
“Lo
sai. Sono d'accordo
con il Signore Oscuro su molti argomenti” mentì
lui
volontariamente.
“Tutto
qui? Non è
perché in realtà sei semplicemente sprovvisto di
spina dorsale e
quindi esegui senza fiatare gli ordini di mammina?”
Regulus si
sentì in
dovere di reagire almeno quella volta.
“Lei
non c'entra...”
“Oh
sì, invece!
Smettila di fare il bambino e di difenderla sempre! Tu dovevi
dimostrare alla tua famiglia di essere migliore di tuo fratello e hai
deciso di farlo unendoti ai Mangiamorte! Mi congratulo, è
stata una
trovata davvero geniale!” Il suo tono sarcastico non si
accordava
con l'espressione furibonda del viso. Regulus notò con
dispiacere
come gli occhi le si fossero inumiditi. “E pur di
accontentare i
tuoi sei disposto a prendertela con delle persone che non ti hanno
mai fatto niente di male! Ma non ti vergogni?”
Regulus avrebbe
voluto
risponderle di sì, che lei aveva sempre avuto ragione e di
aver
commesso l'errore più grande della sua vita, ma si
trattenne. Rachel
non doveva sapere del suo cambio di rotta, così sarebbe
stata più
al sicuro.
I suoi occhi
erano lucidi
e arrossati, ma lei tentava ancora di resistere. Regulus si
rifiutò
di guardarla. Non voleva vederla piangere per colpa sua. Quanto era
stato stupido a rinunciare alle cose davvero importanti per inseguire
un'illusione...
“Mi
disgusti” disse
lei, mentre le lacrime cominciavano finalmente a rigarle il viso.
“Almeno avessi avuto la decenza di dirmelo subito,
così non mi
sarei illusa di contare qualcosa per te. A quanto pare è
più
importante un mago oscuro pazzo e sanguinario o lo stupido buon nome
della tua famiglia”.
“Non
è vero” reagì
lui. Doveva mentirle, ma non voleva che lei dubitasse di quello che
provava.
Ma Rachel gli
voltò le
spalle per nascondere le lacrime. Regulus avrebbe voluto consolarla,
era la cosa che desiderava più al mondo in quel momento, ma
non
poteva, perché era proprio lui a farla stare male. Rimase
immobile a
fissarle la nuca. Non aveva mai pianto davanti a lui, ed era una
scena alla quale Regulus non avrebbe mai voluto assistere.
“Rachel...”
provò,
sfiorandole il braccio. Lei si voltò di scatto e
allontanò la sua
mano con decisione ma allo stesso tempo con lentezza, come se le
costasse un enorme sforzo. La sua furia sembrava essersi sfogata del
tutto, lasciando spazio ad una cupa rassegnazione.
“Quel
Mangiamorte che
ha aiutato mia madre al san Mungo, eri tu?” chiese poi,
cogliendolo
alla sprovvista. Il suo tono non era più arrabbiato ma
mortalmente
calmo.
“Oh...
sì”.
“Ma
l'hai fatto solo
perché era mia madre. Se non l'avessi conosciuta, l'avresti
lasciata
morire come tutti gli altri Guaritori. Quindi non ti aspettare che ti
ringrazi. E pensare che sei pure venuto a cena da noi...
che
faccia tosta!” sbottò infine. Regulus fece
previdentemente un
passo indietro ma lei stava tentando, invano, di asciugarsi le guance
bagnate. “Perché hai deciso di dirmelo proprio
adesso, comunque?”
“Non
mi piaceva
prenderti in giro. Tanto prima o poi lo avresti scoperto da
sola”.
“Già,
perché tu hai
intenzione di continuare su questa strada, vero?” gli chiese
lei.
Regulus non riuscì a sostenere il suo sguardo e non rispose,
desiderando di poterle confessare che non avrebbe mai più
servito
Voldemort. Rachel però doveva pensare diversamente.
“Be', sappi
che io non ho intenzione di essere la fidanzata di un
Mangiamorte”.
“Lo
so...”
“Perché,
Regulus?”
chiese lei dopo una pausa di silenzio, e la sua voce si
spezzò.
“Potevamo essere felici insieme e invece hai rovinato
tutto”.
Anche lui aveva
la
tentazione di piangere ma la represse a fatica. Provò a dire
qualcosa ma non ce la fece.
“Sai
perché mi
dispiace?” aggiunse Rachel con la voce rotta dall'emozione.
“Perché
tu non sei malvagio. Sei diverso da come ti sei sempre sforzato di
apparire. Tu odiavi essere quel ragazzino introverso e pieno di
debolezze ma a me sei sempre piaciuto così. Non ti ho mai
chiesto di
dimostrarmi chissà cosa. Adesso però sei cambiato
e non ti
riconosco più. Credevo che fossi una persona migliore ma
probabilmente o mi sono sempre sbagliata oppure il Regulus di cui mi
sono innamorata non esiste più. In ogni caso, non vedo
motivi per
cui dovremmo continuare a vederci”.
Quelle parole
gli avevano
fatto più male di ogni altra cosa ma lui resistette
all'impulso di
dirle che non era cambiato così tanto, che il Regulus di
prima c'era
ancora ed era tornato. Sapeva di doverla assolutamente lasciare: se
Voldemort avesse intuito il suo tradimento, lei sarebbe stata la
prima persona che avrebbe cercato per punirlo, ormai lo conosceva
bene. E, pensò, in fondo era più facile che fosse
lei a lasciarlo:
non credeva che ne sarebbe stato altrettanto capace.
“Vattene,
adesso. I
miei potrebbero avermi sentita” disse Rachel. "Lasciami sola".
Regulus
annuì. La guardò
negli occhi, prolungando quel contatto visivo finché gli fu
possibile, desideroso di poter tornare indietro nel tempo e
cancellare tutti i propri errori.
Mentre si
Smaterializzava, ebbe la sensazione che lei gli stesse sussurrando
qualcosa che poteva suonare come “Stai attento”, ma
non ne era
poi tanto sicuro.
Cercò
di ignorare il
nuovo dolore che si era aggiunto al fardello che aveva scelto di
portare. Adesso doveva occuparsi di scoprire il segreto del
medaglione di Voldemort, senza pensare ad altro e senza distrazioni.
Non sapeva dove
quella
scelta lo avrebbe portato ma era deciso ad andare fino in fondo, a
qualunque costo. Era consapevole del fatto che avrebbe rischiato la
vita ma non si era mai sentito tanto determinato come in quel
momento. Voleva svelare quell'enigma da solo e senza umiliarsi a
chiedere aiuto a Silente o a chiunque altro.
Lo aveva deciso
quella
stessa notte: era quasi una questione personale. E sapeva
già
a chi
chiedere per primo.
01.
Addio.
02.
Ricordi.
03.
Speranza.
04.
Bellezza.
05.
Fotografia.
06.
Gatto.
07.
Cane.
08.
Musica.
09.
Fuochi d'artificio.
10.
Cioccolato.
11.
Carta.
12.
Paura.
13.
Sole.
14.
Sangue.
15.
Bambola.
16.
Ali.
17.
Cuscino.
18.
Candela.
19.
Dolce.
20.
Amaro.
21.
Pelle.
22.
Ghiaccio.
23.
Sogno.
24.
Incubo.
25.
Risveglio.
26.
Incontro.
27.
Vertigine.
28.
Lacrime.
29.
Attesa.
30.
Noia.
31.
Felicità.
32.
Dolore.
33.
Solitudine.
34.
Silenzio.
35.
Campanello.
36.
Nascosto.
37.
Gelosia.
38.
Nodo.
39.
Caldo.
40.
Freddo.
41.
Tempo.
42.
Bacio.
43.
Sorriso.
44.
Desiderio.
45.
Illusione.
46.
Specchio.
47.
Latte.
48.
Caffè.
49.
Potere.
50.
Strada.
Mi dispiace tanto per il modo in cui è finito il capitolo, ma è così che deve andare: esigenze di copione. Se vi può consolare, io sono la prima ad avere le lacrime agli occhi... T_T
Tuttavia, può sembrare strano ma scrivere questo capitolo mi è piaciuto un sacco, soprattutto la prima parte. Come avrete notato, ho cambiato molte cose rispetto a quando ho scritto "Slytherin love": Regulus non dice a Rachel che si è pentito (per ora) e lei si arrabbia di brutto perché è stata messa di fronte al fatto compiuto. Cambierà anche il modo in cui lui verrà a sapere degli Horcrux (mica posso fare tutto uguale!)
Del resto doveva andare così: se lei si deve salvare, non deve sapere nulla degli Horcrux o del fatto che Regulus stia cercando di farla pagare a Voldemort
Lo sapete che mancano 4 capitoli, sì? :-( Da scrivere me ne mancano due interi e metà del terzo... se penso che questa fanfiction ha quasi un anno! O_O
Quasi dimenticavo: buon Primo Maggio a tutti!
Prossimo aggornamento: 8 maggio
Alohomora: il portaombrelli l'ho voluto mettere per rendere un po' di giustizia a Tonks! Ho capito che lei è goffa, ma quello sta anche in mezzo ai piedi, insomma! XD Chissà, forse la tua ipotesi su Orion potrebbe essere giusta. Si sarà reso conto di aver condannato il proprio figlio. Sei convinta della reazione di Rachel? Mentre lo scrivevo ero a pezzi e scommetto che dopo aver letto questo capitolo mi odierai... Ma se stavolta devo farla sopravvivere, lei non dovrà sapere nulla. Però la rivedrai nell'ultimo capitolo, e senza litigi come questo.
Circe: grazie, mi piace mettere un po' di me stessa nei personaggi, però solo quando so che in certe situazioni si comporterebbero in un modo simile a me, altrimenti lascio perdere. Ho intenzione di dare un po' di spazio a Bellatrix in uno dei prossimi capitoli, perché non ho mai approfondito molto il suo rapporto con Regulus, e mi piacerebbe farlo. Spero che i pensieri di Regulus ti siano piaciuti!
MEISSA_S: prima di tutto, grazie mille per il voto! Invece mi dispiace per il capitolo scorso: quando l'ho pubblicato ho pensato proprio a come ci saresti rimasta male. :-( Non so quale sia la tua idea sull'allontanamento tra Alshain e Alphard, e ammetto che nemmeno io ho ancora deciso del tutto, quindi magari te lo farò sapere in anteprima via email, così mi dirai se è troppo uguale alla tua idea, ok? Per quanto riguarda il sarcasmo di Voldemort, quello che ho inteso dire è che Voldemort è sicuro che Kreacher morirà, quindi lo zelo che Regulus mostra nel volergli affidare l'elfo che ritiene migliore ha provocato in lui da una parte un po' di stupore perché non si sarebbe aspettato che Regulus esaltasse così un "essere inferiore" e, dall'altra, allo stesso tempo un qualche maligno compiacimento. Insomma, un po' contorto, ma non ho pensato ad un tentativo di Voldemort di metterlo in imbarazzo, anche se potrebbe essere stato un ulteriore motivo!
_Mary: ahah, be', spero di non aver fatto la "tragggedia strappalacrime" in questo capitolo! Ho cercato di rendere tutto il meno melodrammatico possibile, ma non sono riuscita a fare di meglio. Regulus ti ha proprio preso alla lettera: si è ricordato perfettamente le parole di Sirius. Lo avevo detto che questa volta avrebbero fatto centro! Grazie mille per il voto! :-)
vulneraria: all'inizio Barty non pensavo di inserirlo, ma alla fine ho deciso di sì, perché in fondo è ancora amico di Regulus e crede di avere i suoi stessi "ideali". D'ora in poi non sarà più così, visto che Regulus ha deciso di tradire Voldemort. Sono contenta che l'arrivo di Sirius sia stata un'idea apprezzata! Grazie!
deaselene: Sirius non è entrato sia perché non voleva essere di nuovo in quella casa che lui considera una prigione sia perché immaginava che sua madre non sarebbe stata molto felice di rivederlo! Il funerale di Orion si sarebbe traformato in una rissa in piena regola, perciò ha preferito evitare! Sì, hai indovinato. Non sono tante le volte in cui a Voldemort serve un elfo domestico!
Mirwen: Sirius trova sempre il modo per sorprendere tutti, eh? XD Spero che il capitolo ti sia piaciuto.
malandrina4ever: ahah, tranquilla, il capito non scappa! Anche a me però succede che se non recensisco subito mi dimentico quasi tutto. Certe volte mi scordo quello che voglio dire anche mentre sto recensendo! XD Rachel voleva evitare che scoppiasse una rissa in piena regola davanti alla porta di Grimmauld Place, ma alla fine è andata meglio del previsto. Peccato che stavolta ci abbia pensato lei e fare un casino!
Hale Lover: sì, anche io penso che i fratelli Black abbiano un gran fascino! Mi sono meravigliata quando ho letto che ti piace Walburga! Io le ho sempre preferito Orion (almeno lui non ha tormentato le generazioni future con un ritratto urlante!) ma non mi piacciono entrambi per come hanno trattato Sirius e per come hanno mandato Regulus al macello... però ammetto che mi piace scrivere di loro! Mi incuriosiscono tutti e due, come tutti i Black, del resto.
felpy90: non so se leggerai questa risposta, ma provo lo stesso a risponderti qui. Ti ringrazio tantissimo per il voto, mi ha fatto molto piacere, e infatti adesso sono tutta contenta! Ho cercato di impegnarmi nel creare il personaggio di Rachel e il fatto che tu l'abbia apprezzata mi è motivo di grande soddisfazione! Grazie!
DubheBlack: non ho mai descritto in diretta il momento in cui Kreacher racconta tutto a Regulus e spero di avere reso bene l'idea! Spero che la reazione di Rachel non ti abbia rattristata troppo, anche perché è una situazione momentanea e presto Regulus le confesserà di essersi pentito. Quanto a Sirius, temo che se ne riparlerà nel seguito! ^_^