Perfection
I miei genitori adoravano la perfezione.
Fin da quando ero bambina,
me ne ero resa conto. La mia stanza era perfettamente
quadrata, non un centimetro di più. Le mura erano state dipinte di azzurro vivo
con cura maniacale, i mobili tutti sistemati ad almeno dieci centimetri di
distanza tra loro. Era un gioco perfetto ed io vi vivevo nel mezzo.
A me, quella perfezione, faceva paura. Tentavo di deturparla in qualsiasi modo,
seminando disordine ovunque, ma ciò che ottenevo erano solo sgridate e punizioni,
non mi sentivo mai veramente libera.
Venivo rinchiusa nella mia camera, dalle pareti azzurre senza una minima
traccia di sbavatura, dormivo nel mio letto ben distanziato dall’armadio,
vivevo nella mia stanza quadrata. E mi
sentivo soffocare ogni volta.
I miei genitori adoravano la perfezione.
Quando ero adolescente,
loro pretendevano tutto da me. Tutto ciò che io non potevo dar loro, perché io
non ero perfetta come volevano loro, io ero io. Si aspettavano troppo, io non potevo farcela. Voti alti, vita brillante,
condotta eccellente, amici importanti … volevano questo da me.
Io non ci riuscivo. La perfezione ora non mi faceva paura, ma era un luogo
lontano a cui arrivare. Ed io correvo, correvo il più veloce possibile, ma non
arrivavo mai a destinazione. Sembrava che quel luogo si allontanasse ogni volta
che io facevo un passo in quella direzione.
Ed io vivevo con i miei voti normali, con una vita normale, una condotta
normale e degli amici normali. E mi
sentivo soffocare ogni volta.
I miei genitori adoravano la perfezione.
Quando avevo diciassette anni, loro si lamentavano perché non ero mai stata
abbastanza e mi presentavano la vera perfezione che si stagliava tutti i giorni
davanti ai miei occhi: mia sorella Molly. La usavano come esempio per farmi
sentire inferiore. Molly era bella, si era diplomata col massimo dei voti,
aveva amici brillanti ed una vita perfetta. Molly era la perfezione che loro
adoravano e che io non riuscivo a raggiungere.
Passai l’estate prima del mio ultimo anno ad Hogwarts chiusa nella mia camera
soffocante, dalle pareti azzurro vivo a piangere
silenziosamente, chiedendomi perché la perfezione sembrava negarsi davanti a
me. E mi sentivo soffocare ogni volta.
Ero tornata al punto di partenza.
I miei genitori erano malati di perfezione.
Tuttora non so cosa li abbia
spinti a cercare sempre con ansia quella perfezione che a me mancava, non so
cosa facesse in modo che loro ambissero ad essere impeccabili sotto ogni punto
di vista. Non lo so e forse non lo saprò
mai.
Non lo saprà mai neanche Molly, intrappolata nella sua vita perfetta, che non
ha mai il tempo per parlare con me, rinchiusa nelle
sua quattro mura azzurre di vita.
Ma io l’azzurro l’ho esorcizzato, io l’ho portato fuori da quel mondo. Ho
portato via la mia camera soffocante dalla mia vita. Io l’azzurro l’ho addosso,
i miei capelli neri sono tinti a ciocche azzurre. Ed io mi sento bene per questo. Non perfetta. Ma bene. Felice con me stessa. Non è meglio questo?
I miei genitori erano
malati di perfezione ed erano intrappolati nella loro vita quadrata.
Ed io, invece, sono viva.
Angolo Autrice
Lo so, non scrivo da una
vita. Lo so, credetemi.
Questa storia è su Lucy
Weasley, la mia Lucy. So che questa visione è un po’ troppo esagerata e non
vedo neanche Percy e Audrey come dei genitori che esigono la perfezione dai
loro figli, ma mi è uscita così. Anche perché è vista dal punto di vista di
Lucy, e la mia Lucy è un tipetto melodrammatico.
Comunque, come già detto,
per ora le mie long sono momentaneamente sospese. Per Confessions
… be’, non so se la continuerò così. Sto tentando di riscriverla da capo, ma
poi vi farò sapere meglio, promesso ù.ù
grazie per aver letto <3
El.