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Autore: miseichan    03/05/2010    5 recensioni
Un ricevimento di nozze che dura ben dodici ore. Fra alcool a fiumi, angeli, pioggia e bugie in una notte ne possono succedere tante, ma proprio tante. Bella conosce tanti luoghi comuni: “Non tutto il male vien per nuocere” è uno di questi, e quando il male si chiama Edward non trova niente di che lamentarsi; un altro però è “Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio” e anche questo, in una All night long, va tenuto bene in mente. STORIA SOSPESA PER VACANZE ( brevi )… scusate!!
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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All night long


* 19.30 *

 

Doveva essere uno scherzo.

Non c’erano altre spiegazioni. Per quale motivo altrimenti un perfetto sconosciuto mi si sarebbe avvicinato, salvandomi da un attacco calcolato di un gruppo di carogne?

Guardai ancora il ragazzo fermo di fronte a me: mi fissava con due occhi di un celeste talmente chiaro da essere disarmante nella sua innocenza. Era una finta però: bastava abbassare lo sguardo sulle labbra atteggiate in un sorriso malizioso e scaltro per capire che era tutt’altro che innocuo.

Era alto, almeno venti centimetri più di me; indossava quello che doveva essere uno smoking ma era incompleto: pantaloni neri che gli cadevano a pennello ed una camicia bianca, senza cravatta e con i primi bottoni aperti. Si intravedeva la pelle bronzea del petto e si intuivano chiaramente muscoli ben definiti sotto quel po’ di stoffa chiara.

Non aveva alcuna giacca ed era quello che stonava leggermente, distinguendolo dal resto degli uomini nella sala: tutti in nero dalla testa ai piedi.

Mi osservava silenzioso con un accenno di divertimento sul viso. Mosse la mano verso l’alto, portandola nei capelli neri che scompigliò con un gesto fluido, quindi si avvicinò a me leccandosi le labbra rosse che risaltavano particolarmente nel viso abbronzato.

Io arretrai spalancando gli occhi: ma che stava succedendo quella sera?

Lui sorrise, atteggiando il viso in un espressione rassicurante a cui non credetti neppure per un istante: non mi piaceva quel ragazzo. Era troppo.

Troppo attraente, troppo alto, troppo atletico, troppo bello, troppo sconosciuto, troppo tutto.

Soprattutto poi troppo giovane: non poteva avere più di venticinque anni e a dirla tutta non poteva essere veramente attratto da me! Doveva avere sicuramente un qualche giochetto in mente.

Scossi violentemente la testa, mentre mi rendevo improvvisamente conto di essermi dimenticata una cosa a dir poco fondamentale e che mai avrei dovuto dimenticare: ero sposata, santo Dio!

Lui rise, distraendomi dai miei pensieri: sembrava realmente interessato al mio comportamento che a quanto pareva non riusciva a spiegarsi. Si avvicinò ancora di qualche passo, facendomi arretrare fino a trovarmi con le spalle al muro. Lui mi bloccò ogni via di uscita posando le sue mani sul muro dietro di me: esattamente ai lati del mio collo, tanto vicine che riuscivo a sentirne il calore.

Presi un bel respiro, ricordando di trovarmi in un salone pieno di gente: non poteva succedermi niente. Non poteva succedermi niente. Sì, l’importante è crederci!

- Cosa vuoi da me?-

- Farti compagnia fino a domani mattina-

Rispose con naturalezza, come se la cosa fosse ovvia. Arrossii e abbassai lo sguardo, non riuscendo più a reggere il suo. Iniziai a temere che volesse approfittare di me in qualche modo: forse era un ricercato, forse doveva nascondere qualcosa, forse avrebbe tentato di violentarmi!

Sentii due dita sollevarmi il mento e incontrai i suoi occhi: mi studiavano assorti e impensieriti.

Quando parlò lo fece seriamente, con un tono che non ammetteva repliche e che non nascondeva niente: nessuno avrebbe potuto pensare che stesse mentendo.

- Non ho intenzione di farti niente: semplicemente ho fatto la grandissima stronzata di promettere allo sposo di essere qui stasera. E ancora peggio, sono venuto da solo. Non so se hai notato ma per superare una serata come questa bisogna essere per forza in due. Ora, mi è sembrato di capire che fossi sola anche tu: ti ho vista in difficoltà e sono intervenuto. Ti spiace?-

Scossi la testa, piano, senza smettere di fissarlo negli occhi.

No! No, che non mi dispiaceva! Oh, mio Dio… avrebbero dovuto ricoverarmi.

Lui sorrise, mostrando una fila di denti bianchissimi e accarezzandomi con un dito la guancia continuò:

- Mi permetti di essere tuo marito stanotte?-

Mai come in quel momento mi sembrò di essere impazzita.

Dovevo aver perso la testa, non c’erano altre spiegazioni.

Sicuramente dovevo essere ancora nella cabina del bagno, raggomitolata su me stessa, a versare amare lacrime. Perché era impossibile che un sensualissimo venticinquenne di nome Edward si fosse appena offerto di interpretare la parte di mio marito!

Cioè… dovevo star sognando: quella sarebbe stata semplicemente un’opportunità incredibile e inaspettata, ma soprattutto irrifiutabile, di concludere la serata a testa alta.

A me, Bella, non accadevano cose del genere.

Lui però era ancora davanti a me, sentivo ancora una scia infuocata sul punto in cui mi aveva sfiorata, avevo ancora i suoi occhi di cristallo fissi nei miei. Allungai con lentezza calcolata una mano verso il suo viso, sfiorandogli indecisa la guancia, come per accertarmi che fosse reale.

Sentii sotto il palmo un solleticare diffuso, un pizzicore dovuto a piccoli peli che cercavano di crescere; continuai a far scorrere le dita, arrivando fino al collo e fu a quel punto che la sua mano mi strinse il polso, fermando la mia. Lessi un accenno di tormento nei suoi occhi che scomparve però non appena sentii ancora la sua voce:

- E’ un sì o un no, Bella?-

Annuii, non sapendo più che fine avesse fatto la mia voce: sembrava essere scomparsa improvvisamente. Il sorriso di Edward mi stordì, abbagliandomi. La sua mano lasciò il mio polso e prese posto velocemente nella mia, stringendola forte.

- Andiamo-

Mi trascinò con sé verso i tavoli, senza darmi modo di fare o dire alcunché: era lui a condurre il gioco. Un gioco sbagliato, pericoloso, che non avrei dovuto fare.

Un gioco anche terribilmente eccitante, avrei dovuto aggiungere.

Pensai a Mike, bloccato nel suo ufficio e sommerso dai fascicoli e mi sentii in colpa: cosa stavo facendo? Mi ero trovata un marito sostituto. Si poteva o c’era qualche regola non scritta che lo vietava? Non ebbi modo di rispondermi che Edward si fermò di colpo.

Mi colse di sorpresa e quasi gli sbattei contro, lui ebbe ottimi riflessi però: mi sorresse immediatamente, mettendo le sue mani sui miei fianchi.

- Che tavolo hai, amore?-

- Il dieci-

La voce era tornata, ma lo stupore non se ne era andato: mi aveva chiamato “amore?”

Sorrisi fra me e me mentre raggiungevamo il tavolo, pensando alla risposta che mi ero data ancora una volta da sola: in fondo aveva ragione, eravamo sposati o no?

Edward lanciò un’occhiata ai segnaposto sul tavolo, trovò il mio e spostò la sedia per farmi sedere.

Rimasi sconcertata da quel gesto di cavalleria: quanto… quanto tempo era che qualcuno non faceva una cosa così per me? Lui mi sorrise ancora, sembrava quasi che non riuscisse a smettere.

Presi posto, accomodandomi e continuando a studiare i suoi movimenti: lui prese il segnaposto della posizione accanto alla mia e si allontanò velocemente. Qualche tavolo più in là scambiò due segnalini e tornò da me. Quindi poggiò il segnaposto appena preso e si sedette con un sospiro:

- Ora siamo allo stesso tavolo-

- Edward Cullen-

Lessi in un sussurro dal suo cartellino. Lui annuì, leggendo al contempo il mio e poi ridacchiò:

- Ah, tesoro, ma allora non hai voluto prendere il mio cognome!-

Sorrisi, contagiata dalla sua euforia: sembrava un bimbo a Natale, un bimbo bellissimo, certo.

Gerardo avvicinò la sua sedia alla mia, attaccandole quasi e mi avvolse con un braccio la vita.

Si piegò su di me, iniziando a baciarmi il collo languidamente. Io mi irrigidii di colpo: cosa diavolo stava facendo?! Si era parlato di fingere ma non…

- Bells, devi scioglierti… rilassati, dolcezza-

Feci per scostarlo brutalmente: non avevo alcuna intenzione di lasciarmi coinvolgere fino a quel punto in quella recita malsana. Marito e moglie sì, ma non in quel modo! Non erano quelli i patti!

Mi sentivo un’attrice da quattro soldi che per altro interpretava una parte già vista in milioni e milioni di film: solo che io non ne ero nemmeno in grado.

Ero sul punto di mollargli un sonoro ceffone, forte abbastanza da slogargli la mandibola, quando mi accorsi che tutte le altre sedie del tavolo si stavano riempiendo: presero posto i nostri quattro compagni e finalmente capii il perché del gesto di Edward.

Lo sentii ridacchiare vicino al lobo del mio orecchio mentre lo stringeva piano con i denti, attaccandosi ancora di più a me: a quel punto non riuscii più a fermarmi e mettendogli le mani sul petto tentati di allontanarlo. Lui oppose un po’ di resistenza, poi si staccò di buon grado con un sospiro abbastanza sonoro e mormorò, a voce bassa ma facilmente udibile dai presenti:

- Piccola, tu così mi farai impazzire-

Lo disse con un tono tale da farmi salire un brivido lungo tutta la schiena: ci volle tutta la mia forza di volontà per impedirmi di girarmi verso di lui. Ma non potevo farlo: sapevo che in quel caso il leggero rossore che mi colorava le guance avrebbe raggiunto livelli di allarme.

Mi distrassi invece, ignorando volutamente il suo braccio che mi stringeva e la sua mano che lentamente mi solleticava il fianco; mi concentrai sulle altre persone del nostro tavolo: con sollievo mi accorsi che non conoscevo nessuno e che non c’era nemmeno una ragazza del gruppo delle iene.

Con sconforto invece notai che fra i componenti delle due coppie, due dovevano avere all’incirca l’età di Edward e due la mia: mi assalì il solito senso di ansia mentre iniziavo a riflettere su cosa potessero star pensando di noi due che avevamo circa dieci anni di differenza.

- L’amore non ha età-

Sgranai gli occhi sentendo le parole che Edward mi aveva sussurrato: come aveva fatto a capire a cosa stessi pensando? Lo guardai con un misto di sorpresa e gratitudine: era riuscito con quattro parole ad arginare la mia crisi, lui mi sorrise e quindi si rivolse agli altri, cercando di eliminare il disagio che regnava su tutti.

- Non ci conosciamo, vero? Permettete che mi presenti: io sono Edward e lei è mia moglie Bella-

Si presentarono anche gli altri: il primo a parlare fu Jasper, il più giovane, che parlò anche per la sua fidanzata Alice; entrambi timidi e minuti sembravano usciti da un film di elfi: era come se fossero fatti di porcellana, sottili e delicati. Poi prese invece la parola Rosalie: alta, molto più di me anche senza i tacchi pensai con un briciolo di invidia, una cascata di capelli ricci e rossi ed una voce squillante; il marito era un omone calvo e leggermente sovrappeso, con un sorriso tanto bonario quanto ingenuo, che sembrava non respirasse nemmeno senza il permesso della compagna. Il genere di coppia di cui ci si chiede insomma “Cosa ci fa una come lei con lui!?”

Edward al mio fianco sembrava aver ascoltato gli altri per davvero, rispondendo e commentando cose da loro dette e a cui io non avevo prestato attenzione: uno dei miei tanti difetti è proprio quello di non riuscire a concentrarmi a lungo, finisco sempre per distrarmi prima del dovuto.

Ricominciai ad ascoltare la conversazione mentre gli uomini avevano appena cominciato un’accesa discussione sul calcio, cosa di cui non mi sorpresi affatto: avevo letto un articolo una volta, in cui si vedeva come il cervello dei maschi fosse unicamente diviso fra sport, auto, sesso e cibo.

C’era poi anche il relativo per le donne che avevo preferito non guardare.

- Ti vanno gli antipasti, Bells?-

Ritornai alla realtà con un sobbalzo, girandomi di scatto e trovando il viso di Edward vicinissimo al mio che mi guardava interrogativo. Cosa mi aveva chiesto?

Lui sembrò capire qualcosa, perché con un mezzo sorriso annuì fra sé e sé. Quindi si rivolse ad un cameriere appena alla mia destra di cui non mi ero per niente accorta, dicendo che due porzioni miste andavano benissimo, grazie.

Mentre il cameriere aspettava che anche gli altri ordinassero, Edward mi fece l’occhiolino, dandomi un bacetto a stampo e sussurrando a fior di labbra:

- Soffri di calo dell’attenzione, tesoro?-

Spalancai gli occhi al suo gesto, sentendomi ancor più a disagio, prima di rispondere con aria fintamente afflitta:

- Sì, la mia è a breve termine, che ci vuoi fare?-

Lui rise, cogliendo forse l’accento aspro nelle mie parole che non era dovuto alla sua domanda quanto al fatto che continuava a non mantenere alcuno spazio fra di noi.

Fece per rispondere ma venne interrotto da un altro cameriere che ci servì, poggiando due diversi piatti sul tavolo. Diedi un’ occhiata distratta al contenuto del mio, quasi completamente indifferente.

Aspettai che anche gli altri fossero pronti e infilzai una carotina con la forchetta. L’avevo appena messa in bocca quando Edward mi chiamò con un leggero pizzicotto che mi fece sobbalzare:

- Rosso o bianco?-

Accennò con il mento alle bottiglie di vino e mi rivolse uno sguardo interrogativo.

- Perché?-

Si avvicinò come suo solito, tanto da abbracciarmi quasi del tutto prima di sussurrare con il tono di chi spiega qualcosa di molto semplice ad un bambino molto piccolo:

- Sono tuo marito, ti sembra che non debba sapere che vino beve mia moglie? Come ti servo poi, tesoro? Non posso avere lacune di questo genere!-

Sorrisi, per poi sussurrare a mia volta, in tono quasi cospiratorio ed alquanto divertito:

- Bianco, allora. E tu?-

- Io no-

Si sporse per afferrare una bottiglia e riempì il mio calice: un bicchiere lungo e affusolato di vetro pregiato. Si accorse probabilmente della mia aria sconcertata alla sua risposta secca, perché poco dopo si decise a spiegare:

- Non posso bere, amore: poi mi prendo una bella sbronza e chi ci sta attento a te?-

Lo disse con sicurezza, come fosse una cosa normale e che aveva sempre fatto. Eppure non riuscii a credergli: non saprei dire il perché ma non mi sembrava fosse quella la verità, come se un qualcosa nei suoi occhi, per un momento non più limpidi come al solito, mi avesse lanciato un’avvisaglia.

Edward intuì che il discorso non era ancora finito e con un sospiro allontanò il braccio dal mio fianco per estrarre le posate dal suo tovagliolo.

Sorrisi, in parte divertita da come riuscisse a capire le mie intenzioni fin da subito e aprii la bocca per interrogarlo ancora. Non la feci però quella domanda: delle fette di prosciutto nel suo piatto mi distrassero, facendomi dimenticare il mio intento.

- Posso?-

Mi sentii ridicola nel momento stesso in cui lo domandavo: non ero mica una bambina, insomma. Non era normale che una cosa qualsiasi non in mio possesso potesse distrarmi a tal punto!

- Cosa?-

Edward mi guardò senza capire: era sorpreso che la domanda fattagli non fosse quella che si aspettava e non era riuscito a capire cosa volessi. Sorrisi imbarazzata, indecisa se continuare o meno, alla fine mi decisi per il sì: cosa avevo da perderci in fondo?

- Il prosciutto: io non ce l’ho-

Dissi tutto d’un fiato, riuscendo a mala pena a trattenere una risatina nervosa.

Lui sgranò gli occhi, meravigliato e quando rispose lo fece con entusiasmo, come se il mio buon umore fosse riuscito a farlo tornare anche a lui:

- Naturalmente, non c’è da chiedere!-

Ridacchiando e avvicinandosi di nuovo continuò, allungandosi verso il mio piatto:

- Io invece ti rubo le mozzarelle-

Ne prese un paio senza che avessi ancora realizzato, per poi trasferire tutte le sue fettine di prosciutto dal suo al mio piatto. Il mio sorriso si allargò ancora di più a quel suo gesto.

Adoravo quel suo modo di comportarsi tranquillo, sicuro e sempre pronto a tutto: giocoso e brioso tanto quanto serio e riflessivo. Era come se al tempo stesso impersonasse un ragazzino ed un adulto.

Continuammo a scambiarci gli antipasti, scambiandoli di posto, rubandoceli in un coro di risate, incuranti del fatto che al nostro tavolo ci fossero altre persone e di cosa queste potessero pensare.

Non erano cose che in quel momento ci toccavano.

 Avevamo trovato un equilibrio, un nuovo giochino da aggiungere al nostro e non ci facemmo scrupolo di godercelo fino in fondo.

 

*

 

 

Premesso che solo i primi aggiornamenti saranno così veloci (li ho già pronti ^^)

Ci tengo a ringraziare di cuore chiunque passi di qui e riesca a leggere senza scappare a gambe levate **

Se poi lasciaste anche un mini commentino, così per sapere com’è, mi farebbe ancora più piacere!! ^^

Un bacio e alla prossima!

   
 
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