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Autore: Karyon    04/05/2010    0 recensioni
Quando avviene un evento negativo – o un qualcosa che ha tutte le carte in regola per scombinare la mano di quell’assurda partita che ti sbatti tanto a giocare, è matematicamente certo che piova.
Fottuta acqua che non la pianta mai di scrosciare sulla tua testa già abbondantemente incasinata, senza che ci si metta anche un’ esondazione e colmarla di roba.

Partecipa a "A year together" del Collection of Starlight.
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Quando smetti di sentire l’egoismo
                                  E cominci a respirarlo – come se fosse aria? »
 

Far Away
3 Maggio
 
Quando avviene un evento negativo – o un qualcosa che ha tutte le carte in regola per scombinare la mano di quell’assurda partita che ti sbatti tanto a giocare, è matematicamente certo che piova.
Fottuta acqua che non la pianta mai di scrosciare sulla tua testa già abbondantemente incasinata, senza che ci si metta anche un’ esondazione e colmarla di roba.
Quella mattina di allergica e pollinosa Primavera, c’era un sole da far invidia alla California nelle migliori giornate estive.
La lettera di Monica arrivò sul suo letto sfatto, portando con sé la scia di delicato profumo d’arancio che tanto aveva sognato negli anni passati; Monica era una studentessa d’arte, dai fiammanti capelli ad onde e occhi da illuminare la notte.
Aveva amato Monica – tanto, troppo – ed era fuggito per quello.
Ora era lì, con la lettera di carta rosata e la grafia tondeggiante stretta in pugno, sulla dannata passerella di quello schifo di stazione.
«Maledetta allergia del cazzo!» Sbottò Brian, infilandosi gli occhiali da sole, giusto per nascondere il rossore da irritazione che gli tormentava gli occhi da un mese buono; dopodiché lanciò un’occhiata verso il nulla dei binari alla sua destra, con una nuova imprecazione e uno sbuffo.
«Oi, ragazzina, sei ancora con noi?» Mugugnò, continuando a guardare la sterminata e desolante distesa della Western Station.
Si chiedeva ancora per quale stupido motivo la Femminuccia avesse tanto rotto per accompagnarlo, se poi non spiccicava parola da più di mezz’ora.
«Joe?» Si decide a dire, mentre si girava a guardarlo attraverso le lenti scure.
Il biondo si limitò a sistemare meglio la schiena lungo la parete e ad alzare il volume dell’ ipod – probabilmente sfondandosi i timpani già sordi di loro.
Brian roteò gli occhi: come se lui non sapesse cosa stesse accadendo in quella testolina bacata; l’epica battaglia tra lo sputargli in faccia, mandandolo al diavolo o sciogliersi in lacrime come un’adolescente in crisi pre-mestruale. Scelta ardua e complicata e – a giudicare dalle occhiatacce – propendeva per la vittoria della “schiera maschile”.
Peccato che lui fosse assolutamente terribile nell’attuare qualsiasi forma anche lontanamente vicina alla consolazione, soprattutto se poi la colpa era sua.
«Jay, ascoltami…» cominciò, passandosi una mano sulla nuca. Bel tentativo inutile, visto che già da lì riusciva a sentire quegli psicotici dei Black Sabbath sgolarsi a pieni polmoni; provò un assalto frontale, salvandogli l’udito, oltre che quegli ultimi momenti insieme.
«Ti va di parlare?» Approcciò, mentre un paio di occhi azzurri cominciavano a radiografarlo come ogni volta.
«Andiamo, parlami. Non posso estrapolarti le cose dal cervello».
«Cosa devo dirti?» Gli sputò addosso Joe, scostandosi nello stesso istante che l’altro saltava sul muretto.
«Quello che provi, da bravo ragazzo in psicoanalisi come sempre!» Ribatté Brian, fermandosi un attimo prima del limite critico di sopportazione; se avesse sbuffato, c’era da giurare che lo avrebbe piantato lì.
«Questa volta te lo risparmio» sibilò quello, rificcandosi le cuffie nelle orecchie.
Brian si concesse qualche minuto per fissare il suo profilo, poi tirò delicatamente il filo della cuffietta di destra «No, ora invece di conviene dire qualcosa. Avanti, non me ne andrò con te che fai la statua di sale» replicò, con intonazione irritata.
Joe rise con amarezza «Non so cosa dirti, Brian. Sembra che abbia fatto già tutto tu… siamo in una stazione» fece, guardandosi intorno. «Io mi sono limitato a prendere atto di una cosa già decisa in partenza» concluse poi, bevendo dalla cannuccia della coca cola.
Brian sospirò «Questa cosa ti fa star male?»
Non terminò la frase che Joe ricominciò a ridere, saltando improvvisamente giù dal muretto e calciando la lattina vuota tra i binari assolati.
«No “star male” non è il termine giusto…» soppesò, mentre lo sguardo vagava un po’ ovunque, fino a soffermarsi su di lui. «Non conosco il termine giusto per questo. So solo che stai partendo, così – da un giorno all’altro – senza preavviso, per l’Europa. Dopo aver ricevuto la lettera di una donna che hai amato ma ti ha fatto soffrire. Avete sofferto entrambi. No, non so se tutto questo ha un nome» spiegò Joe, affondando le mani nei cascanti pantaloni scuri.
Brian non aveva mosso muscolo e non cambiò espressione quando disse «Sarà per poco».
Bugia.
Sapeva che non avrebbe potuto resistere, non se avesse rivisto lei.
Joe rimase a guardarlo, immobile per un istante, come a chiedersi se anche lui credesse a tutto quello che diceva «L’ultima volta sei rimasto via per due anni. Due anni, Brian».
«L’ultima volta non conoscevo voi, non conoscevo te» ribatté l’altro, tuttavia la sua voce era atona, come se cercasse di placare un bambino esagitato. 
Joe sospirò, mentre guardava al cielo «Non ti è interessato minimamente di me o di noi, altrimenti avresti avvisato di questa tua nuova altruistica idea!» Sbottò, prendendo un attimo il controllo che si era imposto di mantenere fino alla fine.
Ci fu un attimo di silenzio – vento caldo sulla pelle immobile, sui pensieri che scorrevano veloci.
«Devo farlo, Joe. E’… è una decisione mia, solo mia» sussurrò alla fine Brian, senza abbassare lo sguardo: non sarebbe stato giusto.
Joe ghignò, sinistramente quasi «Ecco, ora ripetiti il tuo nuovo mantra “Se l'egoismo fosse una religione io ne sarei il profeta» fece, tentando di sorridere, mentre una strana rabbia si faceva strada su per i nervi.
Sentiva il prepotente impulso di picchiarlo, picchiarlo fino a svenire.
Brian saltò dal muretto, incrociando le braccia e inclinando il capo di lato «Sei ingiusto, adesso».
«’fanculo, sei un fottuto egoista…» mugugnò Joe, stringendo i pugni tremanti.
L’altro sospirò «Sì, forse sono egoista, ma devo farlo. Tu non capisci, questa storia… deve concludersi, in un modo o in un altro. Devo buttarmi indietro tutto, per ricominciare» spiegò, mentre gli si avvicinava.
«Fa quello che vuoi, rimani anche lì, non mi interessa» grugnì Joe, saltando via dalla sua presa.
«Bimbo, non farmi questo… non abbandonarmi anche tu, non posso andarmene sapendo che ce l’hai con me…» fece Brian, allungando una mano ad accarezzargli una guancia.
«Io… credo che tu mi abbia deluso…» provò Joe, con voce fievole, mentre sentiva il calore che si irradiava dal suo palmo maledettamente prepotente.
«Lo so…» sussurrò l’altro, tirandolo a sé. «Mi farò perdonare, te lo prometto».
«Se tornerai» ribatté con uno sbuffo, ma ormai sentiva la rabbia scivolargli via come pioggia. Odiava l’effetto che aveva su di lui.
«Tornerò» replicò sicuro Brian in un orecchio. «Mi hai sentito? Non ti lascerò solo» continuò, mentre gli scriveva piccoli circoli sulla schiena ossuta.
Joe appoggiò la fronte sulla spalla muscolosa e grugnì contro la maglietta scura «Fallo. O non tornare mai più in America» minacciò, tra il serio e il faceto.
Il ghigno sardonico del Rambo lo raggiunse dall’alto, mentre lui roteava gli occhi.
«D’accordo» rispose poi, più seriamente. Si scostò giusto lo spazio per poterlo guardare, scostandogli leggermente il pagliaio biondo dagli occhi «Tu fa il bravo, ragazzino».
«Sì. Tu torna un po’ più umano».
«Intendi… meno egoista?» Chiese, con il sorriso che si allargava sulle labbra sottili.
Joe scrollò le spalle, con finta indifferenza «Non ci riusciresti, solo… più umano, in generale».
Lui e le sue frasi comprensibili.
Brian sospirò, poi si abbassò a posargli le labbra sulle guance rosate dal vento «Mi mancherai, piccolo. Anche le tue follie da isterica».
Joe sentì il respiro congelarsi in gola per un lungo, dilatato, istante.
Quando riuscì a respirare, Brian era già lontano, borsa in spalla e ghigno perenne sul viso abbronzato.
E c’era anche il treno, quello che l’avrebbe portato via per chissà quando.
Solo la notte prima aveva deciso che non gli avrebbe scritto ed era intenzionato a mantenere la promessa; era più bello lasciare immutata quella sensazione: la sensazione che , così, da un momento all’altro, il Mondo stesse per fermarsi – bloccandosi nel suo eterno giro.
E faceva anche più male.
Tuttavia il dolore lo avrebbe convinto che, come tutte le volte, la vita continuava a scorrere anche se lui non c’era – anche lontano da lui.
«Che egoista che è, la vita» borbottò alla fine, camminando vicino alla porta del terzo scompartimento.
Brian portò il borsone verso l’imboccatura del corridoio, poi si girò a guardarlo «Cosa?»
«Niente, niente… penso di non essere fatto per, sai, la vita…» spiegò Joe, indecifrabile quasi più del solito.
Brian mugugnò qualcosa tra sé, poi gli passò velocemente una mano tra i capelli, scompigliandoli «Scusa, ho dimenticato il vocabolario di Joenese, per questa volta il viaggio a Delirio City me lo risparmio!»
Joe scrollò il capo «Non capiresti comunque, sei troppo rozzo Rambo».
Si fissarono per un lungo momento, mentre il penetrante fischio di partenza si sfilacciava nelle loro menti come bruma di umidità.
 Quando il treno fischio nuovamente, Brian mosse le labbra, sussurrò qualcosa – forse – che si perse lì, nell’aria calda.
Joe avrebbe voluto sentirlo, ma forse non era importante.
L’importante era guardarlo trasformarsi in un puntino sempre più insignificante stagliato contro il cielo, via verso un tempo che sperava passato, via da lui.
Nonostante la loro discussione, aveva mentito: Brian non era l’unico egoista, non lo era mai stato.
Lui dopotutto desiderava, con ogni fibra del suo corpo – egoisticamente – che quella donna fosse un errore. O anche che, se per uno strano scherzo della vita lei fosse il suo destino, lui non se ne accorgesse.
Lo desiderava ardentemente.
 
N/a
Ancora una volta su di loro.
Per capire un po’ di più su Joe e Brian, rimando alle altre One Shot della raccolta “Red Lights” – soprattutto “That day”, che contiene riflessioni di Brian sul suo passato e su Monica.
Nonostante sia troppo presto per capire fino in fondo, spero vi sia piaciuta.
Questa partecipa al “A year together” del Collection of Starlight.
Con il prompt «Se l’egoismo fosse una religion, io ne sarei il profeta!».
Buona lettura!
 
 
   
 
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