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Autore: cloe cullen    04/05/2010    35 recensioni
"Ma stanotte ho deciso di accontentarti...farò l'amore con te Bella..." Ambientata dopo che Edward lascia Bella in New Moon...ma se prima di lasciarla avessero condiviso un'esperienza che avrebbe cambiato le loro vite per sempre? come reagirà Bella? Edward tornerà da lei...? Leggete in molti!!!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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cap 45 Ragazze, avevate già chiamato la sezione persone scomparse dell’FBI, dite la verità!!!! Avete ragione a volermi minacciare di morte..lasciarvi per due settimane dopo aver scritto quelle frasi subdole ..non si fa. Nono..ehm…ma ormai dopo più di un anno mi conoscete..^-^ quindi…perdono please!!! Volevo dirvi una cosina imprortante: diciamo pure che da ora inizia in qualche modo quella che io considero l’ultima grande tranche della storia. Questo non significa che finirà a breve. Mi conosco potrei scrivere ancora altri dieci come trenta capitoli (la mia capacità di sintesi rasenta lo zero-.-). Vuol dire solamente che ci sarà una concatenazione di eventi che porteranno delle conseguenze, che porteranno ..ehm la fine. Prima o poi.
Ok, se non avete capito niente non vi biasimo. Era un discorso contorto. Hahahaah. Vi dico solamente che ora cercherò di fare dei capitoli magari leggermente meno lunghi per postare a intervalli più brevi. Questo perché non voglio morire uccisa da folle inferocite U_______U
Farò del mio meglio, anche perché siete le lettrici più uniche, speciali ed affezionate a questa storia  che io abbia mai visto. Un grazie dal profondo del cuore per le meravigliose recensioni. 41!!!!
Vi adoro, grazie.
Xo Xo Cloe
P.S= Il titolo rimanda ad una gran bella canzone di Vanessa Carlton che mi ha ispirata a scrivere il cap. Se volete ecco il LINK
^-^

BELLA
“Io penso che Catherine sia un personaggio insopportabile. Insomma amava Heathcliff, ma non ha saputo rinunciare a Linton..era un’egoista. Li voleva entrambi. Ma nella vita bisogna sapere scegliere. Cosa vuoi o cosa no. Cosa è importante e cosa no..”
Ashley raccattò i libri dalla borsa continuando a demolire la protagonista di Cime Tempestose in ogni modo possibile.
E se fossi stata in qualunque altra condizione, probabilmente, avrei preso parte al suo monologo ma…ma davvero non ce la facevo.
Andavo avanti in pratica per pura forza di volontà, o forse, era solo testardaggine la mia. Avevo dormito 12 ore quella notte e mi ero svegliata.. peggio di quando ero andata a letto. Come se non avessi riposato affatto.
Avevo aperto gli occhi e l’unica cosa di cui ero certa era che mi sarei volentieri rituffata al fresco tra le braccia di Edward a dormire probabilmente per il resto della giornata.
Ed Edward, alla fine, era il solo motivo per cui non l’avevo fatto. Vederlo preoccuparsi, il suo sguardo allarmato ogni volta che mi scopriva addormentata sul divano anche di giorno, o osservava il mio sforzo nell’ingoiare anche solo un biscotto la mattina, mi distruggeva.
Era passata una settimana dal giorno in cui Jacob era venuto a trovarmi e la mia salute era…beh, non era migliorata molto.
La spossatezza, la nausea altalenante, i capogiri…Non si decidevano ad abbandonarmi. Non erano continui, andavano più che altro a momenti e io cercavo in ogni modo di sminuire la cosa, di nasconderla a Edward ma, ovviamente, era stato impossibile.
Tre giorni prima mi aveva portato in ospedale da Carlisle e mi aveva costretto a sottopormi ad un prelievo di sangue, soffocando tutte le mie proteste con un occhiata preoccupata.
Ed era questo l’unico motivo per cui avevo accettato che quell’agaccio entrasse nel mio braccio:far stare più tranquillo Edward. Personalmente ritenevo che i miei fossero ancora i postumi di qualche potentissima influenza e non di qualche strana malattia, l’idea della quale certamente tormentava Edward giorno e notte. Per fortuna l’indomani mattina avremmo avuto i risultati e tutto si sarebbe aggiustato. Già potevo immaginare la voce di Carlisle dirmi che andava tutto bene e che mi sarebbe servito solamente un po’ di riposo.
Magari avremmo potuto tornare qualche giorno a Port Townsened, questa volta anche con Ed e Lizzie.
Il pensiero mi fece sorridere per un istante. Sarebbe stato davvero speciale andare tutti insieme al faro.
Controllai veloce il telefono per accertarmi che non ci fossero chiamate di Esme che, quella mattina, si occupava dei bambini. Ovviamente non ce n’erano: lei era una nonna fantastica ed estremamente attenta e i miei figli la adoravano. E lei ricambiava viziandoli in ogni modo possibile…beh, come tutti i Cullen d’altronde.
“Bella, sicura che vada tutto bene davvero?”
Improvvisamente mi accorsi che Ashley stava  parlando con me.
“Come?” chiesi in imbarazzo, conscia di non aver colto il filo del discorso.
“Ti ho chiesto se stai bene. Mi sembri sempre così pallida ultimamente..” rispose vaga
“Sì Ash, davvero. E so che Edward ieri mattina ti ha detto di tenermi d’occhio ma..è solo paranoico, credimi”
“Io però penso che…”
La mia amica fu interrotta dall’arrivo di suo fratello Taylor e di un altro nostro compagno, Bill, che mi ricordava in modo incredibile Emmet per il suo modo scanzonato e divertente di porsi.
“Ragazze…ciao Bella..” mormorò Taylor sorridendomi felice.
Non potei fare a meno di ricambiare sinceramente il gesto, di fronte ai suoi grandi occhi blu, anche se sapere che lui aveva una qualche sorta di assurda cotta per me mi faceva sentire ancora di più ..a disagio.
Con Bill era tutta un'altra storia.
Mi scompigliò leggermente i capelli e tentò di fare la stessa cosa con Ashley che, però, gli lanciò un occhiata talmente truce da avere il potere di farlo desistere. Mai toccare i capelli di Ashley o cercare di spettinarla: era una regola che avevo intuito sin dal giorno in cui l’avevo conosciuta.
“Allora” domandò “Qualche idea sull’analisi di Cime Tempestose? Visto che bisogna presentarla a gruppi di quattro pensavo che potremmo lavorarci insieme, che ne dite?”
Entrambe annuimmo.
“Penso che potremmo analizzare quanto sia egoista ed insensibile il personaggio di Catherine. Quella ragazza..uff..mi manda in bestia..”
Sorrisi “Per quanto non sia estremamente simpatica dovrai analizzarla da un punto di vista obbiettivo Ash. Un saggio in cui ci limitiamo ad insultarla ci sortirebbe un pessimo voto.”
“Oh beh.” ribattè Bill “Abbiamo un bel po per lavorarci. Non dobbiamo presentarla fino alla fine di giugno, perciò..ci penseremo poi. Volete una patatina?”
Allungò il sacchettino che teneva in mano verso di noi, invitandoci a favorire. Ash ne prese una manciata mentre io scossi energicamente il capo.
Tuttavia riuscii chiaramente a cogliere l’odore delle patatine al formaggio sotto il mio naso e.. e dovetti reprimere seriamente l’urgenza di vomitare in mezzo al corridoio.
Era strano..per quanto avessi perennemente una leggera nausea, di solito riuscivo a tollerare l’odore del cibo. Ma quell’odore… era troppo forte, troppo acre, troppo pungente.
Avvertii un altro forte crampo allo stomaco e smisi immediatamente di respirare.
“Ash..vieni..vieni in bagno un secondo ti prego..” sussurrai iniziando a camminare speditamente verso il fondo del corridoio. Entrai nel bagno delle donne e mi appoggiai coi palmi sul lavello di ceramica bianca, prendendo dei lunghi e profondi respiri dell’aria finalmente pulita che entrava dalla finestra aperta.
Pochi secondi dopo sentii Ashley precipitarsi all’interno e fermarsi ansante al mio fianco. “Bella, che..che succede…?”
Sospirai. “Nulla..solo..l’odore delle patatine al formaggio mi ha..disgustata ecco.”
“Ma io credevo ti piacessero” obbiettò.
“Beh, lo credevo anche io. Ma..beh era prima..”
“Prima di che, scusa?”
Mi spruzzai un po’ d’acqua sul viso e, in qualche modo, le goccioline fredde riuscirono a farmi stare meglio.
“Ash, ma..non lo so. Prima di stamattina. Devo avere ancora un po’ lo stomaco in subbuglio…” risposi cercando  di tranquillizzarla.
“Sicura?Credi di farcela ad andare a lezione? Vuoi che ti accompagni?” domandò premurosa.
Scossi il capo “Ash, davvero tranquilla. So che hai quel seminario a cui tenevi parecchio. Io..penso che per una volta lascerò perdere le lezioni e magari resto un po’ fuori a leggere. Tanto erano comunque le ultime due ore di lezione..”
“Mmmm” mugugnò poco convinta “non mi fido a lasciarti da sola. Ci penso mentre faccio pipì. Che noia, ho il vago presentimento che siano arrivate le mie amichette a farmi visita..”
Alzò gli occhi al cielo ed entrò in una delle toilette.
“E chi sarebbero le tue amichette?” chiesi alzando un sopracciglio anche se lei, tecnicamente, non era in grado di vedermi.
“Le mie cose Bella. Il tormento mensile dell’esistenza di ogni donna sulla faccia della terra.”
La sentii sospirare  pesantemente dall’interno del cubicolo e poi lanciare alcuni epiteti impronunciabili di cui il più fine era cazzo.
“Che succede Ash?” domandai soffocando le risa. In parte perché sapevo per certo che non si rideva mai in faccia ad una ragazza in piena fase ormonale e in parte perché il farlo mi procurava ancora dei fastidi alla pancia.
“Non ho preso nemmeno un tampone, ti rendi conto? Mi sono arrivate con due giorni di anticipo queste grandissime…uffa!E dietro ho solo questi cosi senza ali..non li sopporto!”
“Ash tranquilla. Io sono piena” Dissi passandogli la scatolina blu da sotto la porta. “Tieni pure la scatolina intera..a me non..”
A me non servono… era questo che stavo per dire?
Rimasi per un attimo interdetta di fronte alle parole che stavano per sfuggirmi di bocca.
Perché…perché non erano vere.
Mi servivano.
Dovevano servirmi da…da almeno un paio di giorni.
Credo.
Oddio.
Inghiottii saliva cercando di visualizzare mentalmente un calendario di fronte ai miei occhi.
Oggi era il…
Che accidenti di giorno è oggi?, non riuscii ad impedirmi di pensare.
Presi un lungo respiro. Mi stavo sbagliando. Ricordavo male, certamente. Mi stavo confondendo con qualche altro mese..
Eppure…eppure dovevano arrivarmi due giorni fa. Una parte del mio cervello lo sapeva. Una parte se lo ricordava..
Lo scatto del chiavistello mi fece sobbalzare spaventata.
“Tutto ok?” mi chiese Ashley “Sembra..sembra che tu abbia appena visto un fantasma.”
Scossi il capo meccanicamente “No, no..ehm..”
“Bella..resto con te?”
“No” esclamai energicamente. Non volevo essere maleducata o altro ma, in quell’istante riuscivo a malapena a capire le sue parole. Era tutto…surreale.
Volevo stare sola. Volevo controllare. Volevo..contare.
Perché non era..non era possibile.
“Ash davvero” mentii “mi sento meglio. Molto meglio. Mi sono solo ricordata che devo..devo andare..”
“Ok” sembrava sospettosa “Allora io faccio un salto a quel seminario.”
“Sì, sì vai..devi andarci assolutamente..” balbettai afferrando la borsa “Ci vediamo domani”
Uscii a rotta di collo nel corridoio dimenticandomi per un attimo perfino della nausea, della stanchezza . Arrivai davanti alla volvo e feci scattare la sicurezza, sedendomi sul sedile completamente senza fiato.
Posai le mani sul volante. Tremavano.
Perché?
Non aveva senso.
Perché accidenti non riuscivo a smettere di farle tremare?
Perché non riuscivo a far smettere al mio cuore di battere impazzito?
Perché?
Svuotai l’intero contenuto della borsa sul sedile del passeggero, concentrandomi sull’unica cosa che poteva darmi delle risposte: la mia agenda.
Tornai velocemente indietro al mese di aprile.
Vidi il segno rosso sulla data del 1. Lo ricordavo perfettamente: il mio ultimo ciclo mi era venuto quel giorno, ne ero certa.
Contai velocemente mentre percorrevo i con la mente i giorni del mese passato.
Avevo ricominciato a prendere la pillola l’8 aprile.
Era segnato su quel cavolo di quadratino di carta per la miseria. E 21 giorni di pillola significava che ..che il ciclo si sarebbe dovuto far rivedere…il 30 Aprile.
Cioè tre giorni fa.
Avevo smesso di prendere la pillola e non mi era arrivato comunque.
E io non me n’ero accorta.
Co..come? Co..come era possibile?
Ero stata così impegnata che..che me l’ero scordata. Sì, erano successe tante cose in quei giorni: gli esami, la preoccupazione costante di mio marito, il fatto che anche Ed piano piano iniziasse a pronunciare la parola “mamma”…
Tutto era passato in secondo piano, compresa una cosa fondamentale come quella.
E fu un secondo.
Come in un epifania improvvisa iniziai a mettere insieme i pezzi del puzzle che era la mia salute da qualche settimana a quella parte.
La nausea, i crampi, i giramenti di testa, gli sbalzi d’umore..
E tutto  sommato al ciclo assente.
A me tutto questo era già successo.
Io ero già stata così, quasi un anno e mezzo prima.
Ma….ma era assurdo.
Io..io prendevo la pillola. Ed ero sempre stata attenta, sempre. Mi ricordavo ogni mattina alle 8 in punto di ogni singolo giorno, anche senza l’aiuto di Edward. Era una cosa che volevo fare da sola e che facevo da sola. Perché quello era il mio corpo e io lo sapevo gestire. Ero una ragazza responsabile e avevo avuto…
“..hai avuto l’influenza..”.
Trattenni il respiro per alcuni secondi, mentre la frase che mi era appena balzata alla mente si irradiava in ogni centimetro del mio corpo dandomi una nuova improvvisa consapevolezza.
Ritornai con la memoria alla prima volta in cui avevo tenuto in mano quel maledetto foglietto illustrativo. Ero certa che dicesse qualcosa a proposito dell’assunzione scorretta durante episodi di vomito ..o qualcosa di simile.
Ma non riuscivo a ricordare con esattezza.
Infilai velocemente la chiave e misi in moto. Ero certa che a dieci minuti dal campus ci fosse una farmacia e, infatti, dopo poco intravidi il segnale lampeggiante. Parcheggiai di fronte all’entrata e scesi, risoluta ad andare fino in fondo a quella storia.
Percorsi i passi che mi portarono fino davanti all’entrata e…e mi immobilizzai.Una parte di me aveva una strana voglia di ridere, tornare indietro e ridere di quei pensieri assurdi che mi giravano per la testa .
Ma c’era l’altra parte…una parte che per quanto sapesse che era tutto assurdo, impossibile e..inconcepibile..sentiva che c’era qualcosa che non andava.
E poi c’era il mio cuore. Quel cuore che continuava a battere frenetico, come a ricordarmi che anche l’altra volta avevo creduto che fosse una cosa strana, assurda, impossibile. E poi….poi invece si era rivelato tutto vero.
I miei bambini si erano rivelati veri.
Fremetti anche solo al pensiero di quella parola.
Scossi il capo, cercando di riacquistare lucidità ed entrai all’interno del locale. Le luci e le pareti tinteggiate di bianco davano all’ambiente un atmosfera piuttosto fredda e asettica. Fortunatamente c’erano parecchi clienti, nessuno dei quali interessato a me o a cosa stessi prendendo dagli scaffali.
Afferrai velocemente i due prodotti di cui avevo bisogno e mi diressi alla cassa, aspettando con impazienza il mio turno.
“Salve” la commessa era distratta dal programma che un piccolo televisore trasmetteva di fianco a lei.
Le porsi i miei acquisti e lei mi fissò storto, probabilmente dubitando della mia salute mentale.
Ok, in effetti erano due prodotti che raramente venivano acquistati insieme e soprattutto dalla stessa persona ma…ma uno mi serviva per controllare la validità della mia teoria sul foglietto illustrativo e l’altro…beh l’altro avrebbe fatto la vera differenza.
“Un test di gravidanza e una confezione di pillole anticoncezionali?” domandò confusa.
Sbuffai annuendo e controllando l’orologio, nervosa, il viso in fiamme.
Perché le persone non potevano semplicemente farsi gli affari propri?
“Per la seconda mi serve la ricetta medica”
Le passai il foglietto che ogni mese mi preparava Carlisle.
“Sono 39.90$”
“C’è…potrei usare il bagno per i clienti per favore?” domandai mentre pagavo. Era una cosa che avrei di gran lunga preferito fare a casa, nel mio bagno, senza la paura che qualcuno potesse disturbarmi, ma sapevo perfettamente che non sarei stata in grado di affrontare un intera ora di viaggio per avere una risposta alle mie domande.
“In fondo al corridoio, prima porta a destra”
“Gr..grazie” balbettai afferrando le due piccole scatoline ed entrando nella stanza che mi aveva indicato.
Presi un profondo respiro chiudendomi dentro uno dei bagni e tirando il chiavistello.
E’ il momento della verità Bella.
Anche se, probabilmente, era solo frutto della mia immaginazione era necessario…andare fino in fondo.
Non ebbi neppure bisogno di leggere le istruzioni su come fare il test. Il ricordo della prima volta che ne avevo comprato e fatto uno era uno dei momenti della vita che avevo ancora chiaramente stampato in testa in ogni piccolo dettaglio e che, con grande probabilità, non avrei mai, mai scordato.
Due minuti.
Di nuovo dovevo aspettare quei dannatissimi due minuti.
Sapendo che sarei impazzita chiusa li dentro senza fare nulla, decisi di controllare il foglietto illustrativo della pillola anticoncezionale. Lessi veloce l’indice, finchè non trovai la pagina in cui veniva descritto ciò che mi interessava.
Lessi attentamente.

Se a causa di diarrea o vomito nelle ore successive all’assunzione, la pillola anticoncezionale è stata assunta ma non assorbita, è come averla dimenticata. Per questo motivo potrebbe essersi instaurata una gravidanza...

Avevo il cuore in gola, letteralmente. Potevo quasi sentirlo pulsare, impazzito.
Un altro indizio. Un altro indizio che si aggiungeva alla lista già piuttosto lunga che avevo.
Mancava solo….lanciai una rapida occhiata all’orologio.
Di minuti ne erano passati ben cinque ormai. I giochi erano fatti.
Inghiottii saliva e scoprii che era rimasto ben poco da inghiottire: la mia bocca era più arida del Sahara.
Con un improvviso moto di coraggio afferrai lo stick e, prima di permettere al mio cervello di temporeggiare o di avere paura, lo fissai.
Lo fissai e, nel piccolo  infinitesimo istante in cui i miei occhi fissarono quel punto, tutto quanto cambiò.
+
Positivo.
Trattenni il respiro per non so quanto tempo finchè non fui costretta a riprendere ad utilizzare i polmoni.
“No…non…impossibile..” mormorai al vuoto che mi circondava.
Se anche la mia teoria fosse stata esatta e davvero la pillola non avesse fatto effetto per via dell’influenza e del vomito, era comunque troppo…troppo presto.
Quel bimbo sarebbe stato concepito soltanto da, al massimo, tre settimane. E tre settimane..non erano abbastanza.
Abbastanza per la nausea, per gli sbalzi d’umore, per …tutto.
Io avevo due figli. Avevo già passato una gravidanza, sapevo che ci sarebbe voluto più tempo al mio corpo per accorgersi di quella nuova vita e per manifestare i primi sintomi chiaramente.
E allora perché me ne stavo davanti allo specchio completamente in lacrime, incapace di emettere alcun suono che non fossero i singhiozzi che mi scuotevano,con una mano sul ventre?
Alzai la maglia fino all’ombelico, mettendomi di lato, per esaminare meglio la mia pelle.
La sfiorai piano con le dita, tastando e schiacciando leggermente finchè…finchè non avvertii un punto leggermente più duro e, avrei giurato, freddo.
Smisi di respirare di nuovo.
Era piccolo, quasi impercettibile ed ero praticamente certa che fino a un paio di giorni prima non ci fosse e invece ora era lì..ed era..era mio figlio?
Alzai immediatamente il dito a quel pensiero. Forse lo stavo schiacciando, forse gli stavo facendo male …
Un bambino. Un altro figlio, mio e ..di Edward.
Era totalmente inatteso, inaspettato ma…voluto?
Sì, questo sicuramente sì. E lui ne sarebbe stato entusiasta.
 Dovevo ancora assicurarmene facendomi visitare da Carlisle ma,a quel punto, non avevo quasi più alcun dubbio. A quel pensiero sentii il mio cuore scaldarsi e, per un attimo, dimenticai tutti i dettagli che fino a pochi secondi prima mi avevano tormentato di quella gravidanza così palese e fuori dal comune ad uno stadio tanto precoce.
Ritornai a sfiorarmi il ventre, questa volta più delicatamente, cercando di mettere insieme le migliaia di emozioni diverse che sembravano fare a pugni dentro di me.
Terrore?Paura? Preoccupazione?
No…o meglio, forse sì.
C’erano, ma erano lontane, piccole, quasi….superflue.
Provai a riflettere meglio regolarizzando il battito del mio cuore. Chiusi gli occhi per qualche secondo e, quando li riaprii, mi resi conto che la ragazza in lacrime che si accarezzava la pancia davanti allo specchio  non aveva paura.
Non era terrorizzata né tantomeno preoccupata.
Era emozionata.
Era felice.
“Ciao…piccolino” sussurrai a mezza voce, l’ombra di un sorriso sul viso
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