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Autore: Fiamma Drakon    05/05/2010    2 recensioni
[Seconda classificata al Multifandom Fantasy Contest indetto da redseaperl]
Mi chiamo Monette De Lune e sono una vampira.
Be’, era ovvio, dopo sette lunghi anni trascorsi sotto queste immortali - o quasi - spoglie.
Ormai era un dato di fatto, e mi ero anche quasi del tutto abituata al sapore del sangue, del quale, da umana, non avevo mai neanche potuto sopportare la vista.
E anche la compagnia dei ragni ora mi era adorabile: la mia migliore amica era una vedova nera.
Insomma, ormai era normale pensare a me come a una vampira.
Quello che non era normale - e che tuttora mi sembrava ancora incredibile - era la situazione in cui, per un’astrusa serie di circostanze, mi ero trovata coinvolta: il mio amore - e padrone - Kevin D’Oyly era in pericolo ed io ero la sola che potesse salvarlo.
Ed era per far ciò che, adesso, mi trovavo davanti a questo vecchio cimitero abbandonato, alla periferia di Parigi.
Ma perché arrivare ad un tal segno?
Insomma, Kevin non era poi così malvagio, senza contare il suo dilettevole hobby della vivisezione umana, i poveri diavoli che aveva brutalmente scuoiato - e ucciso - nella sua Sala delle Torture, i disperati che aveva mutilato con la sua cara molatrice da tortura e i bastardi che aveva mandato a morire nelle fiamme dell’Inferno - e non in senso metaforico -.
Be’, in fondo un po’ di malvagità c’era, ma sapeva anche essere gentile e premuroso in tutto il suo essere macabro.
La mia memoria, così portentosa dal giorno della mia trasformazione, mi ripresentò davanti agli occhi tutto ciò che mi aveva condotta fin lì...
Genere: Romantico, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Atto V - Riunione
ATTO V
RIUNIONE


Il viaggio fu di relativa breve durata: Xavier e Cynthia fendevano rapidi la notte, muovendosi sinuosi e quatti, simili a sovrannaturali gatti.
Probabilmente era un altro tratto caratteristico di noi vampiri, del quale ancora io ero priva semplicemente per mancanza d’esercizio.
Presi nota mentale: non appena avessi riportato a casa Kevin, lo avrei senza dubbio costretto ad insegnarmi ad essere una vera vampira.
Se si fosse rifiutato... be’, una capatina alla Sala delle Torture non mi era certo proibita.
Notai solo dopo diversi minuti che il petto di Xavier, su cui ero appoggiata, era duro e freddo come il marmo.
Altra particolarità dei vampiri, con ogni probabilità: ricordavo il tepore del corpo di mio padre, mentre lo bloccavo per ucciderlo.
«Ehi, mica starai dormendo?».
La voce di Xavier mi giunse all’improvviso, facendomi riscuotere dai miei pensieri.
«Scemo, lo sai che i vampiri non dormono di notte!!» lo rimbeccò Cynthia da dietro.
Lo vidi alzare le spalle e assumere un’espressione indifferente.
«Poteva essere stanca... in fondo, viene da fuori città ed è una vampira novella: potrebbe essere ancora soggetta ad alcune debolezze umane...» obiettò Xavier.
Feci per parlare, quando il vampiro spiccò un ultimo balzo, atterrando con un gesto rapido e deciso.
Mi fece scendere.
«Vieni...» mi invitò, tenendomi la mano.
«Sa camminare anche da sola» lo riprese di nuovo Cynthia, stizzosa.
«Gelosa ~?» cantilenò il vampiro.
«Non farmi dire cose che non vorrei...».
Xavier rise, scortandomi all’interno di un edificio, un piccolo monolocale lontano dal centro della città, la cui entrata era nascosta all’interno di un minuscolo vicolo buio.
Dentro c’era una soffusa luce proveniente da un mozzicone di candela in progressivo esaurimento.
Non c’era granché da dire: arredata in modo semplice, con lo stretto indispensabile alla vita di una coppia di vampiri, niente a che vedere col castello dove abitavo col conte, tuttavia aveva il suo fascino.
Dal lato sinistro della porta c’era un piccolo divano a due posti con un tavolino davanti, mentre al destro c’era un armadio e una libreria.
In fondo a destra c’era un tavolo con due sedie e, poco più in là, un piccolo corridoio, che evidentemente conduceva alla camera da letto. A sinistra, invece, c’era un piccolo cucinotto palesemente in disuso: i vampiri non avevano certo bisogno di mangiare cibo umano.
Cynthia andò a sedersi al tavolo.
«Che cosa volevate farmi vedere?» domandai.
Xavier mi sorrise, quindi andò vicino a Cynthia, facendomi segno di avvicinarmi.
Eseguii.
Non sapevo spiegarmelo, ma avevo la netta sensazione che ci sarebbe stata una rivelazione, a breve.
«Cosa...?» chiesi ancora, una volta giunta vicino al tavolo, ma mi fermai: sul piano di legno vidi un grosso ragno nero che mi fissava.
In un primo istante rimasi basita e sconvolta da ciò, ma poi la riconobbi.
«CINDRAAA!!!» gridai, felice come non mai, raccogliendo la vedova nera.
«Lunette! Sono così contenta di rivederti! Ti credevo morta nel Senna!»
«Anche io! Ma come hai fatto a salvarti? I ragni non nuotano...»
«Sono uscita dalla carrozza prima che precipitasse...» mi spiegò semplicemente la ragna.
La strinsi appena contro di me, in quello che - se non fosse stata un aracnide - avrebbe potuto essere un abbraccio.
«Oooh... ma guarda come sono tenere e carine ♥! E finalmente sono di nuovo insieme!»
«Xavier, certe volte sei stomachevolmente smielato...» commentò a bassa voce Cynthia.
Mi ricordai in quel momento che c’erano anche loro e mi apprestai a coinvolgerli nella conversazione: chinai profondamente la testa.
«Grazie infinite. Dove l’avete trovata?»
Cynthia fece spallucce.
«Era in riva al fiume. Ci siamo accorti di lei perché, sai, non è tanto comune incrociare vedove nere parlanti, qui a Parigi...» spiegò.
In effetti, era un ragionamento che non faceva una piega.
«Continuava a chiamare una certa “Lunette”, così ci siamo avvicinati e ci ha raccontato il fatto. Chi immaginava che poi ti avremmo incontrata in quel vicolo!» continuò Xavier, su di giri.
Si lasciò cadere su una sedia, incrociando la gamba destra a quella sinistra e poggiandoci sopra il braccio, portato a sorreggergli la testa.
Mi fissò quindi con un sorriso ambiguo dipinto in viso.
Mi sentii a disagio.
«Prego, siediti, così possiamo parlare...» mi invitò, facendomi cenno verso una sedia.
Cynthia si alzò per lasciarmi il posto e prese a misurare coi passi la stanza.
Mi sedetti.
Mi ritornò alla mente la domanda che avrei voluto porgli poc’anzi.
«Scusate... perché mi chiamate sempre “vampira novella”?» chiesi.
«Da quanto tempo sei così?» mi domandò Cynthia.
«Sette anni» replicai.
Mi sembrava un tempo ragionevole, per non essere più considerata “novella”, o forse mi sbagliavo?
Xavier mi rivolse un caldo sorriso.
«Vedi, i vampiri iniziano ad essere davvero tali solo dopo vent’anni dalla trasformazione. Prima di quell’arco di tempo, sono ancora novelli, semplicemente perché non stabili: la forza va e viene, così come l’istinto predatore e le altre capacità. Dipende tutto dallo stato emotivo e dalla situazione in cui si trovano. Per un vampiro adulto, invece, è tutto vincolato: forza, istinto e altro sono duraturi» spiegò lui.
Questo dava una ragione più che plausibile al fatto che non avessi potuto liberarmi subito dei miei aggressori, come ho fatto poi.
«Ah...» mi limitai a rispondere.
«Allora... che cosa siete venute a cercare qui a Parigi?» mi chiese il vampiro.
«Siamo alla ricerca del mio amore, il conte Kevin D’Oyly»
«Umano?»
«No, no... è stato lui a trasformarmi in vampira»
«E com’è? Ce lo puoi descrivere?» s’intromise Cynthia.
Abbassai gli occhi.
«B-be’... è alto, capelli neri ondulati, occhi rossi e veste sempre di bianco...».
Notai un fremito attraversarli entrambi, mentre si lanciavano uno sguardo chiaramente allarmato.
Non riuscii a trattenermi dal chiedere: «Che cosa c’è?».
Seguirono istanti di silenzio assoluto, in cui il mio sguardo corse dall’uno all’altro.
Infine, Cynthia lanciò un sospiro amaro che, in un certo senso, mi fece presagire brutte notizie, ma non fu lei a parlare, bensì Xavier: «Temo che per il tuo bel conte non ci siano speranze...».
Mi sentii piovere addosso il mondo.
«Come? Perché?» chiesi, agitata.
Xavier si zittì.
«Be’, che aspetti? Diglielo!» esclamò Cynthia.
Temetti il peggio, nel vero senso della parola: perché, all’improvviso, erano così restii a parlare?
Che cosa c’era di così pericoloso tra me e Kevin?
Xavier mandò un sospiro, quindi mi fissò con uno sguardo talmente serio che mi sentii gelare.
«Temo che sia stato preso da Ambrose. Se è così, ci sono ben poche speranze che tu lo riveda... vivo».





Angolino autrice
Ecco anche il quinto capitolo, mi scuso per il ritardo.
Ringrazio Sachi Mitsuki per le recensioni e quanti seguono.
Al prossimo chappy! ^^
F.D.
   
 
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