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Autore: othial    06/05/2010    1 recensioni
Antarctica è esistita eoni fa. Amori, guerre, coraggio, amicizia hanno attraversato questa terra. Solo dei giovani ragazzi saranno l'unica possibilità di salvezza. Chiunque lascia il segno nella storia di Antarctica. E ora tutto giace sotto le nevi eterne.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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5 - Il demone degli Dei Era ormai tardi quando Calien finì di rigovernare la cucina. Wanwa e Kallo Bajor si erano ritirati nel soggiorno, intenti a sorseggiare un distillato molto chiaro e dall’aroma dolce che gli elfi ricavavano dalle foglie di menta. Il giovane elfo stentava ancora a credere che un eroe della levatura di Kallo Bajor potesse conoscere un semplice capitano delle guardie come suo padre e gli risultava ancora più difficile che si fosse fermato a cenare nella loro modesta casetta accostata alla caserma.
“La caserma”. Il pensiero gli si insinuò velocemente nella mente. Il prigioniero doveva mangiare qualcosa, era lui che portava i pasti ai pochi rinchiusi che suo padre “ospitava” nella piccola baracca delle guardie. Se ne stava dimenticando completamente. Arraffò al volo gli avanzi della loro cena, aggiunse un tozzo di pane e corse all’esterno. Il locale era buio, nessun rumore faceva pensare che nella stanza ci fosse qualcuno eppure appena mosse i primi passi una catena tintinno lievemente.
“Una catena”?  Da quando in qua suo padre incatenava i prigionieri?
Si avvicinò, esitante, perché nell’ombra non riusciva a scorgere nulla del prigioniero, poi gli balzò il cuore in gola. I due magnetici e chiarissimi occhi che aveva scorto poche ore prima lo fissavano ancora una volta come a studiarlo. Stavolta però, alla luce della lanterna ad olio che Calien portava con sé, si poterono scorgere i lineamenti affilati e gelidi dello sconosciuto, i capelli arruffati, una muscolatura guizzante e definita, una camicia lacera dalle maniche strappate e dei pantaloni di lino attillati e lisi.
Se gli occhi erano indagatori e penetranti, la voce del giovane recluso lo era ancora di più.

-Calien… Mi stavo chiedendo per quanto ancora ti saresti potuto dimenticare di me…- sorrise maliziosamente rivelando due fila di denti bianchissimi.

Calien ne aveva visti di disperati rinchiusi in quelle celle, ma nessuno gli era mai sembrato in forma ed energico come lo era il ragazzo che lo guardava.
Balbettò delle scuse veloci e dal foro tra le sbarre fece passare dentro la cella il piatto con il cibo. Fulmineo ed invisibile lo strano ragazzo gli afferrò un polso guardando con morbosa curiosità la pelle dell’elfo.
Calien ritirò di scatto la mano finendo seduto a terra, ma ne era convinto, l’aveva potuto fare solo perché l’individuo glielo aveva permesso.

-Cosa diavolo… Chi sei? Perché sei qui?- chiese Calien agitato.

-Sigfrid.- e improvvisamente il volto perse la luminosità donatagli dal sorriso di un attimo prima.

Diventò serio e da dietro la grata gli prese la mano e aiutò Calien ad alzarsi. Questa volta il ragazzo si lasciò toccare, concentrato solo sui chiarissimi occhi dell’altro. Poi ancora il tintinnio di poco prima lo attrasse.
Sigfrid aveva ai polsi due grosse manette dall’aria molto antica e catene arrugginite salivano a spirale sugli avambracci segnati dalla stretta metallica. Il tutto era di un oro ancora scintillante nei punti dove il tempo non aveva corroso il prezioso metallo.
“Catene d’oro”… Le leggende parlavano chiaro, da sempre mettevano in guardia chiunque dagli esseri recanti tali simboli. Essi erano creature crudeli, senz’anima, inviate sulla terra con l’unico scopo di vendicare i torti perpetrati contro le divinità e difatti la loro unica ragione d’esistere era asservire al loro dovere. Essi non si fermavano davanti a niente e a nessuno. Essi erano i “demoni degli Dei”.
  
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