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Autore: Ale_Sara_Macho    06/05/2010    1 recensioni
Il mare di Rimini. Tre amici speciali che si vedono solo due settimane l'anno. Il loro progetto che creano all'età di quindici anni alla fine accadrà: a diciotto anni potranno finalmente fare un viaggio solo loro, e sarà come lo hanno sempre sognato: su un camper scassato, scopriranno delle nuove persone e la loro vita prenderà forma. Scritta a sei mani!
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2: Si Parte


Jennifer POV

L’asilo a Milano è finito da tempo, non vedrò nessuno dei miei compagni della scuola materna per più di tre mesi. Poco importa, (mi sarebbero mancate Ilaria e Federica) ma tra poco sarei partita per Bergamo e avrei lasciato per tutta l’estate Milano, la città grigia; ho sempre preferito Bergamo la mia casa era più grande e aveva un bel giardino al quale si affacciavano anche tutti gli appartamenti dei miei vicini.
Sto raccattando i miei giochi e tenendo fermo il mio fratellino - che compirà tra poco i tre anni - di nome Matteo, quando il papà rincasa e mi chiama.

-    Babba sono a casa… -  

Il mio vero nome è Jennifer, ma Matteo mi ha iniziato a chiamare così quando ha iniziato a parlare perchè per lui era difficile dire il mio nome all'inglese, poi aggiunge:

–    Pronti per Bengolo voi? –

Sempre cercando di imitare il modo di parlottare di Teo.

-    Si papy! Prendo l’orsacchiotto e poi arrivo –

Dico esultante.

-    Uffa papy, dobbiamo proprio andare con la macchina? Non si può andare con l’aeleo? –

A Matteo non piace stare seduto nel seggiolino, tutto imbrigliato in quelle stupide cinghie con il collo costretto sempre nella stessa posizione.

-    No, Matteo dobbiamo andare con l’auto! Dai così cantiamo la canzoncina dei Pokemon e naturalmente giochiamo con le tue macchinine durante il percorso!! Su ora andiamo… ma la mamma dov’è? –

-    È già a Bergamo! È uscita prima dal lavoro, ti ricordi il perché?

Ci penso un po’ su, ma non mi viene niente in mente. Mi sto dimenticando qualcosa di importante.

-    No papone, non me lo ricordo! –

-    Per il mare! Si evviva domani si va al mare!! –  mi interrompe Matteo trepidante.

-    Bravo Teo! Ora muoviamoci se no arriviamo in ritardo –

Scendiamo  con l’ascensore e saliamo sull’auto parcheggiata di fronte al cancelletto. Matteo viene legato e io mi siedo felice sul seggiolino. Lasciando Milano penso a quando rivedrò le mie compagne e amiche Ilaria e Fede. Passiamo ogni giorno al parco Venezia, ci divertiamo ad arrampicarci  sui rami di un enorme albero, credo un faggio. In effetti Milano mi sarebbe mancata, ma Bergamo, i miei amici e il mare mi stanno aspettando.

* * *

Sono in cortile con Matteo e tutti gli altri miei vicini di casa. La sera prima ero arrivata e la mia mamma stava finendo di preparare le valigie, poi avevamo cenato e ero andata a letto tardi. La mattina, mi sono svegliata alle 10 e non ho fatto la colazione per andare subito a giocare con i miei amici. Ora sono in cortile con Matteo e tutti gli altri vicini di casa. Abbiamo deciso di creare una base segreta, dove possiamo stare in tranquillità e riunirci senza che i genitori sentano le varie faccende come dice Luca - il più grande e dunque il capo - che sono super… “tup sicret”, ora non me lo ricordo bene come si dice. La nostra prima missione è quella di trovare un posto adatto per la base con possibilmente dei massi dove poter sedersi per fare le riunioni, per stare comodi, per riposare e giocare con i giochi di società – quello che amiamo di più si chiama “zigty”, un gioco di carte molto divertente –  e soprattutto un luogo dove ci sia molta ombra per ripararci dalla calura estiva. Io, Martin e Matteo andiamo verso la parte dietro del condominio, per cercare un albero, un anfratto un nascondiglio tra dei massi, ma non troviamo niente. Dopo essere tornati dal retro Lara e Giacomo ci accompagnano verso un cespuglio che copre la vista dai balconi del condominio e subito dietro l’arbusto ci sono massi che sono il doppio di Matteo, è ombreggiato e comodo.

-    Che bel posto! Mi sembra adatto per le nostre riunioni – esclama Luca esultante – ci avete proprio azzeccato.

Luca è stupito, non ha mai notato quel luogo del giardino. E’ alto, con i capelli neri che gli scendono fino poco prima del collo, gli occhi verdi come la menta che analizzano la nuova base. Ha la carnagione chiara e delle leggere lentiggini che gli velano gli zigomi; ha mi pare 10 anni e va con Lara e Giacomo già alla scuola elementare. Lara è in seconda e Giacomo in terza, invece Luca è già in quinta. Io e Martin siamo ancora alla scuola materna, anzi ormai siamo quasi in prima.

-    C’è l’abbiamo fatta! – festeggiano in coro Lara e Giacomo, facendo il nostro saluto segreto.

-    Ora dobbiamo pulirla, sistemare i massi e poi decorarla -  propongo  e Matteo si appiccica alla mia gamba e mi tira i pantaloni.

-    Posso stare con te e Martin in gluppo? –

-    Devi chiedere a Luca –

-    Posso stare con la Babba? –  chiese Teo

-    Si certo! Voi cercate dei decori, io mi occupo di mettere a posto i massi. Ora rompiamo le righe!!

Lara e Giacomo questa volta ci seguono. Lara è una bella bambina, porta sempre delle mollette nei capelli a forma di fiore sempre colorate. I capelli sono lunghi e marroni, con qualche ciocca biondo-scuro. I suoi occhi sono azzurri e molto vispi. Giacomo è ricciolissimo, gli adulti appena lo vedono gli dicono “ogni riccio un capriccio”. Ha dei begli occhi marroni, sempre riflettenti la luce del sole.

-    Wow! Che belli questi fiori azzurri! – esclamo. Dei fiorellini blu che crescevano a grappolo su dei rami di un arbusto molto spesso.

-    È vero! Forza Martin, Giacomo staccateli e portateli qui! Noi ci occupiamo delle margherite! – Comanda Lara, impaziente di vedere la base segreta.
-    Io cosa fare? – chiede Teo e come al solito mi tira i pantaloncini.

-    Vai a raccogliere quelle pigne laggiù, così le dipingiamo d’oro e le attacchiamo ai rami del nascondiglio

-    Va bene –

-    E vedi di non cadere – Barcollando Matteo si avvia verso le pigne.

-    E muovetevi voi due! Tra un  po’ è ora di pranzo!! –  Urla Lara agli altri che sono lì a bighellonare con il mazzolino di fiori in mano.

-    Si si arriviamo! – rispondono in coro Martin e Giacomo.

-    Corriamo, dobbiamo portarle alla base. -  dico e aggiungo – Mattiii muoviti che dobbiamo rientrare dalla missione! –

Matteo si mette a correre con la velocità di una lumaca, calpesta le margherite e cerca di evitare di pestarsi i piedi, la causa più frequente delle sue cadute. Raggiungiamo la base quando Luca posa l’ultimo sasso e inizia a ripulirla dalle foglie e dalle erbacce. Ci invita a mettere le decorazioni in un angolo ed ad aiutarlo con le foglie, poi ci dividiamo i compiti e iniziamo di buona lena a lavorare. Io e Luca andiamo a prendere l’acqua per spazzare via tutte le tracce di terra dai massi che fanno da seggiolini, e incarichiamo Lara di tenere occupato mio fratello, così che non si possa fare male durante la mia breve assenza. Dopo aver raggiunto la fontanella dall’altro lato del giardino e riempito i secchielli d’acqua, ritorniamo e finiamo le faccende, poi proprio mentre stiamo per sederci a riposare si sente Arianna, la mamma di Luca che lo chiama; decidiamo di lasciare la base tutti insieme e di rientrare in casa per pranzare in modo che gli adulti non si  accorgano, almeno non subito, del nostro piccolo rifugio.  Dopo aver salutato i miei amici, prendo per mano Matteo e lo trascino per le scale fino a raggiungere il corridoio del piano sul quale abitiamo.

-    Jenny, quanto ho lavorato! Sai che Lara mi ha detto che l’anno dopo dovrò andare alla scuola materna? Ma anche tu l’anno dopo andrai alla scuola materna? Io non voglio andare voglio stare con la mamma! –

-    prima di tutto si dice l’anno prossimo Matti! Comunque no, non andrò alla scuola materna, ma alla scuola elementare dove si impara a leggere e a scrivere… credo –

-    Wow! Ma io non ci voglio comunque andare. –

Mi è venuta voglia di rispondergli “e non sai quanto hai ragione” ma tralascio e busso alla porta di casa.

      - tornati i miei cuccioli? – chiede mamma indaffarata mentre si dirige di nuovo verso la cucina.

-    Si… mamma, ma quando si parte? –

-    Alle quattro vengono qua anche la Vitto e la nonna così si parte! –

-    Yuppy!! – canticchia Teo saltellando per la casa.

 Il tonto non vedendo un blocchetto lego ci salta sopra e cade come una pera per terra. Inizia a frignare lamentando il dolore del piedino e reclamando le coccole della mamma. Lo tiro in piedi e gli faccio presente che non si è fatto niente allora si tranquillizza. Mangiamo la cotoletta con le patatine e usciamo ancora, avevamo deciso di incontrarci verso le due alla base ed iniziare una “perlustrazione” del cortile da lì. La partenza era fissata alle 4.00 del pomeriggio di oggi. Dopo esserci tutti riuniti ed aver stabilito i turni di guardia alla base il primo gruppo – composto da me, Giacomo e Lara – lascia la base ed esplora la zona del giardino dove c’è la fontanella. Luca sarebbe andato da solo e Martin e Teo avrebbero fatto la guardia. Setaccio un cespuglio, mentre gli altri due guardano tra i rami di un albero; ma non troviamo niente di interessante. Ci guardiamo e alziamo le spalle.

-    Che ne dite ragazze, si torna alla base? – chiede Giacomo.

-    Sì, che altro si può fare? – mi chiede Lara.

-    Niente… rientriamo, speriamo che gli altri abbiano trovato qualcosa o qualcuno – rispondo con un sospiro.

Stiamo per arrivare al rifugio, vediamo i due di guardia e sentiamo Luca che ci chiama.

-    Ehi ragazzi venite a vedere! – urla

Ci uniamo agli altri e Matteo mi si appiccica – e sottolineo appiccica – alla gamba e indoviniamo un po’ che fa? Mi tira i pantaloncini. Lo scanso e lo prendo per mano e mi metto a correre con una palla al piede dietro agli altri. I primi hanno raggiunto Luca, non hanno delle belle facce.

-    Bleah! Che schifo! – dice schifata Lara

-    Ma Luca! Che hai fatto – si lamentava Giacomo

-    Io non ho fatto niente! Era già così! – risponde con aria innocente Luca

-    Ma che schifo!! -  protesto e copro gli occhi a Matteo.

-    Voglio vedere… fammi vedere! Uffa Babba… togli ste mani! – mi scansa le mani e guarda – Che forza!! Un piccione morto stecchito!! Andiamo a vederlo più da vicino?-

-    Matteo! Non si può perché… perché… -

-    Perché? Perché Babba? –

-    Perché… Luca che ore sono? – chiesi

-    Le quattro! Dovete andare!!-

-    Siamo in ritardo veloce Teo! – che scusa perfetta e che fortuna!

-    Uffa volevo vedere il piccione… ma quando torniamo dal mare possiamo andare a vederlo? –

-    Sì, Matti! Quando torniamo andiamo a vedere tutti i piccioni che vuoi! –

-    Che bello!! Piccione morto stecchito! Piccione stecchito morto! –

Mamma si affaccia al balcone e ci sta per chiamare. Entrati in casa ci siamo cambiati e siamo scesi in garage dove il papà finiva di mettere tutte le valigie nel baule.

-    Jennifer vieni qui un secondo! Devi saltare su questa valigia così entra! –

Mi prende in braccio e saltello sulla valigia fino a quando non è completamente entrata e poi mi posiziono sul seggiolino davanti e allaccio la cintura. Io, papà e Matteo saremo in macchina insieme e la mamma, la Vitto – la babysitter che ci accompagna sempre ed ovunque andiamo – e mia nonna  andranno con l’auto della Mamy. Pochi minuti dopo aver sistemato Matteo con le cinghie ed aver legato pure me il  Papy saluta la mamma e si prepara a partire. Sento picchiettare nel vetro, è la Vitto che ci saluta con la nonna al suo seguito. Sono arrivate con la macchina della Vitto, che sarebbe poi rimasta nel nostro garage e a servizio della mamma per tutte le settimane che saremmo rimasti via. Mi rigiro e vedo che anche Luca e la banda è venuta a salutarci. Io e Matti picchiettiamo nel vetro e in tutta risposta loro salutano con la mano, mentre il papà è salito e ha messo in moto l’auto.
Arriviamo in autostrada senza dire niente. Quando viaggio in auto di solito poso la testa contro il finestrino e osservo fin nei minimi particolari, ogni diverso panorama che si presenta ai bordi della strada. Anche oggi decido di attuare il  mio “hobby” – se si può chiamare così – e appoggio la testa a ridosso del vetro. Ora ci sono campi con i papaveri e i girasoli che passano veloci per poi sparire dalla mia vista; ora ci sono le industrie con i camini che fumano bianco – una volta mio papà mi aveva spiegato che non era vero e proprio fumo, ma un certo gas chiamato “vapore acqueo” ; anche se io non capisco molto la differenza – e i loro edifici colorati con pitture orribili e con colori smorti. Il papà alza la radio e la sintonizza sul canale dove trasmettono i telegiornali e informano gli automobilisti del traffico. La musica movimentata che stanno trasmettendo finisce, inizia a parlare un uomo che spiega le situazioni e le varie code su alcune autostrade dirette in svizzera. Tocca alla nostra e papà fa cenno di tacere.  « L’autostrada è abbastanza libera, con qualche rallentamento verso Seriate; traffico veloce » spiega sempre con quella sua voce robotica l’uomo.

-    Bene, così evitiamo le code! – spiega papà a noi.

-    Uffa papy, siamo arrivati? – borbotta Matteo.

-    Non ancora, ma tra poco metto le canzoncine dei cartoni animati così ti diverti – risponde il papy.

-    Ma papy quanto manca sul serio? – sussurro per non farmi sentire e abbasso il sedile per dormire.

-    Manca molto ciccia, è meglio se prendi esempio da tuo fratello e dormi un po’, così mancherà poco quando ti risvegli – mi risponde lui, in effetti non mi ero nemmeno accorta che Matteo si era girato dall’altra parte e si era addormentato come un sasso.

-    Ok papy ma svegliami quando arriviamo al cartello dove c’è scritto Rimini, così poi mi diverto a sentire il profumo del mare – gli dico e mi giro su un lato.

-    Agli ordini, ma stai già dormendo? – chiede

Lo sentivo, ma non gli potevo rispondere, ormai avevo preso il treno per il mondo dei sogni.

Sento qualcosa che mi fa solletico ai piedi, scalcio e smette per pochi secondi, poi inizia di nuovo, allora mi sveglio. Trovo papà che indica qualcosa, mi affaccio e vedo il famoso cartello  “Rimini” . yuppy! siamo arrivati!

-    Ah Jenny! Quasi mi dimenticavo! Sta sera verrà al mare anche la tua cuginetta Giulia, rimarrà con voi per tutto il periodo delle vacanze, volevo farti una raccomandazione; non…

-    Davvero?? Davvero viene Giulia?? Evviva!! Così ci divertiremo di sicuro!! – interrompo il mio Papy.

-    Yuppy un cavolo! Stammi a sentire, se non fate i bravi e la Vittoria o la nonna si lamentano, tornate a casa seduta stante – mi rimprovera

-    Cosa significa seduta stante? – chiedo. Non conosco quello strano modo di dire.

-    Vuol dire subito! –

-    Okay papy faremo i bravi – ribatto.

Ormai vedo la costa e il mare, tutte le persone che oramai tornano verso gli hotel, carichi di borse e asciugamani. Niente ha la stessa importanza, ora che so che vedrò Giulia. Davanti al bagno numero 146 svoltiamo verso destra e vedo l’hotel Savana. Siamo arrivati e il profumo di mare si fa più intenso.


Angolo di Sara - scrittrice di questo capitolo :)

Thanks per chi ha letto! *__*
  
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