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Autore: Salice    08/05/2010    3 recensioni
1.[NejixHinata]Dimentico del lungo corridoio buio che aveva attraversato e della sua uniforme nera, in quel momento tutto intorno a lui era bianco. Fumi bianchi, vestito bianco, pelle bianca, occhi bianchi. Fuori la neve era bianca, sotto una luna bianchissima.
2.[Sasuke]Un fiore di ciliegio. Sakura.
Galleggiava lento davanti a lui e lo sguardo andò oltre. Mise a fuoco l’acqua attorno a lui. Ovunque si rifletteva il rosa. Per la prima volta dopo molto tempo - Anni? – Sollevò lo sguardo. Sopra di lui si stendevano le chiome rosate di un ciliegio in piena fioritura. Quel colore delicato era come i capelli di Sakura.

3.[Gaara]In questo momento tutti lo guardavano, carichi di attesa. Avevano fiducia in lui, nelle sue azioni e nelle sue decisioni. Non avevano paura di lui.
Quattro storie, squarci di vita di persone diverse, sentimenti diversi, divise in quattro stagioni
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Neji Hyuuga, Sabaku no Gaara , Sasuke Uchiha
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Primavera – Fiori e Cielo:


Il vento caldo investiva le pianure che stavano attraversando e Sasuke si era fermato ad una polla lungo il fiume, mandando avanti gli altri. Non era stanco, ma desiderava togliersi di dosso la polvere del viaggio ed il sudore. Camminava pesantemente, come chi sa di dover mettere un piede avanti all’altro in continuazione. Chi sa di non doversi fermare neanche per un istante.
Chi sa di non potersi voltare indietro, o butterà all’aria tutto quello per cui ha lottato fino a quel momento. Per vedere di nuovo due sorrisi.
Anche solo per un minuto.
Per questo non guardava il paesaggio accanto a sé. Guardava solo avanti e ancora avanti. Prima o poi avrebbe dato un senso a tutto questo.
Raggiunse le radici di un albero accanto al fiume, e scrutò l’acqua. In quel punto si formava un’ansa ed era tranquilla, si infrangeva in deboli onde contro la sabbia fine, lontana dai vortici e dalle correnti del centro del corso. Si lasciò scivolare di dosso la camicia bianca, buttandola senza cerimonie tra le radici dell’albero. Poi slacciò la cintura viola. Dopo un istante anche tutto il resto giaceva abbandonato all’ombra, e lui si immergeva con calma nelle acque gelate. Il freddo intenso gli dava una sorta di scossa sulla pelle, e lui ne gioiva segretamente. Si era imposto di non provare nulla.
Aveva chiuso dentro di sé tutto quanto aveva mai avuto di buono e di bello in questo mondo, e aveva giurato che non ci avrebbe mai più pensato.
Perché ricordare era dolore.
Ma quel tipo di sensazione… L’acqua fredda sulla pelle, il sudore degli allenamenti… In un certo senso gli ricordavano che era ancora vivo.
Che se avesse voluto avrebbe potuto provare di nuovo qualcosa. Solo che non voleva.
Si immerse con soddisfazione, mentre si formava ovunque la pelle d’oca. Teneva lo sguardo basso, sul pelo dell’acqua, quando una cosa apparentemente insignificante gli passò davanti agli occhi.
Un fiore di ciliegio.
Sakura.
Galleggiava lento davanti a lui e lo sguardo andò oltre. Mise a fuoco l’acqua attorno a lui. Ovunque si rifletteva il rosa. Per la prima volta dopo molto tempo - Anni? – Sollevò lo sguardo. Sopra di lui si stendevano le chiome rosate di un ciliegio in piena fioritura. Quel colore delicato era come i capelli di Sakura.
Qualcosa dentro Sasuke si scosse.
Nel luogo segreto dove aveva nascosto tutto ciò a cui aveva voluto bene, qualcosa si agitò, tentando di uscire. Avrebbe voluto distogliere lo sguardo, ma era immobile, immerso nell’acqua fino al torace e lo sguardo levato verso l’alto.
Tra tutti gli alberi che c’erano, tra tutti i fiumi che c’erano, si era spogliato e abbandonato al suo piccolo, personale dolore proprio sotto ad un ciliegio.
Gli spuntò tra le labbra un sorriso amaro. Quei fiori rosa, gli ricordavano un tempo lontano. Un tempo che sembrava che neppure gli appartenesse più, tanto era diverso da ora. Come se non bastasse, il cielo era azzurro. Di un azzurro da fare male agli occhi. Azzurro come gli occhi. Gli occhi di qualcuno a cui non voleva pensare. Qualcuno che non voleva ricordare. Distolse in fretta la sguardo. Perché se pensare a Sakura era pericoloso, pensare a Naruto era doloroso e basta. Era triste sapere che ormai non avevano più niente in comune, eppure era così.
Lui aveva uno scopo, un dolore nel petto che nessuno, nemmeno Naruto poteva comprendere. E quella sua sicurezza cieca che si sarebbe potuto lenire quel dolore rendeva tutto più difficile.
Avrebbe voluto odiarlo per quei suoi slanci d’affetto idiota. Invece non riusciva.
Avrebbe voluto ucciderlo. E non c’era riuscito.
Avrebbe voluto liberarsi per sempre di quel sorriso beota che ogni tanto gli tornava alla mente.
La realtà era che non aveva potuto affrontarlo. Naruto era forte come lui. Forse in alcune cose anche di più, con quella sua idiozia che gli impediva di essere razionale. E Sasuke non voleva confrontarsi con lui.
Naruto era sole dove Sasuke era ombra.
Naruto era risata dove Sasuke era impassibile.
Naruto era testardaggine dove Sasuke si arrendeva alla logica.
Naruto era amore per Sakura dove Sasuke era stato… Incapace.
Distogliere gli occhi non era servito a nulla. Il vento aveva preso a soffiare e i petali volavano attorno a lui, come i capelli di Sakura il giorno dell’esame di selezione dei Chunin. Uno dei primi giorni in cui la maledizione aveva avuto presa su di lui. Si posavano a mucchi sul pelo dell’acqua. L’acqua che rifletteva il cielo azzurro e limpido. Limpido di occhi che lo guardavano per sfidarlo, afferrarlo, ghermirlo, fermarlo. Non erano occhi a cui poteva resistere.
Per questo non guardava più il cielo.
Per questo non guardava più il mondo attorno a sé.
Ovunque era colore, era profumo, era dolore.
Il profumo di Sakura quella notte in cui aveva rinnegato il villaggio.
Quando aveva seguito Orochimaru per diventare più forte.
Più forte di Naruto, più forte anche per lei.
Perché Sakura da sola non sapeva bastare a sé stessa e lui lo sapeva bene. Era stato felice, quando lei aveva tentato di fermarlo. Il suo cuore che già diventava nero aveva avuto un guizzo.
Se lei fosse stata da sola forse. Forse la avrebbe portata con sé. Ma lei aveva Naruto. E Naruto era come il cielo. Azzurro sincero e caldo Giallo, capace di investire e bruciare di passione tutto quello che aveva attorno. Naruto si sarebbe preso cura di Sakura al posto suo.
Le aveva voluto lasciare un futuro, anche se lei non aveva capito.
Le voleva lasciare la sua infanzia. Il villaggio, gli amici. Tutto quello che per lui non significava più niente. Solo loro contavano. Le uniche cose buone che la foglia aveva avuto per lui. E li aveva lasciati insieme. Era stato il meglio che era riuscito a fare per loro.
Azzurro e Verde. Giallo e Rosa.
Sakura era come il nome che portava. Nei suoi capelli soffici c’era il profumo della primavera. C’era l’amore, la speranza. Tutte cose a cui lui doveva rinunciare. Nei suoi occhi verdi c’erano i germogli delle nuove piante. Il verde giada dell’acqua umida che porta la vita. Vita che lui non aveva. Aveva rinunciato ad avere.
Naruto era come i colori che indossava. Fastidioso alla vista e positivo, energetico, esasperante. Capace di strappare un sorriso ai morti. Ma sasuke non era morto, era vuoto. Gli occhi di cielo che non sapevano mentire. I capelli di sole che non può fare a meno di brillare, e scaldare e far sorridere. Ma Naruto non lo faceva più sorridere, perché Sasuke sapeva a cosa avere rinunciato. E rinunciare al sole significa solo abbandonarsi alla morte dentro. Sasuke era svuotato. Non gli importava di nulla.
E Sasuke era buio e nero. Nero dentro. Non aveva più nulla in comune con loro.
Rabbrividì tra le braccia del fiume. Con un gesto irritato della mano schizzò ovunque l’acqua intorno a lui, distruggendo per qualche istante il riflesso blu del cielo e il turbinante rosa dei petali. Fu un attimo a tutto tornò come prima. Un passato incancellabile lo circondava.
Ovunque andasse, qualunque cosa facesse, Naruto e Sakura erano sempre con lui.
Se fosse stato un altro, avrebbe urlato di frustrazione.
Invece si immerse nella acque fredde, trattenendo il fiato fino a farsi bruciare i polmoni ed emerse ruggendo soddisfatto del dolore che provava. Tutte le ferite che si procurava lo distraevano e lenivano un po’ quel grande dolore vuoto che gli gravava dentro. Perché il dolore del corpo gli appariva nulla davanti a quello dell’anima.
Improvvisamente decise di uscire dall’acqua. Rimanere un istante di più in tutto quel cielo e in tutti quei fiori gli era intollerabile. Avanzò verso la rena fino a che il fiume non gli lambì che le caviglie e i piedi, affondati nella sabbia umida e vischiosa. La schiena bianca dalla muscolatura ben delineata ebbe un fremito e il ragazzo soffocò in fretta un rumore sordo e strozzato che risaliva lungo la sua gola.
Quel qualcosa nel luogo segreto e buio dentro di lui lottò per uscire. Con le dita tremanti, sicuramente dal freddo, raccolse i suoi vestiti. Infilò i calzoni, i sandali, afferrò la camicia. Quando fece per indossarla parve per un attimo che vi fosse un leggero sobbalzo, subito nascosto dalla stoffa, che aderiva al corpo bagnato rivelandone più di quanto non coprisse. Mosse un piede davanti all’altro, lasciandosi alle spalle quel ciliegio orgoglioso che si stagliava nel cielo limpido. Camminò e camminò ancora, fino a che albero, fiume e cielo non furono abbastanza distanti dai suoi occhi. Ma non dalla mente.
La voce di Karin lo colse alla sprovvista, e se non fosse stato così abituato a mostrare sempre la stessa impassibile espressione sul volto, l’ombra di un’emozione avrebbe potuto attraversarlo.
- Stai piangendo, Sasuke? – Una nota di allarme nella voce della Ninja, che si avvicinò precipitosamente. Lui si scostò in maniera brusca, superandola.
- Sono ancora bagnato. Ed ora andiamocene. – Perfetto. Distante. Impassibile.
Lui era vuoto.
Doveva essere vuoto. Altrimenti tutto avrebbe perso senso.






Dedica : Questa è stata faticosa, Elos. Io odio Sasuke. Lo odio con tutte le mie forze. Lo odio quanto amo Itachi e Kakashi messi insieme! Però siccome è per te, ho dovuto basarmi sul *tuo* Sasuke, per trovarne una versione accettabile.
Colgo l'occasione per segnalare che a questa storia ne è collegata una dolcissima di Elos : Ventorosa Azzurrocielo, dove potete avere un assaggio del suo Sasuke. Uno dei pochi che io trovi accettabili. Nonostante tutto. La trovate nella sua raccolta : Tre in uno - Si comincia come un gioco


@ Ermellino - Grazie del commento! In effetti, è davvero terribile quello pseudoaccappatoio. Kishimoto vuole molto male alle fan di Neji!

@ Emily the Strange - Grazie! Ho cercato di immaginare uno sviluppo al di là della storia per quei due, anche se non sono la mia coppia preferita!

@Dita_Inkiostro - Ti ringrazio infinitamente dei complimenti. Quando ho pensato a quei due in inverno, il primo pensiero è stato accostarli alla neve ^^ da lì alla panna per Hinata il passo è stato breve! Grazie ancora!



Sproloqui dell'Autrice: Questa è stata una mission impossibile. Sasuke è già sistematicamente vestito, a causa dell' amato e riverito sarto di Oto. Cosa potevo fare di più? L'ho spogliato del tutto e l'ho messo in acqua, e poi l'ho fatto rivestire bagnato.Di meglio non avrei potuto fare. Non senza scendere nel porno!
   
 
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