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Autore: Sarah128    08/05/2010    3 recensioni
Dopo che la Umbridge fa irruzione nel DA e porta Harry nell’ufficio del preside per punirlo, lui scopre che il nome all’inizio della pergamena incriminata non è ‘Dumbledore’s Army’ ma ‘Dolores’ Angels’. Una sola cosa da fare quindi: Spacciarlo per un fan club.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Dolores Umbridge, Harry Potter
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Title: Dolores’ Angel

 

Author: Sarah1281

 

Summary: Dopo che la Umbridge fa irruzione nel DA e porta Harry nell’ufficio del preside per punirlo, lui scopre che il nome all’inizio della pergamena incriminata non è ‘Dumbledore’s Army’ ma ‘Dolores’ Angels’. Una sola cosa da fare quindi: Spacciarlo per un fan club.

 

DISCLAIMER: Harry Potter e tutti i personaggi della saga sono di proprietà di JK Rowling e di chiunque ne possieda i diritti. Questa storia non ha alcun fine di lucro, né intende infrangere alcuna legge su diritti di pubblicazione e copyright.
ATTENZIONE: tutti i personaggi di questa storia sono immaginari e non hanno alcun legame con la realtà. Qualsiasi nome e riferimento a fatti o persone reali è da ritenersi ASSOLUTAMENTE casuale.

Nota Necessaria della Traduttrice: Questa storia è basata sulle iniziali dell’ES (Esercito di Silente, o Esercitazioni Segrete), pertanto ho dovuto lasciare quelle originali, cioè DA (Dumbledore’s Army, o Difense Association). Per questo stesso motivo ho lasciato la versione originale del nome di Silente, ovvero Dumbledore.

 

 

 

 

Potete trovare la storia originale qui.

 

 

Dolores’ Angel

La professoressa Umbridge camminava avanti e indietro di fronte a Harry. Era stato appena beccato mentre fuggiva da un incontro della sua illecita Associazione di Difesa, e quindi era seduto nell’ufficio di Dumbledore con solo il Preside –che lo stava ignorando come aveva fatto tutto l’anno- che lo divideva da qualunque contorta forma di punizione la Umbridge avesse in mente per lui.

Davvero pensavi che non l’avrei scoperto?” chiese la Umbridge, fermandosi improvvisamente davanti a lui.

Harry non replicò. Ovviamente se avesse pensato che ci fossero buone probabilità di essere scoperto avrebbe preso delle ulteriori precauzioni. O piuttosto, Hermione l’avrebbe fatto.

La Umbridge sollevò la pergamena che teneva in mano, Harry sapeva che conteneva i nomi di tutti quelli coinvolti nel DA. “ ‘Dolores’ Angels’,” lesse lei. “Puoi spiegarlo, Signor Potter?”

Gli occhi di Harry si spalancarono e tentò di non sembrare troppo sorpreso. “Dolores’ Angels?” ripetè. Avrebbe potuto giurare che tutti erano stati d’accordo con la proposta insolente di Ginny di ‘Dumbledore’s Army’. Ma in effetti, Hermione non era sembrata contenta di un nome così provocatorio quando stavano cercando di restare fuori dai guai, e quindi forse era tornata sui suoi passi e l’aveva cambiato. “Oh, beh, è solo…”

“Solo cosa, Signor Potter?” insistette la Umbridge, sembrando piuttosto soddisfatta di averlo finalmente incastrato dopo tutto questo tempo.

Harry, d’altra parte, si sentiva grato per la lungimiranza di Hermione, ma desiderava davvero che lei avesse sentito la necessità di spiegargli il suo piano, così non si sarebbe dovuto inventare qualcosa di sana pianta. Comunque, avrebbe imparato in fretta a temporeggiare. “È veramente imbarazzante.”

“Ti assicuro che questo è l’ultimo dei tuoi problemi adesso,” disse la Umbridge categoricamente.

Harry chiuse strettamente gli occhi e sperò che avrebbe funzionato. “Beh, come lei sa, il nostro programma di Difesa contro le Arti Oscure è stato… irregolare, per dire il minimo. Hermione era eccitata che il Ministero stesse finalmente cercando di darci un’educazione più costante. Dato che lei ed io abbiamo avuto alcuni problemi da quando è iniziata la scuola ed io continuo ad andare in punizione, mi ci è voluto un po’ per capire che Hermione aveva ragione.”

“Dovrebbe sapere che il Ministro non vede di buon occhio un’armata priva-” continuò la Umbridge prima di irrigidirsi realizzando cosa Harry aveva appena detto. “Scusami, cosa hai appena detto?”

“Siamo i suoi più grandi ammiratori!” esclamò Harry in quello che sperava fosse un tono convincente. Sperava davvero che Dumbledore avrebbe trovato opportuno intromettersi ad un certo punto, ma sembrava soddisfatto di lasciare che fosse Harry a tirarsene fuori.

“Io… questo è…” farfugliò la Umbridge, chiaramente disorientata. Qualunque difesa si fosse aspettata che lui avrebbe messo in scena contro le sue accuse di organizzare un esercito privato –nel caso si fosse aspettata che lui ne avesse una- beh, questa non era di certo tra quelle. “Come spieghi il fatto che questo cosiddetto fan club sia un segreto, allora?”

“Ci sono un paio di ragioni, in realtà,” spiegò Harry, cominciando a sentirsi più sicuro nella sua bugia. “Siamo adolescenti e ci piace usare le nostre bacchette in classe anche se magari non è la cosa più sicura da fare, e dover avere il permesso per tutto –anche se per cose ragionevoli- la rende poco simpatica agli studenti, e perciò non volevamo aprire il club a persone che sarebbero venute solo per deriderlo. Draco Malfoy, per esempio, viene per prendere in giro ogni volta che faccio qualcosa ed è veramente molto fastidioso. In più, il mio coinvolgimento avrebbe deviato l’attenzione di tutti sulle nostre differenze politiche e non sulla meravigliosa influenza che sta avendo all’interno della scuola. Per non menzionare il fatto che non volevamo metterla in una posizione difficile.”

“A causa delle nostre… come l’hai messa? Oh giusto. Le nostre ‘differenze politiche’?” Era chiaro cosa pensasse la Umbridge a proposito di quella particolare dichiarazione.

“Beh, in parte,” confermò Harry. “Ma per la maggior parte a causa di come sarebbe sembrato. Uno dei decreti educativi –ho paura di non ricordarmi quale- ha stabilito che gli studenti dovessero ottenere l’autorizzazione prima che noi formassimo un club. Se lei avesse approvato il nostro fan club in suo onore… beh, le persone avrebbero potuto pensare che fosse stata una sua idea e non volevamo che la nostra  sincera ammirazione le causasse problemi.”

“Quindi affermi che questo ‘Dolores’ Angels’ è un fan club e non, possiamo dire, un elaborato piano per trasformare Hogwarts in un’accademia di assassini, per disfarvi prima di me, poi di Cornelius e del resto del Ministero?” La Umbridge poteva aver posto la frase come una domanda, ma era chiaro che ne era già convinta.

Harry la guardò per un minuto. Anche quello che stavano facendo veramente era più per i GUFO che per altro. Era davvero abbastanza paranoica, vero? Sarebbe dovuto stare attento a questo. “No, sono piuttosto sicuro che sia soltanto un fan club. Hermione ha scelto il nome e penso che sia un riferimento ad un vecchio film babbano chiamato ‘Charlie’s Angels’. Magari è stato un po’ audace usare il suo nome, ma ‘Umbridge’s Angels’ suonava… strano. Spero che non le dispiaccia,” aggiunse quasi come un ripensamento. Veramente, qualunque momento Dumbledore avesse deciso di intromettersi sarebbe stato fantastico.

“Diciamo che credo a questa storia ridicola,” cominciò la Umbridge lentamente.

Harry sapeva che era potenzialmente in seri problemi e che davvero non avrebbe dovuto fare niente per aggravare la situazione, ma non potè trattenersi. “Potrebbe aiutare se non la chiamasse una storia ‘ridicola’,” suggerì gentilmente. “Potrebbe darmi almeno il beneficio del dubbio, sa!”

“Lo terrò in mente,” disse la Umbridge aridamente. “Se questo è un tentativo molto bizzarro e lusinghiero di un fan club, allora perchè la signorina Edgecombe è venuta a dirmi che stavi organizzando un esercito?”

Harry sembrò a disagio quando capì cosa era esattamente successo. Fortunatamente aveva fatto un sacco di pratica durante gli anni, o sarebbe stato veramente nei guai a questo punto. E perché aveva la sensazione che avrebbe dovuto aspettarselo? “Riguardo a quello…”

“Forza, Signor Potter, ti assicuro che sono più che interessata ad ascoltare la tua spiegazione,” lo esortò la Umbridge compiaciuta.

“Lo so. È solo che… beh, non voglio metterla nei guai,” mentì Harry.

La Umbridge inarcò un sopracciglio. “Non vuoi mettere lei nei guai? Intendi la Signorina Edgecombe?”

Harry annuì. “Esattamente. Non è mai stata molto affezionata a lei, o molto entusiasta di essere parte del club. Però la mia ragazza non voleva venire da sola, quindi ha portato la povera Marietta con lei.”

“Affermi quindi che la Signorina Edgecombe mi ha mentito?” Lo scetticismo della Umbridge era quasi palpabile. “Perché l’avrebbe fatto? Sua madre è una buona ed onesta impiegata al Ministero.”

Harry sussultò. “È qui che casca l’asino. Marietta sembra pensare che sua madre rischia di perdere il lavoro e, dato che lei è il funzionario del Ministero più in vista nella scuola, naturalmente la incolpa anche se io, per una volta, sono ragionevolmente sicuro che non è coinvolta.”

“Lo vedo,” disse la Umbridge brevemente. Dietro di lei, Dumbledore mormorò qualcosa alla sua bacchetta. “Sarebbe piuttosto infantile da parte sua, per non menzionare controproducente se davvero io fossi coinvolta con gli ipotetici problemi della madre. Se lo chiedessi alla Signorina Edgecombe, avrebbe idea di cosa stavi parlando?”

Harry guardò Dumbledore mentre abbassava la sua bacchetta, dopo che quello che sembrava un Patronus ne uscì ed attraversò il muro. “Sono quasi sicuro di sì,” decise.

“Eccellente,” si degnò di intervenire Dumbledore, ora che la parte difficile era finita. Si alzò. “Andiamo allora, sperando di chiarire questo terribile equivoco…”

Fine

 

  
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