CAMBIARE
Era tutto cambiato.
Le persone. I paesaggi. Il mondo.
Da 5 anni a quella parte la
terra si era letteralmente capovolta.
In meglio, per molti.
In peggio, per qualcuno.
E quel qualcuno era esattamente la persona che aveva
portato quel cambiamento.
Quel qualcuno viveva in un castello
che aveva costruito egli stesso anni addietro. Un
castello rinato dalle proprie ceneri, come la fenice di pietra che faceva la
guardia al cancello dalla sua postazione sulla colonna di destra.
Il maniero era situato su di
una colina in mezzo alla natura, lontano dalla confusione e dalla caoticità
delle città e dei paesi limitrofi.
Era stato ricostruito com’era
una volta, con lo stesso tipo di mattoni e lo stesso metodo che aveva permesso
a tutti i castelli dell’intero Regno Unito di resistere alle intemperie ed al
tempo fino a quel momento.
In realtà la maestosa
costruzione non era abitata molto spesso, il padrone di casa girava spesso per
il mondo, ma non mancava mai di andare nella sua dimora tutte
le volte che poteva.
Perché quel maniero significava tutto per lui.
Tutto quello che era stato il
suo passato.
Tutto quello che aveva perso.
Tutto quello che era
successo.
Tutto era concentrato tra
quei mattoni, quelle arcate, quei corridoi ricchi di quadri di un’antica e
nobile famiglia.
Ora, il qualcuno che vedeva
cambiato in peggio quel nuovo mondo, cavalcava con il suo giovane stallone nero
per il bosco vicino alla sua dimora.
Ed anche questo qualcuno era cambiato, anche senza
volerlo, in quei 5 anni.
Era un ragazzo prestante, dai
lunghi capelli neri perennemente legati in una coda bassa e lenta, gli occhi di
un verde intenso e profondo, ma non più illuminati da quel persistente brillio
che li aveva caratterizzati un tempo, una collana d’argento abbinata ad un
bracciale, un regalo molto prezioso, un percing al sopracciglio sinistro ed un
orecchino all’estremità dell’orecchio destro.
Questo era il nuovo Harry
James Potter, il salvatore del mondo magico.
Ma il non più bambino, sopravvissuto era cambiato
soprattutto nell’intimo.
Il suo animo si era fatto
cinico, indifferente alla maggior parte delle cose anche se continuava a fare
la sua parte nel mondo magico.
Perché quel cambiamento lo potevano notare solo le persone
che conoscevano bene l’ultimo della famiglia Potter.
E, purtroppo, non erano più molte.
Quello era uno dei motivi
della trasformazione.
Da giovane coraggioso ed
ingenuo, ad adulto consapevole della crudeltà della
vita.
Perché Harry Potter aveva imparato soprattutto una cosa, 5
anni addietro.
E cioè
che bisogna vivere ogni istante come se fosse l’ultimo, perché tutto cambia.
E’ il normale svolgimento della
vita. E della morte.
Harry smontò da cavallo, si
andò a sedere all’ombra di un imponente albero millenario e lasciò libera la sua mente, le permise di andare ad immergersi in
ogni meandro del suo interno, di andare a riportare alla luce del sole gli
avvenimenti che tanto lo avevano cambiato, 5 anni prima.
*** 5 ANNI PRIMA ***
La battaglia finale era quasi
giunta al termine, entro pochi minuti tutto si sarebbe concluso.
Nel bene.
O nel male.
Harry Potter e Lord Voldemort
stavano combattendo al centro del campo, all’epicentro
della battaglia.
Stavano lanciandosi ogni tipo
di incantesimo da più di venti minuti, ma nessuno
pareva avere la meglio.
Ed il tempo certo non facilitava nessuno dei due: tirava
un vento gelido, il cielo era oscurato da una moltitudine di nuvole cariche di pioggia.
Un’atmosfera del tutto inusuale per l’inizio di giugno.
Sotto a quel
cielo grigio migliaia di maghi combattevano, altri erano riversi a terra, a segnare
perdite da entrambe le fazioni, altri ancora cercavano di guarire le proprie ferite
e quelle altrui.
-
Ma
guarda un po’… Il giovane Potter è migliorato molto nei combattimenti…-
-
Già.
Così tanto da poter tenere testa al più grande mago
oscuro di tutti i tempi.-
-
Certo…
Ma io a differenza di te gioco sporco, Potter…-
-
Cosa vuoi dire?-
-
Ora
vedrai!-
Harry sentì un sibilo dietro
di se ma non si girò, aveva capito il piano di Tom;
voleva che si distraesse per poterlo cogliere di sorpresa.
Bè, se era così si sbagliava.
Non si girò.
Ma negli occhi rossi del suo avversario non scorse
nessuna delusione per il suo presunto piano fallito, anzi.
Harry vide un lampo di
vittoria.
Non fece in tempo a
chiedersene il motivo che sentì un urlo che non avrebbe mai voluto udire.
Non si voltò nemmeno in quel
momento, però.
Continuò a guardare il suo
nemico dritto negli occhi mentre si rendeva conto che alle sue spalle era appena
morta una delle persone a lui più care.
Ronald Weasley. Il suo
migliore amico. Il suo compagno di avventure. Suo
fratello.
Non ebbe più la cognizione di
nulla.
I suoi sensi parevano
ovattati.
La sua pelle non avvertiva
più il freddo.
Le sue orecchie non sentivano
più le urla.
I suoi occhi non vedevano
altro che Tom Marvolo Riddle davanti a sé.
Ad un tratto ebbe la sensazione
di avere tutto il tempo del mondo per fare quello che voleva.
Prese la mira con fredda
calma.
Pronunciò le parole che
uscirono dalla sua bocca come stalattiti di ghiaccio che si andarono a
conficcare nel cuore di Lord Voldemort.
-
Avada
Kedavra.-
Non urlò.
Non si scompose quando vide
il suo nemico toccare terra.
Non si chiese come mai Tom lo
aveva guardato negli occhi e si era spaventato.
Nulla di tutto quello poteva
importare in quel momento.
L’unica cosa davvero
importante era girarsi ed andare da Ron.
E così fece.
Non si accorse che tutti i combattimenti
erano cessati non appena il Signore Oscuro era morto.
Non si accorse che tutti ora lo guardavano, mentre s’inginocchiava a fianco del
cadavere del suo primo amico in quel mondo che gli era stato così estraneo, in
passato.
Non si accorse che si mise a
piovere, come se il cielo avesse voluto lavare via tutto il sangue che era
stato versato e che solo lui, triste e silenzioso spettatore di quell’agghiacciante
spettacolo, sapeva sarebbe ancora stato sparso su quel
terreno maledetto.
Si alzò, senza versare una
lacrima.
Prima di poter dar sfogo al
suo dolore aveva ancora due cose da fare.
Chiamò in serpentese Nagini,
il serpente di Tom, che si avvicinò senza la minima esitazione anche se sapeva
cosa avrebbe fatto quel giovane umano che aveva più forza di quanto l’intero
mondo magico potesse immaginare.
-
Perché
non scappi, Nagini?Sai cosa voglio fare, sei un serpente intelligente…-
-
Perché ssso che tanto la tua furia mi troverebbe da
quasssiasssi parte… Sssei davvero molto sssimile al mio vecchio padrone,
giovane Potter. Ed ora falla finita. Devo raggiungerlo presssto…-
-
Mpf… Come vuoi… Avada Kedavra!-
L’animale crollò a terra morto.
Potter l’oltrepassò ed andò
verso tutti gli Auror che nel frattempo avevano catturato i Mangiamorte che non
erano morti.
In mezzo a tutti quei diavoli
vestiti di nero intravide due persone: Lucius Malfoy e Bellatrix Lastrange.
Chiese al capo degli Auror di
liberare la seconda e, visto la riluttanza di questo a farlo, gli assicurò che
ogni colpa se la sarebbe presa lui.
La donna, incredula di quello
che stava succedendo, si smaterializzò, immediatamente seguita da Harry.
Si trovarono in un bosco,
molto lontano dal campo di battaglia.
Erano soli.
Il cielo, l’unico spettatore,
continuava a piangere, bagnando fino all’osso le due figure che si
fronteggiavano, perché sapeva che stava per assistere alla distruzione di un’anima
che si era mantenuta integra fino ad allora.
-
Bene,
Potter. Cosa vuoi? Hai ucciso il mio signore, cosa
vuoi ora da me?-
-
Voglio
semplicemente mantenere una promessa che ho fatto a due persone due anni fa.
Ricordi, Bella? Avevo giurato a te e a Sirius che lo avrei vendicato. Ed io mantengo le mie promesse.-
-
E
bravo Potty… Stai diventando esattamente quello che tu denigri di noi Mangiamorte.
Stai diventando un assassino.-
Il giovane dagli occhi
speranza guardò la donna e rise.
Rise forte e di gusto,
ricevendo un’occhiata di disapprovazione e disgusto dall’assassina del suo
padrino.
-
Cosa
c’è da ridere ora, Potty? Stai dando di matto?-
-
No Bella,
e che mi fa ridere quello che hai detto.-
-
E
per quale motivo? E’ vero. Hai ucciso due volte, ora sei esattamente come me. E
come Lord Voldemort.-
-
Forse
è così. Ma non è quello che facciamo a renderci
migliori o peggiori. E’ il motivo che ci spinge a farlo.-
-
Sono solo scuse per far star zitta la tua coscienza, Potter. In realtà sai
benissimo anche tu che ora sei come me. Sei come gli assassini della tua
famiglia ora.-
-
Zitta, e preparati a morire, Bella. Ti ho regalato fin troppo tempo.-
-
Solo
un’ultima cosa, Potty. Rispondi ad una domanda e poi mi potrai uccidere.-
-
Va bene… Dimmi Bella. L’ultimo desiderio ad un condannato non si
rifiuta mai.-
-
Tzk…
Samaritano Grifondoro… Dimmi, Potter… Cosa si prova ad uccidere? Ora che hai
assaporato questo potere, dimmi: cosa senti?-
Gli occhi di Harry James Potter
si oscurarono all’istante ma un pericoloso ghigno si formò sul suo viso.
Bellatrix sentì un brivido
percorrerla per tutto il corpo non appena guardò l’espressione del suo
assassino.
Aveva visto quella maschera di morte solo sul viso del suo defunto
Signore.
-
Ti
dirò… Dipende dalla persona che uccidi, Bella. Quando ho ucciso Voldemort non ho provato molta
soddisfazione, nemmeno quando ho ammazzato il suo serpente. Ma sento che lanciare
a te la maledizione senza perdono mi farà stare molto meglio.-
-
Io
credo invece che ti piaccia, Potty. Sei molto più simile al mio padrone di
quanto pensi.-
-
Pensa
ciò che vuoi. Ed ora preparati e guardami in faccia. Guarda
negli occhi chi spegnerà la tua inutile vita. AVADA KEDAVRA!-
Quella fu la fine di
Bellatrix Lastrange, che morì con negli occhi l’immagine
di due laghi profondi come abissi dove alla fine c’era disegnata la sua morte.
Gli stessi laghi da cui
cominciarono a cadere gocce di dolore, mentre Harry s’inginocchiava, volgeva il
suo viso verso l’alto, e chiedeva una spiegazione al cielo che, come unica
risposta, continuava a piangere anch’esso, copioso.
Gli Auror e i maghi
sopravvissuti alla battaglia videro il loro salvatore materializzarsi con in braccio una donna, morta.
Potter l’adagiò piano davanti
al gruppo di Mangiamorte che lo guardava chi con odio, chi con disprezzo, la
maggior parte con terrore.
Quando si alzò per andare in contro ai suoi amici, i laghi
incontrarono due pozze di ghiaccio.
Ancora una lacrima, questa volta
solitaria, cadde da quegli abissi ricchi di una nuova tristezza, poi si avviò
verso un gruppo che lo aspettava poco lontano.
Quattro giorni dopo ci furono
i funerali di tutti i caduti in guerra.
Harry Potter fu visto ad ogni
funerale, per ogni defunto trovò una parola di elogio,
per ogni familiare una di conforto.
Ed alla fine, Harry si trovò
davanti alle lapidi di alcuni suoi compagni di scuola,
che lo avevano seguito fino in fondo, Ron Weasley, Tonks, Moody, Fleur, che era
stata la sua ragazza l’anno prima ma che poi aveva lasciato rimanendo in ottimi
rapporti di amici.
Silente non era al massimo
delle sue forze ma stava abbastanza bene, Severus e gli altri anche.
Tutti poterono osservare il dolore
che quelle pozze smeraldo stillavano.
Tutti poterono notare l’assenza
di lacrime sul suo viso.
Nessuno si rese conto dell’enorme
buco che aveva dentro.
Perché Harry Potter lo sapeva: aveva vinto la profezia e la
guerra.
Ma era stato sconfitto dal suo destino.
Due settimane dopo fu nominati capo degli Auror.
Ci furono i processi dei
mangiamorte, che furono tutti condannati all’ergastolo.
Solo a Lucius Malfoy fu data
la condanna di 7 anni, si venne a scoprire che era passato segretamente dalla
parte di Silente a settembre e che faceva la spia, come Severus Piton.
Testimoniarono in suo favore
sia Silente che Potter.
Quei sette anni erano per lo
più per via dei crimini commessi in passato.
*** ***
Quando la sua mente tornò al presente, Harry si mise a
riflettere.
A pensare.
A tutto quello che era
successo in seguito.
In quei 5 anni.
Hermione si era fidanzata con
Viktor Krum ed ora viveva in Bulgaria, non la vedeva dai funerali, non aveva
risposto alle sue lettere e non si era mai più fatta sentire.
La famiglia Weasley si era
ripresa, ognuno con il suo lavoro.
I gemelli avevano una catena
che aveva arricchito parecchio la famiglia.
Ginny era uscita da scuola quattro anni prima ed ora faceva la Medimago, era
una delle più brave.
Percy era stato rinnegato
dalla famiglia.
Lupin stava tornando quello d un tempo, paino piano, soprattutto grazie al bellissimo
rapporto che era nato con lui. Lavorava fisso come insegnante di DADA ad Hogwarts, per dispiacere di Piton, sempre insegnante di
Pozioni.
Silente era
andato in pensione, ora viveva con suo fratello.
Il nuovo preside era la
McGranitt.
E lui?
Harry cosa aveva fatto in
quei 5 anni?
Si era buttato a capofitto
nel lavoro.
Era diventato il più grande e
rispettato mago ed Auror di tutto il mondo magico. Era il numero uno.
Aveva solo 22 anni ed aveva
un vero e proprio impero di potere sotto di sé.
Ed un patrimonio in denaro inimmaginabile.
Eh, si.
In quei 5 anni c’erano state
molte innovazioni in tutti i campi.
Tre anni prima proprio lui
aveva prodotto una scopa professionale che ancora non era stata battuta in quanto a forza, potenza e prestazione.
E pensare che tutti i soldi che arrivavano a lui erano
solo il 50%.
L’altro era dei Weasley, perché
quella scopa l’avevano inventata lui e Ron durante il loro
settimo anno, qualche mese prima della guerra.
Poi, cos’altro aveva fatto?
Bè, non fece come tutti si immaginavano.
Non si rinchiudeva in casa,
dopo aver finito di lavorare.
Anzi.
Andava alle
feste, ne faceva lui stesso nella
sua dimora, invitando una volta i suoi compagni di scuola, una volta i politici
del mondo magico, una volta gli amici più stretti.
Si era imposto, anche se con
difficoltà, di non abbandonare la vita quotidiana.
Si era imposto di avere un
continuo contatto con la gente, era riuscito a non tagliare i ponti con le
altre persone, anzi, li aveva consolidati.
Spesso era stato ospite di
Draco, che era ora come un fratello, di Neville e Ginny, che si erano messi
insieme da poco più di due anni frequentandosi ai corsi di medimago che
entrambi avevano fatto.
Si divertiva anche ad andare
a trovare quella scoppiata di Luna che ora era alla direzione del Cavillo, al
posto del padre.
Ed aveva creato quel meraviglioso rapporto con Lupin.
Erano diventati quasi inseparabili.
A volte il licantropo andava
qualche giorno da Harry, anche se lui non c’era per lavoro.
Poi Harry andava a visitare
Silente ed il fratello, che si assomigliavano in un modo impressionante, anche
per il modo di rispondere per sottointesi.
Ed una volta a settimana, da 5 anni ormai, aveva un
appuntamento fisso.
E non dove tutti potevano pensare.
No.
Al cimitero non ci era andato mai più dopo i funerali.
Nemmeno per cambiare i fiori,
sapeva che cerano molti altri che lo avrebbero fatto.
Lui non aveva bisogno di una lapide
per parlare con il suo migliore amico, suo fratello.
Perché sapeva che tutte le persone che se n’erano andate c’erano
ancora, da qualche parte.
Vivevano immortali nel suo
cuore.
Come gli aveva detto il
fantasma di suo padre al suo 5° anno.
E proprio i loro ricordi avevano alleviato il dolore
latente nel suo cuore.
E quindi quell’appuntamento settimanale con chi lo
aveva?
Dove andava, ad ogni costo ed in qualunque parte del mondo
si trovasse?
Ad Azkaban.
Proprio così.
Una volta a settimana, perché
di più non era permesso agli estranei, anche se l’estraneo era lui, andava in
quella prigione a trovare Lucius Malfoy.
Già, Lucius.
Harry chiuse gli occhi, sotto
all’albero e rinfrescato da una leggera brezza tiepida.
Ricordava ancora la prima
volta che aveva visto spuntare Lucius alla porta di Grimmauld Place, poco prima
dell’inizio del suo settimo anno scolastico, con a
fianco il figlio Draco.
Ricordava ancora com’era
stato felicemente sorpreso di conoscere quei due più a fondo della maschera
Malfoy che indossavano di solito.
Ricordava ancora come…
Il filo dei suoi pensieri fu
interrotto da uno scalpiccio di zoccoli che si avvicinava.
Aprì un occhio soltanto e
vide un cavallo bianco a fianco al suo nero, che pascolava poco distante da
lui.
Vide smontare una figura
vestita di nero con i lunghi capelli biondo platino e gli occhi color cielo
limpido.
Harry Potter sorrise, uno di
quei raggi di sole in miniatura che riscaldavano il
cuore di chi aveva la fortuna di vederlo.
E quella persona era colei
che ne aveva ricevuti più di tutti, era l’individuo
che aveva l’onore di possedere quasi l’intero cuore e l’anima di quella
creatura dolcemente tenebrosa, malinconicamente calma.
-
Sei
in anticipo di due anni, non ti ho preparato la camera… Bentornato a casa,
Lucius.-
L’uomo
sorrise contento e divertito, si
avvicinò e gli si inginocchiò di fronte.
-
Influenza
e buona condotta, vorrà dire che userò il tuo letto per sta
notte… Non sai quanto sia felice di sentire queste parole, grazie di avermi
aspettato, Harry.-
E si baciarono.
Il bacio più dolce e
passionale che quella foresta ebbe mai l’occasione di vedere scambiarsi tra due
creature che non si trovavano da troppo tempo ma che finalmente, ora, erano di
nuovo assieme.
Ed il cielo, a distanza di 5 anni da quel giorno
infausto, poté finalmente vedere rinascere completamente dalle sue ceneri quel
giovane angelo dagli occhi del colore della speranza più viva mai esistita e
dai capelli corvini ma con l’anima del colore opposto.
FINE
Ehi! Come va? Che ve ne pare di questa fic??
E’ vero che mi dite cosa ne pensate?
Ah. Già…
Per chi non lo sapesse qualche ora fa ho postato il nuovo capitolo della
mia fic AMICIZIA… AMORE… Se aveste voglia di andarla a vedere… J
Bene bellezze, non ho idea di
cosa dirvi di preciso, se non che ho intenzione di
scrivere un’altra fic, una song-fic, anche se non ne ho mai fatte..
Vorrei solo chiedervi un
piccolo parere…
La coppia quale volete che sia? Contando che sarà una yaoi ed uno dei
protagonisti ovviamente è Harry?
H/Draco?
H/Severus?
H/Blaise?
H/qualche altro bel ragazzo
che non mi viene in mente?
Io in realtà avevo pensato ad H/Draco ma vorrei avere la vostra opinione…
Ora avete due motivi per recensire,
giusto?
Quindi perché non farlo?!?!? J
BaX ek.