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Autore: ceciotta    09/05/2010    1 recensioni
Due ragazze si trasferiscono in una nuova scuola e fanno amicizia, ma forse una delle due nasconde un segreto...
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ed eccoci al terzo capitolo. Le nostre ragazze si sono ormai conosciute e sono diventate amiche. Ora è giunto il momento di capire chi delle due non è chi dice di essere...

Mi scuso per l'enorme ritardo di cui mi sono macchiata, ma spero mi perdonerete! Ero dietro a scrivere un altro racconto per un €concorso e non sono riuscita a trovare il tempo di ricontrollare. Ma ora basta con le chiacchiere, lascio spazio alla storia!



 



 

Dal capitolo precedente:

...Si erano ormai abituate alla routine quotidiana della scuola e dello studio quando nella seconda settimana successe una cosa incredibile...



 



 

ESILIATA

Spiegazioni



 



 

Viola era tornata a casa da scuola dopo un estenuante saggio di latino e svuotando la cartella si era accorta di aver preso per sbaglio un libro di Margherita. Pensò subito di chiamarla, ma qualcosa nel libro catturò la sua attenzione: lo aveva appoggiato sul tavolo e quello si era aperto, rivelando al suo interno dei vestitini adatti a un bambolotto alto dieci centimetri. Viola sorrise all’idea che la sua amica giocasse ancora con le bambole. Poi si accorse che i vestitini erano molto dettagliati: c’erano persino piccole tasche chiuse da cerniere; Viola non seppe resistere e aprì una tasca dei pantaloni: all’interno scorse una tesserina e un borsellino. Ormai sopraffatta dalla curiosità, aprì il secondo oggetto, scoprendo che conteneva tanti piccoli sassolini tondi, tutti contrassegnati da una cifra, come poté constatare con una lente d’ingrandimento. Sempre con la lente, esaminò la tesserina, su cui vide scritto ‘PASS PER L’ALBERO DEGLI GNOMI NUMERO 16’. Rimise il tutto dentro alla taschina e si sedette, incredula per quello che aveva visto. Si stava chiedendo se quei vestiti fossero veramente gli abiti di un bambolotto quando il telefono squillò.

“Pronto, chi parla?” chiese sollevando la cornetta.

“Ciao, Viola, sono io” rispose la voce preoccupata di Margherita.

“Ciao Marghe. Come va?”

“Bene. Senti, hai preso tu il mio libro di inglese?”

“Sì! Se ti va puoi venire a fare i compiti da me, così te lo ridò”. In realtà voleva delle spiegazioni sui vestitini.

“Ok! Accetto l’invito” disse Margherita più tranquilla.

La ragazza arrivò alle tre e venne fatta accomodare da un’ansiosa Viola. Entrata in camera, Margherita prese il libro con un sospiro di sollievo.

“Credevo di averlo perso” spiegò all’amica.

“Che cosa sono quei vestitini in mezzo al libro?” chiese a bruciapelo Viola. L’altra la guardò con stupore misto a spavento. “Non volevo guardare tra le tue cose” si affrettò a dire lei, “Il libro si è aperto e ho visto i vestiti, solo che mi sembrano troppo dettagliati per essere abiti per bambole”.

Margherita era molto pallida e tremava: ricominciò a grattarsi l’orecchio.

“Margherita, stai bene?” chiese Viola preoccupata, facendola sedere sul letto. “Se non vuoi dirmelo, va bene, è solo che mi ha incuriosito” continuò.

“No, te lo vorrei dire, ma non mi crederesti” disse lei.

“Ti crederò”

“Non penso. Sarà una cosa strana per te”

“Se mi prometti che è la verità, io ti crederò” ribadì Viola.

Margherita si sedette sul letto con Viola. Rimasero in silenzio per un bel pezzo.

Infine Margherita disse: “Io non sono come te” si fermò un attimo, prese i pantaloncini e tirò fuori la tessera, “L’avevi già visto?”

“Sì. L’ ho esaminato quando ho trovato i pantaloni”

“Quindi sai cosa c’è scritto” Non era una domanda, era una constatazione.

“Sì” confermò Viola. Subito dopo spalancò gli occhi e capì. “Allora… tu… tu sei un… uno gnomo?” esclamò balbettando.

“Una gnoma, per essere precisi”

“Oh, santo cielo!” esalò Viola.

“Non potevo dirtelo” spiegò, “Non potevo dirlo a nessuno o mi avrebbero presa per pazza”.

Viola la guardò: no, non stava scherzando, non era il tipo da riuscire a mentire così bene; quindi, o era effettivamente matta oppure quella era la verità. “Ma perché sei qui? Perché non sei tra la tua gente?” chiese dopo un po'. C'era qualcosa, in quella ragazza, qualcosa che la costringeva a fidarsi.

“Sono stata esiliata”

“Perché?” chiese Viola stupita. Non le sembrava che Margherita fosse una persona da esiliare.

“Qualcuno ha dato fuoco alla biblioteca; gli gnomi vivono negli alberi e anche il più piccolo incendio può essere pericoloso. Comunque la colpa è ricaduta su di me, non so come, e sono stata esiliata. Allora, mentre vagavo senza meta, ho visto una caverna piccola e dato che pioveva ci sono entrata. L’ ho percorsa ed è successa un fatto incredibile: man mano che lo percorrevo il soffitto del tunnel si alzava lentamente e io crescevo ad ogni passo!”

“Cosa?! Crescevi? È per questo che adesso sei alta come me?”

“Sì, è per questo”.

Viola era sempre più sbalordita e più incuriosita e chiese: “Ma come hai fatto a trovare una casa in cui stare?”

“Vedi, molti anni fa un uomo di questa città aveva una figlia che stava molto male. Aveva provato di tutto, ma non riusciva a curarla. Allora noi gnomi, che siamo ottimi conoscitori di erbe, lo abbiamo aiutato con i nostri intrugli. La bambina si è ripresa e lui, dato che doveva cambiare casa, per ringraziarci ci ha lasciato la sua villetta, con la promessa che l’avrebbe tenuta bene nel caso ci fosse servita. Allora io sono andata vivere lì: mio padre, che aveva una delle chiavi, me l’ ha data di nascosto prima che io me ne andassi. Hai notato che vicino alle scale ci sono dei gradini più piccoli? Sono per gli gnomi”.

“Io credevo che servissero come decorazione! E quelle porticine più piccole allora sono per voi e non come abbellimento!” esclamò Viola che si era chiesta più volte a cosa servissero.

“Esatto! È stato molto premuroso nei nostri confronti. Poi ci ha insegnato molte cose sulle vostre abitudini e i vostri passatempi. Ci ha anche insegnato a giocare a carte!” rispose Margherita. Poi rincominciò a spiegare: “Allora ho trovato un lavoretto come tuttofare ad un bar per mantenermi e mi sono iscritta a scuola per non dare nell’occhio”.

“È per questo che hai avuto quella reazione in biblioteca il primo giorno di scuola?” chiese dopo un po’ Viola, “Perché ti ricordava che ti hanno esiliata!”

“Sì” rispose l’altra, “Ma anche tu hai avuto una strana reazione quel giorno. Perché?” chiese incuriosita.

Viola sorrise e disse: “Mi sono ricordata di quando tre anni fa sono rimasta chiusa nella biblioteca vicino a casa mia. Gli addetti non si erano accorti che c’ero ancora e il giorno dopo mi hanno trovato che dormivo per terra con la faccia rigata dalle lacrime. Ho avuto tanta paura” poi si mise a ridere. Anche Margherita rise.



 

Il giorno dopo, Viola decise di fare delle ricerche.

Si era fatta dire dall'amica il nome del cacciatore e il periodo in cui la figlia era stata malata, quindi si diresse nella biblioteca comunale e chiese di consultare i quotidiani di quell'anno.

“Sono fatti molto vecchi” osservò la bibliotecaria, mentre la aiutava a portare il malloppo. Era già tanto se riuscivano a stare aperti con il budget che avevano, quindi niente microfilm. “Devi fare una ricerca per scuola, cara?”

“Sì, ho pensato che informarmi su come la gente ha vissuto quel momento fosse più interessante che prendere il tutto da un libro, e ho deciso di cominciare con ascoltare la voce di un giornalista fosse un buon modo per cominciare”

“Sei una ragazza davvero diligente! Chiamami quando hai finito”

“Grazie di tutto!”

Viola però ignorò l'articolo di prima pagina e prese a sfogliare i vari quotidiani locali. In effetti, il vecchio proprietario della casa di Margherita era un cacciatore e aveva due figlie. La più grande si era ammalata e il giornalista che aveva scritto l'articolo aveva invitato l'intera comunità a stringersi attorno al dolore di quella famiglia. Poi, in un alto numero, era accaduto il miracolo: la bambina si era ripresa incredibilmente bene nonostante il parere dei medici. Il padre aveva affermato di aver senza dubbio ricevuto un piccolo aiuto inaspettato che gli aveva aperto gli occhi. Per quanto tutti all'epoca avessero pensato che si rivolgesse a qualcuno di più in alto, quella frase sibillina collimava con ciò che Margherita le aveva raccontato. Scorse anche i giornali successivi e in un articoletto un po' sfrontato un altro giornalista osservava l'inutilità delle modifiche che il cacciatore aveva approntato alla casa, visto che di lì a poco si sarebbe trasferito.

Tutto questo portò via a Viola un intero pomeriggio e quando uscì dalla biblioteca aveva la testa che scoppiava. Decise comunque che avrebbe fatto altre ricerche nei giorni seguenti.

Venne quindi a sapere che la casa era ancora intestata agli eredi dell'uomo, in particolare alla figlia che ogni tanto ci tornava a controllare la situazione. Viola si chiese se non avesse aiutato Margherita. Inoltre, Capace era il cognome della famiglia, quindi era probabile che lei si stesse spacciando per una parente. Un eventuale aiuto da quella che ormai doveva essere una donna matura avrebbe spiegato perché alla scuola non avessero sospettato nulla.

Ormai Viola non aveva dubbi sulla parola di Margherita, anche perché aveva controllato: a Lucca e dintorni, dove diceva di aver vissuto, non risultava nessuna Margherita Capace iscritta ad alcuna scuola negli ultimi anni.



 

Una settimana dopo, Margherita e Viola stavano studiando insieme, ma la gnoma in quei giorni non sembrava troppo presente, forse stava pensando al suo mondo che non poteva più vedere.

“Tre per due fa sei, non nove” le ricordò Viola quando sbirciò l'espressione che continuava a sbagliare.

“Hai ragione, scusa” disse lei cancellando il passaggio errato. “Non riesco proprio a concentrarmi in questi giorni...” sospirò.

“Vorrei tanto aiutarti” disse.

“E come?” chiese Margherita sfiduciata, “Sono stata esiliata, ricordatelo, non posso tornare là, non mi farebbero neanche entrare”

“Solo se ti riconoscessero!” esclamò Viola.

“Che intendi dire?” chiese Margherita guardandola con sospetto: non le piaceva il sorriso che la sua amica aveva sul volto.

“Se tu ti camuffassi per bene non ti riconoscerebbero e potresti dimostrare la tua innocenza trovando il vero colpevole”.

“Non posso riuscirci da sola”

“Chi dice che dovrai farlo da sola?” disse Viola fissandola con sguardo ammiccante.

“Verresti con me?” chiese Margherita, stupefatta.

“Certo! A che servono le amiche, se no? Potremmo far finta di essere turiste! Da voi esistono i turisti?”

“Sì, a volte succede che vengano gnomi di altri alberi a farci visita, anche se molto di rado” disse Margherita. “Ma è meglio che tu non...”

“Non tentare di convincermi a non far niente! Soffri molto, lo vedo...”

“Beh, la tua idea delle turiste è buona, ma devo cavarmela da sola”

“Oh, non provare a rubarmi l'idea: è mia, quindi è mio obbligo morale aiutarti a realizzarla!” replicò Viola, con aria solenne. Poi la guardò supplichevole. “E mi piacerebbe tanto tanto vedere altri gnomi” ammise.

“Non c'è nulla che possa fare per farti cambiare idea, vero?” borbottò Margherita e l'altra scosse la testa. Margherita dovette ammettere di non avere molte possibilità: lei da sola non avrebbe combinato nulla e quando c'era da risolvere un problema era Viola quella a cui tutti si rivolgevano, sia che si trattasse di pura e semplice matematica che della vita reale. Era per questo che era diventata rappresentante di classe con Sofia.

“Pensi che il tunnel funzioni anche al contrario?” chiese incerta Viola, che iniziava ormai ad occuparsi degli aspetti pratici del piano.

“Penso di sì, o almeno lo spero! L’unico modo per saperlo è provare ad attraversarlo. Ma ci vorrà tempo per trovare il colpevole, se mai ci riusciremo, e abbiamo la scuola”.

“Ci faremo venire in mente qualcosa. Tu intanto procura i vestiti adatti a due gnome. Io ti posso prestare una parrucca che ho indossato lo scorso carnevale, per fortuna l’ ho comprata bionda e non fucsia!”.

“Per i vestiti non c’è problema, ne ho portati parecchi con me quando sono partita, l’unico problema è che sono piccolissimi e quindi ci dovremmo cambiare una volta usciti dal tunnel” disse Margherita. Poi tacque un attimo e chiese: “Anche tu mi hai nascosto qualcosa, vero?”

“Beh, in effetti sì: ti ho detto che mia nonna sta con me, ma non è vero. Finché non tornano i miei sto da sola, ma sono minorenne e non dovrei, quindi ho inventato questa bugia per evitare che i miei finiscano nei guai. Mia nonna sta in un paese proprio qui vicino, quindi se mi serve qualcosa viene subito, ma se succedesse una catastrofe improvvisa non sarebbe qui, ecco, sarei da sola”.

“Capisco. Adesso cerchiamo di fare qualche compito” propose Margherita.

Finita di studiare, Margherita tornò a casa e si mise a ripensare al loro piano: Viola era stata gentile ad offrirsi di aiutarla, ma certe volte non pensava alle conseguenze delle sue azioni, sosteneva che meno uno rimugina ad eventuali problemi, meno possibilità ha di farli accadere – di solito Sofia in classe serviva a farla restare coi piedi per terra, o, conoscendola, sarebbe stata in grado di trasformare la palestra in una sala da tè – ma Margherita, per quanto desiderasse tornare a casa, quella volta non era della stessa idea: e se qualcosa fosse andato storto? Non voleva che a Viola accadesse qualcosa di brutto... E quando avrebbero attuato il cosiddetto piano?

Il giorno dopo trovò risposta al suo secondo quesito: erano in classe e la professoressa Vassallo, che era anche vicepreside, annunciò: “Siccome il patrono della nostra città si festeggia il prossimo venerdì, avrete il ponte da venerdì a domenica. Dovrebbe passare tra poco la circolare”. Viola scrisse un bigliettino a Margherita che lesse ‘Il ponte è la nostra possibilità. Andremo giovedì pomeriggio dopo aver fatto i compiti per lunedì. Tieniti pronta’ e annuì un volta soltanto per non farsi vedere dalla professoressa. L’ora successiva era dedicata a italiano e la professoressa Parvi mandò Margherita e Viola a prendere un libro di poesie in biblioteca. Aveva dato loro la chiave per aprire le scaffalature, a cui tecnicamente solo i professori potevano accedere, ma ormai aveva raggiunto un'età in cui poteva permettersi di far lavorare gli altri al posto suo.

Durante il percorso incontrarono Simone che era andato in bagno e quando lui le salutò Viola inciampò nei suoi stessi piedi prima di riuscire a rispondere.

Quando si fu allontanato, Viola disse: “Simone è molto carino, non trovi? Ed è anche simpatico...”. Simone stava nel banco davanti a loro e le aiutava sempre molto. E il fatto che non avesse riso di fronte al suo piccolo capitombolo gli rendeva onore.

“Hai ragione” confermò Margherita, poi aggiunse sorridendo: “Hai preso una bella cotta, eh?”

“No!” si difese lei. Poi arrossì e disse: “Sì, mi piace”

“Non devi vergognarti” la rassicurò l’amica. “Anch’io aveva una cotta per un ragazzo che abita dove stavo prima. È normale che...”

Mentre diceva questo varcarono la soglia della biblioteca. Di solito a quell’ora non c’era nessuno, ma quel giorno un ragazzo si era nascosto dietro un tavolo e con un accendino in mano si stava accendendo una sigaretta.

Margherita si fiondò su di lui e gli strappò di mano l’accendino. Il ragazzo la guardò stupito e chiese: “Cosa…?”

Prima che potesse finire lei gli gridò in faccia: “Lo sai che potrebbe prendere fuoco tutto?! E poi non si fuma a scuola!”

“Marghe, calmati, va tutto bene” la placò Viola, che capiva il motivo di quella sfuriata. Margherita si tranquillizzò, prese il libro che doveva prendere e si scusò col ragazzo, poi si diresse verso la porta.

“Ma è pazza?” chiese il ragazzo dopo che fu uscita.

“No, è solo che lei una volta ha visto una biblioteca bruciare e l’accendino glielo ha ricordato” spiegò Viola; era più o meno la verità.

Quando uscì, trovò Margherita che l’aspettava.

“Ho fatto una figuraccia, vero?” chiese con le guance rosse.

“Non ti preoccupare, gli ho spiegato che hai avuto una brutta esperienza con gli incendi” rispose Viola, “Naturalmente ho tralasciato il fatto che sei uno gnomo, per di più esiliato” aggiunse sottovoce guardandosi intorno.

Margherita sospirò e decise di affrontare l'argomento. “Ascolta, non voglio che tu t'immischi in questa storia” disse. “È pericoloso e tu nemmeno dovresti essere a conoscenza della nostra esistenza... Su una cosa hai ragione: devo tornare indietro e dimostrare la mia innocenza, ma tu non devi venire. Per favore, l'ultima cosa che voglio è causarti dei problemi”

Viola si accigliò. “Margherita, tu sei una mia amica e voglio aiutarti” disse lei. “Se io fossi nei guai e tu cercassi di aiutarmi anch'io cercherei di fermarti, ma in fondo ne sarei felice. Credimi, ho riflettuto molto prima di decidere, non sono così sprovveduta come credono gli altri. È vero, spesso sono una credulona, ma pensi che mi sia fidata subito di te? Prima di dare per certo che tu fossi una gnoma, devo ammettere che ho fatto delle ricerche” La osservò preoccupata. “Non ti arrabbi,vero?”

“No, anzi. Temevo che ti fidassi troppo, a dirla tutta”

“Non posso essere sicura che tu sia proprio una gnoma cercando su internet, ma la storia del cacciatore era giusta e tu non compari da nessuna parte. Ho guardato l'elenco degli iscritti in tutte le scuole di Lucca, ma negli ultimi anni non ho trovato nulla. Questo non dimostra niente, potresti essere una pazza che è fuggita da qualche istituto, ma ti starebbero dando la caccia, no? E se la tua storia è vera, allora non posso lasciarti da sola, non ora che so tutto”

“Viola...” cominciò Margherita, scuotendo la testa.

“Non mi importa di ciò che dirai. Io aiuto sempre le amiche in difficoltà”

“Ma come facciamo a preparare un piano decente in così poco tempo?”

“Noi proviamoci, abbiamo tre giorni. Se giovedì non siamo pronte rimanderemo”

Margherita fece per replicare, ma rinunciò. “Sei testarda come un mulo” disse, contrariata.

Tornarono in classe ma ascoltarono ben poco delle lezioni che seguirono, perché pensavano a formulare un piano.



 



 

Mentre camminavano verso casa, discussero ancora del loro progetto. Margherita, ormai rassegnata, invitò l’amica a casa sua a mangiare e le spiegò gli usi e i costumi degli gnomi.

“Prima di mangiare noi stringiamo la mano a tutti i commensali e cantiamo una canzone; ti conviene impararla a memoria, perché anche gli gnomi di tre anni la sanno. Sarebbe sospetto se tu non la conoscessi”. Le insegno la canzone, che era corta e facile; invitava i commensali alla pace e a mangiare bene.

“Ricordati di parlare molto durante i pranzi: noi facciamo sempre così. E non essere evasiva ti chiedono di parlare di te, magari inventa qualcosa. Noi mangiamo sempre cose a base di fiori, come risotto di rose e insalata di fiori. Basiamo anche i nostri nomi sui fiori, quindi il tuo nome va benissimo”.

Viola annotava tutto su un bloc notes per poterlo ripassare a casa. Anche se sapeva che il loro era un compito non facile, Viola si stava divertendo molto e le piaceva conoscere il modo di vivere degli gnomi: da quando era piccola sognava di vivere in un mondo popolato di creature strane e adesso poteva conoscere gli gnomi! Ci mise tutto il suo impegno per imparare come comportarsi e prima che se ne accorgesse arrivò la vigilia della piccola vacanza. Avvisò i suoi genitori di non chiamare perché il telefono sarebbe stato fuori uso per una settimana circa a causa di alcuni lavori sulla linea telefonica, così non si sarebbero preoccupati se non l’avessero trovata in casa, e per sicurezza lo staccò davvero dalla corrente. Fece i compiti per lunedì con Margherita che poco prima di uscire si mise un paio di lenti a contatto che Viola le aveva procurato e la parrucca e si fece sul mento un neo finto con una matita per gli occhi dell'amica, che si portò dietro. Presero tutto il necessario e partirono. Margherita aveva in mano il fagotto con cui era partita, solo che quello non si era ingrandito e ora le sembrava minuscolo. Ne aveva portato uno anche per Viola, con cui aveva diviso i vestiti.

Presero un autobus che le portò fuori città e Viola seguì la compagna in una lunga camminata che finalmente le portò alla loro meta.

Margherita prese i due fagotti e prima di passare per la grotta li portò dall’altra parte passando in un viottolo vicino ad essa.

“Pronta?” chiese a Viola dopo che fu tornata.

“Prontissima!” rispose Viola emozionata.

Varcarono l’entrata e si affrettarono. Camminarono per circa un quarto d’ora, poi videro l’uscita sempre più vicina. E finalmente uscirono.

Viola trattenne il respiro: era tutto gigantesco. L’erba le arrivava ai fianchi e i fiori erano molto più alti di lei, mentre i cespugli erano enormi come colline. Si guardò intorno stupefatta per circa un minuto, dopo di che si girò verso Margherita che sorrideva al suo stupore.

Continua...



 



 



 

Ecco fatto!

E ora rispondo alle vostre recensioni!

Per Abdullina Sono felice che ti sia piaciuto e spero non ti dispiaccia se ti rispondo qui. Come vedi, finalmente ho aggiornato. Era anche ora, direte voi! Che ci vuoi fare, a volte sono un po' pigra.

Per Hope52 Ecco qua! È un piacere vedere che la gente apprezza la mia arte! ;-P Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto.

Per Amathea Grazie per la recensione! Per quanto riguarda le frasi troppo corte, hai davvero ragione. Ahimè, è sempre stato un mio difetto quello di spezzare il discorso ed è una cosa su cui sto lavorando. Questo, poi, l'ho scritto parecchio tempo fa, quando ero ancora agli albori, quindi il mio stile era ancora immaturo. Non che adesso sia perfetto, certo...

Comunque, all'inizio avevo intenzione di postarlo così com'era, ma poi c'erano molte cose che non mi convincevano, quindi ho deciso di intervenire di più, per questo mi sembra che il capitolo sia scritto meglio.

Man mano che scrivo, più guardo le mie vecchie storie dicendo: “Oddio, chi l'ha scritta questa roba?!” XD

penso che sia una cosa normale...

Ah, un ringraziamento ulteriore a Hope52 per aver inserito la storia tra le seguite!

Giuro che questa volta aggiornerò più in fretta.

 

 

   
 
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