Videogiochi > Ratchet & Clank
Segui la storia  |       
Autore: Iryael    10/05/2010    1 recensioni
“Hayen” è un nome musicale, suadente, che invita i più ingenui a chiedere cosa sia.
Ebbene, hayen è una droga. Una delle più raffinate. Uno zucchero rosa e amaranto dal quale non c'è scampo. Alastor Gazelle lo sa perfettamente, per questo sta bene attento a spacciarla senza farne uso.
Ma Gazelle non è solo il maggior produttore di hayen di tutta Rilgar, è anche il finanziatore di Zenas Dehyper, una stella nascente dell'hoverboard.
E chi meglio di Skid McMarxx, il Signore degli Hoverboard, può destreggiarsi nel mondo di Gazelle?
Giugno 5405.
Per avvicinarsi a Gazelle Skid dovrà rimettere piede in un mondo cui credeva di aver voltato le spalle. E, per portare a termine la missione, avrà a disposizione solo due armi: Nirmun, giovane soldata dalla lingua sciolta, e la sua esperienza.
============
[Galassie Unite | Arco I | Schieramento] Rieditata nel gennaio 2014
[Personaggi: Clank, Nuovo Personaggio (Huramun Tetraciel, Nirmun Tetraciel), Skid McMarxx, Ratchet]
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Ratchet & Clank - Avventure nelle Galassie Unite'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
[ 10 ]
Primo giorno di gare: piani d’azione
4 Luglio 5405-PF
 
Quella mattina tutta la città si riversò per le vie. I preparativi erano stati ultimati, i turbo istantanei piazzati, e nei settori dov’era stata preparata la pista non si poteva accedere se non a piedi.
Nella villa di Gazelle non si riscontrava affatto la festosità che si poteva percepire per le strade. La sorveglianza sembrava aumentata, e solo Zenas sembrava carico. Ovvio, sapeva che quello sarebbe stato il suo primo giorno di gloria: avrebbe vinto sul grande Skid McMarxx, il rilgarien dai dodici hoverboard d’oro. Poco importava come, l’importante sarebbe stato farsi la fama.
Gli unici due che mancavano all’appello, prima della partenza per il circuito, erano Skid e Huramun. Il primo era chiuso nella sua stanza, ed il secondo era fuori dalla camera del primo, che attendeva che il grande campione preparasse la sua tavola.
Aveva già comunicato il contrattempo al Sindaco e quello gli aveva detto di attendere, quindi perché contravvenire?
Mentre attendeva, lo sguardo gli cadde sulla porta socchiusa della camera che era stata riservata a Nirmun. Dallo spiraglio era visibile il fondo del letto ed una sedia, su cui erano gettati alla rinfusa degli abiti.
Lo xarthar guardò l’orologio e bussò alla porta con malagrazia.
«E allora! Ho detto che mi servono almeno altri dieci minuti!» fu la risposta che ricevette, altrettanto sgarbata.
Dieci minuti? Bene, pensò Huramun, prima di abbandonare il suo posto per entrare nella camera della sorella. Era dalla sera prima che ci pensava: qualunque piano avrebbero elaborato, doveva recuperare i bagagli della sorella. Se avesse dovuto correre, le sarebbe servita la tuta apposita, se avesse dovuto sparare...non ne era certo, ma era lecito pensare che Nirmun avesse smaterializzato qualche arma dentro i suoi abiti.
Mentre camminava verso la sedia quasi inciampò nel borsone stracolmo che la xarthar si era portata dietro. Il suo primo pensiero fu che Nirmun fosse completamente fuori di testa a portarsi tanta roba, il secondo fu la decisione di smaterializzare tutto in blocco.
Forse è meglio lasciare qualcosa in giro per non destare sospetti, si corresse subito dopo. Lasciò sparsi sulla sedia ed ai piedi del letto una serie di maglie, pantaloni e gonne e tenne più di tre quarti del vestiario. Infilò tutto nel borsone, quando si accorse che mancava la tuta da hoverboarder. Svelto, si guardò intorno e poi aprì l’armadio: c’era l’intero completo, compresi guanti e stivali. Huramun afferrò tutto e li gettò dentro la borsa, quindi la chiuse e la miniaturizzò dentro un guanto, prima di tornare al suo posto.
Come promesso, cinque minuti dopo Skid uscì dalla camera.
«Andiamo.» lo apostrofò seccamente Huramun, seguendolo lungo la scalinata.
«Sei diventato lento, Skid.» fu il commento di Gazelle, una volta arrivato nell’atrio. Sia il rilgarien che lo xarthar notarono che l’ambiante odorava in maniera eccessiva dell’acqua di colonia utilizzata dal Sindaco.
«Meglio lento in vita che frettoloso e morto.» fu la risposta di Skid. «Un condotto ionico del mio hoverboard era stato manomesso; ho dovuto ripararlo.»
«Zenas, ne sai qualcosa?» chiese il Sindaco, lanciandogli un’occhiataccia.
«So solo che sto per guadagnarmi tutta la fama che merito, capo.» rispose il cazar, avvolgendo le maniche della camicia fin sopra il gomito.
«In tal caso, abbiamo una manifestazione da aprire.»
* * * * * *
La linea di partenza era stata fissata a metà del lungomare. La tribuna dava le spalle alla città e sull’acqua una struttura gigantesca era stata studiata per ospitare la tribuna d’onore, i commentatori ed una piccola sala conferenze.
Quando la limousine del sindaco arrivò nella cosiddetta “zona rossa”, ovvero nell’area più vicina al tracciato, dovette procedere scortata dalla polizia per passare. Dietro di quella, la piccola utilitaria di Huramun fu bersagliata dai colpi dei fan urlanti, che quasi ribaltarono la vettura. L’espressione di Huramun non mutò – ormai aveva imparato a tenere una maschera di impassibilità – ma con un gesto repentino di accelerazione lasciò intendere che quella vettura non era così indifesa come credevano quei fanatici.
Oltretutto, perché diavolo se la prendono con la mia macchinina? pensò. Andate dal Sindaco se volete le star!
Poi il pensiero corse all’hoverboard arancione che aveva smaterializzato nel guanto: lo aveva preso nel deposito assieme ad un plasmaspir e ad un lanciere. Probabilmente qualcuno lo aveva riposto lì dopo la serata al Mahne.
Bene, pensò, mentre oltrepassava la barricata di poliziotti incaricati di tenere a bada la folla. Ho la roba di Nir. Ma se non ci sarà anche un piano siamo fregati. Gazelle ha detto che domani sarò io ad uccidere Skid, ma sono sicuro che dopo quello che ho fatto al Mahne vorrà darmi precise istruzioni. Spero non me le dia domattina...ma no, lo sa anche lui che ci vuole del tempo a prepararsi per bene. E a me serviranno almeno dieci litri di caffè per passare la notte.
Parcheggiò e si diede alla perlustrazione della zona dove avrebbe dovuto sedere il Sindaco. Non si poteva sapere se qualcun altro aveva intenzione di mettere fuori gioco Gazelle – magari con metodi meno ortodossi dell’arresto. Non che non gli avrebbe fatto un favore, ma a quel punto il lavoro di due anni sarebbe andato in fumo.
 
Aveva appena finito di controllare la tribuna d’onore e stava per dirigersi alla sala conferenze, quando la voce amplificata del Sindaco zittì la folla presente sugli spalti.
«Cittadini di Blackwater City e gentili ospiti!»
Huramun immaginò che la folla sulla tribuna si fosse bloccata sul posto. Lui diede le spalle alla tribuna d’onore e, sfruttando le impalcature di servizio a filo dell’acqua, svicolò verso la sala conferenze.
«È con il più grande onore che io, Alastor Gazelle, Sindaco di Rilgar, vi accolgo nella mia città per allietarvi con questo sport che da anni ha preso posto nel cuore della gente! Rilgar più di tutti i pianeti delle Galassie Unite merita di essere nominato portabandiera di questa magnifica manifestazione di lealtà...»
Huramun, che lo ascoltava distrattamente, rimase disgustato dall’ipocrisia del rilgarien. Proprio lui parlava di lealtà?
 
Una guardia lo fermò davanti al primo ingresso della sala conferenze e gli chiese di identificarsi. Huramun eseguì e si ritrovò a passare tra gli ossequi del poliziotto che per una vergognosa dimenticanza non lo aveva riconosciuto.
Arrivato alla seconda porta la scena si ripeté uguale, e lo stesso fu davanti all’ultima soglia, quella della sala vera e propria. Era un ambiente adatto a contenere una quarantina di persone. Alto, rettangolare, di pannelli prefabbricati.
Si chiuse dentro e controllò tutte le sedie, ad una ad una; poi passò al tavolo ed infine, per scrupolo, controllò anche il pannello degli sponsor affisso dietro il tavolo. Quando fu soddisfatto del suo operato uscì e tornò indietro.
Sotto la tribuna d’onore lo attendeva un elevatore che lo avrebbe sollevato nella penombra dietro la sedia del Sindaco. Era pronto per essere utilizzato, tuttavia non lo attivò subito. Notò che l’impalcatura proseguiva anche nell’altra direzione, tracciando un collegamento con il palazzo che dava sull’esterno della curva 16. Non spiegandosi a cosa servisse, risalì. In tribuna d’onore c’erano lui, il capo della polizia ed il Sindaco, e nessun altro.
«...e con questo il regolamento è stato enunciato nella sua interezza! Ora invece sugli schermi potete ammirare il circuito...»
La grande schermata cambiò: al posto del mezzobusto del Sindaco comparve lo schema del tracciato.
Quell’anno, vista la moda del turismo nella Via Lattea, avevano voluto riprodurre uno dei loro circuiti più famosi. Un’ottima imitazione, a detta dei progettisti, ma a cui gli spettatori parevano non aver fatto caso, presi per lo più dai commenti alla forma peculiare e ai nomi («Assurdi!») attribuiti alle curve più importanti.
 
 
Tre giri di circuito, come voleva il regolamento, in cui ogni mezzo era valido per arrivare alla vittoria, purché non prevedesse un attacco diretto agli hoverboarder avversari. Sarebbero passati alla fase successiva soltanto i primi sedici dei ventiquattro corridori in gara, e nessuno era disposto anche solo a pensare che sarebbe potuto finire in fondo alla classifica.
«...ed ora che tutti conosciamo lo splendido circuito di quest’anno non voglio tediarvi oltre, vediamo come i nostri atleti sapranno dare il loro meglio in questo circuito difficile, carico di curve ed insidie! Hoverboarder! Sulla linea di partenza!»
 
I ventiquattro corridori si schierarono nelle loro postazioni. Zenas e Skid, uno al fianco dell’altro al centro della seconda linea, si scambiarono uno sguardo in cagnesco, prima di fissare il semaforo che avrebbe sancito la partenza. Quando le tre luci si accesero nell’aria calò il silenzio più assoluto, in cui il vociare del pubblico e dei commentatori venne sostituito dal ronzio ovattato degli hoverboard accesi. Le luci si spensero ad una ad una, e quando anche l’ultima si fu spenta gli hoverboarder che schizzarono via come schegge impazzite.
Gazelle si finse interessato alla gara per tutto il primo giro e poi, quando i corridori furono passati per la prima volta sulla linea di arrivo, fece un cenno a Huramun affinché si avvicinasse.
«Domani.» disse. «Domani ti apposterai sul palazzo in cima al molo. Sono sicuro che hai notato come l’impalcatura di questa tribuna arrivi fin là: questa sarà la tua via di accesso e di fuga al palazzo. Ucciderai il bersaglio all’ultimo giro e poi tornerai qui. Quando si accorgeranno di quello che è successo, sarà come se non ti fossi mai mosso e parteciperai alle indagini con la polizia.» spiegò il Sindaco, fingendo di seguire la gara. Il capo della polizia era così preso che non sentì nulla.
«Sì signor Sindaco. Posso chiedere cosa succederà all’umano ed al robot?»
«Ci penseranno quattro dei miei al calar della luna al vecchio molo. Pensa al tuo bersaglio, Huramun, e ricorda che non avrai una terza possibilità.»
«Certo, signor Sindaco.» rispose con deferenza, prima di ritornare nel suo angolino in penombra.
 
All’ultimo giro, Zenas aveva buttato fuori gara cinque dei ventitre rivali ed era in testa alla corsa assieme a Skid.
La sua tattica era semplice: si affiancava all’avversario e gli silurava il mezzo con un impulso simile ad un’onda d’urto. Un mezzo conquistato con i suoi proventi da corriere, costosissimo e pressoché irrilevabile, che imprimeva all’hoverboard colpito una spinta tale da far perdere l’equilibrio al suo utilizzatore.
Con le sue azioni sembrava quasi difendere Skid, al momento più avanti di lui di due lunghezze. Visto dall’esterno, dava l’impressione di voler difendere il suo posto dietro al rilgarien.
Skid sapeva perfettamente di aver Zenas alle costole, sapeva di essere avanti a lui di un soffio ed era concentrato sulla pista ricavata dalle strade cittadine. C’erano tuttavia due tarli che continuavano a roderlo: il fatto di dover lasciar vincere il cazar alle sue spalle ed il ginocchio posteriore, che pulsava dolorosamente.
Concentrati, Skid. Se la mezza tacca vuole la vittoria deve sudarla, si ripeteva. Non sentiva il pubblico attorno a lui, non sentiva quasi nemmeno la voce degli staffer che Gazelle gli aveva messo a disposizione e che continuavano a parlargli degli avversari e dell’andamento della gara attraverso gli auricolari. Non aveva niente a che fare con loro. Lui avrebbe dovuto fare da staffer a Nirmun, e questo era quanto.
È morta. Pensa alla pista.
Tornò a concentrarsi sulla strada: mancavano solo le curve 17 e 18 al rettilineo finale e il cazar aveva guadagnato una lunghezza. Lui e Zenas avevano lasciato indietro di parecchio gli altri, quindi il cazar cominciò a farsi sotto, cercando di sorpassarlo. Alla 18 il ginocchio mandò una fitta lancinante che lo costrinse a slargarsi quel tanto che bastò a Zenas per affiancarlo.
Rettilineo: dai gas, fu il pensiero dei due, fianco a fianco. Il cazar pensò di silurare Skid come aveva fatto con i cinque avversari prima, ma non lo fece con la convinzione che vincere sul rilgarien senza silurarlo lo avrebbe umiliato di più.
Se la giocarono fino all’ultimo centimetro disponibile, lasciando con il fiato sospeso tutti gli spettatori, ma alla fine Skid dovette cedere il passo. All’ultimo metro diminuì appena la velocità, in modo che l’altro passasse avanti di quindici centimetri scarsi.
Quando la folla vide il fotofinish, esplose in grida di giubilo.
Zenas si rese conto che Skid lo aveva lasciato vincere e si sentì umiliato come quando, da bambino, suo padre lo lasciava vincere nelle gare in bicicletta.
Skid, dal canto suo, quando sentì la voce di Gazelle all’auricolare che gracchiava “bravo Skid” provò un misto di sollievo e rabbia. Una volta sceso dal suo mezzo si concesse di dare un pugno ad un muro: gli altri tanto lo avrebbero frainteso. Poi prese a camminare verso la sala conferenze, pensando a come fingere per dissimulare quello che provava realmente.
* * * * * *
Ore 22:10
 
Al suo rientro a casa, Huramun trovò Nirmun spaparanzata davanti al computer della saletta sotterranea.
«Che fai?» chiese.
«Scurioso per ammazzare il tempo.» rispose «Hai delle belle informazioni.» commentò poi con l’aria di chi aveva saputo molto, un tono che Huramun riconobbe come “terzo grado in arrivo”.
«Sai com’è, lavorando sul campo le informazioni le prendi per forza.» rispose con aria evasiva. «A proposito, non vuoi sapere le news?»
Nirmun lo guardò e decise che gli avrebbe fatto le sue domande più tardi. Magari – dato che sembrava a pezzi – avrebbe addirittura rimandato del tutto. In quel momento spostò la tastiera ed il mouse e si sedette sulla scrivania, lasciando la sedia al fratello.
«Certo che le voglio sapere.» rispose, indicandogli di sedersi.
«Allora sturati le orecchie.» disse Huramun, lasciandosi cadere sulla seggiola. Non appena ebbe finito di dirlo il sopracciglio sinistro della sorella scattò verso l’alto, disegnando un’espressione sarcastica. «E non mi guardare male, non era una battuta.»
«Dai, spara.» commentò piattamente Nirmun.
«Uno: McMarxx è arrivato secondo, fingendo davvero con maestria.» cominciò a dire lui.
«Come va la gamba? So che il ginocchio gli dà dei problemi.»
«Se gli fa male lo minimizza: io non mi sono accorto di nulla.»
Nirmun annuì. Skid non voleva dimostrare ulteriore debolezza, era comprensibile.
«Ratchet e Clank?»
«Sono la news numero due: li uccideranno domattina presto. Il Sindaco ha già disposto le cose: saranno portati al molo vecchio, scortati da quattro uomini, e lì verranno eliminati, con relativo trattamento all’acido per farli sparire definitivamente.»
«Gazelle ha ragione: il sangue non s’intona con la moquette, non può ucciderli in casa.» commentò ironicamente lei. «Dove ha intenzione di farlo, di preciso?»
«Questo non lo so. Dopo la serata al Mahne il Sindaco non mi vede più così di buon occhio, quindi non mi ha dato i dettagli delle parti che non mi riguardano.» rispose Huramun. «La mia parte domani sarà molto semplice: scorterò tutti come al solito, poi fingerò di andare sotto la tribuna d’onore e in realtà mi piazzerò sul palazzo esterno alla curva La Rascasse. Al terzo giro dovrò sparare a Skid per poi defilarmi alla svelta e tornare in tribuna d’onore, dove sto di solito. A quel punto, allo scatenarsi del putiferio, uscirò facendo finta di niente e parteciperò alle indagini in vece del Sindaco.»
«Non ti beccheranno mai, quindi.»
«Mi temono, Nir. Già oggi quando mi hanno riconosciuto per poco non mi hanno anche lucidato le scarpe per la vergogna di avermi fermato.»
Nirmun lo guardò basita.
«Allora è sicuro che non ti beccheranno. E la morte di Skid sarà opera di qualche fanatico che disgraziatamente si disperderà nella folla, e che la polizia cercherà con ogni forza per i prossimi anni a venire.»
«E se farò una mossa sbagliata il Sindaco mi consegnerà senza pensarci due volte. Me lo ha fatto capire ampiamente durante la gara.» affermò cupo lui. Dopo quella frase calò un lungo silenzio. Nirmun appoggiò un piede sull’altro ginocchio e si puntellò sui gomiti, pensierosa. Huramun si mise a braccia conserte e socchiuse gli occhi.
«Ci dobbiamo dividere, Nir.» sentenziò infine.
«Come? Hai già un piano?» chiese lei stupita.
«Beh, so come lavorano, non ho grandi problemi ad elaborare una bozza. E poi è tutto il giorno che ci penso.»
«Allora parla, dai.» esortò la xarthar, attenta.
«Domani mi devo presentare all’alba per finire delle cose. Posso presentarmi un po’ prima ed attendere che portino fuori i tuoi amici, avvicinarmi con una scusa e lasciarti con loro.» cominciò a spiegare Huramun. «Non potrò seguirvi o Gazelle si insospettirebbe, però...»
«Come conti di presentarmi ai tuoi amici?» chiese Nirmun «Come una di loro? Dovrò travestirmi?»
Huramun denegò.
«Non ti posso procurare una tuta antiproiettile, quindi dovrai indossare la tua tuta da hoverboarder. È l’indumento più sicuro che hai, ho visto.»
«C’è solo un problema: è alla villa.»
Huramun materializzò la borsa e l’hoverboard sul pavimento. «Ora non più.» disse semplicemente. Nirmun sgranò gli occhi.
«Li hai rubati!» al tono entusiasta si sommò un’occhiata carica di gratitudine. «Grande!»
«Come dicevo: la tuta da hoverboarder è l’indumento più protettivo che hai–»
«Quindi conti di presentarmi in tuta da hoverboarder ai tuoi soci?» lo interruppe lei. «Ma non è–?»
Huramun la interruppe a sua volta materializzando un gadget preciso.
«Mai provato questa?» chiese con naturalezza, poggiando sul tavolo la pistola miniaturizzatrice a doppio flusso.
«Certo che sì.» rispose di getto Nirmun, prima di capire cosa intendesse il fratello. «Aspetta un momento: no, così no! Ma sul serio conti di rimpicciolirmi con quella?»
Stavolta Huramun annuì.
«Brava Nir. E con le armi che porterai con te avrai la possibilità di stendere gli uomini del Sindaco ed armare i tuoi amici. Che armi hai?»
«Ho le vipere nella tuta.» rispose «E una tempesta N60, ora che ci penso. Tutte cariche.»
«Ti darò la pimidoflu, un plasmaspir ed un lanciere, non si sa mai.» commentò lo xarthar, pensieroso. Nirmun annuì.
«Va bene.»
«Potrai stendere le guardie con un colpo di plasmaspir alla nuca. Considerate le dimensioni ridotte, probabilmente li metterai fuori combattimento per qualche ora.»
«Ricevuto.»
«Bene. La gara comincerà alle dieci: se tu ti presenterai durante lo svolgimento creerai un po’ di scompiglio, ed io sparerò a Zenas anziché a Skid. Il Sindaco ed il capo della polizia, a quel punto, probabilmente verranno fatti fuggire in mare aperto, dove una vettura in volo li attenderà per portarli al sicuro.»
«Probabilmente? Già non abbiamo tante chance, Hura, mettici anche un paio di probabilmente...»
«Visto che non conosco tutti i dettagli questo è il massimo di quello che posso fare, Nir. I probabilmente ci sono e vanno detti.»
«Vero anche questo, però non aiuta il morale!»
Huramun fece per ribattere, ma lei lo anticipò: «Okay, riassumiamo: domattina vai alla villa del Sindaco con me miniaturizzata e con una scusa mi butti nel mezzo dove trasporteranno Ratchet e Clank, quindi finisci i tuoi comodi e vai alla gara. Prima che cominci la gara io devo liberare i miei superiori e tornare indietro per gettarmi in pista dopo la partenza e creare scompiglio, cosicché tu possa sparare a Zenas. Ho perso qualcosa? E Ratchet e Clank cosa faranno?»
«Si sostituiranno agli uomini nella navetta che attenderà il Sindaco ed il capo della polizia e porteranno via i due in un qualche posto che credono sicuro.» rispose con sicurezza.
«E noi dovremmo rimanere in tre per quello stronzo di Dehyper?» chiese scetticamente Nirmun.
«Beh, la mia era solo una bozza. Si accettano consigli.» si schermì Huramun.
«Vai con Ratchet e Clank, sistemando al tuo posto un fantoccio magari. Non sparerai a nessuno, io seminerò scompiglio e con Skid prendiamo il piccolo bastardo dagli occhi blu. Quanto meno non saranno due contro due, e con te assieme a loro sarà più facile sostituire gli uomini di Gazelle nel mezzo.» suggerì lei.
Huramun soppesò l’idea.
«Sì, è meglio. Ho già un’idea di come allontanarmi dal palazzo senza essere visto.» disse infine.
Nirmun annuì.
«Domani sarà una lunga giornata.»
«Già.» replicò lui «Conviene prepararci e riposare.»

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Ratchet & Clank / Vai alla pagina dell'autore: Iryael