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Autore: LunaMirtilla    27/08/2005    0 recensioni
Tutto può succedere. Anche che un ragazzo pacifico come Tom Riddle diventi l'essere più spietato del mondo dei maghi.
Ma come?
La mia prima storia seria, con la quale voglio dimostrare che ogni cosa ha un perché, anche se crudele, e che nel mondo non sono sempre i buoni a vincere.
Avvertimento: forse questa storia può risultare incompatibile con la serie di Harry Potter. Questo perché l'ho scritta basandomi solo sui primi cinque libri della saga. Per cui, vi prego di non considerare tutti i particolari del sesto e settimo libro che potrebbero smentire la mia versione.
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tom Riddle/Voldermort
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La stazione di King's Cross era piena di indaffarati babbani, come al solito.
Tutti se ne andavano in giro concitati, senza guardarsi attorno, ignorandosi a vicenda.
Così, nessuno fece caso a Tom ed Anne, che riuscirono a raggiungere facilmente la barriera del binario Nove e Tre Quarti.
Tom camminava rapidamente, nervoso. Le partenze gli provocavano sempre una certa ansia.
E se avesse dimenticato qualcosa all'orfanotrofio? Se qualcuno, inavvertitamente, l'avesse trovata su in soffitta? Se fosse arrivato un gufo per lui, in sua assenza? Certamente sarebbe finito nei pasticci.
Ma non era questo a preoccuparlo.
Sapeva che, inconsciamente, la sua mente, ogni anno, non faceva altro che porsi le stesse domande.
Non avrebbe rivisto Anne per molto tempo. E se le fosse capitato qualcosa, mentre lui non era al suo fianco per aiutarla? O, peggio, se la ragazzina si fosse dimenticata di lui?
Stupidaggini, Tom. Solo le solite, vecchie, stupidaggini, lo tranquillizzò una voce che proveniva di sicuro dall'angolo più razionale della sua mente.
Si guardò fugacemente attorno.
Possibile che nessuno li notasse?
Sul carrello erano impilati malamente un baule, (colmo di vecchie divise di seconda mano, penne, libri, pergamene) e la gabbia di Nagini.
Nagini era un pipistrello grigio di cinque anni e mezzo, che schiamazzava e si agitava nella sua gabbia. In verità i pipistrelli non avevano un’utilità precisa, per i maghi. L’unica cosa per cui potevano essere usati era la Trasfigurazione. Ma il ragazzo lo aveva ammaestrato nel consegnare lettere e piccoli pacchi. Ovviamente Nagini restava sempre più lento e meno sicuro dei gufi. Ma ormai aveva compiuto talmente tante volte il viaggio da Hogwarts a Little Hangleton, che aveva raggiunto un record di velocità degno di una civetta.
Camminarono senza parlare fino alla barriera del binario nove e tre quarti, poi Tom cominciò a fare l’inventario di ciò che avrebbe dovuto portare a Hogwarts. Non mancava nulla.
-E così te ne vai di nuovo.- gli disse Anne all’improvviso.
-Già.- rispose il ragazzo –Per la terzultima volta. A meno che non mi boccino.-
Anne sorrise, imbarazzata. Aveva le guance decisamente più rosse del solito, e sembrava che volesse dire un sacco di cose, ma che la sua bocca non riuscisse ad emettere altro che frasi scontate. –Beh- disse alla fine –mi raccomando. Studia per i tuoi M.A.G.O.-
Questa volta, fu il turno di Tom per sorridere. –I M.A.G.O sono alla fine dell’ultimo anno. Adesso io ho i G.U.F.O.-
-Già. Mi sbaglio sempre.-
Tom lanciò un’occhiata all’orologio da polso.
Le undici meno cinque.
Doveva salutarla ed andarsene, prima di perdere il treno.
Aveva studiato il momento dei saluti per tutta la sera precedente, come faceva, dopotutto tutti gli anni.
Poteva stringerle la mano. No, troppo formale.
Poteva darle due baci sulla guancia. Troppo confidenziale.
Poteva abbracciarla. No, decisamente troppo melodrammatico.
Così rimase lì, impietrito, senza riuscire a dire altro che un debole:-Beh, ciao.-
Anne sorrise e lo salutò con un cenno della mano, mentre il ragazzo si allontanava sospingendo il carrello, rimproverandosi già per non essere riuscito a dirle qualcosa di sensato per salutarla.
Inaspettatamente, un secondo prima di attraversare la barriera, si sentì trattenere per un braccio. Si girò, e vide che Anne lo stava fissando, seria.
-Tom- disse -io voglio che quest'estate tu torni a Little Hangleton. Intero.-
Il ragazzo cercò di non scoppiare a ridere. -Ma sì, certo che torno.-
prese l'appunto mentale di smettere di raccontare ad Anne tutte quelle cose sulla Seconda Rivolta dei Mostri.
Dopotutto lui era un ragazzo tranquillo.
Sì, certamente si era imbattuto involontariamente in diversi goblin, mollicci ed anche dissennatori, dall'inizio del suo primo anno di scuola. Forse ogni tanto si era cacciato nei guai. Forse delle volte faceva l'impulsivo e finiva nei pasticci. Ma non valeva la pena far venire le paranoie alla sua migliore amica, per questo.
-Torno presto.-la tranquillizzò.
E con un gesto fulmineo la baciò sulla guancia ed oltrepassò la barriera.
Il binario Nove e Tre Quarti, come ogni anno, era affollato di giovani maghi in partenza per la scuola, con i loro bauli, ed i loro rumorosi animali rinchiusi nelle gabbie.
Parecchi genitori degli studenti dei primi anni si appostavano a fianco al binario, per salutare un'ultima volta i loro figlioli. Maghi con enormi cappelli a punta, ritardatari che correvano per il binario alla ricerca di un vagone su cui salire, gente che faceva levitare con la bacchetta bauli in direzione del binario, capannelli di persone impegnati in melodrammatici adii. Tutti ammassati nella confusione del binario.
Tom sgusciò indisturbato verso il treno, e caricò il baule nel vagone dei bagagli.
Ma cosa diavolo aveva fatto?
Forse sarebbe stato meglio salutare Anne nel solito, impacciato modo.
Che cosa avrebbe pensato la ragazzina, adesso?
Decise di rimandare quelle riflessioni a dopo. Dopotutto non l'avrebbe rivista prima di nove mesi. O, almeno, così pensava Tom in quel momento.
Salì sull'Espresso per Hogwarts, e si inoltrò per i corridoi alla ricerca di uno scompartimento libero.
Sembrava che Nagini cercasse di fare più confusione possibile. I suoi schiamazzi erano, se possibile, ancora più assordanti del solito.
-Stai buono.- tentò di calmarlo -Non appena trovo un posto tranquillo ti libero.-
Sentì che il treno si stava muovendo, nella confusione più generale. Il suo orecchio riusciva a malapena a distinguere una voce dall'altra.
-La bacchetta è nel baule. Ricordatelo!-
-...e ricordati di mandarci dei gufi!-
-...ci vediamo a Natale!-
-Addio!-
-Mi raccomando.-
-Tuo padre ti manda un saluto.-
-Guarda che se quest'anno prendi più di tre S, ti sequestriamo la Scopalinda per i prossimi dieci anni!-
-Arrivederci, e fai il bravo!-
-Sì.-
-A presto!-

Si affrettò a raggiungere un posto libero. Non aveva alcuna intenzione di fare come l'anno scorso, quando era stato costretto a sedersi tra i 'bambini' del primo anno, perché non c'erano posti migliori.
La sua testa era sovraccarica di pensieri che vorticavano ininterrottamente.
Così, non si accorse di andare a sbattere contro qualcosa di molto imponente, nel bel mezzo del binario.
Venne sbalzato all'indietro, e la gabbia di Nagini rotolò via per il vagone.
Il ragazzo alzò subito lo sguardo, per vedere la 'cosa' contro cui aveva urtato.
-Scusa. Mi spiace Tom, non ti avevo visto.- grugnì il ragazzo.
Tom cercò di sorridere, nonostante gli dolesse un po' dappertutto per la caduta. -Non fa niente, Rubeus.-
Il ragazzo gli tese la mano, e l'aiutò ad alzarsi, e recuperare la gabbia del pipistrello.
Rubeus Hagrid era più piccolo di Tom. Frequentava ancora il secondo anno. Ma, anche se il ragazzo non l'aveva detto a nessuno, sembrava piuttosto evidente che fosse un mezzo gigante.
Tom, non era molto alto, ma piuttosto mingherlino. Nonostante avesse quasi tre anni più di Hagrid, gli arrivava a malapena alla spalla.
-Allora, Rubeus. Come ti sono andati i primi esami?- Cercò di attaccare discorso.
Rubeus scosse la testa, coperta di crespi capelli scuri. -Insomma. Diciamo che me la cavo per un pelo. Ma, me la cavo. E tu? Quest'anno ci tieni i G.U.F.O. eh? A proposito. Ho sentito che ti ci hanno premiato per migliore studente per il quarto anno.-
Tom arrossì. -Beh, sì. Ma lo meritava Crouch. Detesto ammetterlo. L'hanno dato a me solo perché...beh...- frugò nella sua mente, alla ricerca delle parole giuste -perché me la sono cavata bene nonostante mi trovassi tra i babbani per tutta l'estate, e fossi costretto a studiare di nascosto. Diciamo che è stato più che altro un premio per la buona volontà.-
Hagrid gli sorrise. -Sempre modesto tu. Beh, è più bene per te.-
Poi il ragazzo si guardò intorno, a disagio. -Beh, io ora ci doverei andare...-
-Ho capito.- lo interruppe Tom -Ci vediamo a scuola.-
Sapeva perfettamente quello che stava pensando Rubeus. Anche se il ragazzo avrebbe voluto nasconderglielo.
Hagrid era un Grifondoro, lui un Serpeverde. Sapeva che gli amici del ragazzo si sarebbero stizziti, se l'avessero visto in compagnia di un Serpeverde. Dicevano tutti che i Serpeverde erano malvagi. Ed era vero, anche. Molti maghi usciti dalla casa di Serpeverde avevano intrapreso la strada delle Arti Oscure.
Lui stesso, non sapeva perché era finito, in quella maledetta casa. Ricordava solo il Cappello Parlante che gli sussurrava nell'orecchio.
-Un giorno, tu mi ringrazierai per averti mandato tra i Serpeverde. È scritto qui, nella tua testa.- -Ti sbagli.- Aveva risposto senza esitazioni.
Ma il Cappello Parlante era rimasto inflessibile. -Hai grandi potenziali, Tom Orvoloson Riddle. E presto scoprirai come sfruttarli al massimo, nella casa di Serpeverde.-

Per colpa di quello stupido Cappello Parlante, ora era costretto a trascorrere le sue giornate da solo, tra i Serpeverde, lontano dai ragazzi che avrebbe voluto tanto considerare sui amici.
Ma presto le cose sarebbero cambiate. Alla fine del settimo anno di scuola, si sarebbe liberato di quel maledetto marchio.
-Bene, Tom. Allora sentiamoci. Uno di questi giorni ti ci porto a vedere il mio cucciolo di vermicolo. No?-
-Senz'altro.- gli rispose il ragazzo.
Rubeus Hagrid lo salutò con un cenno della mano, e si infilò in uno scompartimento colmo di Grifondoro del secondo anno.
Percorse praticamente tuto il treno, con il morale sempre più a terra, mentre passava per scompartimenti colmi di ragazzi che ridevano e scherzavano.
Poi, finalmente, arrivò ad uno scompartimento completamente vuoto.
Aprì la porta, liberò Nagini, che si appese schiamazzando ad una sbarra di ferro del portaborse e rimase lì, immobile, a testa ingiù.
Adagiò la gabbia vuota sul sedile, e sedette con la testa appoggiata al vetro freddo del finestrino.
Il paesaggio scorreva velocemente, in una giornata nuvolosa che preannunciava certamente un grosso temporale. Prima le pianure sterminate, poi i campi, le montagne...
Flump
Tom sobbalzò e si voltò per vedere cosa aveva provocato quell'improvviso rumore.
Non poté fare a meno di lanciare un urlo.
Sul sul sedile, a pochi centimetri da lui, era comparso un mago.
Sembrava avesse più o meno quarant'anni. Era alto, magro, con un lungo cappello a punta curvo sul volto pallido, su capelli e barba scuri, sul naso ricurvo, e sui suoi penetranti occhi azzurri.
Più in alto, sulla punta del suo cappello, era poggiato un uccello canterino dalle piume rosse, arancioni e gialle come fiamme. Senza dubbio una fenice.
L'uomo rise, come se solo in quel momento si fosse accorto dell'espressione perplessa del ragazzo.
-È proprio la giornata giusta per viaggiare in treno, non trovi? Chiusi al caldo, al sicuro dalla pioggia, ad osservare da finestrino il cielo ammantato di nuvole.-
Tom continuò a fissarlo in silenzio, senza sapere bene cosa pensare.
Siccome il ragazzo non dava segno di vita, il mago riprese. -Mi auguro che tutti gli studenti di Hogwarts non rimangano così sbigottiti da un semplice incantesimo di smaterializzazione. O temo che quest'anno, avrò molto lavoro da fare.-
Tom chiuse la bocca.
Ma certo, doveva sembrare proprio uno stupido ad essersi spaventato in quel modo. Riprese velocemente l'uso della parola.
-L-lei insegna ad Hogwarts? Non l'ho mai vista nel castello.-
L'uomo lo guardò come se avesse detto la frase più scontata del mondo. -Precisamente, sono il nuovo insegnante di Transfigurazione.- rispose.
Ma certo. Tom ricordò che l'hanno prima il preside Dippet aveva accennato qualcosa sul pensionamento del professor Deewek, l'insegnante di Transfiguarazione.
-Penso che avremo l'occasione di rincontrarci molto presto, signor...?-
Finalmente qualcosa a cui sapeva rispondere prontamente. -Riddle. Tom, Orvoloson Riddle.-
Oh, no! Perché aveva detto quel nome? Odiava il nome Orvoloson. Preferiva di gran lunga essere conosciuto semplicemente come Tom Riddle.
L'uomo fece una strana faccia, come se avesse già sentito quel nome, ma non ricordasse dove. -Bene Tom. Ma che sciocco. Dimenticavo di presentarmi. Beh, presto fatto.- gli porse la mano -Piacere Tom Riddle. Io sono Albus Silente.-
Silenzio.
-Quella è una fenice, vero professor Silente?- chiese poi Tom, indicando l'uccello dalle piume color fiamma.
Quella si staccò dalla punta del cappello e fece una buffa capriola in aria.
-Esattamente. È una creatura unica. Le sue lacrime sono in grado di rimarginare anche la più mortale delle ferite, e alla sua morte, questi meravigliosi volatili, sono in grado di rinascere dalle ceneri. Questa ha esattamente tremilaquattrocentoventicinque anni.-
-Whow...-
Il professor Silente prese a fissare la sua divisa. -Serpeverde eh?- disse.
Tom annuì.
-Ricordo di essere stato assegnato alla casa di Grifondoro, quando frequentavo la scuola di magia.- Tom abbassò lo sguardo.
Un altro Grifondoro?
La pioggia aveva cominciato a picchiettare sui vetri dell'Espresso per Hogwarts. Il paesaggio era diventato improvvisamente indistinguibile, come una macchia scura in un quadro astratto.
Poi, con una scossa ed uno stridio, il treno si fermò, e le luci su spensero. Gli unici lumi, rimasero le piume rosse della piccola fenice.
Tom sobbalzò. -Cosa succede, professore? Non possiamo essere già arrivati ad Hogwarts.-
Silente scosse la testa, al buio. -Sembra che l'espresso abbia trovato un ostacolo. Permettimi di andare a vedere cosa sta accadendo.-
Tom, che voleva assolutamente far luce su quella faccenda, decise di mostrarsi intrepido, di fronte al nuovo professore. -La accompagno. Conosco questo treno come le mie tasche.-
Non udì la risposta di Silente. Udì solo una porta aprirsi e dei passi. Così si alzò, e si affrettò a raggiungere il professore per i corridoi bui.
Studenti di ogni età erano affacciati un po' dappertutto, bisbigliando sommessamente e chiedendosi cosa stesse accadendo. Le piccole lucine delle loro bacchette magiche rischiaravano i vagoni immersi nella semioscurità.
Raggiunsero rapidamente il primo vagone, guidati dalla debole luce della fenice, ed il professor Silente aprì la porta del treno con un lieve movimento della bacchetta, pronunciò un paio di parole incomprensibili, ed uscì dal treno. Nonostante dovesse già essere fradicio per via della pioggia, l'acqua sembrava non averlo neanche sfiorato.
Tom rimase lì, sull'uscio, sporgendosi per assistere alla scena.
Davanti a loro, sul binario, centinaia e centinaia di creature mostruose erano riunite e fissavano Silente con fare minaccioso. Mollicci, goblin, berretti rossi, ed altre creature che il ragazzo non aveva mai visto prima si avvicinavano pericolosamente. Ed eccolì lì, nelle schiere più lontane, le creature più spietate e mostruose del mondo dei maghi, ciò che Tom temeva più di ogni altra cosa: i dissennatori.
Aveva già avuto la sfortuna di affrontarli, durante il suo secondo anno di scuola.
Da quando era cominciata la Seconda Guerra dei Mostri, i Dissennatori si erano alleati a goblin e mollicci, ed andavano in giro liberi per i villaggi, a terrorizzare ed uccidere i viandanti.
Ad Hogwarts gli insegnanti erano ben consapevoli di tutto questo, e fin dal primo anno insegnavano agli alunni a difendersi dalle creature dell'esercito nemico.
Ed ecco Silente avvicinarsi alle creature, e stendere un molliccio, un goblin, ed un'altro.
Ma le creature erano troppe. I dissennatori avanzavano lentamente verso di lui, come impietosi angeli della morte.
Ed ecco il patronus di Silente scaturire dalla sua bacchetta, una fenice argentea, che si abbatteva sui primi dissennatori. Ma ce n'erano troppi, troppi...
-Qualcuno lo aiuti! Da solo non ce la fa!- Strillò Tom, disperato.-
Ed ecco il primo dissennatore afferrare Silente per le sballe, ed il patronus abbattersi su di lui con furia rinnovata. Ma c'erano altri mostri alle sue spalle, ed anch'essi si avvicinavano, sempre di più...
-Aiutatelo, per favore!- Ripeté il ragazzo.
Ma era tardi...i dissennatori lo avevano ormai accerchiato...
-No!-
Il ragazzo spiccò un salto e scese sul binario, correndo in aiuto del professore come un forsennato. La pioggia lo sospingeva indietro, gli oscurava la vista, il freddo gli pungeva il volto.
Udì indistintamente la voce di Silente, tra gli scrosci di pioggia.
-Riddle, torna indietro! Non puoi aiutarmi, sei troppo giovane! Non puoi competere con queste creature!-
Ma Tom non si fermò. Ormai aveva deciso. Se Silente fosse morto, sarebbe morto anche lui.
Corse più velocemente che poteva, scivolò sulla ghiaia bagnata, si rialzò, impugnò la bacchetta, e prese a fronteggiare i mostri.
-No, Riddle, torna indietro!-
Ed ecco il primo dissennatore avventarsi su di lui.
-Expecto Patronum!- Urlò invano.
Sentiva il gelo aumentare, ghiacciargli le vene, insinuarsi dentro di lui...
-Riddle, vattene!-
Il dissennatore gli serrò le mani putrefatte attorno al collo.
-Expecto...-
Sentì che gli mancava il respiro, il dissenatore abbassava il volto verso il suo. Cercava di dimenarsi, ma era tutto inutile...
Non voleva morire.
Non qui, non ora. Aveva fatto una promessa ad Anne.
-Ruddle!- Urlava il professor Silente correndo verso di lui.
Ma tutto si stava confondendo, la sua vista si appannava sempre più. Sentiva il gelo aumentare dentro di lui, il respiro arrestarsi. E il volto del dissennatore si avvicinava.
Pensa a un ricordo felice, si disse. Un ricordo felice...
Pensa ad Anne... Pensa che la rivedrai.
Il volto della ragazzina si stagliò nella sua mente. Un volto pallido, confuso, sorridente. Anne gli sorrideva... ma era così confusa...Lui veniva sgridato dalla signora Brown...I genitori abbracciavano i loro figli, sul binario Nove e Tre Quarti, e lui se ne stava lì, da solo... il preside Dippet scuoteva la testa “Mi spiace, Riddle, ma la magia non può resuscitare i morti. Tua madre non può tornare in vita.”...

Qualcosa stava cambiando...quelle non erano cose che avrebbe voluto ricordare...
Il dissennatore si avvicinava, l'orribile bocca spalancata di fronte a lui...
Cercò disperatamente di riprendere il controllo dei suoi pensieri...
Anne piangeva... il Cappello Parlante lo assegnava alla casa di Serpeverde...un uomo di nome Tom Riddle urlava, e minacciava di ucciderlo, con gli occhi quasi fuori dalle orbite...
Il dissennatore si avvicinava...
-Riddle!-
-Nooooooooooooooo!-
  
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