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Autore: Rota    11/05/2010    1 recensioni
La chiamavano la Seconda Konoha, quella.
Dopo l’attacco di Pain al Villaggio, ogni cosa era andata distrutta – quindi, secondo l’ordine naturale delle cose, andava ricostruita.
Questa era diventata la missione dei ninja locali: aiutare i civili perché si ritornasse agli antichi splendori.
Certo, non era entusiasmante smuovere pietre su pietre, cementare muretti o trasportare pacchi pieni di ghiaia, ma piuttosto che continuare a sotterrare cadaveri e fare messe ricolme di tetro lutto i giovani curvavano la schiena in silenzio e proseguivano lo sporco lavoro da muratori.

**{SECONDA classificata al Contest "Sette Eterni" indetto da Beat e Isidanna indetto sul forum di EFP e vincitrice del "Premio Destino"}**
**TERZA classificata al contest indetto dal Picta!Comics nella sezione "Miglior fnafiction"**
**PRIMA classificata al contest "Storie Edite" indetto da Mokochan sul forum di EFP**
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kiba Inuzuka, Shino Aburame | Coppie: Shino/Kiba
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden
Capitoli:
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Terza konoha 1
Uno – Seconda Konoha





Con un misurato gesto della propria mano, Shino Aburame prese i propri occhiali, li sfilò lento e li appoggiò sul tavolino a cui era seduto. Si stropicciò le palpebre, massaggiandosi appena i muscoli delle tempie.
Era stanco, lo si poteva notare subito.
Neppure dopo una colazione che si poteva definire abbondante, mangiata fuori al bar preferito di quello scemo di Kiba giusto perché così facevano più in fretta – a sua detta – pareva che il torpore lo avesse abbandonato.
Certo, avere una barriera scura a proteggere l’espressione aiutava a mascherare ogni fuorviante smorfia, ma ogni tanto era anche giusto concedersi una piccola pausa, rivelando se stessi al mondo indegno.
Kiba stava pagando, quale miracolo su quella terra! Tanto valeva approfittare di quegli attimi di libertà.
Sospirò, il giovane Aburame, guardando nel vuoto qualche secondo – quasi annoiato.
-Shino! Ehi, Shino! Dobbiamo andare! Muovi quelle chiappe flaccide!-
La voce canzonatoria del compagno gli arrivò chiara alle orecchie, tanto che inforcò subito gli occhiali e si alzò dal tavolo, lasciando sulla superficie le ultime briciole della propria pagnotta dolce.
Il lavoro lo aspettava.

La chiamavano la Seconda Konoha, quella.
Dopo l’attacco di Pain al Villaggio, ogni cosa era andata distrutta – quindi, secondo l’ordine naturale delle cose, andava ricostruita.
Questa era diventata la missione dei ninja locali: aiutare i civili perché si ritornasse agli antichi splendori.
Certo, non era entusiasmante smuovere pietre su pietre, cementare muretti o trasportare pacchi pieni di ghiaia, ma piuttosto che continuare a sotterrare cadaveri e fare messe ricolme di tetro lutto i giovani curvavano la schiena in silenzio e proseguivano lo sporco lavoro da muratori.

Il vecchio fruttivendolo all’angolo della strada principale – proprio lì, all’incrocio più grande dell’intera città – ora era un cumulo di macerie e detriti scomposti. Avevano costruito una carretta per prima cosa, cercando di rimediare in qualche modo la perdita ingente, ma i magazzini erano andati persi quasi completamente e oramai le mele e le pere disponibili si contavano sulle dita di una sola mano.
Stessa sorte – forse addirittura peggiore – era toccata al macellaio e al pescivendolo, che già marciavano male da soli considerati gli ultimi tempi di magra. L’attacco dell’Akatsuki aveva segnato definitivamente le loro attività.
I forni per il pane erano stati arrangiati in qualche modo, certo il signor Miyazuki non poteva pretendere una panetteria bella e spaziosa come quella che aveva prima, ma quantomeno il pane c’era e per tutti. Quello bastava.
Come ai tempi della grande guerra dei ninja, si condividevano le poche cose ancora buone. Non era raro trovare famiglie tutte riunite sotto lo stesso traballante tetto, a ingurgitare i resti di una zuppa troppo annacquata per essere almeno un poco nutriente. Persino i beni di prima necessità – stoviglie, mobili, letti e cose spicciole della vita di tutti i giorni – erano stati messi a disposizione dell’intera comunità.
Il concetto di proprietà, in un simile periodo, era rivisto e svuotato del suo valore intrinseco.

Il negozio di fiori degli Yamanaka era andato completamente distrutto, polvere e poco altro ora stavano al posto di rose e tulipani, contaminando con un grigio spettrale ogni singolo angolo. La signora, madre di Ino, si era chiusa in se stessa in un rispettoso silenzio: quel negozio dalla dubbia utilità, era stato tutta la sua vita. Eppure ancora la sua unica figlia, con l’intelligenza di chi riesce ad intendere quanto le piccole cose possano risollevare gli animi persi, le portava a casa ogni giorno un mazzetto di fiori di campo, distribuendo piccoli doni floreali anche a tutti gli abitanti del Villaggio.
Perché almeno una piccola nota di colore potesse far sperare in un futuro più sereno.

A Shino e Kiba era toccato ricostruire i vecchi edifici di periferia dove abitavano perlopiù vecchi e infermi veterani e bambini orfani non ancora dell’età giusta per entrare in Accademia.
Un sobborgo triste e silenzioso, il cui tetro languore era rotto di tanto in tanto dagli schiamazzi scomposti dei monelli in rotta di collisione tra loro o dal pianto disperato di qualche bimbo sperduto per strada.
Abbastanza desolante, come ambiente.
Kiba e Akamaru spostavano le macerie e i detriti, dotati di notevole forza fisica; Shino, con la calma e la pazienza degna del suo nome, aiutava un vecchio muratore della zona a rimettere in sesto quanto era ancora agibile e a provvedere a quanti erano incapaci di farlo da sé.
La consolazione per tutto quello era data dal fatto che l’Ospedale centrale di Konoha distava da quel luogo neanche dieci minuti di camminata, e questo era un dettaglio fondamentale per i due ragazzi.
Ogni giorno, dal fatidico fattaccio, avevano sentito il dovere morale di recarvisi, quasi una forza superiore alla loro stessa volontà li avesse spinti irrimediabilmente in quelle stanze. Dopotutto, con la propria maestra a casa per la gravidanza ormai prominente, l’unica cosa che potevano fare di concreto era star vicino all’unica loro compagna – o almeno quello che di lei restava ancora.

Calpestando lenti le mattonelle bianche del lungo corridoio, Shino Aburame e Kiba Inuzuka avanzavano nel buio luogo.
Non era come ai primi tempi, dove le urla lamentose dei numerosi pazienti riempivano l’aria di putrefazione e di morte: ora il silenzio incombeva su ogni cosa.
Chi era morto non c’era più, chi era vivo pregava in silenzio di non rimanervi tanto.
I piani bassi erano occupati dai civili, quelli alti dai ninja di tutti i livelli – persino i Traditori della patria.
Lì, a pochi metri dalla stanza della giovane Hyuuga, stava seduta su una piccola sedia Sakura Haruno, appoggiando la schiena a quel pezzo di muro che divideva due stanze chiuse.
A destra c’era Naruto Uzumaki, reduce da uno degli scontri più duri di tutta la sua vita. Un braccio mangiato via, il petto squarciato e le gambe rotte – in fin di vita, con la respirazione regolata da una macchina.
A sinistra c’era Sasuke Uchiha, cosciente ma ormai nella semplice attesa delle fine vicina, il segno maledetto che aveva corrotto gran parte del suo corpo a causa del grande sforzo dovuto all’ultimo scontro contro Kyuubi. Era in quel luogo, ancora vivo, solo perché i vecchi e l’Hokage stavano ancora decidendo sul da farsi, non riuscendo a trovare un compromesso tra il proprio orgoglio e la giustizia. Uccidere un Uchiha non era affare da poco.
La ragazza sorrise pacifica al passaggio dei due ninja, alzando semplicemente la mano senza però riuscire a dire nulla, nemmeno un piccolo “ciao”.
Era devastata, come tutto il resto del suo Villaggio. Lo si leggeva nelle sue occhiaie, lo si leggeva nel pallore della pelle, lo si leggeva nella sua voce che si rifiutava di uscire.
Da quando i suoi due compagni di squadra erano entrati lì dentro, dopo lo stesso scontro a cui lei aveva assistito impotente, non si era mossa neppure di un metro da quella sedia. Silenziosa quanto un cadavere, passava il suo tempo a fissare il vuoto e ad aspettare chissà che cosa.
Shino le camminò davanti senza neanche fermarsi o fare il minimo cenno – lo faceva sempre quando la vedeva, non ne sopportava più la vista – Kiba ebbe quantomeno il cuore di sorriderle prima di andare avanti e raggiungere il compagno.

Hinata giaceva come sempre nel suo letto bianco, completamente avvolta da lenzuola candide.
Sorrise quando i due entrarono, piegando appena la testa di lato.
-Buona sera, Shino. Buona sera, Kiba…-
L’Inuzuka la salutò con entusiasmo, sedendosi sul materasso e facendole un sorriso incredibilmente radioso.
-Buona sera, Hinata! Come stai oggi? Va un po’ meglio?-
Shino lo guardò male, mettendosi di fianco al letto dell’invalida – ritto, terribilmente ritto e in piedi – provando la tentazione di dire all’altro che se le urlava continuamente nelle orecchie certo il suo stato non sarebbe migliorato, ma per fortuna la ragazza lo anticipò prendendo tra le proprie dita la mano di Kiba.
-Sto un poco meglio, grazie… e voi? Cosa mi raccontate? Come va il lavoro?-
Li guardò entrambi, piena di reale interesse.
Ma fu sempre l’esorbitante vitalità di Kiba a prevalere su ogni cosa, emergendo sul timido tentativo di Shino di parlare.
-Oh beh, il lavoro in sé non è per niente entusiasmante. Dove lavoriamo noi ci sono solo vecchi e bambini, davvero uno strazio. Per fortuna siamo riusciti a trovare qualcuno dalle braccia ancora mobili altrimenti davvero ci saremmo dovuti arrangiare completamente da soli! Pensa che Shino ha dovuto fare anche da babysitter a un gruppo di marmocchi urlanti, stamattina! Non la finivano più di gridare, quei maledetti! Lui li ha guardati male e loro si sono zittiti, davvero uno spettacolo!-
Mille altre parole uscirono dalla bocca dell’Inuzuka, un fiume in piena che travolse la povera giovane che altro non poté fare che sorridergli e aspettare la fine, cercando di non essere sommersa prima.

Il sole era già calato dietro l’orizzonte, Konoha sonnecchiava oramai.
Dopo aver salutato la compagna ancora stesa nel proprio giaciglio, Shino e Kiba uscirono dal bianco edificio – non senza passare davanti all’immobile Haruno.
Una volta fuori, l’Aburame poté esprimere tutto il suo disprezzo in una smorfia e in uno schiocco di labbra piuttosto sonoro.
-Che misera persona…-
Kiba, dopo aver trattenuto l’impeto del suo cane che in caso contrario l’avrebbe buttato a terra senza tanti complimenti, lo guardò senza davvero capire cosa intendesse.
Una sola parola bastò a Shino per far capire ogni cosa.
-Sakura…-
L’Inuzuka deviò il proprio sguardo, concentrandosi su Akamaru – intanto, iniziarono la marcia verso le proprie dimore lontane.
Non era facile essere sempre la persona allegra e gioviale del gruppo, così come certe volte risultava anche fin troppo pesante dover rimediare all’intransigente severità di Shino.
Ma – dopotutto – quello era il suo compito, in pace e in guerra.
Sorrise, Kiba, tornando a guardare il proprio compagno.
-Shino, non devi essere così severo con Sakura. Non tutti siamo forti come te…-
L’Aburame abbassò il viso fino a coprirlo completamente con il bavero della propria maglia – probabilmente, se avesse aspettato anche solo un secondo di più, si sarebbe visto un non lieve rossore colorargli le gote pallide.
-Non dire stupidaggini…-
Kiba continuò a sorridere, saltando in groppa ad Akamaru e proseguendo la passeggiata senza aggiungere una sola parola.

Ore 11.07 di sera.
L’allarme della sirena civica suonava a morto, come era solito fare da qualche funesto giorno senza interruzione.
Questa volta però, le modalità erano ben diverse.
Non morte naturale ma morte indotta. In un lago di sangue rosso giaceva un corpo ormai cadavere da tempo.
Sakura Haruno aveva cercato di spiccare il volo dal terrazzo della stanza di Naruto Uzumaki.









Ed ecco qui il primo capitoletto *_*
Vi ringrazio per l'entusiasmo con cui avete accolto questa mia piccola opera, davvero <3
Io ci tengo IMMENSAMENTE, è uno degli scritti che negli ultimi tempi mi ha più coinvolta a livello emotivo <3<3
Sapere che è così apprezzato mi riempie di gioia <3
Ringrazio in special modo e 4 persone che hanno recensito il prologo: Kiki, beat, sushi e Mokochan <3<3<3 grazie mille e di cuore <3
Bon, sperando che anche questo vi sia piaciuto, io mi eclisso *O*
Al secondo capitolo <3<3<3
   
 
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