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Autore: The Warden Archivist    12/05/2010    2 recensioni
Anche se il Flagello è passato, un certo Custode non smette di avere terribili incubi...a volte, la strada che ci riporta a casa è quella che ce ne allontana. SPOILERS sull'epilogo del gioco, più avanti potrebbe farsi violento. A tratti drammatico, a tratti umoristico, ma sempre avventuroso, nello spirito di Dragon Age!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Me and the dragon can chase all the pain away.
So before I end my day, remember…
My sweet prince, you are the one
My sweet prince
you are the one

Placebo, My Sweet Prince



Conosceva quel luogo, ne era certo...
Sotto i suoi piedi, il suolo era duro e freddo, come camminare sulla pelle di un gigantesco serpente. Poteva sentire l'eco dei suoi passi echeggiare da un capo all'altro della radura, spettrale e malinconico…come se il paesaggio non fosse già stato abbastanza spaventoso di suo...
Con una mano si strinse il bavero della camicia, mentre attorno a lui gli alberi – ma erano davvero alberi? – si contorcevano immobili verso il cielo verdognolo e malato. Deglutì, e per l’ennesima volta si ritrovò a considerare una ritirata strategica.
Ma sapeva che non se ne sarebbe andato. Qualcosa dentro di lui lo spingeva ad addentrarsi sempre più tra gli alberi, là dove la luce di quel sole pallido non entrava, oltre quelle spaventose statue di draghi crollate l’una sull’altra, a formare una specie di arco…
D’un tratto l’aria attorno a lui si fece così gelida che potè scorgere il proprio fiato uscirgli dalla bocca. Si avvolse il petto con le braccia, cercando di mantenere la calma mentre si riscaldava con movimenti febbrili delle mani.
Non sapeva come era finito lì, né perché, e il freddo gli si insinuava nel corpo come mille, invisibili aghi…ma doveva andare avanti, superare le statue e poi…
E poi lo vide.
Una specie di enorme bozzolo, non dissimile da altri che aveva visto tante volte durante i suoi viaggi. Solo che questo non era fatto di ragnatele… piuttosto era simile a vetro opalescente, pulsante di una luce azzurrognola.
Si avvicinò con cautela al bozzolo, mentre il freddo si faceva sempre più pungente ad ogni passo…o era la paura a farlo tremare a quel modo? Chissà…
Da vicino, si rese conto che non era vetro, ma una sostanza appiccicosa e viscida, come una pelle trasparente, ricoperta di brina. Tra un bagliore e l’altro, riusciva a scorgere una figura all’interno…
Una figura umana.
Ubbidendo ad un istinto non suo, allungò una mano verso il bozzolo, cercando di rimuovere dalla superficie un po’ di ghiaccio, per vedere di chi si trattasse…
Con un grido soffocato, si gettò all’indietro, terrorizzato, cadendo di peso sul suolo verdognolo.
Ogni fibra del suo essere vacillò, nel scorgere il volto di suo fratello.
Ma no, non poteva essere…
L’uomo all’interno del bozzolo era magro e macilento, più uno spettro che una persona…privo di forze, esausto e sofferente…
No, non poteva essere Prometheus!
Non il grande, potente, inarrestabile mago Prometheus.
D’un tratto, l’essere spalancò un occhio, l’altra metà del volto ancora coperta dalla brina.
“A…Ali…stair…”
Quella voce…
Il cavaliere scattò in piedi, impalato lì come una statua, incapace di proferir parola, cosa che di solito gli riusciva anche troppo bene.
Creatore, quanto era debole e roca quella voce…ma era la sua, non c’era dubbio…
“Ti…ti prego…”
Cosa? Cosa devo fare?
Le parole gli morirono in gola mentre si sentiva trascinare via…
Con un’ultima smorfia di dolore, la creatura nel bozzolo biascicò un:
“Uc…ci…di…mi…”
“PROMETHEUS!”

Si svegliò di soprassalto, cadendo dal letto con un tonfo.
La testa gli doleva da morire, e il pavimento non era certo il luogo migliore su cui sbattere la faccia, così di primo mattino…ma ormai doveva esserci abituato.
Si tirò a sedere sul letto, scalciando via le coperte con rabbia. Si prese la testa tra le mani, cercando di riordinare le idee.
No, non poteva andare avanti così.
Era passato circa un anno da quell’orribile notte.
Oh certo, era stata una liberazione, tutto quello che volete…l’Arcidemone era morto, il mondo era salvo, e lui aveva evitato per un soffio di diventare re, quindi hurrà, evviva la monumentale botta di culo…
Ma, alla fine dei conti, lui e i suoi compagni avevano perso più di quanto avessero guadagnato.
Prometheus non c’era più, e tutti loro avevano perso la strada…
Zevran se n’era tornato ad Antiva, furioso e addolorato (come poteva essere in collera con un morto? Oh, in fondo lo capiva, lo era anche lui…un pochino), deciso a sterminare i Corvi nella loro tana prima che loro sterminassero lui. Si era anche offerto di accompagnarlo (sapeva quanto Zevran e Prometheus fossero stati legati, e in fondo non se la sentiva di restare a Denerim dopo…tutto quello che era successo), ma l’elfo l’aveva bellamente mandato a quel paese, per usare un eufemismo. Non aveva insistito, conosceva Zevran abbastanza da sapere che un “no” detto da lui era davvero un “no”.
Wynne aveva accettato una posizione a corte, come consigliera della casa reale riguardo le questioni magiche, ma ben presto sarebbe partita alla volta di Tevinter, per aiutare Shale a riacquistare la sua mortalità…non l’avrebbe mai creduto possibile, ma a quanto pare qualcuno aveva toccato quel cuore di pietra nel profondo.
Sorrise a fiori di labbra, mentre si lasciava cadere sul letto. Già, Prometheus faceva quell’effetto…
Leliana era tutta presa a scrivere una ballata eroica sulle loro imprese, ma Alistair sospettava che fosse solo un altro modo per non pensare ad un futuro in cui tutti loro sarebbero stati di nuovo da soli…inoltre, disgrazia delle disgrazie, la giovane aveva preso alla lettera la richiesta formulata da Prometheus, nella sua ultima lettera…
Già, la lettera…
…e non aveva mai smesso di cantare. Ormai rispondeva persino cantando, come fosse stata un Cantore…solo che lei non ripeteva il Canto della Luce, ma musicava frasi di tutti i giorni, tipo “Volete cortesemente passarmi il pane, Alistair?”. Parola, le avrebbe tanto volentieri strappato le corde vocali!
Oghren fortunatamente non aveva preso il consiglio alla lettera. Dopo essersi elevato nei massimi gradi dell’esercito del Ferelden, ed aver rinunciato (o almeno così diceva) all’alcool per sempre, stava per diventare padre…voci di corridoio nelle caserme sostenevano che avrebbe chiamato il bambino come “l’uomo che gli aveva cambiato la vita”… Scherzando, spesso Alistair gli chiedeva se “Zevran” non fosse un nome troppo esotico per un piccolo nano. Si era quasi beccato una martellata in testa, e un paio di volte ne era uscito con un occhio nero, ma la faccia che aveva fatto Oghren era valsa il rischio.
“Oghren, se vuoi portarmi a letto devi solo chiedere…”
“Cosa?! Sfodera la tua arma e ripetilo, se hai il coraggio!”
Ah, i bei vecchi tempi! Lui e Prometheus avevano riso fino alle…
Comunque, Sten se ne era tornato tra la sua gente, senza salutare né niente…il cane lo aveva seguito, e Alistair non sapeva se sentirsi offeso o sollevato. Beh, c’era di buono che la sua armatura non avrebbe più rischiato di essere ridotta a brandelli da quel botolo bavoso e dai suoi denti pericolosamente aguzzi…
“Il tuo botolo mi ha morso, guarda!”
“Bravo cane! Dai una lezione a quello sciocco di Alistair!”
“Hey!”
…come già era successo in passato.
E, dulcis in fundo, c’era lui.
Dopo aver incontrato gli altri Custodi da Orlais, aveva deciso di non seguirli alla tomba di Prometheus…faceva ancora troppo male vederlo così, immobile e freddo…
“Lascia che sia io…”
“Non posso lasciartelo fare, amico mio… mi dispiace…”
Scosse la testa, cercando di scacciare quei pensieri, e guardò fuori dalla finestra accanto al letto.
Una fitta coltre di neve ammantava di bianco il mercato di Denerim, mentre i passanti si affrettavano verso la chiesa per la funzione del mattino. I mercanti, avvolti in pesanti mantelli, stillavano al vento le loro merci, incuranti del freddo pungente e degli sguardi torvi dei templari fuori dalla chiesa (in teoria, commerciare nel giorno dedicato al Creatore era considerato alla stregua di una bestemmia, ma uno stomaco vuoto non sente ragioni…o meglio, religioni!).
Dopo essersi dato mentalmente del cretino per quell’orribile battuta, Alistair si alzò e prese a vestirsi.
Il quartier generale gli aveva offerto la carica di Comandante Custode presso la nuova fortezza di Amaranthine, e sebbene dapprincipio avesse rifiutato, alla fine si era deciso ad accettare l’incarico. Sarebbe partito da lì a qualche mese, per diventare il nuovo arl. Nel frattempo, Anora gli aveva concesso (di malavoglia) di restare alla reggia, giusto per far vedere che la regina del Ferelden non portava rancore a nessuno, nemmeno all’assassino di suo padre (per quanto l’uomo fosse stato un bastardo assoluto).
Sbuffò piano, mentre s’infilava la camicia.
Lui non era tipo da comandare…odiava l’enorme responsabilità delle vite di altri (a mala pena riusciva a prendersi cura di sé stesso!), e il terrore di fare le scelte sbagliate lo attanagliava alla gola ogni volta che ci pensava.
Ma…
…sii il Custode Grigio che io non ho potuto essere…
Già.
Sempre quella maledetta lettera.
Dopo essersi infilato i pantaloni, si diresse alla scrivania, e aprì il primo cassetto, estraendone una pergamena spiegazzata e ingiallita.
Ancora sentiva il petto farsi pesante, ogni volta che la toccava, e le lacrime premevano prepotenti per uscire. Si fece forza, e la dispiegò davanti agli occhi.
Ormai l’inchiostro era quasi del tutto sbavato…a dispetto di tutto, su quella lettera ci aveva pianto più di quanto non potesse ammettere, perfino a sé stesso.
L’occhio gli cadde sulle maiuscole, ricordandogli nomi, luoghi, frasi…
…persone…
Sentì ogni muscolo del corpo contrarsi d’ira nel leggere il nome di una certa persona.
Morrigan.
Dovette fare un enorme sforzo su sé stesso per non strappare la pergamena.
E dire che era trascorso un anno…ormai gli doveva essere passata.
Ma no, non questo…questo non passa.
Questa è una ferita troppo profonda.
Sospirando, aprì il palmo della mano destra, dove ancora, nonostante le cure di Wynne, si stagliava la famosa cicatrice. La cicatrice che gli aveva procurato un fratello, in tutti i sensi.
Sorrise a fior di labbra.
Fratello…
“Uc…ci…di…mi…”
No, davvero non poteva andare avanti così.
Da sei mesi quel sogno – sempre lo stesso, dannato sogno – tormentava le sue notti. L’Oblio, quel luogo orribile nel quale aveva rischiato di perdersi senza ritorno, era tornato a torturarlo. E si era portato dietro un’immagine più terrificante di qualunque sorella demoniaca.
Quella di un fratello in trappola.
Perché lui poteva sentirlo.
Avvertiva la sua disperazione, sentiva il suo dolore, come se fosse reale…
Un pensiero gli attraversò il cervello come un fulmine.
E se fosse reale?
Sei mesi…diamine, non poteva essere una coincidenza! Non poteva essere il senso di colpa…
Beh, non poteva essere solo il senso di colpa…
E se…
E se Prometheus fosse stato davvero…
Scosse il capo. Era ridicolo! Prometheus era morto, e niente avrebbe potuto riportarlo in vita, né tutte le preghiere del mondo, né tutti i sogni allucinati sull’Oblio.
Raccolse la sua camicia da notte dal pavimento, cercando di scacciare quei pensieri sciocchi e futili…Ah, Alistair, perché non riesci a cresc…
Si fermò di colpo, reggendo la camicia a mezz’aria.
Dietro, all’altezza del sedere, un’enorme macchia di terra verdastra insozzava la stoffa altrimenti bianca.
La gettò via come se scottasse, indietreggiando in preda alla confusione più nera.
Quella macchia non c’era la notte prima, poteva giurarlo…ma in teoria niente dell’Oblio dovrebbe restare nel mondo reale…
Prese la spada di Duncan accanto al letto, e con la punta smosse con cautela la camicia da notte, come se avesse potuto animarsi e attaccarlo di sorpresa.
Niente.
La macchia restava.
Si mise una mano tra i capelli, scoprendosi sudato fradicio.
Ma allora…
Rinfoderò in fretta la spada, e uscì dalla stanza come una furia, senza nemmeno infilarsi gli stivali.
Mentre percorreva gli stretti corridoi che separavano le stanze degli ospiti dai quartieri dei funzionari reali, un solo pensiero gli rimbombava in testa come un tamburo di guerra.
Non era solo un sogno.
Arrivato avanti alla porta che cercava, la tempestò con una gragnola di colpi, finchè una voce impastata dal sonno e palesemente irritata gli strillò un:
“Arrivo! Arrivo! Chiunque sia là fuori, farà bene ad avere un buon motivo per disturbarmi a quest’ora, altrimenti mi vedrò costretta a trasformagli la faccia in un…!”
Wynne, con addosso solo la camicia da notte e uno scialle consunto sulle spalle, spalancò la porta con malagrazia. Alistair indietreggiò con uno strillo, spaventato. L’anziana signora aveva una faccia che la faceva sembrare più un Abominio che una persona, impiastricciata com’era da uno strano unguento color malva.
“Maker’s breath! Cos’è quella roba?” esclamò il giovane, facendo di tutto per non scoppiare a ridere in faccia alla maga.
“Alistair? – grugnì Wynne, cercando di focalizzare – Giovanotto, sono le 5 del mattino! Cosa vi salta in mente di…”
“Wynne – ansimò lui, entrando di prepotenza nella stanza – mi sono macchiato il pigiama!”
“E tu mi hai svegliato a quest’ora improponibile per farmi LAVARE LA TUA BIANCHERIA DA NOTTE!?”
Avvertendo come imminente una palla di fuoco contro la nuca, Alistair si corresse.
“No! Non avete capito! Ieri notte non c’era! E poi ho sognato l’Oblio! E Prometheus mi ha chiesto di ucciderlo!”
A quelle parole, la donna si allarmò. Dopo essersi pulita il viso con un panno, invitò il giovane a sedersi.
“Calma, Alistair, calma…ditemi che cosa è successo, con ordine stavolta…”
Alistair prese un lungo respiro, e cominciò a raccontare il sogno. La supplica di Prometheus, il pigiama macchiato, e le statue dei draghi. Era così preso, che non si accorse subito dello sguardo condiscendente che gli stava rivolgendo l’amica.
“Pensate che io sia pazzo, vero? – sospirò in un sorriso amaro – Non vi do torto…”
“Alistair, non penso che siate pazzo – disse la maga, prendendogli le mani tra le sue – Quello che è successo…ha lasciato un segno indelebile in tutti noi…e soprattutto in voi, che lo amavate più di tutti…”
“Hey hey hey, ‘amare’ una parola un po’ forte, non credete? Non so se ve ne siete accorta, ma io non sono Morrigan…”
La maga lo fulminò con lo sguardo, e sussurrò a labbra strette:
“Vi ho detto più e più volte di non pronunciare quel nome in mia presenza”
Si rese conto di essere andato troppo oltre. Troppo spesso dava fiato alla bocca senza prima interpellare il cervello. Chinò il capo, e mormorò una scusa a fior di labbra.
Come se non fosse successo niente, Wynne gli sorrise, materna. Si alzò, e prese dal comò il bricco della tisana che abitualmente beveva per conciliare il sonno, e ne versò una tazza per il giovane. Gliela porse, badando che non gli sfuggisse dalle mani ancora tremanti.
“A volte…il senso di colpa, i rimpianti, il lutto, ci portano a pensare…”
“Io non penso niente, Wynne, io so! – sbottò Alistair, sbattendosi la tazza sulle ginocchia forte abbastanza da versarsene il contenuto sui pantaloni – Io so che da qualche parte, Prometheus mi sta chiamando! Lo sento, capite? Come sento la vostra presenza accanto a me in questo momento…”
Scattò in piedi, compiendo un ampio gesto a braccia spalancate.
“…come so di essere qui, ora! Non posso sbagliarmi, non su questo!”
La donna si limitò a scuotere il capo, costernata.
Alistair abbassò le braccia.
“Forse quello che dite è vero – concesse, il volto mortalmente serio – Forse è la colpa che mi guida, forse semplicemente non posso accettare che se ne sia andato…così…”
Strinse i pugni lungo i fianchi, mentre si mordeva il labbro per cercare di non piangere.
“…ma anche se così fosse, io ho bisogno di chiudere questa storia, una volta per tutte.”
Ah, ora poteva dirlo…finalmente saltava fuori.
“Non ne posso più di sentirmi in colpa…non ne posso più di sentirmi così…dannatamente…inutile…”
Ti prego, non piangere…
“…solo…”
L’ho lasciato solo…
Stavolta no.
Si avvicinò alla donna, sfoderando i suoi migliori occhioni da cucciolo, (quelli che per tutto il loro viaggio erano stati la sua arma segreta, infallibili per farsi rammendare ogni singolo abito del suo guardaroba).
“E per farlo, ho bisogno del vostro aiuto – piagnucolò con la voce più infantile ed indifesa che riuscì a fare – per favore, Wynne?”
Seppe di avere la vittoria in tasca, non appena vide la maschera di perfetta compostura sul volto di Wynne sciogliersi davanti alle richieste del suo adorato bambinone. Dentro di sé scoppiò in una risata malvagia. Eccellente!
“Alistair, caro, non so se…”
Il labbro tremulo fu il colpo di grazia. Tutti i consigli che la maga stava per proferire riguardo alla gestione del dolore e tisane d’erbe medicinali vennero spazzati via da quel faccino (di un uomo sulla trentina e con la barba, precisiamo) sull’orlo del pianto. Rassegnata, si arrese.
“Cosa posso fare per aiutarvi?”
Un sorriso di trionfo si allargò sul volto del cavaliere.
“Fatemi entrare nell’Oblio”
“COSA?!”
Ah, il farabutto!
“Oh no no no no, assolutamente no!”
“Perché nooo?”
“Attento, giovanotto, non ci casco due volte!”
“Ok, ma la domanda resta! Ora il Circolo è indipendente, non dovrebbe essere difficile per voi organizzare la cosa…”
“Proprio per questo! – protestò la maga, assumendo il suo solito piglio da maestrina – Ora che il Circolo non è più sotto il controllo della Chiesa, dobbiamo essere più cauti che mai! Questo è un dono che ci è stato fatto, e se i templari dovessero venire a sapere che autorizziamo arbitrariamente viaggi nell’Oblio da parte di non-maghi, ci piomberebbero addosso col Diritto di Annullamento così in fretta che non faremmo nemmeno in tempo a dire ‘lyrium’!”
“Basta che i templari non lo scoprano, no?”
“Oh certo, una cosa da niente! Siamo circondati dalle spie, per esempio quella Keily…insopportabile ottusa bigotta…”
Alistair ricordava la ragazza…Prometheus la chiamava “la tizia pazza con la Chiesa su per il didietro”.
“…ci sono un sacco di maghi convinti che stiamo sbagliando ad allontanarci dall’occhio vigile della Chiesa, e non aspettano altro che un nostro passo falso per…”
“Ok ok, il concetto mi è chiaro – la fermò Alistair, passandosi una mano dietro alla nuca in preda allo sconforto – Ma io devo farlo, Wynne…”
La donna lo guardò. Era davvero deciso. Aveva una luce negli occhi che non gli aveva più visto da un anno a quella parte…aveva quasi creduto che si fosse spenta per sempre.
La speranza.
“…glielo devo…”
“E forse anche io glielo devo – ammise la donna – lo devo ad entrambi i miei Custodi Grigi…”
Alistair sollevò il capo, sbigottito.
“Allora… - sorrise, raggiante – allora mi aiuterete?”
Wynne d’un tratto si fece attenta. Si accostò alla porta e l’aprì, per controllare che non ci fosse nessuno ad ascoltarli. Poi rientrò nella stanza, e gli si avvicinò.
“Non posso chiedere ad Irving di correre un simile rischio, e d’altro canto dubito che accetterebbe – gli sussurrò all’orecchio – soprattutto da quando ci siamo trasferiti nella nuova Torre…”
E, ancora più piano, tanto che Alistair dovette fare uno sforzo per sentire:
“…ma la vecchia Torre del Circolo è ancora lì…”
Il volto di Alistair si illuminò di colpo.
“…e ci sono ancora tutti gli strumenti…”
“Oh, non siate sciocco, certo che no! Ma ho sentito che alcuni maghi del Collettivo, in gran segreto, ne hanno fatto la loro nuova base delle operazioni…”
Il Collettivo dei Maghi.
Non si fidava di loro. Li avevano aiutati durante la campagna militare, ma alcuni di quegli incarichi…non erano stati esattamente edificanti.
Inoltre, aveva imparato fin troppo bene quanto fossero pericolosi ed infidi gli apostati.
“Lo so, non è soluzione ideale – aggiunse in fretta Wynne, scorgendo la disapprovazione del giovane – ma non ci sono segni di maleficarum nella Torre…ed è l’unica possibilità che hai di entrare nell’Oblio.”
“Beh, meglio che niente – ammise il giovane, dirigendosi a grandi passi verso la porta – Una possibilità è meglio che nessuna…è un rischio che sono disposto a correre…”
…non smettere mai di sorridere…
Sulla soglia si fermò.
Si voltò verso Wynne, e le sorrise.
“Auguratemi buona fortuna, Wynne.”
Detto ciò, se ne andò, chiudendosi la porta alle spalle.
La donna si lasciò cadere sulla sedia.
Fu felice di scoprire che il sorriso contagioso di Alistair viveva ancora.
“Buona fortuna, Custode Grigio”





Eccoci qua! ^_^
Sono rimasta estasiata dalle recensioni alla mia prima one-shot, non credevo che una robetta scritta di getto potesse essere apprezzata…ringrazio tutte le deliziose fanciulle che hanno avuto la pazienza di leggerla (e che non si sono fatte venire la depressione cronica nel farlo XD). Così, ho deciso di riprendere le fila del discorso, portando avanti una fic incentrata su Alistair e il suo rapporto col mio Custode (NON E' SLASH NE' YAOI, la canzone serviva a rendere l'atmosfera, e inoltre vi segnalo che le canzoni con cui apro i capitoli aiutano a dedurre lo sviluppo narrativo, se non il finale). Scusate se ogni tanto troverete dei termini in inglese, ma ho sempre giocato senza sottotitoli e mi sono abituata alla terminologia, spero che mi farete della critica costruttiva se qualcosa non dovesse andare (mica mi offendo, eh? Io allevo i bronto in cantina mica per aizzarli contro ai critici…ehm… XD). Ho ritenuto di doverlo fare prima di introdurre la mia innamoratissima Anya, e prima di elaborare il mio testo teatrale/musical sugli avvenimenti di Awakening (sì, sono pazza, MWAHAHAHAHA)…
Ah, il titolo! È preso da una canzone che ho sempre trovato perfetta per Alistair, soprattutto mi sono ispirata a questo stralcio:

Perchè è in questo tuo vagare
Che risposte troverai
Sarai tu sulla montagna
E tu che in cima andrai

Phil Collins, Son of Man, Disney's Tarzan Original Soundtrack

Già, sono una fan della Disney, spero che non vi crei dei problemi (occhio al bronto, eh?)
Alla prossima! ^_^


  
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