Every
street in this city
Is the same to me
Everyone's got a place to be
But there's no room for me
If I'm to blame
When the guilt and the shame
Hang over me
Like a dark cloud that
Chases you down
In the pouring rain
Is the same to me
Everyone's got a place to be
But there's no room for me
If I'm to blame
When the guilt and the shame
Hang over me
Like a dark cloud that
Chases you down
In the pouring rain
Raccogli i cocci. Li raccogli, cercando di ricordare, di riassemblarli assieme.
Ma ti accorgi che mancano pezzi, irrecuperabili.
Irreparabile.
Piove, come
l’altra volta.
Cammina lungo quelle strade, con lentezza, come se avesse piombo nelle gambe, nel petto, nella testa.
Le mura, recanti tutte lo stesso simbolo, quel simbolo – simbolo di cosa? Di cosa? – gettano la loro lugubre ombra su di lui, sembrano volerlo imprigionare lì, e si sente soffocare, osservato da mille occhi – rossi, rossi, rossi, rossi – che, di fatto, è impossibile lo guardino – sangue.
Nelle costruzioni si intravede ancora l’antica austerità, ma il tempo le ha rese consunte, nella sua opera demolitrice, e distrugge ciò che è stato, e contemporaneamente si diverte a tenerle in piedi, a ricordo di un passato che non c’è più, ma che ironicamente non può essere cancellato.
Il luogo trasuda morte, la pioggia non riesce a lavare via il sangue.
Eppure, cammina. Cammina verso casa, perché quella era la sua casa, e le proprie origini non possono essere cancellate.
Svolta l’angolo, quello che da piccolo superava di corsa, di ritorno nel cuore della notte dagli allenamenti nel bosco, preoccupato per la possibilità di prendersi i rimproveri dalla madre – preoccupato. Per i rimproveri dalla madre.
E lì dietro sa che c’è la sua casa, è lì, lo sa.
…Ma il sangue non si può cancellare.
…Come il passato.
…E le proprie origini.
Cocci. Macerie, a ricordo della sua casa, passato che non c’è più, ma che ironicamente non può essere cancellato.
Cammina lungo quelle strade, con lentezza, come se avesse piombo nelle gambe, nel petto, nella testa.
Le mura, recanti tutte lo stesso simbolo, quel simbolo – simbolo di cosa? Di cosa? – gettano la loro lugubre ombra su di lui, sembrano volerlo imprigionare lì, e si sente soffocare, osservato da mille occhi – rossi, rossi, rossi, rossi – che, di fatto, è impossibile lo guardino – sangue.
Nelle costruzioni si intravede ancora l’antica austerità, ma il tempo le ha rese consunte, nella sua opera demolitrice, e distrugge ciò che è stato, e contemporaneamente si diverte a tenerle in piedi, a ricordo di un passato che non c’è più, ma che ironicamente non può essere cancellato.
Il luogo trasuda morte, la pioggia non riesce a lavare via il sangue.
Eppure, cammina. Cammina verso casa, perché quella era la sua casa, e le proprie origini non possono essere cancellate.
Svolta l’angolo, quello che da piccolo superava di corsa, di ritorno nel cuore della notte dagli allenamenti nel bosco, preoccupato per la possibilità di prendersi i rimproveri dalla madre – preoccupato. Per i rimproveri dalla madre.
E lì dietro sa che c’è la sua casa, è lì, lo sa.
…Ma il sangue non si può cancellare.
…Come il passato.
…E le proprie origini.
Cocci. Macerie, a ricordo della sua casa, passato che non c’è più, ma che ironicamente non può essere cancellato.
Irreparabile.
Raccogli i cocci. Li raccogli, cercando di ricordare, di riassemblarli assieme.
Ma ti accorgi che mancano pezzi, irrecuperabili.
Piange, ed è la seconda volta dopo tanto, tanto tempo. Le lacrime scendono senza che lui possa controllarle, e così neanche si sforza, le lascia scendere, che si confondano con la pioggia, che si perdano, che scompaiano. E si vergogna, si sente osservato da quegli occhi, rossi, puntati tutti su di lui, e sente tutto il peso di quello sguardo.
Eppure, gli è stato insegnato di non piegarsi mai, di non chinare mai la testa, di non essere debole: sta ritto in piedi, rigido, e guarda impassibile – le lacrime non si vedono, si perdono…che scompaiano.
La mano - calda - di lei, nella sua.
I suoi occhi – verdi – sul suo viso.
Appoggia la testa sulla sua spalla, rimane in silenzio.
La pioggia cade - nasconde le lacrime.
E lei solleva il capo e poggia le labbra sul suo zigomo, sotto l’occhio, delicatamente – gocce amare.
Gli stringe la mano.
Stringi il frammento. Tienilo stretto, riassembla i cocci, aggiungine di nuovi.
Tienilo stretto.
Così difficile.
Sasuke piange, ma le stringe la mano.
It's
so hard
To find someone
Who cares about you...
To find someone
Who cares about you...
**********************
...E Sasuke ha trovato qualcuno, a cui importa di lui.
Fate conto che l'idea iniziale era di scrivere qualcosa di abbastanza felice. Mpf. Sono senza speranza. XDXDXD
Kry333: perdonami!!! Giuro comunque che gli ultimi capitoli, minimo tre, saranno felici, ok? E' una grande impresa per la sottoscritta, ma ce la farà. ^^ Grazie mille della tua recensione, vederne di nuove risolleva alla grande il morale. Ah, riguardo i 3dg: sì il pezzo del film è quello! C'è un Adam Gontier giovincello (*ç*) che canta "Home" e "Are you ready for this?".
Miharu: tessssoro, tu sei troppo gentile. Qualche cattiveria me la puoi anche dire se vuoi, altrimenti mi esalto troppo (me scherza, ha l'autostima a livello delle suole delle scarpe) . Comunque, grazie, grazie, grazie. XD
Bacini a tutti,
Cory ^^
...E Sasuke ha trovato qualcuno, a cui importa di lui.
Fate conto che l'idea iniziale era di scrivere qualcosa di abbastanza felice. Mpf. Sono senza speranza. XDXDXD
Kry333: perdonami!!! Giuro comunque che gli ultimi capitoli, minimo tre, saranno felici, ok? E' una grande impresa per la sottoscritta, ma ce la farà. ^^ Grazie mille della tua recensione, vederne di nuove risolleva alla grande il morale. Ah, riguardo i 3dg: sì il pezzo del film è quello! C'è un Adam Gontier giovincello (*ç*) che canta "Home" e "Are you ready for this?".
Miharu: tessssoro, tu sei troppo gentile. Qualche cattiveria me la puoi anche dire se vuoi, altrimenti mi esalto troppo (me scherza, ha l'autostima a livello delle suole delle scarpe) . Comunque, grazie, grazie, grazie. XD
Bacini a tutti,
Cory ^^