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Autore: Charlotte Tonleight    13/05/2010    2 recensioni
Dischiuse gli occhi solo quando il sole arrivò a illuminare anche il suo ventre scolpito e con un colpo secco di addominali si alzò. Innanzi tutto il lenzuolo era del tutto rotolato ai suoi piedi, cosa che non accadeva mai quando era solo dal momento che amava stare al calduccio, o sotto le lenzuola, o altrimenti accanto ad un corpo femminile. Egli credeva infatti che la migliore coperta del mondo fosse il corpo di una donna, sempre morbido e caldo, soffice, l'ideale. Disorientato andò in bagno a buttarsi dell'acqua fredda sulla faccia, che ebbe un effetto positivo dal momento che poco dopo si ricordò di Charlotte. Un sorriso misto di soddisfazione e desiderio si stampò sul suo visto dai lineamenti dolci. 'Charlotte?'chiamò. Che stupido - pensò - nella stanza non c'era nessuno, probabilmente era salita dagli altri. Non gli era mai successo di veder scomparire dal suo letto le ragazze, era sempre stato lui a mandarle via. Sorrise per la terza volta - Questa ragazza è tutta per le sue -. Grattandosi la testa ritornò nella stanza da letto, i joystick della playstation erano ancora messi in pausa, stava vincendo lei. Prese la sua maglietta e la indossò velocemente ma non appena questa aderì perfettamente sul suo corpo, Tom respirando il suo odore si sentì estasiato. Muschio bianco. Charlotte! - pensò scuotendo la testa e sorridendo. In pochi giorni aveva imparato a riconoscere anche il suo profumo.
Genere: Romantico, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tom Kaulitz
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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E fine non sia

 

 

Solo un nome rimbombava dentro la sua testa. Era troppo infuriata per pensare qualsiasi cosa di razionale. Credeva che era solamente colpa sua, colpa di quello stupido ragazzo. E di sua zia che l’aveva costretta ad andare da lui. E di sua madre che era partita lasciandola lì. E soprattutto una parte di colpa era tutta di Tom. Si sentiva di essere stata intrappolata in questa situazione da tutti quanti, sembrava che avessero collaborato per rovinarle le vacanze. Non avrebbe permesso a nessun altro di aggiungersi a questa allegra comitiva che aveva complottato contro di lei. Nessuno. Salì le scale di casa, aprì l’armadio e dopo aver preso la valigia e averla buttata violentemente sul letto, cominciò con rabbia a prendere tutti i vestiti e a buttarli dentro. Se ne sarebbe andata, ad ogni costo. Non voleva sentire parlare più di Tom o di quell’altro stupido. Probabilmente se avesse potuto, sarebbe andata dritta a casa sua a dirgliene quattro. Ma non voleva vederlo. Sganciò dalla gruccia l’ultimo vestito, quel famoso vestito viola che indossava quel giorno. Lo buttò ancora più violentemente dentro la valigia. Aveva finito, ma si accorse di non avere un biglietto aereo. Aprì il laptop e digitando partenza e destinazione in meno di dieci minuti aveva già prenotato un volo per tornare a casa. Dove c’erano le sue amiche. Questo sembrò tranquillizzarla. Doveva uscire di casa prima che tornassero tutti, non avrebbe sopportato domande e non avrebbe dato spiegazioni. Scrisse velocemente un bigliettino: ‘’ Torno a casa, grazie di tutto, Charlie ‘’. Chiamò un taxi, dopo un’attesa snervante, le risposero. Le assicurarono che entro cinque minuti il taxi sarebbe arrivato. Uscì di casa, sedendo sugli scalini, chiuse gli occhi. Ripetendosi mentalmente che fra poche ore sarebbe stata a casa.

 

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Non era una buona idea forse. Sua sorella non l’avrebbe mai fatto. Ma lei non c’era, adesso era compito suo occuparsi di Charlotte. E l’avrebbe fatto.

<< Prego? >> l’addetto alla reception la guardava gentilmente.

<< Si, vorrei parlare con – guardò il fogliettino che aveva in mano – Tom Kaulitz, ho bisogno di vederlo >>

<< Mi dispiace signora, non mi è permesso fare entrare fans >>

<< Fans? No, io non sono un fan, ho bisogno di parlargli, solo la… madre della sua fidanzata >>

<< Devo dire che questa scusa non l’aveva usata mai nessuno, purtroppo non posso premiarla per l’originalità, sono gli ordini della direzione >>

<< Senta, io non sono un fan! Non mi può solamente fare parlare due minuti al telefono con lui? >>

<< Non mi sembra il… >>

<< …per favore! >>

<< Signora o si allontana o sarò costretto a chiamare la security! >>

<< Me ne vado, ok! Me ne vado! >>

Senza neanche salutare la zia di Charlotte uscì dall’hotel. Non poteva di certo mollare. Avrebbe trovato il modo. Mentre cercava di escogitare qualcosa per vederlo, delle urla la fecero voltare.

Un macchinone nero si avvicinava all’entrata dell’hotel e la folla la spinse via. Non si era accorta neanche della presenza di tutte quelle ragazze. Velocemente, una volta che la macchina accostò, scese quel ragazzo, quel Tom Kaulitz. Ce l’aveva a tre metri di distanza.

<< Tom Kaulitz! >> urlò invano. Circa 60 ragazze facevano lo stesso. Ci rinunciò.

Si girò attorno spaesata. Ai suoi tempi incontrare una star era senza dubbio più facile e più divertente. Forse l’unica soluzione era chiamare Charlie e parlarne con lei. Sarebbe stato più semplice. Forse.

 

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<< Charlotte Vanbety >> disse ad alta voce all’hostes.

<< Sì, ecco, il suo volo parte fra due ore precise, può comodamente aspettare nella sala relax dell’aereoporto, qui c’è il biglietto e la sua carta d’imbarco. Arrivederci! >>

<< Grazie, arrivederci! >> conservò i documenti nella borsa e andò in giro per l’aereoporto. Si accorse che il suo cellulare stava vibrando, chi diavolo era adesso?

Zia

Doveva rispondere? Aveva già letto il suo messaggio? Il cellulare continuava a vibrare, all’ultimo decise di rispondere.

<< Charlie! Oh, Charlie! Torna a casa, ho sistemato tutto, torna! >>

<< Zia… mi dispiace, scusa, ma è meglio così. >>

<< Charlie, non capisci, torna a casa, è tutto apposto! >> disse di nuovo la zia dall’altro capo del telefono.

<< Scusami…>> e chiuse la chiamata, non avrebbe sopportato le parole della zia, voleva solo tornare a casa, riprendere la normalità della sua vita e non pensare a questa piccola avventura che si era conclusa nel peggiore dei modi. Avventura. Aveva dato il nome giusto.

 

 

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<< Mi ha chiuso il telefono… >> disorientata la zia di Charlotte si guardò intorno.

<< E’ colpa tua >> sentenziò Bill.

<< Non è così! >> si difese Tom guardando David.

 

FLASHBACK

 

<< Giulièn? Sei tu? >>

<< Sono proprio io! >> disse la donna voltandosi verso quel viso conosciuto.

<< Non ci posso credere… quanto tempo è passato? >>

<< Io direi almeno vent’anni! >>

<< David Jost, compagno di banco, primo ragazzo! >>

<< Già, sei rimasta la stessa bella ragazza di sempre! >>

<< Tu invece sei diventato bugiardo!>>

<< Dobbiamo assolutamente bere un caffè insieme, tipo adesso? >>

<< Sì, direi di sì. >> disse rassegnata la zia. Non sarebbe riuscita comunque nel suo intento per oggi.

<< Cosa ci fai qui? Sei anche tu in questo hotel? >>

<< No… è una storia lunga, te la racconterò davanti ad un caffè caldo, andiamo! >>

<< Mi racconterai questo, insieme a tante altre cose! >> i due si incamminarono verso il bar dell’hotel in cui David risedeva. Non passò molto tempo, i due entrarono subito in confidenza, quella confidenza che anni prima li avevi legati. Solamente dopo David si ricordò della sua domanda. La zia Giulièn cercò di spiegarli la situazione, Charlotte, sua sorella, le vacanze, questo nuovo ragazzo che da poco aveva scoperto essere un chitarrista famoso, Simon.

<< Non ci posso credere… >> pensò ad alta voce.

<< Sì lo so, sembra ancora assurdo anche a me, ero venuta qui proprio per parlare con questo Tom Kaulitz, ma è stato impossibile! Ricordi quando io e tu siamo andati all’inseguimento della nostra cantante preferita? Allora era Youmi! >>

<< Non potrei mai dimenticarlo! Pioveva a dirotto, ma noi imperterriti correvamo… >> David sembrò perdersi nei suoi pensieri dimenticandosi quasi della rivelazione di Giulièn.

<< Comunque – riprese – temo di essere io la causa dei tuoi problemi, o meglio, di quelli di tua nipote >>

<< Cosa vorresti dire? >>

<< Ecco… >> David stava per iniziare a raccontare quando il cellulare di zia Giulièn prese a suonare.

<< Anny! – è mia figlia, sussurrò con il labiale – Sono fuori… Sì… Cosa? Charlotte è andata via? >> Non poteva crederci.

 

FINE FLASHBACK

 

<< Ok, lo ammetto! Mi sono sbagliato, ma non puoi negare che l’abbia fatto per proteggerti Tom e per proteggere tutta la band! >>

<< Non è il momento delle scusa, Charlotte sta partendo, non può tornare a casa, non sa cosa l’aspetta, non sa la verità! Non è pronta! >>

<< Stai calma Giulièn, risolveremo la situazione! >>

<< Non c’è tempo! Il suo volo parte tra mezz’ora! >>

<< Andiamo! >> esclamò Bill.

<< Dove pensi di andare? >> pensò Tom ma formulò David.

<< Andiamo a prendere Charlotte, anzi Tom, tu andrai a prenderla! >>

<< Non sono sicuro! >> disse pensieroso. Avrebbe avuto davvero voglia di tornare indietro dopo quello che le aveva detto? Non era bravo ad accettare i rifiuti, sarebbe stato troppo umiliante. Ma poi si chiese veramente se, ne valeva la pena? Lei le aveva dimostrato più volte che ne valeva la pena, si era messa in gioco. Era il suo turno.  Mentre confabulava nella sua mente non si era accorto che Bill, sostenuto dalla zia di Charlotte, aveva cominciato a fargli la ramanzina.

<< Ok, basta! Andiamo! >> sbuffò fintamente scocciato.

<< Andiamo e riportiamola indietro >> aggiunse guardando sorridente la zia.

  
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