Fanfic su attori > Cast Twilight
Segui la storia  |       
Autore: miseichan    13/05/2010    5 recensioni
Non sono mai stata il tipo di ragazza che si lascia prendere dall’ansia né tanto meno che viene colta impreparata da una situazione ai limiti dell’inverosimile… bisogna ammettere però che non mi era neppure mai successa una cosa del genere! Lo guardai ancora, respirando con calma, chiusi gli occhi per qualche attimo. Quando li riaprii non riuscii più a trattenermi: “Si può sapere per quale diavolo di motivo tieni Robert Pattinson chiuso nel tuo bagno!?”
Genere: Commedia, Demenziale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Do I have to cry for you?

 

 

 

College

 

 

- Guarda, guarda, guarda!-

Avevo preso a saltellare, spostando il peso da un piede all’altro, fissando con aria sognante davanti a me ed al contempo aggrappandomi con entrambe le mani all’avambraccio di Byron.

Lui finì con tutta calma di legare il casco sotto il manubrio della moto e di inserire la sicura, quindi abbassò lo sguardo su di me:

- Cosa, cosa, cosa?!-

Ridacchiai, divertita dal suo tono che era un misto di sonnolenza ed esasperazione:

- Non è bellissima?-

Smisi di saltellare, poggiandomi a lui con la schiena: era grande e grosso in fondo, poteva benissimo sorreggermi. Doveva anzi, e senza lamentarsi!

Byron mi lasciò fare, posando il suo mento sulla mia testa e sospirando:

- La cabina telefonica?-

Annuii impercettibilmente, ancora tutta intenta nella contemplazione, quando lui mi pizzicò giocosamente un fianco:

- No, fammi capire: abbiamo attraversato Londra, fiancheggiato il Big Ben, ora siamo nel parco privato del College e la cosa che più ti ha colpito è la cabina telefonica?!-

Sorrisi, rendendomi perfettamente conto di come la cosa potesse sembrare assurda, eppure era così: adoravo le cabine telefoniche inglesi. Erano una mia passione, poco da dire.

Rosse, alte, snelle, eleganti, bucherellate… assolutamente simpaticissime e stupende.

Cosa si poteva vedere di più bello?

Rimasi ancora un po’ in silenzio, cullata dalla risata di Byron, ancora dietro di me, incurante delle occhiate curiose dei pochi altri passanti: un paio di spazzini, un giardiniere e altre rare persone.

Nessuno di abbastanza importante da rovinare quel momento.

- Sai che sei proprio strana?-

Gli afferrai le braccia tirandole verso di me, facendo in modo che così mi abbracciasse da dietro.

- E’ la mia stranezza a rendermi speciale-

Lui non rispose, stringendo invece la presa attorno ai miei fianchi.

- Secondo te come sarebbe farlo in una cabina?-

Chiesi a bassa voce, stringendo le labbra e trattenendo la risata che ero sicuro di lì a poco mi sarebbe sfuggita.

La presa di Byron ebbe un leggero cedimento ma dopo meno di un attimo tornò ad essere saldissima, quasi quanto la sua voce:

- Scomodo-

Spalancai gli occhi, non riuscendo a credere a quello che avevo appena sentito: mi aveva risposto.

E non solo aveva risposto ma lo aveva fatto anche a tono!

Mi girai, continuando a rimanere incastrata nella sua presa: lo guardai negli occhi, sempre più sorpresa da quel ragazzotto inglese.

- Ma allora non sei timido come sembri!-

Lui sorrise, palesemente divertito:

- Certo che no! Tutto tranne che timido, tesoro. Cauto piuttosto: capisco quando è e quando non è il caso di dare aria alla bocca-

Gli poggiai le mani sul torace, proprio sulla scritta “London” rossa, perfetta nel contrasto del nero della felpa, e lo spinsi all’indietro, allontanandolo da me.

- Era un allusione a me, Byron? Cosa vorresti dire: che io non so quando stare zitta?-

Lo dissi in tono scherzoso, ma lui subito tornò serio, rispondendo con attenzione:

- Non proprio, o meglio ancora non ne sono sicuro. Solo temo che finché sarai qui dovrò salvarti in ben più di un’ occasione… tu che dici?-

Sorrisi, infilando le mani nelle tasche ed abbassando lo sguardo:

- Dico che hai ragione-

Feci per avviarmi lungo il viale alberato che portava all’entrata monumentale, ma lui mi fermò, afferrandomi non so come una mano:

- Non ti sarai per caso offesa, vero?-

Strinsi la sua mano, tirandolo a me con uno scatto veloce:

- Bimbo, ci vuole ben altro per offendermi-

Sorrisi ancora, vedendo i suoi occhi illuminarsi di nuovo, tendendo così ad un celeste chiarissimo e facendogli cenno con il dito di avvicinarsi a me mormorai:

- E tanto per la cronaca, farlo in una cabina potrà anche essere scomodo, ma come idea è paurosamente eccitante!-

Prestai molta attenzione alla sua espressione e ebbi la certezza che, anche se solo per un secondo, i suoi occhi si erano dilatati tanto lo stupore.

- Ci proveremo allora, una volta di queste, principessa-

Toccò a me questa volta la sorpresa: come avevo fatto a farmi un’idea tanto sbagliata di quel ragazzo? Era tutto fuorché il bamboccio che poteva apparire!

- Ma sentitelo! Giovane, chiariamoci bene…-

Byron si portò rapido il dito alle labbra, facendomi segno di fare silenzio.

Obbedii subito, senza nemmeno pensarci e mi stupii della cosa: da quando davo retta al primo sconosciuto? Non ebbi tempo di riflettere sulla cosa però, che la voce di Byron mi distrasse ancora:

- Allora, questo è l’atrio principale, ora: preferisci vedere prima la tua camera e sistemarti o andare a fare colazione?-

Aggrottai le sopracciglia, osservando con attenzione la sala enorme attorno a me: e quello era solo l’atrio? Ma bene… dieci a uno che anche una cartina sempre a potata di mano o un navigatore satellitare incorporato nello zaino, non mi avrebbero evitato di perdermi almeno una volta.

- Non saprei. Ma perché bisbigliamo?-

Byron mi afferrò per il gomito e mi trascinò verso una rampa di scale, sorridendo malizioso:

- Così… non volevo la ramanzina-

Assottigliai gli occhi, riuscendo però a lanciare occhiate malevole solo alla sua schiena.

- Dì un po’, ma dov’è che nascondi le corna?-

Byron ridacchiò, facendomi segno con la mano di accelerare il passo.

Ubbidii ancora, non riuscendo ad evitarlo, rimpiangendo solamente di non star minimamente cercando di memorizzare la strada percorsa: com’era?

Tre rampe di scale, poi a destra, sinistra, tutto un corridoio e… ecco, persa!

Ridacchiai, pregustando già il momento in cui avrei dovuto iniziare ad elemosinare indicazioni.

- Ecco la tua camera!-

Byron si bloccò di colpo, nel bel mezzo di un corridoio e io riuscii solamente a sbattergli contro.

Ma erano modi di fermarsi?!

Lui mi sorresse poco prima che cadessi rovinosamente ma non per questo lo risparmiai da un’occhiata omicida più che meritata.

La porta in legno con il numero 27 ebbe però su di me un effetto calmante:

- E’ davvero la mia?-

Byron sorrise, porgendomi le chiavi:

- Certo che sì-

Presi le chiavi con un gesto quasi possessivo, infilandole nella serratura e girandole in fretta.

La serratura si aprì con uno scatto rassicurante e meno di un secondo dopo ero già dentro.

Byron mi seguì, portando con sé il mio bagaglio e lasciandolo vicino all’entrata.

Rimase in silenzio mentre mi guardavo attorno, lasciando vagare lo sguardo per quella stanza che incredibilmente era davvero mia: piccola, accogliente, quasi completamente in legno.

Parquet, pareti bianche, un letto ad una piazza e mezzo, una scrivania, bagno e finestra.

Assolutamente tipica, banale, inglese, collegiale… assolutamente perfetta!

Gettai le braccia al collo di Byron, prendendo di nuovo a saltellare freneticamente:

- Non è bellissima?!-

Lui fu preso in contropiede dal mio slancio, ritrovandosi con le spalle al muro ed il respiro spezzato, ma nonostante questo riuscì a reggermi senza difficoltà, annuendo con me:

- Sì, bellissima, come tutte le altre centinaia in questo edificio-

Scherzò sorridendo, ma io negai con il capo, lasciandolo e portando invece il bagaglio sul letto:

- No, la mia è sicuramente più bella! La tua com’è?-

Lui ridacchiò, annuendo come si fa con un bimbo capriccioso:

- Identica a questa. La vuoi cedere?-

Lasciai perdere il borsone, che tanto già sapevo avrei semplicemente gettato nell’armadio e mi voltai verso Byron, esultando in un grido:

- Certo! Andiamo, dai!-

Lui uscì, facendomi cenno di seguirlo; fece finta di incamminarsi lungo il corridoio ma poi con un movimento improvviso si fermò fuori la porta della stanza 28: quella direttamente alla destra della mia. Io lo osservai sorpresa, aspettandomi che le chiavi non fossero quelle giuste e che stesse scherzando, ma le chiavi andarono e la porta si aprì.

Ecco, come al solito: c’era qualcosa di strano in quella situazione, lo sapevo.

Byron era entrato, ma io non lo avevo seguito, fermandomi nel corridoio.

Pochi istanti dopo anche lui era di nuovo fuori, osservandomi confuso:

- Non vieni?-

Scossi la testa, allungando una mano verso di lui, con il palmo aperto verso l’alto:

- Mi daresti il tuo orario delle lezioni?-

Byron rimase interdetto per qualche minuto, arrossendo leggermente e cercando di fingersi indifferente fece spallucce.

Vedendo però che io non demordevo abbassò lo sguardo, porgendomi un foglio protocollo.

Estrassi il mio dalla tasca della giacca e lo confrontai con quello di Byron: identici.

Sbuffai, restituendoglielo, e tornai in camera mia, accasciandomi sul letto.

Perché?

Perché papà organizzava cose del genere? Non poteva starsene un po’ buono?

- Giulia?-

- Và via, Byron-

Lui non mi diede ascolto: in pochi passi mi raggiunse, sdraiandosi sul letto al mio fianco.

- Cos’è, non vuoi più stare assieme a me?-

Misi il muso, evitando il suo sguardo:

- Non voglio passare il tempo con uno costretto da mio padre a farmi da guida e controllore a tempo pieno, grazie lo stesso-

Sentii la sua mano poggiarsi delicata sulla mia schiena e la sua voce, sincera e pacata, giungermi rassicurante come non avrei mai immaginato:

- E io che credevo di aver già trovato una nuova amica… peccato, sembravi in grado di tenermi testa, ma forse mi sbagliavo-

Sorrisi a quel tentativo si riconciliazione quasi patetico e mi concentrai ancora sui primi raggi di sole che filtravano radi dalla finestra.

Non bastavano quelle parole scherzose… no, non erano sufficienti!

Era come se fosse stato incaricato di farmi da scorta, e che cavolo!

Mi voltai appena, incontrando i suoi occhioni azzurri ed un sorriso candidamente disarmante…

Quel ragazzo mi ispirava fiducia, eccola la mia rovina!

- Andiamo a fare colazione, và-

 

*

 

 

Mmm… ma che cavolo stai scrivendo, vi chiederete voi…

Eh lo so, aspettate ancora un po’, vi rispondo io! ^^

Aspettate tutte un certo attore, no?

Bene… arriverà arriverà xD

Solo, non so com’è fin’ora.. cioè, datemi un’ idea di che ne pensate su!! **

Qualche commentino bellino *___*

Se vi va è chiaro!! Hihi! ^^

Alla prossima!

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Cast Twilight / Vai alla pagina dell'autore: miseichan