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Autore: Rain e Ren    14/05/2010    4 recensioni
Siamo in New Moon.
Edward lascia Bella per non fare più ritorno da lei, senza pensare alle conseguenze che questo potrà portare.
Bella si lascia andare e cade in depressione arrivando al suicidio. A niente valgono l’aiuto di Jacob e l’incoraggiamento che le viene dato. Davanti a lei non vede che un buco nero infinito.
500 anni dopo…Forks.
La famiglia Cullen ritorna in questa cittadina. Non vi sono più tracce di Bella, nemmeno minime.
Ma…se quel giorno, quando Bella ha deciso di scrivere la parola fine alla sua vita e di far calare il sipario se ne fosse alzato un altro? Se tutto non fosse ciò che sembra? Se il mondo dei vampiri nascondesse dei segreti così terribili da non poter essere svelati? Cosa succederà adesso???
Ho deciso di dedicare questa ff a confusina_94 a cui mi sono subito affezionata appena l’ho conosciuta. Grazie.
Genere: Generale, Romantico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Isabella Swan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti, gente

Ciao a tutti, gente.

Eccomi nuovamente qui con questo nuovo capitolo tutto per voi. E finalmente alcune questioni verranno chiarite, ma altre aspettano ancora di essere risolte. Spero vi piaccia.

 

E ora:

x Piccola Tom: Ciao cara. Finalmente, in questo capitolo, le tue domande avranno risposta, almeno in parte. E già, finalmente è arrivato il tempo. Grazie mille del commento e dei complimenti. Baci Baci

x Fortheternity: Ciao. Ecco, date le tue domande, alcune delle risposte che aspettavi. Comunque no, i Volturi non sono sempre così accontentabili, diciamo solo che hanno un piano preciso in mente, ma di questo parleremo più avanti. E non mancheranno le battaglie. Stanne certa. Grazie mille del commento. Baci Baci

x artline: Ciao. Prima una domanda: sei un ragazzo??? Comunque eccoti qua una parte della risposta, spero non ti deluda. Grazie mille del commento e dei complimenti. Baci Baci

x alice91: Ciao. Sono contenta che la ff ti piaccia. Ecco qua il seguito, ho fatto prima che ho potuto. Grazie mille del commento e dei complimenti. Baci Baci 

 

 

Buona lettura!!!

 

 

 

 

 

 

12. Erranti.

 

 

(Alisya Pov)

 

 

Eravamo da poco tornati e Bella si era chiusa nella sua stanza insieme ad Eleri ancora prima che avessi il tempo materiale per chiederle qualcosa.

Sapevo perfettamente che aveva parlato con le gemelle mentre eravamo in viaggio, e ancora meglio sapevo che, qualsiasi cosa si erano dette, questo turbava Bella più del necessario. E solitamente non era mai un buon segno.

Ora io mi trovavo in cucina con Marco mentre i ragazzi si erano dispersi per la casa; avevo deciso di preparare una tisana alla bambina così che almeno lei fosse tranquilla. E così eccomi là. Io, una creatura eterna e potente, a riscaldare dell’acqua così vicina al mio nemico mortale: il fuoco!

Sospirai pesantemente e i capelli ricaddero come una cortina davanti ai miei occhi.

“ A cosa stai pensando?” Mi chiese Marco con tono grave.

“ A tante cose ad essere sincera.” Dissi evadendo la domanda e poggiandomi con la schiena contro il ripiano della cucina. Abbandonai la testa all’indietro e chiusi gli occhi.

“ Sono i Volturi a preoccuparti, vero?” insistette ancora Marco.

Capii in quel momento che non sarei riuscita ad evitare le sue domande, e che mi avrebbe stressata fino alla fine per avere una risposta. Mi decisi a dargliela.

“ Non proprio.” Ammisi fissandolo intensamente. “ So come agiscono i Volturi, so che non si arrenderanno ora, che cercheranno di raggiungere il loro scopo a qualsiasi costo. Su questo mi sono messa il cuore in pace tanto tempo fa.
“ Allora cos’è che ti rende così pensierosa?”

“ Bella!” Risposi semplicemente.

“ Bella?” Fece lui sorpreso. Io annuii.

Si, Bella.” Sospirai togliendomi i capelli da viso. “ Ho visto qualcosa negli occhi di Aro, e la cosa non mi è piaciuta. Conosco fin troppo bene quella scintilla che ho scorto in lui solo poche ore fa; vuol dire che si sta preparando per attaccare, per sferrare un colpo così devastante e violento che ci mozzerà il fiato. E ho paura che il suo bersaglio sia proprio Bella.

Marco non rispose. Rimasi invece fermo, immobile, osservandomi con i suoi occhi dorati tanto simili quanto diversi dai miei. Poi si alzò e, venendomi vicino, mi strinse. E io mi abbandonai alla sua stretta forte e sicura che tante altre volte era stata un rifugio per me. Un’ancora alla quale aggrapparmi quando il dolore era divenuto davvero troppo per poterlo sopportare da sola.

“ Vedrai che andrà tutto bene.” Mi sussurrò Marco all’orecchio accarezzandomi i capelli.

“ Deve andare tutto bene!” Affermai stringendomi di più a lui.

Si, deve andare tutto bene. Altrimenti rischiamo di non saperci risollevare dal baratro in cui finiremo.

 

¯¯¯¯¯¯¯¯

(Alice Pov)

 

 

Avevo visto il ritorno di Bella e della sua famiglia e subito avevo iniziato a saltellare felice, stupendo Jasper che mi aveva guardato stranito.

“ Bella è tornata!” Gli avevo detto euforica per giustificare il mio comportamento.

“ E immagino che tu voglia andare da lei.” Mi aveva sorriso mio marito scuotendo la testa.

Avevo annuito convinta e, dopo mille e più sotterfugi per non far scoprire ad Ed le nostre intenzioni, ci eravamo diretti verso la grande villa.

Era stata Sara ad aprirci, affascinante e silenziosa come sempre.

“ Se cercate Bella è al piano di sopra con Eleri.” Ci aveva detto prima di tornarsene in salotto.

Avevo guardato Jasper cercando di capire il comportamento della mora, ma lui aveva alzato le spalle con nonchalance.

E così eravamo lì, davanti alla stanza di Bella, pronti per bussare.

“ Alice, Jasper, entrate pure.” Disse Bella precedendoci. La trovammo seduta a game incrociate sul letto che giocava allegramente con Eleri.

“ Ciao.” L’avevo salutata saltellando e fiondandomi sul letto. Eleri mi aveva osservata dubbiosa prima di allungare le braccia verso di me, chiedendo di essere presa in braccio. Avevo sussultato a quel gesto. E se non fossi stata in grado di averla così vicina e l’avessi morsa?

“ Non preoccuparti, Alice.” Disse Bella sorridendomi, comprendendo i miei dubbi. “ Non le farai del male. Ah, ciao Jasper.” Aveva aggiunto rivolta a mio marito che le aveva sorriso.

Avevo preso Eleri in braccio e, sorprendendomi, non avevo sentito la sete bruciarmi la gola ne il veleno inondarmi la bocca con il suo gusto forte e deciso. Avevo guardato prima la bambina e poi Bella e, infine, mi ero accomodata sul letto mentre Jasper rimaneva in piedi accanto a me.

“ Sorpresa?” Mi aveva chiesto Bella sistemandosi meglio nella sua posizione.

“ Direi.” Ammisi guardando la bimba che in quel momento trovava molto interessanti le mie ciocche di capelli. “ Mi aspettavo che la sete prendesse il sopravvento, e invece no. Persino Jasper sembra immune al sangue di questa piccola.

Bella alzò le spalle. “ Per qualche strana ragione il sangue di Eleri non è un richiamo per noi vampiri, sennò penso che sarebbe stata dura tenerla qui in casa. Non so spiegare perché, so solo che è così. E accarezzò distrattamente i capelli della bambina. “ Ma dubito che siate qui per parlare di questo. Allora? Cosa c’è veramente?”

Io e Jasper ci guardammo incerti.

“ In realtà siamo un po’ confusi, Bella.” Iniziò mio marito con aria pacata. “ Da quando siamo tornati a Forks sono successe davvero un milione di cose, molte della quali legate a te. E ti assicuro che trovarti qui, ancora “viva” e, soprattutto, con una nuova famiglia è stato il colpo peggiore di tutti. Ci sono tantissime cose che ti vorremmo chiedere, solo che iniziare è così maledettamente difficile.

Bella e Jasper si scambiarono uno sguardo d’intesa, qualcosa che non avevo mai visto tra di loro. Poi, sospirando, Bella iniziò a parlare.

 

¯¯¯¯¯¯¯¯

(Bella Pov)

 

 

“ So perfettamente che ci sono tante cose da spiegare, da raccontare e da dire. E mi dispiace sinceramente per quello ch’è successo fra noi nell’ultimo periodo; non avrei mai voluto trattarvi male, ma sembrava che tutto fosse contro di me. Tanto gli eventi quanto il tempo. E poi, come ciliegina sulla torta, ci si sono messi pure i Volturi.

Vorrei che il tempo per parlarvi ci fosse stato prima, forse le cose sarebbero state diverse. Ma soprattutto avrei voluto spiegare ad Alice il significato di quella mia lettera che, lo so, hai trovato nella mia vecchia casa. Vero, Alice?”

Vidi la piccola vampira annuire e guardare Jasper con gli occhi che chiedevano scusa.

“ Avrei dovuto dirtelo, lo so.” Disse la mora rivolta a Jasper. “ Solo…avevo paura che non mi avresti capita, che mi avresti presa per pazza.”

Qualcosa si accese negli occhi del vampiro, e prima che fosse tardi intervenni.

“ La colpa non è tua, Alice. Sono io che non sono nemmeno in grado di scrivere una lettera chiara e concisa. E pensare che normalmente non dovrebbe essere difficile come cosa. Scossi la testa e osservai per un momento Eleri che stava iniziando ad addormentarsi. “ In quella lettera ti scrissi molte cose, tra le quali la mia scelta di divenire un immortale, e anche di portare con me ogni ricordo che ancora mi legasse a questa cittadina.

La verità, Alice, è che soffrivo troppo all’idea che ci fosse ancora qualcosa di me in quel luogo, in quella casa. E proprio per questo mi odio. Perché se fossi stata più forte, solo un po’ più forte, avrei lasciato almeno un ricordo di me a Charlie. E invece no. Ho dovuto farlo soffrire il doppio solo per il mio stupido egoismo, privandolo di qualsiasi cosa mi legasse a lui.

Tuttavia sono più volte tornata a Forks, negli anni dopo la mia trasformazione, per vedere come stava, come vivesse la sua vita senza di me. Mi sono sentita uno schifo quando ho visto il dolore e la nostalgia rispecchiarsi nei suoi occhi nonostante lo scorrere degli anni. Avrei voluto mostrarmi a lui per quello che ero – quello ch’ero diventata – e chiedergli perdono per il dolore che gli avevo procurato. Sciocco, vero? Un ragionamento proprio sciocco.”

Sentii Jasper poggiarmi una mano sulla spalla e subito la tranquillità m’invase. Lo ringrazia con un sorriso.

Eleri si era completamente addormentata. Meglio così.

“ Chi ti ha trasformata in una vampira, Bella?” Mi chiese Alice con gli occhi colmi di tristezza.

“ Alisya.” Dissi semplicemente.

“ Alisya?” Chiesero in coro.

“ Già, la stessa che adesso vorrebbe entrare.” E subito dopo mia madre aprì la porta portando con se una tazza fumante.

“ Ma bene, proprio adesso doveva addormentarsi?!” Fece poggiando la tazza sul comodino accanto al letto. “ Ciao Alice. Ciao Jasper.” Li salutò con un sorriso materno. “ E tu cosa gli stai raccontando?” Mi chiese sedendosi accanto a me.

“ Un po’ di me. Un po’ di quello ch’è successo.” Dissi con un’alzata di spalle. Annuii distrattamente.

Sentii lo sguardo di Jasper trapassarmi la testa e subito lo fissai. Sapevo cosa voleva sapere. Sapevo cosa gli premeva più d’ogni altra cosa. La stessa domanda che vagava anche nella mente del resto della famiglia Cullen.

“ Vuoi sapere dei nostri occhi, Jasper?” Gli chiesi amabilmente con un sorriso. “ E per te è lo stesso, vero Alice?”

I due mi guardarono intensamente prima di annuire. Io osservai Alisya. I nostri occhi si scontrarono rimanendo legati per il più breve degli istanti. Ma bastò. Bastò per capirsi e per decidere di rivelare la verità a chi la richiedeva a gran voce.

“ Avete il diritto di sapere.” Esordì Alisya andando ad appoggiarsi ad una delle finestre presenti nella stanza. Conoscevo quel rito. Quando doveva raccontare qualcosa d’importante andava sempre verso le finestre e smarriva lo sguardo nell’orizzonte. E poi iniziava a raccontare.

“ Ha tutto origine da me, da quella che ero tanto tempo fa, da quello in cui mi hanno trasformata. E da ciò che ho scelto di essere.

L’inizio è stato tanto tempo fa, poco dopo la presa di potere da parte dei Volturi sui Romeni. All’epoca la guardia non esisteva, ma Aro sapeva benissimo che ne avevano bisogno per proteggersi e per attaccare, quindi iniziò a crearsela. Radunò vampiri provenienti dai quattro angoli della terra; erano tutti vampiri con doti speciali, proprio come ora. Ciò che però stuzzicava da parecchio tempo Aro era l’idea di creare qualcuno come lui, un suo simile che gli avrebbe dovuto obbedienza in eterno. Non so dire perché, ma la scelta ricadde su di me.

All’epoca ero solo una ragazza che viveva in un piccolo villaggio. I miei genitori erano morti da tempo, e a prendersi cura di me c’era mio fratello, sacerdote della nostra gente. Aveva pochi anni più di me, ma per il suo carisma era ascoltato anche dai più anziani; ti somigliava parecchio, sai Jasper? Ma per me era soprattutto ciò che restava della mia famiglia.

Vivevamo pacificamente con i villaggi limitrofi e io non potevo che essere felice per questo. Tuttavia sentivo nel mio cuore qualcosa, come una mancanza. Sentivo che non era quello il mio posto, il mio tempo. Ma non potevo abbandonare mio fratello e mettermi ha fare la pazza con le mie stupide sensazioni. Se l’avessi fatto, se fossi partita come sentivo che dovevo fare, allora tante cose non sarebbero successe. Ricordo poco della mia trasformazione; il ricordo degli occhi rossi di Aro, però, non se n’è mai andato. Così come quello dei suoi canini che perforarono la tenera carne del mio collo. E così, dopo tre giorni di dolore, rinacqui sotto altre spoglie. Rinacqui come il primo vampiro creato dal più potente degli Anziani. Il periodo che seguì la mia trasformazione ebbe come protagonisti il sangue e il dolore. Perché se da un lato non riuscivo a pensare ad altro che non fosse il sangue, dall’altro il dolore per la separazione da mio fratello fu tale da distogliermi persino dalla sete. Tuttavia sapevo benissimo che non potevo tornare da lui: Aro mi aveva più volte spiegato che non avevo controllo e che avrei fatto una strage rivelando il nostro mondo. E quella era la prima cosa da evitare. E io lo ascoltai. Ascoltai Aro e le sue direttive per mesi, finché non crollai. Riuscii ad evadere quel piccolo gruppo di sorveglianza che s’era creato e tornai a casa, da mio fratello. Dalla mia gente. Questo fu il mio errore più grande.

Non seppi trattenermi, e in una sola notte feci strage della stessa gente con la quale ero cresciuta e che avevo chiamato famiglia per tanti anni. Quando l’incubo finì era l’alba. In qualche modo ero tornata in me, di nuovo padrona di me stessa. Forse fu la vista del corpo straziato di mio fratello ha fare ciò, forse il dolore che per tutta quella notte infernale mi aveva accompagnata come un fido compagno. Non lo so, so solo che nel momento in cui vidi mio fratello e crollai accanto a lui, anche s’era pieno di sangue, non ebbi sete; in quel momento non sentii il veleno sulla lingua com’era avvenuto poche ore prima. In quel momento non sentii nulla se non il dolore.

Presi il corpo di mio fratello tra le braccia e vidi che mi sorrideva. Già, nonostante quanto avevo fatto ed ero diventata lui mi sorrideva, mi amava come se fossi ancora la sua Alisya. Fu in quel momento, specchiandomi nei suoi occhi, che mi resi conto di una cosa che non avevo mai notato nei miei mesi da vampira: i miei occhi erano di due colori differenti, l’uno rosso e l’altro azzurro cielo, lo stesso colore che li aveva caratterizzati da umana.

 

¯¯¯¯¯¯¯¯

 

(Alisya Pov)

 

 

Non riuscii più a parlare. La voce mi si spezzò.

Sentii la mano di Bella poggiarmisi sulla spalla con fare affettuoso. “ Continuo io.” Mi disse solamente prima che la mia mente si estraniasse dalla realtà e prendesse a viaggiare indietro, a millenni prima, a quando era iniziato tutto.

 

Tenevo teneramente tra le braccia il corpo ormai martoriato di mio fratello. Di quel fratello ch’io stessa avevo ridotto così.

Il sorriso sereno che incorniciava il suo viso era forse la cosa che più mi era mancata in quei mesi, e che non credevo avrei mai rivisto. Tuttavia in quel momento mi parve sbagliato: io avevo appena fatto strage della nostra gente per una sete di sangue che non sapevo controllare! Come poteva lui sorridermi dolcemente come niente fosse???

“ Cos’ho fatto…” Sussurrai singhiozzando mentre il viso mi si rigava di lacrime. Strano. Aro mi aveva più volte detto che i vampiri non possono piangere. Che si fosse sbagliato.

“ Non piangere, sorellina.” Sentii dire mio fratello.

Singhiozzai più forte. “ Come posso non piangere? Hai visto cos’ho fatto! Ho massacrato la nostra gente! Sono divenuta un mostro! E tu…tu stai qui a sorridermi come un tempo. Come s’io fossi ancora umana.”

Lui mi accarezzò il viso. “ Non importa ciò che sei ora. Tu sarai sempre la mia sorellina.” Asciugò delicatamente le mie lacrime e poi fissò i miei occhi diversi. “ Sai che esiste una leggenda? Già, si dice che chi possiede due occhi di colore diverso abbia la propria anima divisa a metà. E forse è davvero così.”

“ C-Cosa vorresti d-dire?” Gli chiesi quasi senza voce.

Respirò a fatica. “ Io non so cosa sei divenuta, ma so ciò ch’eri. E forse anche tu, rimanendo così legata al passato, hai finito col scindere la tua anima in due parti. Una che appartiene a ciò ch’eri, e una che appartiene a ciò che sei.”

Lo strinsi maggiormente a me cercando di assimilare le sue parole. “ E allora cosa…cosa sarei io?”

Lui mi sorrise piano. Sentivo che le forze lo stavano abbandonando ogni secondo di più. Non avrebbe vissuto ancora a lungo e la cosa mi terrorizzava.

“ Tu sei un’Errante. Sei una creatura senza pace ne luogo, qualcuno che non appartiene a nessun mondo. Lo devi trovare il tuo posto nel mondo.” Iniziò a chiudere gli occhi. I miei si spalancarono e tornarono a versar lacrime. Non poteva abbandonarmi! Non poteva! “ Il tuo posto nel mondo…lo devi…conquistare. Tu devi…devi lottar…lottare…”

E non parlò più!

Mio fratello era morto. E con lui una parte di me.

Di ciò che avvenne in seguito ho solo una massa di ricordi confusi e ingarbugliati tra loro.

Secondo la legge del mondo dei vampiri avrei dovuto morire seduta stante per ciò che avevo fatto, il rischio a cui avevo esposto tutti. Per qualche strana ragione ciò non avvenne. Forse fu perché Aro si era affezionato a me, forse perché aveva visto in me qualcosa di speciale, qualcosa che poteva essergli utile per i suoi scopi futuri. Non lo seppi mai.

Venni rinchiusa in una stanza e lì rimasi per secoli. Ero considerata pazza, anormale. Pericolosa. Ogni tanto qualche essere umano veniva mandato nella mia stanza con la chiara intenzione di nutrirmi, ma io non toccai più sangue. Non mi eccitava come una volta, anzi. Ora, guardando la carotide pulsante, provavo solo disgusto. Il ricordo di ciò che avevo fatto era così vivido in me ch’era come se una barriera invisibile si frapponesse fra me e le vittime designate.

Aro, Caius e Marcus si chiedevano come facessi a resistere, ma per quanto sembrasse impossibile gli umani che mandavano da me ne uscivano sempre con le proprie gambe. La fine che faceva dopo era ovvia, ma non ero io a ucciderli.

Fu dopo secoli passati così che nella mia stanza arrivò un ragazzo circa della mia età. Lui, a differenza degli altri, non evitava il mio sguardo. Al contrario. Lui fissava i miei occhi sfidandomi ha fare lo stesso. Fu la prima persona con cui parlai dopo un tempo incalcolabile. E mi fece piacere. Tuttavia mi resi conto troppo tardi d’essermi innamorata di lui in meno di ventiquattrore. Sbaglio enorme. Avevo fatto l’unica cosa che non avrei mai dovuto fare.

Diedi di matto. La mia mente iniziò ad andare fuori controllo e subito dopo toccò al mio istinto. Ciò che a lungo avevo sopito in me si risvegliò improvvisamente più dirompente che mai. La voglia di sangue intaccò ogni fibra del mio essere e mi avventai su di lui prima di poter ragionare. Quando tornai in me era già troppo tardi: l’avevo dissanguato!

Da quel momento il controllo non fece più parte di me. I tremori e gli attacchi di rabbia improvvisa divennero all’ordine del giorno e più volte mi trovai a gridare nel buio della mia stanza con la sola speranza di sfogarmi e lasciarmi tutto alle spalle. Purtroppo questo non succedeva mai. La cosa positiva fu che non toccai mai più un essere umano: quelli che dovevo divenire il mio cibo restavano sempre in vita! E in quel periodo iniziarono anche i sogni. Già, un vampiro non può ne dormire ne piangere, eh? Io, invece, riuscivo ha fare entrambe le cose. E in quel sonno vedevo sempre una ragazza. Una ragazza giovane, più di me, accasciata sul suolo di un bosco o aggrovigliata nelle coperte di un letto ad urlare. Andai avanti così per secoli finché, un giorno, sentii il dolore scuotermi più forte che mai. Capii immediatamente che non era mio quel dolore, ma di quella ragazza. Non so come lo compresi, ma fu così.

In quel momento qualcosa scattò in me, e la voglia di scappare che tanto tempo prima aveva mosso il mio animo di riaccese. Riuscii ad evadere il folto gruppo di guardia che nel frattempo di era creato e scappai: direzione Forks! Sapevo che la ragazza si trovava là. E sapevo ch’era da lei che dovevo andare.

La trovai, infine, in piedi su una scogliera, con chiaro intento di buttarsi di sotto.

“ No! Non farlo!” Urlai uscendo dalla boscaglia e rivelandomi.

I suoi occhi color cioccolato mi fissarono sorpresi, poi curiosi ed infine calmi. Che cosa curiosa! Io ero un vampiro, un essere che si nutriva di quelli come lei, e lei non aveva paura di me. Il suo cuore era calmo e rilassato. Non mi temeva.

“ Tu sei…?” Mi chiese senza trovare le parole giuste. Compresi allora che come io potevo vedere lei così lei poteva vedere me.

Si, io sono.” Dissi tendendole una mano. “ Vieni, non farlo. Non buttarti giù.”

Le tese la mano e afferrò la mia con sicurezza. Il contatto con la mia pelle fredda non le diede alcun fastidio.

“ Perché sei qui?” Mi chiese come ipnotizzata dai miei occhi.

“ Perché tu mi hai chiamata. Perché io e te siamo destinate a stare insieme.” E la voragine che entrambe avevamo nel petto si chiuse almeno un po’.

 

Tornai alla realtà e mi trovai in camera di Bella, da sola. Alice e Jasper erano tornati a casa loro, e mia figlia aveva convenuto ch’era meglio lasciarmi un po’ da sola.

Mi massaggiai le tempie e sospirai ripensando a tutto ciò che avevo appena rivissuto. Già, la mia vita da vampira era stata un susseguirsi di dolore e confusione. Quando avevo trovato Bella avevo sentito che insieme saremo state meglio, che avremmo potuto aiutarci vicendevolmente. E così era stato.

Già, perché io e Bella eravamo uguali. Eravamo entrambe due Erranti, due creature senza un luogo in cui andare o a cui appartenere. E la stessa cosa valeva per Chela, Sara, Cedric e Gabriel. Eravamo tutti e sei delle creature divise a metà tra due mondi tanto distanti quanto vicini fra loro.

Mi sedetti sul letto e per un momento pensai a Bella. Così fragile nell’aspetto e così forte nello spirito. Forse, lei, il suo mondo lo aveva già trovato a suo tempo, ma forze maggiori avevano voluto un suo allontanamento da esso. E io speravo con tutto il cuore che questo non durasse ancora molto.

 

 

 

 

 

 

 

 

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