Una nuova delusione
Ary POV
Ero a casa, rilassata sul divano.
Quando mi arriva un messaggio. Leggo. Era la Ila.
“Non sai con chi sono tornata a casa oggi e soprattutto su che macchina e ho fatto leggermente una figura di merda. Anzi abbiamo colpa della Fede non mia. Appena ti connetti ne parliamo. Ti adoro.”
Oddio, cos’era successo?
Dovevo assolutamente sapere.
Mi alzai dal divano ed accesi il computer.
Appena fu acceso la cercai.
-Cos’è successo?
-Cosa ti interessa sapere per primo? Su che macchina sono salita o la figura di merda?
-Macchina
-BMW X5
-Di chi?
-Di Simo e mi stavo chiedendo, ma giovedì non erano venuti mica con un’altra macchina che era sempre di Simo?
-Sarà stata dei genitori.
-Può darsi.
-Adesso dimmi la figura di merda.
-La Fede ha spifferato che ci piacciono i piercing sulla lingua e che ci fantastichiamo sopra.
-E qual è la figura di merda?
-Edo e Simo hanno il piercing sulla lingua.
Mi paralizzai. Cosa aveva appena detto? Avevano i piercing alla lingua? Volevano farci morire?
-Cosa?
-Hai capito benissimo. Hanno i piercing alla lingua
Merda. E io il giorno dopo avrei dovuto vedere Edo? Ma manco morta.
-Si e Simo me lo fa vedere e mi fa “Sono felice che ti piaccia” ed Edo fa “Che vi piaccia”.
-Oddio. la Fede non ha accennato al giro in giostra vero?
-Sì. -.- Solo che non l’hanno capito o hanno fatto finta di non capirlo.
-Ah. Ok. Siamo a posto.
-Ah. E c’è stato un momento, diciamo un po’ hot con Simo, ma gli ho detto delle cose.
-Cosa gli hai detto?
-Non mi ricordo.
Sentii vibrare il telefono. Era Edo
“Oggi siamo venuti a scuola. Mi aspettavo di vederti, ma non c’eri. Avevo voglia di parlare un po’. Ma almeno ho scoperto che ti piace il piercing alla lingua. Non preoccuparti a rispondere. Ci vediamo domani al king. Bacio.”
Ma porca puttana. Che figure di merda.
Parlai tutta sera con la Ila delle nostre solite cagate. Siamo sfollate come al solito.
Andai a dormire, facendomi un viaggio mentale su me ed Edo.
Mi svegliai, feci i compiti, mangiai.
Alle 13.45 sarei dovuta andare a prendere la Ila.
Oggi era il grande giorno di andare a vedere Avatar e in più sarei stata un po’ con Edo. Al solo pensiero il cuore accellerò il battito.
Mi preparai, salii in macchina e andai a prendere la Ila.
In macchina parlammo con mia mamma.
Arrivammo al cinema.
Ero già in ansia chissà dove li avremmo incontrati.
Mia mamma partì.
-Ti fa niente se mi fumo una sigaretta adesso?
Mi stavo guardando in giro.
-Cosa?
-Se ti fa niente se fumo adesso. Poi andiamo dentro.
-Sisi. Va bene.
-Stai cercando qualcuno?
-Nono. Nessuno.
Lei era seduta sul muretto del cinema, dando le spalle al parcheggio, io rimasi in piedi, volevo vederli arrivare.
Stavamo parlando del più e del meno. Vidi arrivare Edo e Simo da lontano, ma cercai di fare finta di niente.
-Sempre tu con il tuo solito vizio. -era stato Simo a parlare.
Lei si girò e li vide salire le scale.
-Come mai siete qua?– era senza parole.
-Secondo te? È un cinema siamo venuti a vedere Avatar.
-No, non ci credo. Io me ne torno a casa. – fece segno di andare.
-Dove pensi di andare?
Simo la fermò per un braccio. Si guardarono. Lei si fermò.
-Finalmente ci vediamo.
Edo mi venne vicino e mi abbracciò. Ok, questa non me l’aspettavo. Ero letteralmente con la bocca aperta.
-Ciao.
-Ciao. – mi sorrise. Oddio, chiamate l’ambulanza arresto cardiaco in corso.
-Stai bene?
-Sisi.
-Voi che film andate a vedere?- chiese Edo sia a me che alla Ila, che in quel momento stava finendo la sua adorata sigaretta.
-Avatar. – ammise lei facendo una faccia afflitta.
-Dai, piccola, non fare quella faccia. – le disse Simo sorridendo.
-Piccola, tua sorella.
-Dai, andiamo a prendere questi biglietti che andiamo a vederlo insieme. – propose Edo.
-Dobbiamo proprio?- la Ila non aveva voglia di passare del tempo con Simo, non riuscivo a capire perché.
-Dai, andiamo.- disse Simo abbracciandola per la vita.
Lei lo guardò senza parlare. Lui la guardò e stranamente lo lasciò fare.
Che teneri. Prendemmo i biglietti vicini.
-I pop corn li paghiamo noi.- dissero in coro i due ragazzi.
-No, col cazzo che pagate voi. – disse la Ila con la sua solita finezza.
-Paghiamo noi.
-No. Non so cosa vi faccio se pagate voi.- li minacciò la Ila
-Cosa vorresti fare?- Simo le si avvicinò pericolosamente, lei diventò rossa.
Non sentii cosa gli disse, glielo aveva detto a bassa voce.
-Io ti direi che pago io. Punto.
-Ti ho detto che non paghi.
-Si, che pago.
Andò verso la cassa prese i pop corn e tornò.
-Sono tutto tuo fammi quello che vuoi.
Lei si avvicinò con un’aria sconsolata.
Lui era pronto a baciarla, sembrava che anche lei lo fosse, ma sul più bello lei gli scoccò un bacio sulla guancia.
Lui ci era rimasto malissimo, lei rise.
-Non ti avevo detto dove.
-Mi hai imbrogliato.
-Leggermente.
-Si, ti ha fatto proprio fesso.- disse Edo ridendo – e sia chiaro che pago io per te.- disse guardandomi.
Non opposi resistenza, come potevo dire di no a quegli occhi verdi che mi guardavano? Non potevo.
Entrammo in sala. Ci sedemmo.
Io e la Ila in mezzo, i due ragazzi ai nostri lati.
Cominciai a parlare con Edo, di scuola, della sua scuola e di cosa facesse davvero. Parlammo di musica e, ahimè, piercing alla lingua soprattutto. Me lo fece vedere. Oddio, quanto era bello?
Era bellissimo, stupendo e poi su di lui ispirava. Gli sarei saltata addosso in quel momento, davanti a tutti quei testimoni, ma chissene fregava. Il film iniziò ed Edo mi abbracciò. In quel momento ero appena morta ed ero in paradiso. 2 ore e 40 passarono come niente. Il film era stato stupendo, soprattutto tra le braccia di Edo, che ogni tanto mi accarezzava la schiena. Non sapeva neanche che cosa provocava con quei semplici gesti.
Come c’era da aspettarsi la Ila aveva pianto, ma si era consolata facilmente tra le braccia di Simo.
Quel giorno non poteva andare meglio.
Ila POV
Ero stata quasi tutto il film abbracciata a Simo. Ero in paradiso, ero al caldo, mi sentivo protetta. Non poteva andare meglio quella giornata.
Stavamo ridendo e scherzando mentre uscivamo dalla sala.
Vidi una tipa fissare spudoratamente Simo. La guardai male, ma lei non mi vide neanche, lo stava fissando senza alcun ritegno.
Lui stava parlando con Edo e non si accorse di niente.
-Ma tu sei Simone?- chiese questa ragazza avvicinandosi a lui.
-Si, perché?
-È stato bellissimo ieri sera. Ci sono rimasta un po’ male quando stamattina mi sono svegliata e tu non c’eri.
Cosa? Stava scherzando? Aveva scopato con questa?
-Scusa, ma sinceramen….
Non potevo ascoltare altro. Dovevo andarmene, volevo piangere.
Ecco, c’ero cascata di nuovo. Cazzo, di nuovo.
Fuori pioveva. Anzi diluviava, ma non me ne fregava niente.
Avevo bisogno di stare sola, chissene fregava se mi fossi bagnata, chissene fregava se mi fossi ammalata, chissene fregava di tutto, chissene fregava di Simo.
Ero al buio. In parte al cinema dove non arrivavano le luci.
Cominciai a piangere.
Che cazzo piangi, Ila?? Lo sapevi. Lo hai sempre saputo, fin dall’inizio. Lo sapevi di non fidarti e di non affezionarti. Lo sapevi che era uno stronzo. Non ti sei lasciata coinvolgere più di tanto, ma quel poco è bastato. Sei una deficiente, è inutile che piangi.
Venni risvegliata dai miei pensieri. Era lui.
-Piccola.
-Cazzo, non chiamarmi piccola. Non sono piccola e soprattutto non sono tua, va bene.
-Perché non prendi l’ombrello?
-Sai dove te lo ficco quel ombrello? Usalo tu, se ci tieni tanto. A me non può fregar di meno.
-Non so chi fosse la tipa.
-Ma a quanto pare lei sapeva chi tu fossi e a quanto pare conosceva anche il tuo fratellino. – dissi guardando in mezzo alle sue gambe. – Non te la ricordavi davvero o facevi solo finta perché c’ero lì io?
Per un po’ mi guardò senza parlare.
-Si, me la ricordavo. È solo che ieri dopo quello che è successo in macchina, avevo bisogno di sfogarmi. Sono uscito ho trovato quella lì che ci è stata e una cosa tira l’al…
-Non voglio nemmeno saperlo. Stai zitto.
-Io ci teng…
-Ci tieni? E dimostri di tenerci andando a letto con un’altra?
-No, ma in realtà io immaginavo di farlo con te. Avevo solo te in testa. La tua immagine, la tua voce, il tuo profumo, il tuo collo, la tua schiena. Lo facevo con lei quando in realtà lo avrei voluto fare con te. Lo voglio tutt’ora fare con te.
-Mi fai schifo. Dicevi di essere diverso, ma ti sei dimostrato esattamente come gli altri e soprattutto come ti avevo sempre inquadrato. Non dovevi nemmeno fare quei discorsi di merda sull’innamoramento. Per fortuna non mi sono fidata.
-Se non ti fossi fidata non avresti reagito così
-Ila? È arrivata tua mamma.- la Ary mi richiamò. Cominciai a camminare.
-Scusa.
-Infilate dove sai le tue scuse.
Andai verso la Ary, che stava dando un bacio sulla guancia ad Edo.
Beata lei, che aveva trovato il tipo tranquillo, educato, dolce. A me era toccato lo stronzo. Fanculo a me.
-Come mai sei bagnata? – mi chiese mia mamma salendo in macchina. Bagnata era un eufemismo, ero letteralmente inzuppata.
-Ero sotto la pioggia. Mamma, la Ary può venire da noi a mangiare?
-Deve chiedere ai suoi, se mai ci fermiamo a prendere una pizza.
Chiamò i suoi genitori e chiese.
-Hanno detto che va bene.
Eravamo a casa mia, mi stavo mettendo una tuta intanto che lei era da me. Poi sarei andata a fare una doccia.
-Grazie per essere venuta.
-Sapevo che avevi bisogno di me.
Eravamo sedute sul mio letto.
Cominciai a piangere.
-Te l’avevo detto che era come gli altri. E per fortuna che non mi sono fidata.
-Ila, lo sai pure tu che se non ti fossi fidata almeno un po’, non avresti reagito così.
-L’ha detto anche lui.
-Si, sistemerà.
-Si, sistemerà un cazzo. Si è dimostrato come gli altri. Basta per me ha chiuso. Non vorrei nemmeno più vederlo.
Il resto del tempo lo passammo parlando di Edo.
Ero felice che a lei le cose andavano bene, che fosse felice, che finalmente avesse trovato il ragazzo che sapeva renderla felice. Glielo avevo detto: il suo momento prima o poi sarebbe arrivato.
Andai a dormire con una domanda in testa: quando sarebbe arrivato il mio di momento ?