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Autore: Principessa Purosangue    16/05/2010    2 recensioni
Con Hao e lo Spirit King scomparsi, Yoh e i suoi compagni shamani non possono che tornare alla loro vita di tutti giorni e aspettare. Ma chi? Che cosa?
E poi arrivò Lei, un Angelo dalle sembianze umane.

Cosa c'entra in tutto questo la nuova arrivata in città? E perché Anna si sente così inferiore in sua presenza? Chi, divertendosi, li osserva da lontano giorno dopo giorno? Ma soprattutto: chi è la Dea della Vittoria che muove le fila dei burattini?
Signore e Signori, benvenuti al Teatro dei Tradimenti.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna Kyoyama, Hao Asakura, Nuovo personaggio, Ren Tao, Yoh Asakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano passati ormai tre lunghi mesi da quando Yoh e i suoi compagni, dopo aver combattuto duramente contro i dieci ufficianti, avevano raggiunto il plant dello Shaman King, trovandolo deserto

Erano passati ormai tre lunghi mesi da quando Yoh e i suoi compagni, dopo aver combattuto duramente contro i dieci ufficianti, avevano raggiunto il plant dello Shaman King, trovandolo deserto. Non vi era alcuna traccia né di Hao né dello Spirit King, i quali che sembrano essersi dissolti nel nulla. Nemmeno i Pache stessi riuscirono a trovare una soluzione a quello che pareva un enigma senza risposta; il potere di Hao, ora che era divenuto a tutti gli effetti Re degli shamani, si era incrementato enormemente, perciò sarebbe stato impossibile da nascondere; persino un comune essere umano avrebbe potuto percepire la sua presenza. Anche inglobando lo Spirit King, Hao di certo non sarebbe mai riuscito a contenere un furyoku così grande.

Per quanto sia gli shamani che i Pache cercassero in ogni modo di trovare una spiegazione plausibile a tale rompicapo, non poterono far altro che rassegnarsi e aspettare. Tuttavia aspettare cosa, esattamente? Che Hao si decidesse finalmente a tornare con l’unico scopo di sterminare la razza umana e gli shamani che non si erano uniti a favore della sua folle impresa? Forse.

Così, attenti a guardarsi sempre le spalle, i giovani shamani tornarono alla loro vita di tutti i giorni, con la certezza che si sarebbero informati su una qualsiasi novità riguardante tale questione.

Fu allora che, a insaputa di tutti, le pedine iniziarono a muoversi, assicurando la Vittoria a colei che nell’ombra faceva danzare i balocchi.

 

 

 

Il Teatro dei Tradimenti

Atto primo: Novità.

- Invidia -

 

 

 

- Yoh! - Urlò una biondina dal corpo minuto, facendo sbattere fortemente la porta scorrevole della camera del ragazzo.

- Anna?! - Riuscì appena a rispondere il moretto che, preso di sorpresa, si alzò rapidamente guardando la giovane di fronte a lui.

- Yoh, sono le sei del mattino, si può sapere perché non sei ancora pronto?! - Sbraitò la ragazza, incenerendolo con lo sguardo.

- Allora è ancora presto! - Cercò di giustificarsi, notando come l’espressione della fidanzata peggiorasse ogni secondo di più. Aveva detto qualcosa di sbagliato ma ancora non avevo capito cosa, anche se non gli ci volle molto per farlo.

- Tu proprio non mi ascolti quando parlo, eh? - Domandò ironicamente lei, il viso privo d’emozione. . Credevo di essere stata chiara, ieri sera, quando t’informai che questa settimana spettava a noi occuparci della pulizia della classe! - Riprese a urlare, buttando addosso al ragazzo la sua cartella. – Hai un minuto per cambiarti, guai a te se osi farmi attendere un solo secondo più! - Lo minacciò sbattendo nuovamente ma stavolta con più violenza, la porta.

Forse intimorito dalla reazione della ragazza, forse temendo in cosa sarebbe consistita la punizione che avrebbe ricevuto o, molto probabilmente per entrambe le ragioni, Yoh non si fece attendere e raggiunse rapidamente la biondina. Giunti a scuola incontrarono Manta che, “convinto” da Anna si era proposto di dar loro una mano. Circa un’ora dopo, quando Yoh e i suoi due compagni avevano terminato le pulizie, la scuola iniziò rapidamente ad affollarsi, divenendo così ben rumorosa. Pur essendo lunedì mattina, il fragore provocato dai ragazzi era intenso ma non fastidioso, donava anzi vita a quella scuola che solo poche ore fa poteva essere comparata a un mortorio.

Peccato però che gli unici a pensarla a questo modo erano gli alunni.

- Ragazzini, adesso mi avete stancato! - Urlò un uomo sui quarant’anni seduto su una comoda sedia rossa, picchiando con un pugno la superficie della cattedra. - Se non volete uno zero gratuito in pagella, state zitti! - Finì, ottenendo il silenzio richiesto. - Possibile che con voi funzionino solo le minacce? - Stava per iniziare la solita ramanzina quando qualcuno, bussando alla porta, lo interruppe.

- Professor Nekoyama, perdoni il disturbo ma è una questione urgente. - Parlò una voce di donna senza entrare nell’aula, causando la curiosità degli alunni.

- Dove sono richiesto?

- In presidenza.

- D’accordo. - Si alzò e, guardando gli alunni severo, li intimò al silenzio assoluto; uscì quindi dall’aula lasciando la porta aperta.

- Che cosa credete sia successo? - Domandò entusiasta un ragazzo seduto in terza fila di fianco alla finestra, appollaiandosi contro di essa. - Pensate sia la buona volta che licenziano Nekoyama? - Rise, provocando la stessa reazione nei compagni.

- Lo spero, anche se non ne avrebbero ragioni. - Concordò una ragazza di fianco a lui.

- Non basta che è un rompiscatole come scusa? - S’intromise un altro, stiracchiando le braccia.

- Magari! A proposito, per oggi... - Il ragazzo non ebbe tempo di terminare la frase in quanto alcuni della prima fila lo avvisarono dell’arrivo dell’insegnante.

- Spero il vostro brusio sia dovuto al fatto che state ripassando Shakespeare. - Si sporse leggermente sulla porta giusto il necessario per incutere loro il timore che stesse parlando sul serio. Poi si voltò nuovamente all’uscita e sorrise, stuzzicando l’interesse dei suoi alunni. A chi mai si stava rivolgendo con tanta educazione e gentilezza? Tornò nuovamente in classe, fermandosi a due passi dalla cattedra.

- Ragazzi, oggi s’inserirà nel corpo studentesco una nuova compagna. E’ di origini giapponesi ma è la prima volta che risiederà per un lungo periodo nel nostro paese. Ho potuto costatare la sua ottima padronanza della lingua giapponese perciò non avrete problemi a comunicare con lei. - Continuò. - Conto su di voi perché la nuova arrivata abbia un piacevole soggiorno. - Finì, allargando il braccio sinistro e sorridendo alla “novità”, invitandola a entrare. - Venga, entri pure signorina.

 

E fu paradisiaca visione, un Angelo nella bocca dell’Inferno.

 

Entrò con grazia tale da togliere il fiato al professore stesso. Come se avessero visto una Principessa, si alzarono tutti in piedi e ragazze e ragazzi aprirono inconsciamente la bocca, sbalorditi da tale bellezza. Solamente Anna cercò di non mostrare il suo stupore, anche se ciò che la sorprese di più fu vedere il proprio fidanzato guardare estasiato la moretta appena entrata. La giovane sentì improvvisamente qualcosa bruciarle dentro, poté udire chiaramente il momento in cui la sua anima si lacerò eppure non ne comprendeva la ragione. Tornò con lo sguardo verso la nuova compagna e le sue labbra si contorsero in una smorfia: era la ragazza più bella che avesse mai visto.

I suoi lunghi e mossi capelli cioccolato ricadevano morbidi qualche dita più in giù dei fianchi; sulle punte si poteva notare una tonalità più chiara di castano che sfiorato dai raggi del sole, prendeva dei riflessi rossicci, al contrario della parte superiore che era più scura: nera dai riflessi blu. Delle piccole ciocche le circondavano il viso, contornando due splendidi onici nere: i suoi occhi erano davvero bellissimi. Non solo avevano un colore così intenso da donare una quiete quasi celestiale, la forma dei suoi occhi, leggermente a mandorla, mostrava le sue origini orientali. Il suo sguardo però era la parte più splendida: non esprimeva nulla, eppure esprimeva tutto. Vi era della malizia in quegli occhi color caffè, seppur celata da un velo d’innocenza. La sua pelle non era bianca, piuttosto rivelava origine sudamericana.

Aveva ogni cosa si potesse desiderare.

Il suo corpo sembrava rispecchiare la perfezione.

Il suo seno era grande, non eccessivo, giusto per la sua corporatura, a occhio e croce vestiva una terza abbondante. La pancia piatta e le formose curve che madre natura le aveva donato rendevano quella semplice uniforme scolastica un abitino sexy, non volgare ma veramente provocante.

Risvegliatosi dall’estasi del momento, l’insegnante scosse il capo e ordinò ai ragazzi di sedersi i quali obbedirono, seppur ancora imbambolati dalla vista di quell’Angelo. La ragazza sorrise timidamente mentre le sue guance assumevano un colore roseo: era proprio deliziosa.

- Vi presento la vostra nuova compagna: Kurohime Kyrie. - Riprendendosi anche loro dallo shock del momento, annuirono all’unisono col capo.

- Molto piace, io sono Kurohime Kyrie, ho sedici anni e spero di potermi trovare bene all’interno della classe. So di essere arrivata circa un quadrimestre in ritardo ma spero questo non sia questo di divergenze fra noi. - Concluse inchinandosi leggermente come previsto dal tradizionale saluto giapponese. La voce era calma e armoniosa seppur avente l’ovvia vivacità caratteristica dell’età adolescenziale con l’aggiunta un pizzico di sensualità.

- Bene Kurohime, se ha bisogno di un qualsiasi aiuto per quanto riguarda le materie scolastiche, gli sport, gli appunti e tutto il resto, chieda pure alla capoclasse: Kyoyama Anna. - Intervenne il professore indicando la ragazza che non appena sentì il suo nome, si alzò e la salutò.

- Molto piacere. - Rispose a sua volta la moretta sorridendo, anche se ciò non fu gradito dalla compagna.

- Oggi Tujimawa è assente perciò si sieda pure lì, in ultima fila, di fianco ad Asakura; questo pomeriggio provvederò personalmente per l’aggiunta di un nuovo banco. - La ragazza annuì e, con la stessa grazia con la quale era entrata pochi istanti prima, si diresse al banco segnalatogli dall’insegnante.

- D’accordo ragazzi, ora veniamo alla nostra lezione. Stavamo trattando Shakespeare, crede di poter seguire? - Le domandò l’uomo.

- Sì, certamente. Non si preoccupi Signor professore, Shakespeare è uno dei miei drammaturghi preferiti. - Precisò, prendendo un quaderno nero dallo zaino.

- Molto bene. - Sorrise: la nuova arrivata sarebbe sicuramente stata fra i più brillanti della classe. - Ad ogni modo, non sia così formale Kurohime; può semplicemente chiamarmi “professore” o “prof”.

- Senz’altro, professore.

La sua “troppa” buona educazione e il lessico ben ricercato irritavano le orecchie della Kyoyama che si vide estirpare il titolo di miglior alunna della scuola. Anna Kyoyama era, di fatti, l’alunna più dotata dell’istituto scolastico. Il suo livello intellettuale, la grammatica sempre coincisa e le conversazioni che proponeva erano sempre state causa di lode dei professori, che in lei vedevano l’esempio dell’alunna perfetta. I suoi voti erano i più alti mai registrati e la sua educazione era spesso migliore degli stessi docenti. Molte volte era stata chiamata la “gemma” dell’istituto Shinra e ciò le faceva indubbiamente molto piacere. L’ennesima prova che Anna Kyoyama era la numero uno in tutto.

O per lo meno, fino ad ora.

 

 

 

- Piacere di conoscerti, Kurohime! Io sono Reinba Kahori, quinta sezione del terzo anno; se hai bisogno di qualsiasi cosa, chiedi pure a me!

- Il piacere è tutto mio, Reinba-senpai. Sentiti pure libera di chiamarmi col mio nome: Kyrie.

- Davvero, posso?

- Certo! Non sono abituata a sentirmi chiamare per cognome, si sono sempre riferiti a me utilizzando il mio nome e mi piacerebbe continuasse ad essere così. - Spiegò. - Ad ogni modo intendo rispettare le vostre usanze e chiamarvi per cognome, non desidero scombussolare la tradizione giapponese in alcun modo.

- Allora lascia che mi presenti, Kyrie: io sono Yamashita Ishigawa, seconda sezione del quarto anno, mi occupo del club di nuoto. Se t’interessa, fammi sapere!

- Ti ringrazio. - Rispose, mostrando nuovamente quell’angelico sorriso di cui l’intero edificio scolastico si era innamorato.

Un grande gruppo di ragazzi e ragazze circondava il tavolo dove la nuova arrivata pranzava. Era, infatti, corsa subito la notizia dell’arrivo di una “bomba” di sensualità e bellezza nell’istituto Shinra e questa era niente di meno che Kyrie Kurohime. Molto gentile e cordiale con tutti, la moretta era sempre sorridente. Capitava che le fossero rivolte frasi acide o con fare offensivo ma lei, senza mai arrabbiarsi, rispondeva diligentemente e con intelligenza facendo pentire alla persona di aver aperto bocca. Ciò la rese ancora più perfetta agli occhi dei suoi ammiratori che pianificavo fondarne un fan club ma la rese più odiosa per una certa biondina appoggiata all’ombra di un albero.

- Ragazzi, sono io o la nuova compagna ha delle sembianze angelicali? - Parlò Manta sedendosi vicino all’amico disteso sull’erba. - Ha un così bel sorriso... - Sospirò, guardando in direzione della ragazza.

- Oh oh, credo che Manta si stia innamorando! - Canzonò Yoh, seguendo lo sguardo del piccoletto.

- Ma-ma... No! C-che ti salta in mente amico! - Arrossì, cercando di non balbettare. – E-e poi non sarei comunque l’unico! Ha addosso metà istituto al momento!

- Calmati Manta, stavo solo scherzando. – Rise, accomodando le braccia dietro la nuca.

- Non mi piace. - Si sentì improvvisamente la voce di Anna, fredda e secca.

- Beh Anna, sai com’è, a meno che tu non sia... – Prima che potesse finire, Manta si ritrovò fulminato dal suo sguardo glaciale. - Non mi piace. Non mi piace per niente. - Disse nuovamente stringendo i pugni e guardando in direzione della giovane in questione. - C’è qualcosa che non quadra. - Finì e, al suono della campanella, seguì con gli occhi l’enorme gruppo che, circondando la moretta, si dirigeva all’interno dell’edificio.- Nei suoi occhi, c’è qualcosa che non mi piace. - Concluse, dirigendosi anche lei in classe.

 

 

 

- Maledizione, maledizione, maledizione! - Urlò furibonda Anna, tirando l’ennesimo pugno alla parete. - Come ho potuto essere così stupida?! – Si rimproverò, dandosi una leggera manata sulla fronte. . Perché non ho ragionato come mio solito e ho detto la prima cosa che mi è venuta in mente solo per contraddirla! - Si buttò sul letto, guardando il soffitto. - Invece no! Dannazione a me! Per voler difendere il mio titolo mi sono ritrovata ancora di più nella mera spazzatura! - Sbraitò, ricordando gli avvenimenti di quella mattina.

 

 

 

Qualche ora prima in classe.

 

- Nell’Orlando Furioso, Ariosto vuole perciò farci comprendere quanto la natura umana sia flessibile di fronte alle passioni tanto da rendere folle persino un uomo come il protagonista, Orlando, tanto che sarà solo grazie Astolfo stesso che, recuperandone il senno sulla luna, lo riporterà sulla retta via. - Spiegò il professore appoggiato alla finestra, un piccolo libro rosso fra le mani. - Possiamo quindi dedurre che ciò che Ariosto voleva trasmetterci era l’inutilità e il dolore che un sentimento come l’amore porti con sé agli innamorati, per non parlare della debolezza fisica e mentale cui... - Al vedere una mano alzarsi, il professore cessò la spiegazione. - Domande, signorina Kurohime?

- Mi scusi professore ma non credo sia giusto affermare che vi sia una specie di morale nell’Orlando Furioso. - Disse con voce chiara e priva di timore la moretta, attirando l’attenzione dei compagni che si voltarono. Mai nessuno aveva osato contraddire l’insegnante.

- Se non sbaglio però, il titolo e la trama del poema è Orlando Furioso. - Intervenne con la mano alzata e il viso rivolto verso quest’ultima Anna, attirando anche lei l’attenzione dei ragazzi. - Perdoni professore ma penso che la sua spiegazione non sia sbagliata, dopotutto si parla di un Orlando innamorato che per amore ha perso la ragione, divenendo un essere stolto. Senza dubbio ciò che vuole dirci Ariosto è di non innamorarci follemente ma di amare utilizzando la ragione. - Finì, guardando nuova arrivata con occhi di sfida e un mezzo sorriso dipinto sulle labbra mentre si voltava nuovamente verso il professore.

- Sono le tue stesse parole a contraddirti quindi, Kyoyama-san. - Ribatté la Kyrie, facendo voltare nuovamente la biondina. - Nel poema, esattamente come dici tu, si tratta del suo folle amore per Angelica, una donna che per altro mai sarà sua; però non è mai giudicato tale sentimento. - Continuò. - Tutt’altro, se avrai letto la biografia di Ludovico Ariosto, saprai che lui stesso s’innamorò di una donna sposata e aspettò che questa divenisse vedova prima di potersi congiungere in matrimonio con lei. Inoltre dovette agire in grande segretezza per la paura di perdere i benefici ecclesiastici che gli erano stati concessi e anche con lo scopo di evitare che alla donna fosse revocata l'eredità dell’ex-marito. Potremmo piuttosto dire che egli scrisse tale poema per dar sfogo ai suoi più repressi sentimenti, fatto sta che fu proprio l’anno successivo, nel 1516 che Ariosto pubblicò la prima edizione dell’Orlando Furioso. Se poi riflettiamo sul periodo in questione, in altre parole XV-XVI secolo, possiamo dedurre che ancora non era stata introdotta la necessità di una morale; trattandosi inoltre di un poema, non v’è n’è alcun bisogno. Credo che ciò che Ariosto piuttosto volesse comunicarci fosse come l’uomo, almeno una volta nella sua vita, si ritrovi in balia di un sentimento più forte di ogni male capace di rendere folle ma invincibile quando si ha qualcuno da amare e proteggere. Non penso tuttavia egli volesse insegnarci qualcosa di preciso né tanto meno giudicare l’amore poiché dobbiamo ricordare che era un uomo assai legato alla Chiesa e di conseguenza alla Fede, perciò non si sarebbe mai permesso di mettere in discussione la base della religione cristiana, la parola più usata dal loro dio: l’amore. - Non vi fu un suono, non un singolo respiro. Pochi istanti dopo, il professore sorrise e, dirigendosi alla cattedra, applaudì.

- Era da tanto che aspettavo qualcuno del genere. - Confessò contento, aprendo il registro. – Signorina Kyoyama, otto e mezzo per la sua partecipazione. - Questa sorrise, sentendo tutti gli sguardi su di lei: Nekoyama non aveva mai dato più di otto né a lei né a nessuno. - Signorina Kurohime, non ho parole. Dieci per la sua ottima osservazione, per l’impeccabile esposizione e per la perfetta conoscenza della vita di Ariosto.

- Cosa? - Riuscì appena a sussurrare Anna; con lo sguardo rivolto al professore ma in realtà perso nel nulla, non udì nemmeno la classe iniziare a sussultare per le valutazioni.

- Silenzio! - Li richiamò pochi istanti dopo l’insegnante mentre la Kyoyama sprofondava in un mare d’Ira.

 

 

 

- Ma maledizione a lei che è così insopportabile! - Sbottò, tirando un forte pugno al materasso. - Devo trovare il modo di vendicarmi, e presto. - Ne concluse, alzandosi dal letto e dirigendosi alla finestra. - Di numero una ce n’è solo una e quella... Sono io. -

   
 
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