Le luci buie della
città mi sfilano davanti: le guardo senza vederle davvero.
Semaforo rosso.
Guido si volta verso di me preoccupato, ma io non riesco a sostenere il
suo
sguardo. Sento le lacrime pungermi gli occhi. Non voglio piangere. Ma a
un
tratto una sola, piccola lacrima mi solca la guancia e un singhiozzo mi
muore
in gola. Mi mordo il labbro.
-Tesoro mio, ti
prego non fare così... – dice Guido accarezzandomi
un braccio.
Non rispondo.
Ripartiamo.
Ogni minuscola
frenata è un battito sottratto al mio cuore.
Non riesco a non
pensare a quella maledetta sera e ho paura, soprattutto se al volante
c’è
Guido, soprattutto se è buio, soprattutto ora che sono
incinta. Non è che non
mi fidi di lui, ma di solito non mi va di uscire in macchina. Ma
stasera no.
Voglio andare subito all’ospedale e sapere come sta il mio
fratellino. Per
telefono mamma non ci ha dato i dettagli, so solo che Matias stava
andando a
prendere Patty a casa sua e che un pazzo ubriaco l’ha
praticamente travolto. Ma
c’è un dettaglio che mi fa stringere lo stomaco
ogni volta che sfioro il
pensiero: Matias era in macchina, guidava lui. Mi impongo di non
pensarci.
Finalmente
arriviamo alla clinica dove lavora anche Leandro. Ci precipitiamo per
mano
lungo un corridoio, dove chiedo informazioni; ancora una serie di atri,
corridoi e sale d’aspetto e finalmente, davanti a una porta a
vetri vedo i miei
e Patty.
-Giusy, Guido,
siete arrivati!
Patty mi corre
incontro e piangendo mi abbraccia forte; la stringo trattenendomi a
stento
dallo scoppiare in lacrime. Con la coda dell’occhio vedo
Guido che consola la
mamma e chiede qualcosa a papà: è incredibile
quanto sia legato ai miei
genitori, nonostante tutto quello che è successo nei mesi
precedenti.
Sciolgo
l’abbraccio con Patty e ci avviciniamo agli altri.
-Mamma, papà ma
che è successo? – chiedo con una voce che non
riconosco come mia
-Tesoro, non
sappiamo molto più di quello che vi abbiamo detto per
telefono,-risponde con
voce sicura papà- in questo momento Leandro sta facendo
alcuni accertamenti...
-Ma lui come
stava?- stavolta è Guido
-Non era cosciente
quando l’ambulanza l’ha portato qui e noi
l’abbiamo visto solo per qualche
minuto...- ci informa sconvolta la mamma
Stiamo ancora qui
a parlare, quando da una porta vicina sbuca Leandro: il volto
è teso,
l’espressione non presagisce nulla di buono. Non vedo in lui
il Leandro che
conosco, sempre sorridente e rilassato, e questo non mi da sicurezza.
-Papà! Come sta
Matias?- gli chiede ansiosa Patty
-Ho fatto tutti
gli esami necessari e nelle prossime ore li ripeterò, ma per
ora Matias non ha
ripreso conoscenza...- l’espressione ora è
risoluta ma la voce trema-... anche
perché purtroppo lo scontro ha provocato... una...- non sa
come dircelo, guarda
sua figlia, i miei genitori poi me e Guido- ...una commozione cerebrale.
C’è silenzio nella
saletta. Nessuno osa muoversi, né tantomeno parlare. Io
osservo Leandro:
finalmente anche lui si libera e ora una lacrima scende lungo la sua
guancia.
Non l’ho mai visto
piangere, mi spaventa.
-Leandro
–esordisce dopo un po’ la mamma- ti prego, sii
sincero: quanto è grave?
-Laura, non
possiamo dirlo con precisione. Per ora lo terremo in osservazione, ma
non si
può sapere quali saranno le conseguenze al suo risveglio...
Mi guarda:
scommetto che tutti si ricordano le conseguenze della MIA commozione
celebrale.
E me le ricordo anch’io. Non voglio che il mio fratellino
soffra come ho fatto
io. Darei tutto quello che ho, eccetto Guido e il mio bambino, per
vederlo
stare bene. Mi accorgo che sto tremando. Lentamente mi allontano dal
gruppetto
dei miei cari e mi avvicino alla vetrata dietro di noi. Passano 3
secondi, non
di più, che sento le mani di Guido afferrarmi le spalle,
voltarmi verso di lui
e stringermi forte a se. Ed è lì che crollo. Mi
abbandono ai singhiozzi sul suo
petto, consapevole degli sguardi degli altri così come delle
sue mani forti che
mi accarezzano per rassicurarmi.
-Stai tranquilla
amore mio, vedrai che andrà tutto bene...
Vorrei urlargli che
no, non andrà per niente tutto bene finché non
saprò come sta Matias, e che
forse si è scordato di quello che è successo a
me; ma così lo ferirei e basta.
-Calmati piccola
mia, non riesco a vederti così...- ha la voce incrinata, sta
per piangere anche
lui
Gli prendo il viso
tra le mani e gli asciugo le lacrime, poi gli strappo un bacio e
restiamo lì,
stretti, cullandoci uno nelle braccia dell’altro. Vedo anche
mamma e papà
abbracciati, mentre Patty sta piangendo disperata al fianco di suo
padre.
È
incredibile
quanto dolore abbia in così poco tempo sconvolto la nostra
famiglia allargata.
E io che mi ero illusa che per una volta tutto potesse andare bene.
Alzo il
viso verso Guido.
-Tesoro,- gli
chiedo- ma smetteremo un giorno di soffrire noi due?
-Non lo so, Giusy,
ti giuro che non lo so...
...LA MATTINA DOPO...
Alla fine del
corridoio del reparto c’è una specie di
terrazzino, dove in questo momento sto
sorseggiando una cioccolata calda. Guido mi ha praticamente obbligato a
berla, visto
che l’ultimo vero pasto che ho consumato è stato
il pranzo di ieri.
Sono le 8 del
mattino, e non abbiamo nessuna novità su Matias.
-Tesoro- mi chiama
la mamma- è tornato Guido. Ha portato i cornetti caldi,
vieni a mangiare.
Barcollo a stenti
verso la portafinestra, il solo odore di pasta calda e zucchero mi da
la
nausea.
-Dai amore solo un
po’...-fa Guido vedendo la mia faccia schifata- Non
ricominciare, prima ti ho
dovuto minacciare, solo per una tazza di cioccolata calda.
-No, Guido sul
serio non mi va...- lo supplico, già sapendo che
vincerà lui anche questa volta.
Lo vedo scambiarsi un cenno d’intesa con mamma, che annuisce
piano.
-Allora Giusy,
mettiamola così: non devi mangiare per te, ma per il
piccolo; anche se tu non
hai fame il bambino ha bisogno di cibo!
Ecco, lo sapevo,
riesce sempre a convincermi con questa storia: basta fare leva sul mio
senso di
colpa...
-A proposito!- esclama
la mamma, mentre io sobbalzavo per al sua reazione, così
come Patty che
sembrava essersi appena svegliata da un lungo sonno
-Ragazzi, non vi
abbiamo chiesto niente! Come è andata la visita?- il viso
della mamma è di
nuovo illuminato da un sorriso che mi scalda il cuore e mi fa ricordare
che in
fondo ho un motivo per essere ancora felice... almeno un po’.
Guido (anche lui
sorridente) stringe il braccio che già mi cinge i fianchi e
io rispondo:
-È andato tutto
bene mamma, non c’è niente di cui preoccuparsi. E
possiamo dirvi anche che... è
un maschio!!- esclamo, allegra come non credevo di poter essere.
-Davvero tesoro
mio!! Oh, piccola, vieni qui!!
I successivi 10
minuti sono un groviglio di baci e abbracci.
Ma non poteva
durare a lungo.
Non troppo.
Leandro si sta
avvicinando, sul viso l’espressione cinerea di ieri sera.
-Papà? Allora?-
Patty è indubbiamente più tesa di tutti noi
-Ho ripetuto
nuovamente gli esami, e... abbiamo riscontrato una... piccola...
emorragia
Ancora una volta
le lacrime pungono, non capisco più cosa sta dicendo
Leandro. Prontamente, le
mani di Guido si posano sulle mie spalle e scendono lente lungo i
fianchi, in
un abbraccio pieno di comprensione. Il mio sguardo è ancora
fisso sul nostro
amato dottore. Colgo solo alcuni frammenti di conversazione: alcuni di
questi,
come asportazione e lesione celebrale, mi fanno rabbrividire.
Le lacrime
scendono e ancora una volta io non faccio niente per fermarle.
Sono stanca,
stremata, e ho solo voglia di abbandonarmi tra le braccia di Guido,
l’unico
posto dove mi sento davvero me stessa, protetta e coccolata.
E ovviamente lui è
lì, neanche mi leggesse nel pensiero.
Il suo abbraccio
mi circonda, caldo e accogliente. E, come avrei voluto, mi abbandono...
Questa non è più
la mia cameretta, dove fino a pochi mesi fa si svolgevano epici pigiama
party
con le Popolari, il teatro di baci, confessioni, lacrime e rivelazioni.
Questa
ora è la camera da letto mia
e di Guido, è un rifugio,
il giaciglio
di un amore enorme che noi due, o
meglio tre, custodiamo...
Non so nemmeno io
perché mi sia persa in questa riflessione, ma suppongo che
sia per non pensare
al mio fratellino... mi invade una fitta di dolore.
Improvvisamente mi
rendo conto che non ho idea di che ore siano, ma ho
l’impressione di aver
dormito a lungo, dopo una notte insonne, anche perché un
raggio di luce, del
giallo intenso tipico del tramonto, taglia a metà il piumone.
La mia attenzione
è ora colta da un sussurrare sommesso proveniente dal piano
di sotto...
-Si Laura,
tranquilla, glielo dico io... si penso che stia per svegliarsi... va
bene, a
dopo, ciao.
Passi per le
scale. La porta che si socchiude. Guido fa capolino, lo sguardo
amorevole ma
preoccupato che scruta tra le coperte.
-Amore mio, ti sei
svegliata!
Nei 5 secondi che
Guido impiega ad attraversare la stanza e sedersi vicino a me sul
letto, mi
scopro a guardarlo adorante, innamorata come il primo giorno. Indossa
solo i
jeans, motivo per il quale indugio a lungo sul torace muscoloso, sulle
spalle
ampie e sul suo meraviglioso viso, che si avvicina al mio in uno dei
baci più
belli degli ultimi tempi.
Guido mi sfiora
con la bocca tutto il viso e intreccia la sua mano con la mia sopra la
pancia
che spunta da sotto le coperte.
-Come ti senti,
amore, va meglio adesso?
-Meglio di che,
Guido, non mi ricordo niente...
-Davvero? –
sguardo colpevole di risposta.
-Si, mi ricordo solo
che eravamo tutti in ospedale e che Leandro ci diceva... di Matias-
affermo. ,
incapace di aggiungere altro.
-Si, ti ho portato
in macchina per venire a casa, ma ti sei addormentata quasi subito. Ti
ho messo
a letto e non ti sei più svegliata...- altro bacio.
Improvvisamente,
sentiamo un sussulto sotto le nostre mani.
Ha scalciato. Il nostro piccolo ha scalciato. Un sorriso spunta sul mio
volto. Anche Guido sorride,
si abbassa verso il mio pancione e vi posa un bacio dolcissimo, poi
inclina la
testa e lo circonda con le mani. E rimane lì, una guancia
posata sul mio grembo
come se stesse ascoltando chissà quale confidenza tra lui e
suo figlio, mentre
io gli accarezzo i capelli.
In questo momento tutto mi sembra perfetto. Dimentico
l’incidente di Matias, il dolore, la preoccupazione... e
rimango sospesa per
secondi, minuti, ore forse, godendo solo della perfezione di
quest’attimo di
pura felicità. Ma un’eco nella mente mi fa
ricordare del mio fratellino, inerme
in un letto d’ospedale, e una promessa silenziosa si leva al
cielo.
Ho scelto
il nome per mio figlio...
Eccomi finalmente con un
nuovo capitolo... non sono morta! Vi chiedo scusa in ginocchio per
l'enorme ritardo ma ho avuto 2'000 cose da fare!!!
Allora, che ne
pensate di questo finale enigmatico?? Magari avete capito che cosa
intendo... Fatemi sapere e MI RACCOMANDO RECENSITE!!!
Baci
FEDE