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Autore: Slayer87    17/05/2010    2 recensioni
Non capivo il suo tormento, per me la vita immortale era sempre stata un dono e non una maledizione, ma quello non era il momento delle discussioni filosofiche.
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Dal diario di Josef Kostan
Autore: Slayer87
Fandom: Moonlight
Pairing: Josef/Mick
Rating: R
WordCount: 803(fdp)
Note: scritta per la settimana a tema (fluff) @ff_serietv_ita;. Potrebbe però, in futuro, diventare una raccolta...
Dedica: a aloneinthemoonlight per il suo compleanno. Tanti auguri, tesoro, e passa una bella giornata. Un bacio.

Dal diario di Josef Kostan

Capitava spesso, quando Mick era ancora giovane e non aveva ancora accettato del tutto la propria trasformazione, che cercasse di suicidarsi.
Per un vampiro non è facile mettere fine alla propria esistenza: l’istinto di sopravvivenza insito in tutta la razza umana è persino più forte, nella nostra specie. Oltretutto, sono veramente poche le cose che ci possono uccidere. Nonostante questo, Mick tentava; era caparbio nella sua volontà, e, dopo la morte di Coraline, non c’era quasi modo di fermarlo.

Una volta mi ricordo di essere rientrato in casa dopo un paio di giorni passati a New York. Non appena varcai la soglia seppi che Mick era lì dentro. Non che la cosa mi desse fastidio: io stesso gli avevo detto che poteva usare la mia casa come se fosse la sua.
Non mi preoccupai: non ne avevo motivo, in fondo. Pensavo che Mick non avrebbe mai tentato qualcosa di avventato sotto il mio tetto.
Con calma mi tolsi la giacca e usai i miei sensi per localizzarlo.
Fu in quel momento che iniziai ad avere qualche sospetto: Mick era in bagno.
I vampiri, notoriamente, non usano i servizi igienici. Mi diressi a passo veloce verso la stanza, e quando entrai realizzai che, dopo tutto, Mick aveva abbastanza fegato, o abbastanza disperazione, per commettere qualcosa di immensamente stupido mentre era nella mia abitazione.
Il bagno, dato che era la stanza meno usata della casa, era anche il locale più esposto alla luce solare. La vasca, in particolare, era costantemente sotto i raggi del sole, essendo enorme – qualcuno si sarebbe fatto domande se avessi fatto costruire un bagno senza una Yakuzi di tutto rispetto. Mick si era disteso nella vasca e, se io non fossi tornato in anticipo dal mio viaggio di lavoro, si sarebbe sicuramente indebolito abbastanza da morire di inedia. La fine più orribile, per un vampiro.
Realizzai immediatamente che dovevo far qualcosa. Cercando di pensare in fretta, schermai le finestre della stanza (era ancora notte, ma mancava poco all’alba) e cercai del ghiaccio, che buttai prontamente nella vasca. Poi presi del sangue fresco, la mia scorta era sempre abbondante, e, con tutti i vestiti addosso, entrai nella vasca.
Aprii la bocca di Mick, era talmente debole che non feci nessun sforzo nel farlo, e versai il sangue, pregando che avesse abbastanza forza da riuscire a deglutire.
Quel poco sangue che riuscì a dargli servì per tenerlo attaccato alla vita, e inoltre consentì alla sua natura di vampiro di emergere mentre io mi spogliavo per dargli del sangue direttamente da me. Il nostro sangue è decisamente più forte di quello dei comuni mortali.
Mentre gli premevo la testa sopra il mio collo per dargli maggior accesso percepii qualcosa: erano lacrime di sangue. Mick beveva da me e intanto piangeva.
Quello mi spezzò il cuore, lo ammetto. È strano fare di queste confessioni, specie ad un diario, ma anch’io, Josef Kostan, ho dei sentimenti. In quell’occasione, mentre lui beveva e piangeva, gli tenni la testa fra le mani, come si fa con i bambini, e lo cullai dolcemente contro di me.
Non capivo il suo tormento, per me la vita immortale era sempre stata un dono e non una maledizione, ma quello non era il momento delle discussioni filosofiche. In quella situazione, cercai solo di essere di maggior conforto possibile per lui.
Mi accorsi in un attimo che quelle carezze erano del tutto insufficienti a placare il dolore di Mick, e così cercai di curarlo nell’unico modo che mi parve sensato. La nostra specie vive di forti sensazioni, e non c’è nulla di più forte del sesso, in questo senso: così, liberai una mano per riuscire ad accarezzarlo. Era nudo, nella vasca, ed era freddo perfino per me, ma cercai di non pensare a quanto fosse stato vicino dalla fine.
Mick staccò di colpo la testa dalla mia gola, e mi guardò ad occhi sgranati. Mai, in precedenza, avevamo tentato un rapporto di quel tipo, ma io gli dissi semplicemente:

“Lascia che mi prenda cura di te, Mick St. John.”

Forse fu la stanchezza, o forse fu il fatto che avesse veramente bisogno di qualcuno che gli desse del calore emotivo, ma Mick chinò la testa e accettò le mie attenzioni. A quel punto gli baciai il collo delicatamente, mentre Mick riprese a bere da me. Non cercai, e non volevo nemmeno, il rapporto completo, mi bastò poter essere di aiuto per un amico nel momento del bisogno. Riempii Mick di piccole attenzioni, e mentre lo accarezzavo, lo baciavo, con ogni gesto e bacio, lentamente, lo riportavo alla vita.
Ci addormentammo, quando venne l’alba, nella vasca ormai gelida di ghiaccio, e penso che fu quello, più di tutto il resto a convincere Mick di quanto si stesse facendo del male inutilmente.
Con quel semplice gesto gli avevo dimostrato, in maniera inconfutabile, che essere un vampiro non voleva dire per forza essere da solo per il resto dell’eternità. .

The End
   
 
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